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Come valorizzare un prodotto locale, la pera abate di
Ferrara: case study su strategie smart di promozione delle
tipicità agroalimentari italiane. Dall'iscrizione
nell'archivio regionale PAT alla commercializzazione online
in abbonamento, idee innovative per rilanciare questo frutto
dimenticato.
Continuare
il lavoro dei propri padri, credere nel settore
dell’agricoltura, specializzarsi e cercare l’unione,
sono questi i punti di forza della
cooperativa Opera di Ferrara, che si occupa
della produzione, della raccolta e della
commercializzazione della pera Abate opera,
che viene coltivata solo qui. Le tavole su cui si
mangia la loro pera abate sono davvero ovunque: la
cooperativa esporta in tutta Europa, e oltre, in
Libia, negli Emirati Arabi, in Canada, negli USA e
presto anche in Cina.
Leggerete in questo articolo la loro storia, un
racconto di come sia possibile partire da poco,
creando occupazione in agricoltura, tramandando un
patrimonio culturale
e tecnico dagli esperti ai giovani, condendo il
tutto con le virtù della ricerca e della pubblicità.
Un ritorno all’agricoltura in ottica contemporanea
insomma, apprezzabile tanto più oggi, in un periodo
in cui i giovani desiderano riavvicinarsi alla terra
e i vecchi sono stanchi e talvolta non possono altro
che lasciarla.
Il primo impatto con le due caratteristiche di
questa esperienza imprenditoriale, ovvero credere
nella terra e nel lavoro familiare, ci possono
sembrare anacronistiche, soprattutto se, a metterle
in pratica è un gruppo di giovani, ma guardando più
a fondo ci accorgiamo che, per questi giovani i
valori del lavoro e della famiglia sono al primo
posto. Proprio per questo motivo hanno deciso di
proseguire ed ampliare l’attività di famiglia
aderendo alla Cooperativa Opera. Questa
organizzazione composta da giovani che hanno deciso
di rimanere nella loro terra, coltivandola e
investendo in prodotto speciale che essa offre, la
buonissima pera abate. Questi ragazzi hanno deciso
di costituirsi in una cooperativa per unire le
proprie forze e commercializzare la pera abate in
tutto il mondo e per far si che essa venga messa in
commercio dagli stessi produttori.
Ecco la loro storia, un tentativo di successo di
valorizzare un prodotto agricolo locale, leggiamo e
impariamo dal loro motto:
DIFFERENZIARSI
SPECIALIZZARSI
AGGREGARSI
La pera abate "Verticalizzata"
La Pera Abate, anzi per l’esattezza la Pera Abate
Fetel, deve il suo nome all’abate che la scoprì in
Francia, nel 1876. Il clima umido ed il terreno
sciolto favoriscono la coltivazione di questo tipo
di pera che rappresenta un’eccellenza per il
territorio. I produttori inoltre hanno optato per
una coltivazione diversa, con una tendenza a
verticalizzare la pianta, in modo che sia più
esposta verso il sole. La particolarità di questo
tipo di pera è la sua forma allungata, la polpa
chiara e la buccia sottile, può arrivare anche a
pesare 300 grammi, e generalmente viene raccolta da
parte dei coltivatori con il picciolo attaccato al
frutto, in questo modo, il frutto si conserva
meglio. La pera Abate Fetel a marchio Opera è, come
amano dire loro, "fatta ad arte"!
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In molte aziende, come l’azienda Bortolotto,
la raccolta ha due fasi, in una prima fase vengono
raccolti i frutti più grandi, misurati grazie ad uno
strumento di calibro, nella seconda fase, quelli più
piccoli, che nel frattempo hanno avuto il tempo di
maturare e crescere. La raccolta poi è fatta anche
in base alla destinazione del frutto: la Cooperativa
ha un mercato che raggiunge anche il Canada, quindi
per far si che il prodotto arrivi in condizioni
ottimali, da un continente all’altro, le aziende
raccolgono i frutti con una durezza più consistente,
in modo da avere una conservazione più lunga,
mentre, per il commercio locale vengono raccolte e
selezionate le pere con una durezza minore.
