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Brexit, cosa significa, quali sono le
conseguenze. Tutte le fasi, i retroscena e gli impatti
geopolitici, economici e sociali della traumatica uscita
del Regno Unito dall'Unione Europea.
Con il termine Brexit
si indica l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea che è stata
sancita dall'esito del referendum consultivo che si è svolto il 23 giugno 2016. 46,5 milioni di elettori
dovevano decidere se lasciare "
Leave" l'Europa o rimanerci "
Remain". E
se l'amministratore delegato di Ryanair, Michael O'Leary, votava "Remain"
promettendo biglietti a prezzi stracciati se la Gran Bretagna fosse restata in Europa, l'attrice
Liz Hurley invece si spogliava contro l'Europa e
pubblicava sui suoi profili social una sua foto coperta solo da un cuscino con la
bandiera inglese, chiedendo agli inglesi di andare a votare, sottolineando che
lei avrebbe votato per il "Leave".
David Beckam campione dello sport molto amato
dagli inglesi, aveva espresso il suo sostegno a
favore dei "remain". Curiosità a parte,
come è andata? Ebbene ci siamo sbagliati, e non
solo noi, anche i sondaggisti, i bookmakers, la
borsa e gli esperti. Ha vinto il "Leave", in
maggioranza si è votato per uscire dall'Europa
Unita.
I sondaggi segnavano la prevalenza del Leave,
poi un testa a testa, e negli ultimi tempi una prevalenza del Remain, dovuto
in parte alle
conseguenze dell’assassinio della parlamentare Jo
Cox (favorevole al Remain, uccisa da un fanatico
sostenitore dell'uscita). Il vantaggio del fronte dello stay
era stato salutato dai mercati con favore, i bookmakers scommettevano sul "Remain"
e invece ci siamo svegliati sorpresi e storditi
da un risultato inaspettato.
Breve
analisi del voto
Il risultato è stato tra i più divisivi della
storia. I giovani (75% a favore dell'UE) contro gli
anziani (dato opposto). I poveri per uscire, i
ricchi per rimanere. Il nord contro il sud
dall'Inghilterra (il primo per il Brexit il secondo
per rimanere). Le campagne per uscire, le città per
rimanere. Scozzesi e Nord Irlandesi a maggioranza
per rimanere che ora vogliono a loro volta uscire
dal Regno Unito (che non sarà più tale) per unirsi
all'Europa. Le borse di tutto il mondo che hanno
perso più (a volte il doppio) che dopo l'11
Settembre. Lo spettro di un futuro difficile, tra
possibili guerre, migrazioni bibliche e
sconvolgimenti sociali che ci vede affrontarlo
ognuno per conto proprio, piccoli e più deboli.
Molto si è discusso in merito agli effetti della
Brexit, della possibile reazione a catena di altri
stati che potrebbero voler uscire e delle
conseguenze politiche ed economiche dell'esito del
referendum inglese. Diciamo una cosa, dal punto di
vista economico, chi rischia più di tutti è il Regno
Unito, con ricadute economiche negative, di molto
superiori, a quanto Londra versa a Bruxelles ogni
anno. Ci si muove su un terreno sconosciuto, perché
l'art. 50 del Trattato di Lisbona, che
riconosce la possibilità di uscire volontariamente e
unilateralmente dall'UE non è mai stato utilizzato.
La Gran Bretagna
in teoria potrebbe diventerebbe uno stato terzo, come Cina e USA.
Saranno reintrodotti i visti per le persone e i dazi
per le merci? Quali accordi si negozieranno nei due
anni di transizione per l'uscita? L'UE sarà dura con
il Regno Unito? E soprattutto, il Parlamento (in
gran parte contrario, oltre il 70%, all'uscita)
ratificherà il risultato del referendum che è di
tipo consultivo?
Noi
ragazzi di oggi noi....
In Europa si temono danni all'export, turbolenze sui
mercati finanziari, aumenti nei tassi d'interesse, e
per gli italiani a Londra, per i ragazzi che
intendono partire per il Regno Unito, cosa cambierà?
Se gli effetti nel mondi finanziario sono stati
immediati, per valutare le conseguenze per noi
italiani all'estero dovremo aspettare. Intanto la
sterlina si è svalutata, ritornando al valore di
qualche decennio fa, per chi parte adesso è una
buona notizia, pagherà tutto di meno, casa, corso
d'inglese, costo della vita inferiore. Chi parte
avrà vantaggi immediati. Per il resto si
dovrà aspettare ottobre 2016, quando il Parlamento
inglese si riunirà per ratificare l'esito del
referendum (o no?).Ratificato il voto espresso, si
dovranno aspettare due anni perché i cambiamenti
siano effettivi.
Si teme prima di tutto il ripristino dei visti di
ingresso che ridurrebbe probabilmente le
partenze degli italiani. La vita diventerebbe
sicuramente più complicata per gli italiani che già
ci sono. Gli inglesi si lamentano che il grande
afflusso di "
stranieri" drena risorse al
governo e la qualità dei servizi finisce per essere
a rischio. In UK circa il 40% delle famiglie giunte
da un altro Paese Ue percepisce un sussidio (in
media 6 mila sterline all'anno) se il reddito è
troppo basso. Ben 20 mila cittadini Ue ricevono il
child benefit per figli (una spesa di 30
milioni di sterline). Molto criticato anche il
"London help to buy" una sorta di prestito agevolato
a chi vuole comprare casa nella capitale. La crisi
siriana e la mobilità interna di cittadini Ue (a
partire da romeni e polacchi) hanno messo in crisi
il sistema. Una chiusura degli arrivi generale, non
tira
fuori comunque il Regno Unito dalla complicata gestione dei
migranti. Dovrà gestire la problematica da solo. In realtà nulla
cambia invece per la distribuzione di migranti
extracomunitari che fanno il loro ingresso in Europa
attraverso l'Italia, dal momento che il Regno Unito
ha già ottenuto la facoltà di non accoglierli
secondo le quote europee.
