Energie Rinnovabili: si può e si deve non dover morire di inquinamento
Philippe Bovet
Nell'estate
2003, a causa della canicola che imperversava in Francia,
il bisogno di refrigerazione ha fatto aumentare la domanda
di elettricità in modo tale da mettere Edf in difficoltà.
Per due motivi: da un lato, una quindicina dei suoi 58
reattori nucleari erano fermi per manutenzione, dall'altro,
la produzione di energia idraulica era fortemente diminuita
a causa della siccità persistente. Per far fronte alla
domanda, Edf ha quindi dovuto mettere in funzione il suo
parco di centrali a carbone e a gas, facendole lavorare al
massimo sia per soddisfare i bisogni nazionali che per
rispondere alle esigenze dell'esportazione.
A metà
agosto, si sono cominciate a registrare temperature sempre
più elevate in alcuni reattori nucleari. Le loro torri di
raffreddamento dovevano essere bagnate con quella stessa
acqua che diventava sempre più rara, mentre Edf otteneva
deroghe speciali per rilasciare nei fiumi e nei torrenti
l'acqua di raffreddamento, che in alcuni casi raggiungeva i
30 gradi, suscitando la collera delle associazioni
ambientaliste. La produzione elettrica francese, che
proviene da due fonti fondamentali, il nucleare (78%) e
l'idraulico (12%), si è dunque dimostrata molto sensibile
alle incognite climatiche.
|
|
Creata nel 1946, l'Electricité
de France (Edf) detiene quasi totalmente il monopolio della
produzione, distribuzione, importazione ed esportazione
dell'elettricità in Francia. Ma oggi si sa che la
combustione del petrolio, del carbone e del gas, necessaria
a produrre elettricità, genera inquinamento e gas a effetto
serra. Notevoli peraltro anche i rischi legati
all'utilizzazione dell'uranio. Dagli anni 70 e dalla
prima ondata d'interesse per le energie pulite, importanti
progressi tecnologici hanno permesso di sviluppare le
energie rinnovabili (Enr) quali l'eolico, il solare, la
biomassa e la geotermia. Non inquinanti e inesauribili,
queste fonti presentano l'enorme vantaggio di offrire
un'energia prodotta e utilizzabile localmente, nei centri
cittadini come in piena campagna. Tutte le grandi
multinazionali del petrolio lo hanno capito - tranne
l'americana Exxon, che fa volontariamente eccezione alla
regola - e ormai possiedono filiali nel campo delle Enr,
soprattutto nell'eolico e nel fotovoltaico.
Per gli
specialisti dell'energia, quest'ultimo settore sarà quello
che conoscerà il maggior sviluppo in tutto il mondo.
Infatti, fa notare l'Associazione europea dell'industria
fotovoltaica, da 20 anni il prezzo del chilowattora (kw/h)
fotovoltaico diminuisce ogni anno del 5%, un calo simile a
quello avvenuto nel settore informatico e che ha
democratizzato l'uso dei computer. In Giappone e in
California, nel 2010, se non addirittura nel 2005, il
prezzo del kW/h solare sarà identico a quello
dell'elettricità classica.
Alcuni nostri vicini europei
investono in modo massiccio nelle tecnologie rinnovabili.
Già dal 2002 si contavano 278 megawatt (Mw) d'installazioni
fotovoltaiche in Germania, contro meno di 17 in Francia.
Nel corso degli anni 2001 e 2002, la Germania ha installato
1,5 milioni di metri quadri di pannelli solari termici
contro 0,1 della Francia.
Il ritardo di quest'ultima è
altrettanto desolante nel campo dell'eolico: il nostro
vicino renano possiede 12.000 Mw di eolico già dal 2002,
contro i soli 150 Mw della Francia . Anche altri paesi,
come Austria, Danimarca o Spagna, mostrano una forte
determinazione politica in materia di energie decentrate.
