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MONTPELLIER - INFORMAZIONI E GUIDA. Graziosa e rilassata, questa è una
metropoli alla moda con edifici eleganti, grandi hôtels particuliers
(palazzi privati), maestosi viali e vicoli ombreggiati, e splendide spiagge
di sabbia bianca alle sue porte.
Esaurito l'incantesimo della Camargue,
imboccata la via che da Nîmes porta a
Narbonne, incontreremo a
circa metà strada la città di
Montpellier, la capitale della
regione Linguadoca-Rossiglione (Languedoc-Roussillon) e del
dipartimento dell'Herault.
Guardandola da un satellite (o da Google Maps, se preferite), si nota come
la sua collocazione geografica si collega perfettamente alle regioni vicine:
la boscaglia a nord,
Nîmes
e il Rodano ad est, la piana di Herault a ovest e degli stagni che
comunicano facilmente con il mare, distante solo 10 Km, a sud.
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Sarà per questa facilità di collegamento, per la gradevolezza
del clima, o per le bellezze della città, ma Montpellier è una delle poche
cittadine con una popolazione superiore a 100.000 abitanti che ha visto
aumentare i propri abitanti nel corso dell'ultimo mezzo secolo, raggiungendo
al giorno d'oggi circa 260.000 abitanti (e oltre mezzo milione nell'area
metropolitana). Sede
di ben tre università, si piazza seconda, dopo Poitiers,
come città universitaria, con oltre 55.000 studenti residenti. Montpellier è
soprattutto una città universitaria medievale:
Nostradamus
si lauro medico qui, e anche
Rabelais
studiò da queste parti.
Petrarca
venne a Montpellier nel 1317 e vi rimase per 7 anni.
La
città cominciò il suo sviluppo urbano, con l'altezza massima dei 57 metri
della Place du Peyrou
(l'antica Piazza Reale dove troneggia la statua di Luigi XIV),
attorno a due colline: Montpellier e Montepellieret, da ciò un forte
dislivello di alcune strade. Ha un soprannome in occitano da cui prendono
nome gli abitanti: Lo Clapâs,
'la pila di rocce', a causa dell'utilizzo come materiale da costruzione
della pietra di Castries, un
calcare a tersiti, all'origine bianco crema che, col tempo, assume una
patina dorata. Il territorio attuale si allarga fino alle colline che
dominano la città vecchia: Lunaret,
Montmaur e
Plan-des-Quatre-Seigneurs verso nord,
i quartieri di La Paillade,
Mosson e
Hauts-de-Massane a nord-ovest, con la
punta massima a quasi 110 metri d'altezza nel castello della Paillade
rispetto ai 57 m dei Giardini di Peyrou.
Montpellier
viene per la prima volta nominata in un documento ufficiale nel 985, quando
il Conte di Melgueil compilò una donazione di una rendita signorile (manse)
sul Monte Pestelarium in favore di Guilhem, cavaliere della
valle centrale dell'Hérault. Se la datazione è certa, molto meno lo è
l'etimologia del nome: nel corso degli anni, sono fiorite le ipotesi più
fantasiose, Monte delle fanciulle, Monte dove cresce il guado, Monte a forma
di palo, Monte Pellegrino, Monte Pelato; il mistero rimane, anche se
l'ipotesi più accreditata punta sulla posizione strategica di questa
collina: il Monte catenaccio, dall'occitano pestelar. Gli eredi di
Guilhem vi costruirono, negli anni, una roccaforte fortificata e una
cappella, il nucleo della futura città. Delle venticinque torri che
componevano la cinta muraria la quale, come un'ostrica la perla, racchiudeva
la città e in particolare il suo originale centro storico, l'Ècusson (lo
scudo pentagonale), rimangono solo la Tour de Pins, con gli
alberi sulla sommità che le hanno dato il nome, già prigione, poi asilo,
oggi ospita due associazioni tradizionali, la confraternita dei Barons de
Caravètes e la società tradizionalista de La Garriga Lengadociana;
la Tour de la Babotte, adoperata come osservatorio e colombaia, e
oggi sede del Circolo degli scacchi, la Porte du Pila Saint Gély
e la Porte de la Blanquerie, detta anche la Porta Vecchia.
