|
VISITARE
CAMERINO -
INFORMAZIONI E GUIDA.
Città d'arte e sede universitaria, Camerino vanta un centro
storico medievale perfettamente conservato, dominato
dall'imponente profilo del Castello. Una destinazione ideale per
un tour tra storia, cultura e splendidi paesaggi montani.
Camerino oggi è
conosciuta principalmente per la sua antica università, erede
dello "studiom" giuridico trecentesco, ma anche per le sue
bellezze architettoniche, culturali e artistiche, per la buona
cucina, e per essere il luogo in cui venne fondato l'ordine dei
Cappucini. Ma c'è tanto altro ancora. Nelle costituzioni di metà
'300, volete dal cardinale Albormoz, Camerino era una delle
cinque "Civitas Maiores", della Marca, con
Urbino,
Ancona,
Fermo e Jesi.
|
|
Unica nell'interno, proiettata
verso l'Appennino, dominava il percorso dall'Adriatico
all'Umbria e a Roma. Ma la storia di questa città è ancora più
antica, fondata dalla popolazione umbra dei Camerti in epoca
preromana (da cui i nome), Camerino stipulò con
Roma
un trattato di alleanza durante le guerre sannitiche per il
predominio
sull'Italia Centrale.
Grazie al fatto di essersi schierata al fianco di Roma
anche nella seconda guerra punica fu conferito ai suoi abitanti
il privilegio della cittadinanza romana (101 a.C.). Dopo la
caduto di Roma, fu assediata dai Goti, fece parte dell'Impero
Bizantino e poi del Regno Longobardo. Appartenuta ai conti
Mainardi durante il Medioevo, passò allo Stato della Chiesa
nel 1077 scontando la sua fede guelfa negli scontri tra l'Impero
Svevo e il papato con la distruzione nel 1256 ad opera delle
truppe imperiali di Manfredi, comandate da Percivalle
Doria. Dopo la fine dell'Impero Svevo, Camerino fu retta
dalla famiglia dei da Varano fino al 1502, anno in cui fu
conquistata da Cesare Borgia, il "Duca Velentino"
e tenuta dalla stessa famiglia fino al 1545, anno in cui la
città passò nuovamente allo Stato della Chiesa, andando da quel
momento verso un periodo di lento declino. Oggi Camerino è una
bella cittadina in provincia di Macerata, nella vallata
dei fiumi Chienti e Potenza, sempre arroccata
sullo stesso monte di sempre dal quale si gode di una vista
meravigliosa sui monti Sibillini e sulle campagne circostanti.
La famiglia che è rimasta nella storia
di questa città e ha saputo sfruttarne le caratteristiche
strategiche e commerciali furono i da Varano, clan
famigliare di giuristi e uomini d'arme guelfi alleati ai
«populares» delle Arti cittadine. Dal tardo '200 le fortune
politiche ed economiche della città furono legate alla loro «tirannide»
di diplomatici e uomini di guerra pronti ad ogni intrigo e
alleanza matrimoniale, prima nella Marca e poi nell'Italia
centrale, guelfi della longa manus dei Papi, padroni di enormi
mandrie sui terreni propri e altrui e monopolisti dei mulini,
podestà, capitani del popolo, condottieri, consiglieri da
Bologna a Firenze, da Milano a Napoli. Con personaggi
incredibili come Rodolfo III fra la fine del '300 e il
primo '400, che ebbe tre mogli e quattro figli legittimi che si
scannarono fra di loro, ma padre anche di 60 «bastardi» le cui
figlie femmine andarono spose ad una ricca serie di Signori
italiani. Giulio Cesare da Varano, protagonista dell'età
d'oro, rifondatore del palazzo rinascimentale oggi sede
dell'Università una cui sala ospita lunette con «colloqui»
fra personaggi di corte pierfranceschiani (Urbino docet), fu suo
nipote. Queste pittoresche vicende riposano su una prosperità
mercantile e manifatturiera da cui emerge la fortuna degli
artisti di Camerino che ha pochi confronti nel Quattrocento
umbro e marchigiano. Il tardo gotico più lussuoso ma anche più
drammatico emerge dalle Storie di San Zanobi della
Galleria Estense di Modena di Arcangelo di Cola (nato a
Camerino intorno al 1400), compagno di Gentile da Fabriano
a Firenze.
