Avviare un allevamento di galline ovaiole: tutte le
informazioni pratiche per realizzare piccoli allevamenti
a carattere familiare-commerciale capaci di generare
uova fresche di giornata da immettere sul mercato
locale, tramite vendita diretta o all'ingrosso. Un
business accessibile anche senza esperienza agricola.
he ne dite? Il
vostro potrebbe davvero diventare un business
dalle uova d'oro. Iniziamo con un piccolo
terreno dietro casa, anche solo un cortile o piccolo
appezzamento di proprietà o da affittare (perché
no?) e poi armatevi di buona volontà e di un piccolo
investimento. Vi sarà possibile iniziare anche con
pochi elementi, magari anche solo per il
sostentamento di famiglia, amici e vicini, che
sicuramente apprezzeranno la possibilità di un
allevamento non
industriale, ma di piccole
dimensioni, con animali allevati a terra e liberi di
muoversi in uno spazio consono alla loro natura.
Iniziate a recintare e
incominciate a munirvi di mangiatoie (grandi quanto il
numero di pulcini che decidete di allevare) e altre
attrezzature quali abbeveratoi, celle frigo e così
via... vi attira l'idea?
La scelta degli
animali da allevare va ponderata. Per esempio se si
tratta di produrre uova, occorre identificare il tipo di
gallina ovaiola. Il consiglio è quello generale che
prevede l'allevamento di galline autoctone,
rustiche e resistenti alle malattie. E quindi se sono le
uova che volete vendere si pensi che un uovo alla
vendita diretta costa oltre circa 0,40 centesimi,
che poi al supermercato o negozio locale vanno
vendute a prezzi più alti. L'idea sarebbe appunto quella
di vendere direttamente al consumatore finale, un po'
come tornare indietro ai tempi delle nostre nonne, che
andavano alla fattoria più vicina e compravano le uova
fresche di giornata, per l'appunto. Le uova c'è poi chi
le vende anche tramite un distributore automatico,
controllato e rifornito quotidianamente. Immaginate il
guadagno, con una vendita di circa 30.000 uova l'anno! E
questi sono numeri minimi, considerando che strutture ed
esperienza si ammortizza con il tempo.
Certo dipende dal
numero di galline che riuscite a gestire, ma si pensi a
quanti oggi puntano su prodotti della terra a cosiddetto
Km Zero. Tra questi c'è chi infatti non solo
vende uova ma alleva per esempio anche polli ruspanti e
si rivolge esclusivamente al mercato locale. Sempre
localmente vengono organizzati gli investimenti, tra
mangime e celle frigo, consegne e così via. Le varianti
sono tuttavia diverse ed è necessario munirsi di un
business plan organizzato al lungo periodo, e che
possa tener conto dei costi non solo iniziali ma
anche variabili come costi di approvvigionamento
e distribuzione, e di un settore che potrebbe già di
per se offrire un mercato saturo.
I suggerimenti forniti
da FarMaker, azienda locale in provincia di
Pesaro-Urbino, sono un ottimo spunto a chi vorrebbe
creare da se una sorta di mini-fattoria: si
raccomanda per esempio l'acquisto di pulcini di 1 o 2
giorni di vita da allevatori locali (o negozi
specializzati), la sistemazione degli stessi in gabbie
con fondo di segatura naturale e predisposte di
mangiatoia e abbeveratoio, nonché di una temperatura
adeguata alla sopravvivenza dei pulcini per le
successive due settimane (se per esempio notate che i
pulcini si raggruppano tra loro e vogliono stare vicini
potrebbe significare che fa troppo freddo, l'opposto se
hanno troppo caldo). I pulcini andranno poi trasferiti
nel pollaio per una settimana e quindi pronti per vivere
all'aperto dalla quarta settimana, quando potranno
nutrirsi dei prodotti della terra. La sera gli animali
dovranno essere riposti nella loro apposita casetta.
Galli e galline potranno quindi essere selezionati come
riproduttori in genere dalla dodicesima settimana.
Provate a chiedere ai
consorzi agricoli della vostra città o alla Coldireti
locale, che non solo potranno consigliarvi sulla
normativa in vigore in ciascuna regione o circoscrizione
locale, ma potranno anche fornire informazioni sulla
normativa sanitaria e d'igiene veterinaria in vigore. Un
primo passo potrebbe essere quello di consultare l'Unione
Nazionale Avicoltura italiana.
Ed è la stessa associazione a fornire i numeri: "
Nel
1958 si producevano in Italia meno di 100.000 tonnellate
di carne di pollame e circa 4 miliardi di uova; ogni
italiano mangiava poco più di 2 chili di carni di
pollame e circa 120 uova. Oggi i consumi di carni di
pollame sono cresciuti di quasi 10 volte e quelli di
uova sono raddoppiati".
L'idea c'è e potrebbe
diventare un'occasione per chi si ritrova in un ambiente
predisposto. Pensiamo al caso di un piccolo allevamento
estensivo a terra, praticato da piccole famiglie (non
solo contadine), nel cortile di casa. In un paese come
il nostro, che non tanto tempo fa poteva ancora vantarsi
di una costante tradizione agricola, questa non è di
certo una eccezione. Per quanto riguarda la posizione
fiscale e contributiva (Partita IVA, contributi e
tasse, ecc) la normativa cambia a seconda del volume di
affari che avete intenzione di avviare e consigliamo
quindi vi possiate rivolgere alle associazione di
categoria per tutte le pratiche di avvio attività e
aprire posizione INPS e INAIL, ecc. Tra le normative
presenti si legga anche il Decreto legge su
allevamento galline ovaiole del luglio 2003, n.267.
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