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VISITARE
AMALFI
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INFORMAZIONI E GUIDA.
Regina indiscussa della Costiera, Amalfi stupisce ad ogni
angolo con il Duomo, i palazzi nobiliari, le case arrampicate sulla roccia,
i limoneti terrazzati. Nonostante l'indubbio fascino mondano, conserva
scorci autentici come i vicoli del porto o l'Arsenale.
Amalfi, una delle perle dalla nostra penisola, la più antica
repubblica marinara d'Italia, è oggi una cittadina di 6500 abitanti
ricca di storia e di arte, che da il nome alla omonima Costiera amalfitana, famosa in tutto il mondo, dal 1997
Patrimonio dell'Umanità Unesco. Visitata da sempre per le sue
bellezze Amalfi è anche per i buongustai e i golosi, il luogo dove
furono inventati i cannelloni (da tal Salvatore Coletta). |
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La singolare architettura di case bianche di
Amalfi, il clima ottimo per quasi tutto l'arco dell'anno, ne fanno una metà
di migliaia di turisti italiani e stranieri.
Secondo
una delle leggende che circondano la fondazione di Amalfi, Ercole,
il dio pagano della forza, amava una ninfa di nome Amalfi. Il suo amore ebbe
breve vita: ella si spense ed Ercole volle darle sepoltura nel posto più
bello del mondo e per immortalarla ne diede il nome alla città da lui
costruita. Ma questa era la leggenda, per la storia ufficiale invece, Amalfi
fu fondata dopo la morte di Costantino; essa trae le sue origini da
famiglie romane che, imbarcate per Costantinopoli, l'attuale
Istanbul,
furono travolte dalla tempesta nel golfo di Policastro, vi avrebbero
fondato una
«Melphes»
l'attuale Melfi, poi trasferitisi più a nord, avrebbero preso
dimora nel luogo dell'attuale Amalfi, fondandola col nome di "A-Melphes". |
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Le prime
notizie di Amalfi risalgono al 533, al tempo della guerra greco-gotica,
allorché con la vittoria di Narsete su Teia, Amalfi passa
sotto il dominio dell'impero Bizantino ed entra a far parte del ducato di
Napoli. Nel VI secolo diviene
sede vescovile. Il vescovo assolveva funzioni religiose e provvedeva alla
difesa della città. In seguito si andò formando una aristocrazia di grandi
proprietari terrieri, i quali privarono il vescovo del potere politico.
Nell'836 Sicardo, duca di Benevento, saccheggiò Amalfi, deportandone
gli abitanti a Salerno. Nell'879 ucciso il duca Sicardo, gli
amalfitani si ribellarono e conquistarono una potenza e un'autonomia che
durarono fino alla fine dell'XI secolo.
Amalfi
iniziò un'astuta politica nei riguardi dei due imperi e degli altri Stati
italiani per salvaguardare i propri interessi commerciali e sconfisse i
saraceni che ne insidiavano il traffico. In un primo tempo fu retta a
Repubblica, verso l'850 con due «prefetti» annuali, poi da «giudici », ed
infine dal 958 da «duchi dogi». Sulla loro elezione avevano un formale
diritto di conferma gli imperatori d'Oriente, come accadeva a
Venezia, ma in realtà la città
si amministrava in piena libertà, con leggi magistrati e monete proprie. Le
esigenze di difesa ed del commercio marittimo, spinsero spesso Amalfi ad
allearsi con i saraceni e
Ludovico II, contro i bizantini, che volevano ripristinare la
sovranità dell'impero d'Oriente. L'alleanza con i saraceni fu comunque
instabile e poco duratura. Questi infatti, nel 915, dopo una furiosa
battaglia furono battuti e definitivamente cacciati dal territorio
amalfitano. Nel 920 sempre per mano degli amalfitani furono cacciati da
Reggio Calabria.
Il
notevole sviluppo di Amalfi era dovuto in gran parte alla indipendenza di
cui godeva; ma la limitatezza del territorio e la debolezza militare per la
carenza dell'appoggio bizantino rendeva insicura questa indipendenza. Nel
1039
Guaimario V, principe di Salerno, s'impadronì del ducato di Amalfi e
sebbene ridette il potere al duca Mansone II il cieco che ne era
stato privato dal fratello Giovanni II, stabilì in realtà il dominio
salernitano sulla città.
Pressati dai salernitani, gli amalfitani governati
da Sergio IV si rivolsero a Roberto il Guiscardo nel 1073. Salerno
capitolò ma gli amalfitani dovettero lasciar occupare la loro città dai
Normanni, riavendo la pace a costo della libertà. Il «terror mundi» si
mostrò magnanimo verso gli amalfitani, accordando loro una certa autonomia.
Dopo la morte del principe normanno nel 1085, Amalfi cercò più volte di
scuotersi dal giogo normanno.