Nella Madonna col Bambino,
unica opera rimasta a Camerino, e negli squisiti angeli vi sono
già tracce del Beato Angelico. Altri notevoli artisti di
Camerino furono Giovanni Beccati, attivo nella Firenze di
Domenico Veneziano e a Padova a metà secolo, Gerolamo di
Giovanni, anch'agli attivo a Padova, Giovanni Angelo
d'Antonio, documentato a Firenze con Beccati.
Chissà quanta ispirazione devono avere
avuto gli artisti allo scenario di Camerino che si trova sulla
cima di un colle i cui ripidi fianchi furono garanzia di agevole
difesa dai nemici. Uno scenario fatto di vie strette, lunghe e
sinuose che seguono le ultime e più dolci ondulazioni della
collina alla sua sommità, per diventare anche brevi e ripide
verso il cerchio delle mura. Uno scenario, infine, fatto anche
di belle piazze, luoghi di potere e riti collettivi e luoghi di
architetture che testimoniano la fortuna e la cultura delle
classi dominanti lungo cinque o sei secoli.
Camerino sembra distinguersi da
Osimo, Recanati, Macerata, Fermo e da
molti altri centri delle Marche o, meglio, dell'Italia centrale
solo perché le pendici dell'altura su cui poggia l'antico
insediamento non sono ancora ricoperte dall'informe edificazione
dei decenni più recenti. Uno sguardo attento non fatica a
cogliere i segni di una storia eccezionale, in cui più volte
Camerino ha assunto un ruolo non trascurabile nelle vicende
italiane e per lunghi periodi ha esercitato il proprio dominio
su una parte cospicua della regione marchigiana. Come
generalmente avviene, la storia ha fatto leva sulla geografia:
posta a cavallo fra le valli del Potenza e del Chienti. Camerino
era nella posizione migliore per impedirne l'accesso a chi
veniva da oltre l'Appennino, sia che andasse verso Visso
attraverso il passo delle Fornaci, o da Foligno
attraverso il valico di Colfiorito o infine da Nocera
Umbra attraverso il passo Cornello.
Questo dato geografico fondamentale,
già dal periodo romano e più ancora sotto la dominazione
longobarda del ducato di Spoleto (Berengario d'Ivrea, re
dell'Italia longobarda fa erigere robuste fortificazioni, i cui
perimetro resterà sostanzialmente inalterato fino alle
fortificazioni dei da Varano) ha perciò costituito in seguito
sia con la costituzione del libero Comune, sia sotto l'ascesa
della signoria dei da Varano, la condizione essenziale che ha
consentito a Camerino per molti secoli il raggiungimento di
elevati livelli di autonomia dai maggiori centri di potere ed
uno sviluppo politico, economico e culturale assai
ragguardevole. E quando, a partire dalla metà del '500 i
caratteri del luogo hanno perso la loro importanza ed anzi, come
negli ultimi cento cinquant'anni, sono divenuti fattore di
emarginazione, sarà proprio il retaggio della passata forza ad
evitare la totale decadenza della città.
La signoria dei da varano si prolunga,
salvo due brevi interruzioni, sino alla metà del '500. È in
questo periodo che Camerino tocca il più alto punto della sua
parabola. A ricordarcelo rimangono tuttora opere importanti,
realizzate in genere nella seconda metà del quattrocento: il
Palazzo Ducale il tempio ducale dell'Annunziata, l'ospedale
e del monastero di Santa Chiara; all'esterno delle mura
cittadine l'ampliamento residenziale delle rocche di Lanciano
e di Aiello, il restauro del Castello di Beldiletto,
le bonifiche di Colfiorito, Montelago e Piani
di Rancia che proseguono l'opera di riorganizzazione del
vasto territorio del Ducato, entro cui si contano da 35.000 a
40.000 abitanti. Anche l'effimera dominazione di Cesare Borgia
dal1502, lascia un segno profondo sulla città: la Rocca
Borgesca posta difendere l'estremità ovest della città. I
nuovi fermenti culturali e religiosi trovano riferimento a
sostegno secondo il modello rinascimentale, della corte dei
signori da Varano: attorno ad essa ruotano numerosi umanisti
(fra cui alcuni come Costanza, Camilla è Fabrizio, della stessa
famiglia da Varano), come pure ritrovano sostegni alle tensioni
religiose, tanto che proprio camerino nascono prima l'ordine
francescano degli Osservanti e poi quello dei
Cappuccini.