La sicurezza, che le garantì la sua
inespugnabile fortezza, fece di Montpellier un centro di
commercio e di migrazione (soprattutto per gli esuli
dalle tante guerre ed epurazioni del periodo) e,
fenomeno frequente nel caso di un incontro di culture,
una sede universitaria molto importante. Nel 1289, il
Papa Nicola IV emise una bolla a favore dell'università
per la costruzione in città di uno Studium Generalis,
(con studi di diritto, sia civile che canonico, di
medicina e delle arti) fornendole uno status
paragonabile alle coeve università di Bologna e di
Parigi: vi studiò giurisprudenza Francesco Petrarca
e medicina François Rabelais. Adoperando il
Cammino Roumieu, attraversavano la città anche i
pellegrini nella loro lunga marcia verso Santiago di
Compostela, con sosta obbligata nella piccola
cappella mariana di Place Jean Jaurès.
Guilhem
VIII segnò l'apoteosi del secolo d'oro della poesia cortese e della
cultura della lingua d'oc sposando Eudosia, una delle nipoti
dell'imperatore bizantino Manuele I Comneno, ma il matrimonio dette
origine ad una sola femmina, Maria, senza eredi maschi, e Guilhem finì per
ripudiarla, maritandosi con Agnese di Castiglia, perseguendo la sua
politica dinastica, e affidando il regno ai notabili cortigiani della nuova
moglie.
Alla sua morte, dopo un breve periodo di reggenza della sua vedova,
con circostanze e motivazioni ancora oscure, Agnese e la sua cerchia vennero
espulsi dalla città, nel 1204, e Pietro II d'Aragona approfittò della
circostanza per sposare Maria, garantendo così contestualmente anche una
sorta di governo comunale ai rivoltosi, la Grande Charte, ma portando
la città sotto l'orbita della dinastia aragonese. Dopo varie vicissitudini,
e il ritorno sotto la Corona francese, nel corso delle guerre di religione
(1560-1630) la città, di orientamento liberale e protestante, venne
assediata dall'esercito reale di Luigi XIII, ma gli abitanti
resistettero aspramente per oltre due mesi, tanto che il re dovette rompere
gli indugi concedendo ai protestanti ugonotti della Linguadoca il perdono
reale con il Trattato di Montpellier, ottenendo in cambio lo
smantellamento di tutte le fortificazioni e imponendo, simbolicamente, la
costruzione nel 1624 di un'imponente cittadella, l'attuale Lycée Joffre.
Da allora la città è rimasta nella maggioranza di religione cattolica, ma
contiene ancora una grande minoranza protestante e, più di recente,
musulmana.
La
nobiltà, su impulso del Cardinale Richelieu e di Luigi XIV,
ebbe modo di costruire numerosi hôtels particuliers, molto eleganti e
che caratterizzarono da subito l'architettura del centro storico, tra i
quali gli Hotels de Montcalm, Jacques-C?
ur, de Varennes, de Manse e,
forse il più bello, l'hôtel de Guidais, la cui villa e giardino
meritano senz'altro una visita, lo troverete all'angolo occidentale della
Promenade du Peyrou. Del secolo successivo sono la Place de la
Comédie e l'Arc de Triomphe-Esplanade Peyrou. Per rifornire la
città e i suoi giardini, fu costruito un acquedotto, Gli Archi, che
porta l'acqua dalla vicina Saint-Clément-de-Rivière fino alla grande
Torre dell'acqua che domina Place Peyrou. Nei dintorni della città,
anche grazie allo sviluppo vitivinicolo, sono visibili numerose magnifiche
folies, costose abitazioni ispirate alle ville venete, le quali ci
testimoniano sia la ricchezza che il gusto dei clapassièrs.