Il costo del roaming dei cellulari è stato
appena ridotto e sparirà del tutto nel 2017, i gestori britannici riapplicheranno
agli stranieri le vecchie tariffe? Altro problema
riguarda il riconoscimento delle
abilitazioni professionali. Oggi il
riconoscimento è garantito da una direttiva europea
del 2005 basata sulla libera circolazione dei
professionisti, che ovviamente non varrebbe più per
il Regno Unito. Su questa materia l'Italia ha
accordi bilaterali anche con Paesi non appartenenti
all'Ue, ma non è detto che ne stipuli uno con il
Regno Unito. Problemi anche per chi lavora ai piani
alti, nella City di Londra. Gli operatori
della City, valuteranno di
trasferirsi in altre borse europee? In tal caso i loro
dipendenti vedrebbero emigrare il loro quartier
generale da Londra a Dublino, Amsterdam o
Francoforte.
Problemi anche per chi studia o vorrebbe studiare
nelle Università inglesi perché, visto a
parte, aumenterebbero le tasse universitarie, anche
se tale effetto avrebbe una parziale attenuazione
per il deprezzamento della sterlina. Il
riconoscimento dei titoli di studio non cambierebbe
poiché materia disciplinata dalle Università. Per
gli Erasmus, meno agevolazioni: oggi il
programma prevede borse di studio da 3 a 12 mesi,
estendibili a 24, per gli studenti di università
dell'Ue mentre i Paesi esterni all'Unione hanno
agevolazioni assai più limitate. In Gran Bretagna II
mondo universitario è tutto schierato contro la
Brexit. Nell'ultimo anno accademico, più di 125 mila
studenti europei hanno frequentato un ateneo
inglese.
Merci
Appartenere alla Ue significa condividere la piena
libertà di circolazione delle merci. Uscendone, la
Gran Bretagna dovrà rinegoziare accordi. Ma che cosa
accadrebbe all’Italia, all'export italiano, in caso
di Brexit? La sterlina potrebbe perdere circa
il 20% del suo valore contro l’Euro, rendendo le
esportazioni dei nostri prodotti più care per gli
inglesi. Molti analisti scommettono su un effetto
negativo soprattutto sui paesi del Sud Europa, che
hanno uno scambio commerciale elevato e ricevono
forti investimenti da Londra. Aumenterebbe di oltre
1 miliardo il contributo che l'Italia versa al
bilancio dell'Unione. Le ripercussioni sarebbero su
tutti gli altri stati comunque, basta pensare che il
50% sia dell'export che dell'import del Regno unito
viaggia su rotte europee. Secondo alcune stime
l’export italiano nel 2016 si contrarrebbe perdendo
dai 200 ai 500 milioni di beni esportati e nel 2017
calerebbe ancor di più, perdendo 600 - 1.700 milioni
di euro. Perderebbero soprattutto il settore dei
mezzi di trasporto e la meccanica. Più protetti
sarebbero alimenti e tessile, che hanno sempre retto
anche negli anni di crisi peggiore.
Grosso interrogativo è oggi la posizione dell'UE
dopo il referendum, il Regno Unito, vorrebbe
temporeggiare, ma l'Europa non può permetterselo, se
vuole garantirsi la sopravvivenza deve essere dura,
dare l'esempio nello stabilire le nuove
condizioni dei suoi rapporti tra Gran Bretagna e UE
(rinnovabili dopo 2 anni) e dovremo
vedere le condizioni che Londra strapperà a
Bruxelles...
Brexit 2023: bilancio di
una scelta dalle conseguenze imprevedibili
Il 2023 si apre con un Regno Unito alle prese con le
amplificate ricadute economico-sociali del distacco
dall'UE, consumatosi definitivamente nel gennaio
2021 dopo la vittoria del Leave al referendum del
2016.
A tre anni dal "divorzio" ufficiale, la Brexit si
sta rilevando un processo doloroso e complesso, con
impatti negativi solo in parte previsti alla
vigilia: il tessuto imprenditoriale è in affanno,
l'inflazione galoppa, la sterlina è ai minimi, i
consumi languono, l'Irlanda del Nord è politicamente
instabile. Uno scenario difficile.
Sul fronte commerciale, l'uscita dal Mercato Unico e
dall'unione doganale ha comportato nuove barriere
burocratiche agli scambi con ritardi, strozzature e
aumento dei costi logistici. Le esportazioni di beni
UK verso l'UE sono crollate del 15% in 2 anni. La
compagnie di bandiera come British Airwyas hanno
ridotto voli e rotte europee.
Anche l'attrattività del sistema finanziario della
City ha perso smalto: nel 2022 gli investimenti
esteri diretti sono scesi del 73% rispetto alla
media 2010-2016. Una débacle che rischia di spostare
baricentri dell'alta finanza da Londra verso altre
piazze come Francoforte, Parigi e Milano.
Dal lato occupazionale la fine della libertà di
movimento sta acuendo carenze in interi settori
produttivi manifatturieri e dei servizi che facevano
largo uso di immigrati europei. Crescenti povertà ed
esclusione sociale sono un'altra pesante eredità,
insieme all'impoverimento generale della popolazione
stretta tra bollette alle stelle e beni alimentari
con prezzi a +15%.
In definitiva la Brexit, nonostante slogan e
promesse, si sta rivelando un bagno di realtà
impietoso per il Paese, tra contraccolpi
economico-finanziari e conseguenze socio-politiche
interne ed esterne difficili da ricomporre nel
breve-medio termine. Vedremo come questa separazione
andrà in futuro.
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