Di fronte a questi sviluppi, i media francesi hanno dato
prova, nel periodo del grande caldo, di scarsa curiosità
nella messa a fuoco delle nuove scelte energetiche. «Per i
nostri media, l'energia solare continua ad essere un tabù -
spiega Marc Jedliczka, direttore dell'associazione Hespul,
specializzata nello sviluppo del fotovoltaico. Se ne parla
per i satelliti, i Dom-Tom o gli ambulatori africani. In
pratica, per tutto ciò che è lontano dalla nostra realtà
quotidiana.» Il 13 agosto 2003, Michèle Pappalardo,
direttrice dell'Agence de l'environnement et la maîtrise de
l'énergie (Aderme), era tra gli invitati alla trasmissione
di France-Inter «Le téléphone sonne», dedicata quel giorno
al riscaldamento del clima. La direttrice ha spiegato che
bisogna «utilizzare energie rinnovabili che non producano
anidride carbonica» il che a suo dire richiede l'apporto
«della ricerca».
Ma è proprio vero che bisogna aspettare
il risultato di eventuali ricerche, mentre le Enr sono una
realtà quotidiana per i nostri vicini?
Un'altra
invitata, Roselyne Bachelot, ministro de l'Ecologie et du
développement durable, ha paragonato i 3.600 Mw prodotti
dalla centrale nucleare di Chinon agli equivalenti
rinnovabili: «Per sostituire Chinon, bisognerebbe costruire
2.000 centrali eoliche di 2 Mw ciascuna.
Ma queste
funzionano soltanto per un terzo del tempo. Per utilizzare
il fotovoltaico, poi, bisognerebbe avere 3.600 ettari di
pannelli solari, con un costo di fornitura elettrica cinque
volte superiore (...). Inoltre, la filiera solare (...)
produce rifiuti altamente tossici». Tuttavia, volendo
apparire politicamente molto corretta, la Bachelot ha
aggiunto che: «Bisogna assolutamente promuovere le energie
rinnovabili».
In quella occasione, nessuno ha ricordato
che le Enr sono pensate come sistema decentrato, che il
solare propone un'energia prodotta e consumata localmente e
che l'eolico si realizza in un contesto regionale. Queste
due sorgenti di elettricità non sono pensate per essere
avviate ai consumatori da un'ampia rete nazionale di linee
ad alta tensione. Uno studio dell'Associazione europea
dell'industria fotovoltaica (Epia) ha dimostrato che
inserendo pannelli fotovoltaici sul 40% delle coperture (in
particolare le tettoie piatte industriali o commerciali) e
sul 15% delle facciate (alcune parti di grandi immobili e
grattacieli), un paese come la Germania potrebbe produrre
il 30% dell'elettricità.
Nessuno ha poi ricordato che se
l'elettricità prodotta dai pannelli solari è ancora
costosa, ciò si deve, come dice l'ex ministro dell'Ambiente
Yves Cochet, al fatto che «da trent'anni il nucleare
accaparra la maggior parte delle sovvenzioni pubbliche per
la ricerca e lo sviluppo energetico, mentre alle energie
rinnovabili è concesso solo il 2% dei crediti pubblici, con
una riduzione del 40% nel budget dell'Ademe 2003 ». A
proposito degli eventuali residui tossici del fotovoltaico,
Arnaud Mine, direttore di Apex Bp Solar, filiale della
multinazionale petrolifera Bp preposta all'elettricità
solare, precisa: «Nella produzione dei pannelli
fotovoltaici vengono utilizzati, oltre al silicio, anche
acidi, solventi e composti fluorati. Tutte queste sostanze
vengono riciclate e non c'è emissione di prodotti tossici
nell'ambiente.
Processi produttivi simili si riscontrano
anche nell'industria elettronica, senza che Roselyne
Bachelot la colpevolizzi». Il fatto che un membro del
governo rimetta in discussione le Enr contraddice
apertamente gli impegni europei della Francia, la cui
produzione interna di elettricità, entro il 2010, dovrà
essere costituita per il 21% da energie rinnovabili,
inclusa quella idraulica.
L'energia solare è solo
all'inizio del suo sviluppo e nessun paese può quindi
pretendere di ottenere una grande produzione con questo
sistema. Non è un motivo per rifiutare questo tipo di
energia che, come tutte le Enr, deve essere concepita in
modo complementare rispetto alle altre. Anche se l'energia
fotovoltaica viene prodotta soltanto durante il giorno,
essa svolge ugualmente un ruolo importante perché il 61%
della domanda di elettricità si ha tra le 7 e le 21. Il
solare termico fornisce dal 40% al 70% del fabbisogno di
acqua calda di un'abitazione, arrivando al 100% nel corso
delle giornate più soleggiate.