Declino
Nel 1545 camerino passa sotto il
diretto dominio pontificio, che la regge attraverso un delegato
ed un governo locale che, per la prima volta, è rigidamente
aristocratico. Inizia, così, dietro una apparente stabilità, una
lunga fase di silenzioso declino, i cui esiti saranno
bruscamente messi a nudo dalla riorganizzazione delle
circoscrizioni amministrative, operate dai francesi nel 1798.
Dalle radici del passato, solo quelli culturali sembrano trovare
nuova linfa e capacità di sviluppo: dall'attività delle
accademie (degli Insensati, dei Costanti, degli Offuscati,
dei Docili) alla formazione di una scuola storica locale nel
1728 ad opera di Benedetto XIII. Quest'ultimo atto sancisce una
lunga tradizione di studi superiori, la cui esistenza a camerino
risale probabilmente al XV secolo. Per il resto, il passatoruolo
della città sembra trovare pallidi echi solo nelle sporadiche
visite di qualche regnante (Giovanna d'Austria,
granduchessa di Toscana,1573; Cristina di Svezia, nel
1655; Ferdinando, infante di Spagna duca di Parma e
Piacenza, nel 1765) e nei grandi festeggiamenti che le
accompagnano. Ciononostante, è proprio questo periodo lasciare
l'impronta più profonda sul volto architettonico della città.
Una parte cospicua delle ricchezze che il potere assicurato
all'aristocrazia ed alle istituzioni religiose viene impiegata
per erigere nuovi palazzi e nuove chiese o a rimodellare quelli
esistenti, ed anche a realizzare, specie nel settecento, ville
sul territorio immediatamente circostante. Un altro fattore di
trasformazione dell'aspetto di Camerino e il declino delle
esigenze di difesa: tra la fine del '500 vengono riempiti
fossati attorno alla rocca Borgese, unendola così alla
città e si realizza la edificazione delle aree adiacenti alle
mura fino ad allora impedita da ragioni militari.
Fattori di decadenza in epoca
contemporanea
Nel momento in cui la rivoluzione
francese da avvio, anche in Italia, ad una nuova fase storica,
la posizione di Camerino e la natura del suo territorio si sono
ormai tramutati in fattori di debolezza e di emarginazione.
Sotto il governo napoleonico, il rango di camerino viene
drasticamente ridimensionato: il suo territorio diviso in 11
comuni ed alla città resta il modesto ruolo di capoluogo di
distretto. Mentre altri centri marchigiani trovano nuova
vitalità nei mutati rapporti politici e sociali e nella
disponibilità di nuovi strumenti di produzione e di trasporto,
l'800 resta per Camerino un secolo di relativa stagnazione. Non
è un caso che le maggiori opere edilizie siano soltanto la
necessaria conseguenza del terremoto del 1799, che aveva
provocato gravissimi danni (la ricostruzione della cattedrale e
della chiesa di San Venanzio; poi nuovo teatro). La tranvia
elettrica, che dal 1906 e fino a 1956 collega camerino a
Castelraimondo (quindi la linea ferroviaria Fabriano-Porto
Civitanova), non basta superare la condizione di isolamento
rispetto alle principali direttrici di traffico. In conseguenza
di questo stato di cose, mentre la popolazione delle Marche
aumenta del 50% alla metà del '800, la popolazione delle regioni
agrarie della montagna maceratese e delle colline di Camerino
restano sostanzialmente stazionarie e così pure quella del
comune di Camerino: nel 1951 contava poco meno di 12.000
abitanti, di cui poco più di 4200 nella città e nelle elle resto
nelle campane. Oggi siamo a poco più di 7000 in tutto il
territorio comunale.