Tutte queste fasi vengono seguite nelle varie
aziende dai ragazzi, con compiti diversi gli uni
dagli altri. Noi abbiamo intervistato
telefonicamente il signor Igor Bortolotto, il
presidente della cooperativa ma anche il titolare di
una delle aziende,che gestisce grazie alla
collaborazione dei suoi due figli.
Come vi è venuta l’idea di formare una cooperativa
per commercializzare la pera Abate?
L’idea è stata semplice, noi volevamo valorizzare il
nostro territorio, un territorio che rappresenta
un’eccellenza, ma oggi più che mai, volevamo
valorizzare un settore come quello dell’agricoltura
attraverso un elemento di eccellenza, vista
l’importanza della pera abate, che viene prodotta
solo nella nostra regione e in nessun altra parte
del mondo.
Chi ha creato il gruppo?
Lo abbiamo creato noi, ovvero, la nostra idea era
quella di valorizzare un certo numero di agricoltori
che erano stanchi delle solite condizioni di
indifferenza. Noi abbiamo voluto usare un’eccellenza
per veicolare un prodotto, volevamo fare una perla,
per il territorio, e questa perla, oggi è la
Cooperativa Opera, che è stata creata attraverso un
processo di valorizzazione delle aziende agricole.
Il nostro prodotto è idoneo per il 98% dei mercati,
commercializziamo anche in Germania, dove c’è
un mercato particolarmente attento alla salubrità
dei prodotti, tutte le nostre aziende sono
certificate. La maggior parte dei processi viene
seguita dai figli degli agricoltori, è questo ciò
che noi vogliamo portare avanti, le idee dei
giovani. Quando ci si guarda intorno, viene facile
valorizzare ciò che il proprio territorio può
offrire, anche in un momento, nel quale i giovani si
allontanano dalla campagna, ma bisogna comprendere
che ci sono degli sbocchi possibili, che i giovani
intravedono già, come nel nostro caso.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Sono passati 7 anni dalla costituzione della nostra
cooperativa, e i nostri valori rimangono costanti
nel tempo, noi vogliamo far brillare ancora di più
la perla che abbiamo costruito, attraverso la
pubblicità, l’informazione, la ricerca, infatti
collaboriamo con il professor Brandolini,
docente di chimica dell’università di Ferrara.
Qual è la vastità della vostra rete commerciale?
Il nostro mercato si può dire che sia mondiale;
esportiamo in tutta Europa, anche in paesi come la
Germania e la Norvegia, ma anche oltre l’Europa: la
nostra pera arriva in Libia, negli Emirati Arabi, in
Canada, negli USA e stiamo arrivando anche in Cina.
C’è una suddivisione di compiti, all’interno della
cooperativa?
Si, il nostro punto di forza è proprio questo, noi
non siamo solo produttori, ma anche tecnici e
abbiamo all’interno del nostro staff, persone molto
preparate, dal punto di vista agronomico. Abbiamo
compiti diversi ma la nostra attività è quotidiana,
il lavoro è costante, in totale siamo più di 50
dipendenti e all’interno della cooperativa ci sono
15 giovani.
Perché puntare proprio sulla pera?
Perché qui c’è l’unicità, questo prodotto è unico al
mondo, ha qualità e caratteristiche tipiche, viene
prodotto solo qui.
Qual è il consiglio da dare ai giovani?
Il nostro consiglio è che qualsiasi attività i
giovani vogliano intraprendere, è indispensabile
avere un progetto ed un percorso da seguire. Anche
in agricoltura bisogna cercare di dare della
personalità a ciò che si fa, bisogna eccellere,
bisogna differenziarsi, specializzarsi e
aggregarsi: è l’unico modo per diventare forti.
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