Prodotta in quantità
sufficiente, l'acqua calda solare si conserva facilmente
per più giorni. L'eolico, evidentemente, funziona solo
quando soffia il vento, cioè per un terzo dell'anno. Ma ciò
avviene soprattutto in inverno, quando appunto la richiesta
è più alta. I gestori di parchi eolici sanno che per
ovviare all'intermittenza della produzione, bisogna avere
più siti e lavorare anche con altre fonti pulite. La
geotermia e la biomassa, da parte loro, forniscono calore e
elettricità su richiesta. Quando la Germania afferma che
nel 2050 produrrà il 50% della sua elettricità grazie alle
Enr, lo fa proprio scommettendo sull'insieme di queste
complementarità.
Tuttavia, l'idea di cominciare a
pensare a una evoluzione nella nostra produzione energetica
sembra molto lontana dalle considerazioni, tra l'altro,
della stampa francese. «I media navigano nel dogma della
cultura energetica centralizzata che regna in Francia da
più di 50 anni», spiega Didier Lenoir, presidente del
Comité de liaison des énergies renouvelables (Cler). Edf è
un importante acquirente di spazi pubblicitari. Tra il 2001
e il 2002 l'impresa è stata uno dei primi dieci
inserzionisti di Radio-France . Per France Inter, tra
novembre 2002 e ottobre 2003, Edf è addirittura il 4°
finanziatore pubblicitario, con un budget di 1,3 milioni di
euro.
Tra novembre 2001-ottobre 2002 e novembre
2002-ottobre 2003, il budget pubblicitario di Edf sulla
stampa quotidiana nazionale è aumentato del 73%, passando
da 2,6 a 4,5 milioni di euro. Il numero di pagine di
pubblicità è cresciuto del 91,4%. Gli industriali delle
energie rinnovabili, così come il mondo associativo,
ritengono, come ricorda Hélène Gassin incaricata
dell'energia presso Greenpeace Francia, che «la stampa
francese nella stragrande maggioranza ripropone le idee del
pensiero dominante e parla molto più volentieri di eolico
quando c'è un conflitto su un installazione. Per molti
giornalisti, le energie rinnovabili non sono una cosa
seria, perché non rappresentano il trionfo della
tecnoscienza». Al contrario, sono semplici da capire e
semplici da installare.
Così come non si parla di
energie rinnovabili, altrettanto avviene per quanto
riguarda lo spreco energetico. Dal 1974 al 2000, la Francia
ha quadruplicato il suo consumo di elettricità. «Da più di
vent'anni, le campagne pubblicitarie vantano l'energia come
abbondante, poco costosa e non inquinante - afferma Benoit
Lebot, presidente dell'associazione Négawatt. E si continua
a sviluppare una politica dell'offerta sempre crescente. Al
contrario, è proprio la domanda che va contenuta, come
avviene per il consumo di tabacco o alcol». La revisione
della nostra politica energetica si può fare lavorando sul
controllo dei consumi, cioè sulla sobrietà e l'efficacia
energetiche.
La sobrietà rimanda ad azioni semplici.
Rinnovamento degli alloggi - isolamento dei muri interni,
doppi vetri, miglioramento della ventilazione - ,
frigoriferi che consumino poco, lampadine a basso consumo,
eliminazione delle spie sugli apparecchi elettrici... Tutto
un insieme di azioni individuali «spesso modeste,
addirittura impercettibili, che però producono un notevole
effetto complessivo)». Sono risparmi potenzialmente enormi,
in particolare nell'habitat (alloggi e uffici) che grava
per il 46% sul consumo energetico francese . La semplice
sostituzione in ogni appartamento delle lampadine più
utilizzate con modelli a basso consumo, equivarrebbe ad
economizzare la produzione annua di un reattore nucleare e
mezzo.
Studiare e ripensare i nostri bisogni,
utilizzando intanto energie rinnovabili, è un modo di
premunirsi efficacemente contro eventuali nuove crisi
energetiche. Ma il mondo politico francese e i media
restano sordi a tali scelte, come peraltro all'insieme dei
problemi ambientali che ci minacciano.
(Fonte Le Monde Diplomatique).
|