Visita alla città
Arrivando in Piazza Cavour si
entra subito nel cuore cittadino, dove si trovano e svettano il
Duomo, il Palazzo Arcivescovile ed il Palazzo
Ducale con il bellissimo quadri-portico ed il balcone che
strapiomba sulle mura dell’antico borgo. Piazza Cavour, chiamata
fai camerinesi piazza del Duomo, è il fulcro della vita
cittadina e punto di incontro preferito. Il Duomo venne
ricostruito nel 1800, dove prima sorgeva una chiesa di epoca
romanico-gotica, distrutta dal terribile terremoto del 1799.
L’interno della cattedrale è maestoso, suddiviso in tre navate
da una serie di colonne. Si possono ammirare delle sculture
lignee di particolare interesse, come la quattrocentesca
Madonna della Misericordia. Sottostante la cattedrale si può
visitare la cripta, con diverse opere che sono degne di nota. Il
pittore veneziano Carlo Crivelli realizzò un grande
Polittico (Polittico di San Domenico di Camerino) che ora
smembrato si trova in vari musei fra l'Europa e gli Stati Uniti.
La pala centrale si trova presso il museo della Pinacoteca di
Brera a Milano.
Potete anche visitare la cripta dove sono di notevole interesse
due leoni in pietra di Armanno da Pioraco (fine XIII
secolo), i busti del cardinal Angelo Giori e fratello
Prospero, dovuti alla bottega del Bernini e
soprattutto l'arca marmorea di Sant'Ansovino del XIV-XV
secolo, (vescovo di Camerino in età carolingia), in stile gotico
toscano, con bestiario, statue di virtù in pietra, sarcofago,
angeli e, nell'ultimo piano, una statua in pietra della Madonna.
Adiacente al Duomo si trova il
Palazzo Arcivescovile, a portici, di forme rinascimentali, è
stato eretto nel secondo Cinquecento, risalente al 1500, che
oggi ospita la Curia ed i suoi uffici, oltre al Museo
Diocesano dove a fronte di un modico biglietto d’ingresso da
pagare, si possono visitare cinque sale dove sono esposti
dipinti, sculture, arredi sacri ed altro ancora, tutti oggetti
provenienti dal territorio limitrofo. Se si ha un po’ di tempo
da spendere è consigliato comprare un biglietto unico che
permette di visitare oltre al Museo Diocesano e la Pinacoteca,
dove ci sono resti archeologici molto interessanti, il museo
di Visso ed il Castello di Lanciano ubicato nel
comune di Castelraimondo, ad appena 10 km da Camerino. Il Museo
diocesano, comprende opere d'arte da chiese della diocesi
(affreschi, dipinti, statue lignee) tra cui una eccezionale
dipinto del Tiepolo, "Madonna in Gloria di San Filippo"
del 1740. Il dipinto del Tiepolo, che si trova nella Chiesa di
San Filippo neri fu riscoperto solamente nel 1960 e si
tratterebbe dell’unica opera dell’artista veneto presente
nell’Italia centrale.
Il rinascimentale Palazzo Ducale
oggi è sede Univeristà di Camerino, infatti nonostante conti
poche migliaia di abitanti la città vanta una delle Università
più antiche di tutta Italia, istituita nel lontano 1336, per
volere dei signori Varano. Anche il Palazzo Ducale è stato
costruito da un esponente di questa ricca famiglia, precisamente
da Giulio Cesare Varano. Bellissimo è il quadri-portico,
similare a quello che si trova nella città di Urbino, dal quale
si accede a un suggestivo dal balcone che offre una visuale sui
Sibillini senza eguali ed una piccola panoramica sul sottostante
orto botanico.
Le stanze del Palazzo Ducale, adibite oggi ad aule dove si
tengono le lezioni agli universitari, presentano degli
interessanti affreschi mentre i locali sotterranei sono stati
completamente risistemati ed oggi offrono delle magnifiche sale
dove si tengono convegni, congressi, concerti ed altri eventi
culturali (particolarmente degna di nota è la prestigiosa Sala
della Muta). Nel Palazzo era presente fino al 1997 la
Biblioteca Comunale Valentiniana, fondata da Sebastiano
Valentini nel 1802, importante per la raccolta di circa
60.000 volumi, 200 manoscritti e altrettanti incunaboli, e per
la bellezza di alcune sale. In seguito al terremoto la nuova
sede della Biblioteca Comunale è nei pressi del quartiere San
Paolo. Dal Balcone sulle Mura del palazzo, costruito all'inizio
del 900 si gode di una meravigliosa visuale dei monti Sibillini
e della campagna camerinese.