Il flagello della fillossera, prima, e la
sovrapproduzione, poi, ridussero ben presto alla fame i numerosi addetti
alla produzione vinicola e la città in generale: la rivolta del giugno 1907,
con quasi 800.000 manifestanti, capitanati da Marcelin Albert, fu il
culmine e anche l'inizio della fine di quell'epoca agiata; la città, se si
esclude la parentesi sciagurata della Seconda Guerra Mondiale, non vide più
avvenimenti di rilievo, fino
agli anni Sessanta del secolo scorso, quando circa 30.000 Pieds Noirs,
i rimpatriati dalla Guerra d'Algeria, trovarono qui una nuova patria
d'elezione. Il nuovo dinamismo sociale e architettonico si può sintetizzare
nella creazione, su impulso del Sindaco Georges Frêche, del quartiere
nuovo d'Antigone, a partire dal 1983, e nella risalita dal
venticinquesimo all'ottavo posto nella classifica delle città francesi.
Nello sforzo di passaggio verso una metropoli moderna, Montpellier diventa
la surdouée, bruciando le tappe per trovarsi infine all'avanguardia
della modernità: tecnologie dell'informazione, informatica, biotecnologie,
formano oggi gli assi principali del suo sviluppo.
Cosa
resta oggi di questa storia millenaria ? Tutti i palazzi e castelli ivi
presenti sono scomparsi, in maggioranza distrutti volontariamente dai suoi
abitanti: il palazzo principale aveva sede dove oggi sorge il Palazzo del
Tribunale. La grande ricchezza, più che i monumenti, risulta allora la sua
struttura; le fondamenta degli edifici dell'Ècusson sono di origine
medievale, e le finestre nei muri, come i soffitti a volta nelle case, hanno
una forma tipicamente medievale.
Tra le eredità architetturali di
Montpellier che spiccano, consigliabili da visitare a piedi, vista la vasta
zona pedonale che compone il centro, oppure in bicicletta, dati i 150
chilometri di piste ciclabili, possiamo citare: l'Hotel Jacques
Jacques-Cœur,
sede del Museo della Linguadoca; la Cathédrale Saint-Pierre, ancora in piedi, nonostante tutte le offese della storia, con un bellissimo
chiostro; la rue du Bras-De-Fer, con i suoi archi medievali, forse un
antico ingresso della città nell'undicesimo secolo; l'Hôtel de Varennes,
che ospita il museo della vecchia Montpellier; il mikveh medievale
del dodicesimo secolo, adoperato per le abluzioni del rituale religioso
ebraico, tra i più antichi e
meglio
conservati in Europa; la Place de la Comédie, conosciuta anche come
L'Oeuf, per la sua forma ovale, dai numerosi caffè e ristoranti
terrazzati che la rendono un luogo di frenetico incontro per studenti ed
abitanti durante tutto il giorno; il giardino botanico, il più antico
giardino di Francia; e poi le sue tante fontane (Città delle 100 fontane era
uno dei nomi che aveva un tempo Montpellier) che ne ornano le piazze,
tutte più o meno caratteristiche, un elemento architettonico che ha il suo
momento di gloria nell'annuale Festa di San Rocco, verso la metà di
Agosto, quando vengono aperti i pozzi e distribuita l'acqua della Casa di
San Rocco, situata in pieno centro città; ultimo, ma non meno importante, il
Museo Fabre, con oltre 800 opere esposte su una superficie di quasi
10.000 m².
Per chi non sa rinunciare all'eclettismo e alla
cinematica della vita contemporanea, ideale per i bambini, vicino al centro
si trova l'Odysseum, un complesso commerciale, con multisale, Planetario,
pista di pattinaggio, kart e numerosissimi ristoranti a tema, oltre ai
negozi, ovviamente.
Mentre riprendete il viaggio, qualunque sia il
motivo che vi ha portato qui (e possono essere innumerevoli, viste le tante
possibilità che offre Montpellier) prendetevi un poco di tempo per visitare
i Castelli, come quello de Flaugergues e quello de la Mogère o quello de la Mosson e, se il richiamo del
mare non vi ha ancora assordato le orecchie, onorate l'acqua ove si specchia
la città, tuffandovi nel vicino Mediterraneo.
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