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Beppe Grillo sul Time. Il comico sulla
scelta di "Time" di inserirlo tra i magnifici europei.
Il blog, la satira, gli americani, Berlusconi... e la
televisione
Grillo:
"Macché eroe cerco solo di
resistere"
"Celentano è un amico, ma non andrò al suo show"
di CURZIO MALTESE
da "La Repubblica del 6/10"
"Time" su Beppe Grillo
ROMA - Soltanto due italiani si sono meritati la classifica
degli "eroi europei del 2005" su Time. Una è poco
conosciuta, Silvana Fucito, imprenditrice napoletana che
guida l'associazione contro il racket della camorra.
L'altro è famosissimo, nonostante ormai decenni di
oscuramento televisivo, Beppe Grillo.
Come si sente un eroe del nostro tempo?
"Benino, grazie. Oddio, di fronte al coraggio di una donna
che si batte contro il pizzo dopo che la camorra le ha
bruciato la fabbrica, il mio coraggio sparisce. Ma insomma,
fa piacere e anche un po' di tenerezza".
Tenerezza per chi?
"Per gli americani. Attraversano un momento difficile e
parlano spesso di noi europei. Non si capisce
più se siamo
noi a seguire loro o il contrario".
Gli americani di casa nostra, nella loro profonda
intelligenza, saranno in lutto. Ma come, Time segnala
proprio lei, un anti americano della prima ora, un no
global avvelenato?
"Gli americani veri, per fortuna, conservano questa
ingenuità. Sono sotto choc da tre anni, da quando Cnn venne
a intervistarmi e io raccontai il crack Parmalat".
?un paese che ha bisogno di eroi.
"Si sono scoperti
più deboli con l'uragano, hanno chiesto
aiuto. Non l'avevano mai fatto, neppure in guerra. Fidel
Castro era gasatissimo, pronto a mandare legioni di medici,
aspettava questo momento da quarant'anni".
In comune con la signora Fucito avete il fatto che la
televisione italiana vi ignora.
"Campo benissimo. Al principio mi hanno espulso ma ora sono
io che non ci vado, le rare volte che me lo chiedono".
Per esempio?
"L'ultima con Celentano. Adriano ?un amico, gli voglio
bene. Ma preferisco girare l'Italia con lo spettacolo e
stare a casa davanti al computer".
A proposito, come va il suo blog?
"Siamo al ventitreesimo posto nelle classifiche mondiali
dei blog
più frequentati. Ventitreesimo su diciotto milioni
e mezzo di siti. L'unico italiano nei primi cento".
Un successo impressionante, ancora
più della classifica di
Time. Come lo spiega?
"La gente si fida, tutto qui. Nella vita ho sempre tenuto a
quella che una volta si chiamava reputazione. E poi la
gente si fida di un comico perché non si fida
più di
politici, manager, scienziati, giornalisti. Sente che è
tutto morto, finito, la politica, il giornalismo...".
Non vorrei fare una difesa di categoria ma della morte del
giornalismo si dibatte dalla fine del Settecento, molto
prima di Internet, e di quella della politica da secoli.
"Questa però è una rivoluzione vera. Si saltano le
mediazioni, si va alla fonte della notizia. Del resto,
anche nei giornali che cosa fate? Se arriva lo tsunami o
l'uragano su New Orleans, oppure scoppia una bomba a Bali,
correte su Internet a informarvi".
Certo, in Italia si fa di tutto per limitare la diffusione
di Internet.
"Noi siamo ancora qui a parlare di digitale terrestre, una
tecnologia defunta, per prendere per il culo i cittadini,
scippare un po' di soldi alle famiglie".
E devolvere i soldi destinati ai computer nelle scuole al
finanziamento dei decoder prodotti da soci della famiglia
Berlusconi.
"Raccontando balle gigantesche, tipo che se non hai il
digitale non puoi vedere il calcio, quando basta collegarsi
al sito giusto e ti vedi tutti i campionati del mondo.
Gratis".
Vogliamo dare l'indirizzo esatto?
"Si capisce: coolstreaming.it. Si paga soltanto la
connessione, altro che digitale terrestre. Nel mio blog ci
sono tutti gli indirizzi utili e legali per scaricare
calcio, musica, cinema, buona informazione".
Tutto senza pagare diritti d'autore a nessuno, lei
compreso.
"Me compreso e ne sono contento".
A parte questo, perché centomila persone al giorno visitano
il suo blog?
"Facciamo mille cose. Le dico due o tre di queste
settimane. Abbiamo bloccato la costruzione di un palazzo
della Regione Lombardia al posto di un parco in via
Melchiorre Gioia, dando voce a ventimila milanesi furiosi
che non avevano mai avuto risposte dagli amministratori.
Poi abbiamo comprato una pagina di Repubblica per la
pubblicità Fazio vattene".
Circola anche un suo manifesto molto carino, con la
scritta: Io voglio essere intercettato.
"Massì nello scandalo gigantesco di Bankitalia, che ci ha
coperto di ridicolo e discredito nel pianeta, l'unica
risposta della politica è un decreto contro le
intercettazioni. Ma non si vergognano proprio mai?".
Aveva previsto anche lo scandalo Fazio?
"Sono dieci anni che ne parlo nei miei spettacoli. C'è
ormai questo capitalismo senza capitali, queste grandi
imprese di nome, come Telecom, Benetton, Fiat, che sono al
settanta per cento in mano alle banche. E su tutto governa
il totem di Bankitalia, intoccabile perché va bene a tutti,
destra e sinistra. Altrimenti le pare che Fazio troverebbe
il coraggio di non dimettersi?".
Fazio si che è un eroe dei nostri tempi. Si può fare altro
con la rete, per esempio le primarie?
"Le stiamo già facendo. Ma sugli obiettivi, non sui nomi.
Non c'è bisogno di leader ma di risultati. Il politico deve
tornare a essere un dipendente dei cittadini. Quindi noi
facciamo votare un programma energetico, per dire, e poi
chiamiamo il politico e gli diciamo: ti diamo i soldi,
l'obiettivo e un tempo per realizzarlo. Se non avrà
raggiunto il risultato, verrà licenziato. Come si fa con i co. co. co.".
Bella idea, ne ha parlato a D'Alema?
"Cosa vuole che parli con uno che fa lo speaker della vela
e dichiara di detestare i computer".
In un quadro pur fosco, non pensa che la fine del
berlusconismo potrebbe recare un piccolo giovamento?
"Berlusconi è già finito, stracotto, siamo alle pacche
sulle spalle, ormai parla soltanto di sé in terza persona".
Forse anche lui vuol prendere le distanze.
"È finito e lascerà danni pesanti. Però non è tutta colpa
sua. Berlusconi ci credeva, alla storia di un paese da
gestire come un'azienda. Guardi, le stesse cose le diceva
negli anni Venti e Trenta l'industriale Gillette, quello
delle lame. S'era messo in testa il modello aziendale per
la politica. È andato da Roosevelt che ancora camminava ed
è stato cacciato a pedate. Poi è andato da Ford e quello
l'ha buttato fuori. Tornato in Francia, l'hanno interdetto
dall'azienda. Insomma hanno capito che si trattava di un
disturbato mentale e hanno agito di conseguenza. Noi
invece, eccoci qua".
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