Proseguendo lungo il Corso Vittorio
Emanuele II, se si ha la fortuna di trovarlo aperto, è
doverosa una visita al Teatro Filippo Marchetti
intitolato al compositore nato nella vicina Bolognola (sua
l'opera Gentile da Varano, che ebbe un discreto successo
alla sua rappresentazione a Torino nel 1856, il suo dramma
Ruy Blas venne replicato alla Scala 21 volte e venne
superato solo dall'Aidadi Verdi), un piccolo
gioiellino che ogni anno presenta un ricco cartellone che
propone eventi vari. Nel 1979 sono stati riportati alla luce
sotto il palcoscenico i resti di un criptoportico (dal greco
criptos (nascosto) e dal latino porticus: corridoio o via di
passaggio) in un'area che in epoco romana e preromana era parte
della monumentale acropoli cittadina.
Dal corso Vittorio Emanuele II
si arriva dopo poco alla Giudecca, l’antico ghetto
ebraico, tutt’oggi rimasto con lo stesso impianto
architettonico, con le case basse, strette tra loro, con le
finestre che si affacciano solo all’interno del quartiere. La
prima notizia documentaria riguardante quest’area urbana
denominata sin dalle sue origini la "Giudecca" risale al 15
luglio 1343, ma più numerose ne abbiamo durante i due secoli
successivi quando la comunità ebraica trovò un notevole
incremento demografico tanto da suscitare il malcontento dei
cittadini "autoctoni", probabilmente intimoriti dalle spiccate
capacità commerciali ed artigianali di questa comunità estintasi
alla fine del XVI secolo.
Camerino
si presenta come un vero museo a cielo aperto, talmente è ricco
di opere architettoniche pregevoli che testimoniano un glorioso
passato. Meritano di essere visitate la Chiesa di Santa Maria
in Via, la già citata Chiesa di San Filippo Neri, in
stile Barocco, dove è conservata la tela del Tiepolo, la
Basilica di San Venanzio, tardo-gotica, con la suggestiva
cripta contenente i resti del Santo martire patrono della città,
San Venanzio, il Tempio dell’Annunziata, costruito verso la fine
del 1400, oggi è una chiesa sconsacrata utilizzata per convegni
e mostre.
Tra le
tante ricchezze di Camerino spicca la Rocca Borgesca per
la sua maestosità, infatti già sopraggiungendo da lontano si può
notare questa bella costruzione immersa nel verde. Voluta da
Cesare Borgia per controllare il versante sud-ovest della
città, originariamente era separata del resto del tessuto urbano
da un ampio fossato e vi si accedeva solo tramite un ponte
levatoio; nel 1600 questo avvallamento fu riempito e ne rimane
visibile solo la porta di ingresso.
La Rocca
dei Borgia, venne fatta erigere su disegno dall'architetto
militare (e vescovo) Ludovico Clodio nel 1503: i torrioni
cilindrici e il possente mastio sono begli esempi di
architettura militare del primo Rinascimento. La fortezza venne
in seguito restaurata dal duca Giovanni Maria Varano che,
solo a un anno dall'aggressione del Valentino, era riuscito a
riprendere la città di Camerino. Altri interventi furono
effettuati da Guidobaldo della Rovere, quindi da
Ottavio Farnese e più tardi dalla Stato Pontificio. Di fatti
Papa Clemente VII non trovò miglior custodia della Rocca dei
Borgia per nascondere alle brame dei saraceni il tesoro del
santuario di Loreto. Inizialmente la Rocca era divisa dalla
città per mezzo di uno strapiombo e poteva essere raggiunta
soltanto attraverso un ponte levatoio. L'avvallamento fu
definitivamente riempito nel Seicento. Durante l'occupazione
tedesca della seconda guerra mondiale, la fortezza venne adibita
a sede del comando nazista. Sulla spianata interna, sorge ancora
parte della struttura del convento francescano di San Pietro in
Muralto del 1300. Recentemente i giardini della Rocca Borgesca,
dopo un periodo di chiusura dovuto allo svolgimento di alcuni
lavori di rifacimento, sono stati riaperti al pubblico. Oggi la
Rocca è adibita a giardini pubblici, inoltre nella parte alta si
trova un rinomato ristorante che propone piatti ricercati, un
bar-pub e fino a pochi anni fa c’era anche una piccola
discoteca.
Non si manchi la visita al
Convento di San Domenico, un tripudio di storia e arte, che
dal XIII secolo si conserva fino ai giorni nostri. Il convento è
composto da due chiese, una dedicata a San Sebastiano e un'altra
a dedicata a San Domenico, che alla funzione religiosa hanno
lasciato il posto a quella culturale. Quest'ultima è organizzata
intorno all'Aula Magna dell'Università, ma anche ad
importanti musei. Si incontreranno così le migliori opere dei
pittori camerti nella Pinacoteca-Museo Civico di Camerino,
invidiabili per bellezza e varietà ai musei più rinomati della
penisola. Il
Rinascimento
italiano
si
esprime in questo contesto con artisti come Olivuccio di
Ciccarello, Arcangelo di Cola, Giovanni Angelo
d'Antonio (suo lo splendido 'Annunciazione e
Cristo in pietà'
del 1455 ca),
così come anche Girolamo di Giovanni e il suo
Storie della Passione.
Nello stesso complesso si possono anche ammirare alcuni resti
archeologici di epoca romana e greca, così come una vasta
collezione di numismatica ed una ricca riproduzione di epigrafi
romane. All'interno dell'ex convento è anche collocato il
Museo di Scienze Naturali dell'Università di Camerino,
fondato nel 1988, ancora oggi unico Museo naturalistico
universitario delle Marche; qui si apprezzano alcuni reperti
di origine paleontologica risalenti a circa un milione di anni
fa e tutti provenienti dai dintorni di Camerino (in particolare
dalla Piana di Colfiorito). Si trovano poi anche
collezioni di carattere zoologico e una sezione di carattere
scientifico-tecnologica di sicuro interesse e legate a tematiche
energetiche.
Ai
dintorni di Camerino ci lasciamo andare in una vera e
propria ricerca esplorativa. Una ricerca del bello che unisce
natura e arte e che dalla storia si ripropone a noi con
curiosità. Si arrivi per esempio fino alla località di
Renacavata, raggiungibile anche in treno dalla vicina
stazione di Tolentino, altrimenti in auto con la A14 e poi
con la SS77. Qui è situato il Convento di Renacavata,
occupato nel 1531 dai Cappuccini e che oggi si ammira in
particolare per quella suggestiva chiesetta con all'interno una
bella maiolica ed un tabernacolo ligneo del Seicento (opera di
Francesco Liberato da Macerata), nonché un'opera in
terracotta di Mattia Della Robbia del 1530. All'interno
del convento è situato anche il museo dei Cappuccini,
dove sono raccolte la storia e gli oggetti dell'ordine dei
Cappuccini.
Solitaria
e imponente, al confine tra la valle del Chienti e quella
del Rio San Luca, a pochi chilometri da Camerino, appare
l'antica fortezza Rocca Varano. Su uno sperone roccioso
che ne denota l'antica funzione strategica dei tempi antichi,
sembra oggi permeare il mistero raccolto nei secoli. Nata come
residenza fortificata della nobile famiglia dei Varano, la sua
posizione non servì tanto a fini militari quanto a quelli
fiscali: nonostante i signori di Camerino, contassero sulla
fortezza come avamposto per difendere la città da eventuali
attacchi, la signoria locale poteva infatti pretendere il
pagamento di una tassa pedaggio ai viandanti che passavano nel
territorio per raggiungere Roma
o viceversa la costa all'Adriatico.
Oggi la struttura, ancora ben conservata, e comunque
recentemente ristrutturata, è sede del centro
dell’Artigianato Artistico di Camerino,
nonché
luogo per
numerosi itinerari a tema, che alla storia uniscono anche
piacevoli percorsi naturalistici.
Dove si trova?
|