Nel 1135 Amalfi subì un orribile saccheggio da
parte dei Pisani "traditori" chiamati in soccorso contro la
prepotenza normanna. È da questo periodo che ha inizio la decadenza di
Amalfi. Nel 1343 una spaventoso maremoto, descritto dal
Petrarca, investì la costiera; gran parte dell'abitato andò distrutto
(con esso probabilmente anche il palazzo Ducale, citato in un documento come
"palatium amalphitanum"), furono sommerse le fortificazioni, i cantieri
navali, i magazzini e le attrezzature marittime. Cinque anni dopo, la famosa
peste del 1348, descritta dal Boccaccio, completò l'opera di
distruzione fra gli uomini. Amalfi e tutte le cittadine della costa che
erano state splendide località popolate e fortificate, ricche di sontuosi
palazzi, ornati di affreschi, marmi, colonne, fontane, si avviavano a
diventare modesti paesi che, privi della ricchezza che veniva dal mare
ritornarono alla economia tradizionale della pesca, dell'artigianato locale
e dell'agricoltura. Soltanto sul finire dell'Ottocento l'affermarsi del
fenomeno turistico ridiede incremento ad una città che costituisce
l'epicentro economico di tutta la costiera che da Amalfi prende il nome.
Tra
i monumenti da non perdere ad Amalfi c'è la Cattedrale. La
cattedrale di Amalfi è un complesso architettonico costituito da due
basiliche accostate e comunicanti, dalla cripta inferiore, dalla scalea e
dall'atrio d'ingresso, dal campanile e dal Chiostro Paradiso. Il nucleo
primitivo di tale complesso è rappresentato dalla basilica settentrionale,
la quale presenta un orientamento con altare ad est ed ingresso ad ovest,
nonché un impianto risalente con certezza al IX secolo, individuabile in
un'ampia navata collegata ad un'altra più stretta, divenuta in seguito vano
di collegamento con la basilica adiacente. Una cattedrale amalfitana viene
indirettamente menzionata nella lettera che papa Gregorio Magno inviò
nel 596 al rettore delle Chiese della Campania, con la quale richiamava
ufficialmente Pimenio, vescovo della Civitas Amalfitana, perché non
risiedeva stabilmente nella sua sede. La Cattedrale fu edificata in una
posizione strategica sia dal punto di vista della centralità e
dell'emergenza urbana sia da quello della difendibilità, su di un pianoro
rialzato di circa 20 metri sul livello del mare, composto da una pomice
vulcanica particolarmente dura e compatta. Di quella primitiva cattedrale
paleocristiana oggi restano forse soltanto le colonne e i capitelli classici
di spoglio, recuperati da edifici romani della zona o trasportati via mare
da località più lontane. Della parte absidale oggi sopravvivrebbero tre
piccoli archi a sesto ribassato di stile bizantino del VI secolo, poggianti
su pilastri e colonne, inglobati in seguito nella cappella dei Ss. Cosma
e Damiano, trasformata nel corso del XIV secolo nella "cripta superiore
o del Presepe".
La cattedrale di S. Maria (così è menzionata in
una cronaca del IX secolo) ospitò per breve tempo le spoglie di Santa
Trofimena, la più antica protettrice di tutti gli Amalfitani, nonché
patrona della città di Minori. Nell' anno 987 avvenne un fatto straordinario
per la storia della Chiesa amalfitana e della sua cattedrale: il duca di
Amalfi Mansone I ottenne dal pontefice Giovanni XV
l'elevazione a sede arcivescovile e metropolitana della diocesi amalfitana.
In virtù di questo notevole riconoscimento, Mansone edificò una nuova
cattedrale, fondata su tre navate, accanto a quella vecchia dell'Assunta.
Dato che S. Andrea Apostolo era già da tempo diventato il protettore
dell' intera diocesi, il nuovo tempio fu dedicato proprio a lui. Venne così
a costituirsi un complesso architettonico formato da due basiliche accostate
e comunicanti, quindi una "duplice cattedrale", che rendeva l' edificio
sacro amalfitano più simile ad una moschea araba che ad una chiesa
cristiana. Infatti alcune coppie di colonne classiche scanalate e lisce sono
venute fuori nel corso di saggi effettuati lungo la parete divisoria tra le
due cattedrali.
Lavori di ampliamento dell' intero complesso
furono effettuati nei primi anni del XIII secolo per iniziativa dell'
arcivescovo Matteo di Capua e del cardinale amalfitano Pietro
Capuano, mediante la realizzazione della Cripta e dell'Atrio della
Cattedrale. Questi interventi interessarono la realizzazione del transetto
della cattedrale di S. Andrea (in alto si notano gli archi acuti intrecciati
di stile moresco), della sottostante cripta della confessione, dell' atrio,
nonché delle bifore e monofore archiacute e della cupoletta radiale
(identica a quelle dei bagni arabi presenti nel territorio amalfitano in età
sveva) collocata sulla scala che immette dalla primitiva cattedrale nella
cripta. Elementi architettonici caratteristici di questi interventi sono
soprattutto le volte a crociera, gli archi acuti, le colonnine con i
capitelli "a stampella". A seguito della costruzione della cattedrale
mansonea, la vecchia basilica dell'Assunta cominciò a perdere gradualmente
importanza: infatti, già nel 1176 essa era diventata una semplice navata
(Nave dei Ss. Cosma e Damiano); poi sin dal 1180 davanti al suo ingresso si
cominciò ad elevare il campanile. Reperti rilevanti, databili tra il XII ed
il XIII secolo, sono i vari frammenti di mosaico che un tempo facevano parte
degli amboni delle due basiliche. Un altro grande personaggio ecclesiastico
amalfitano, l'arcivescovo Filippo Augustariccio, fece completare il
campanile nel 1276, facendovi aggiungere la cella campanaria, la quale
mostra archi intrecciati composti da maioliche bicromi. I due piani
sottostanti, che presentano bifore e trifore, furono realizzati verso il
1190. Lo stesso arcivescovo, tra il 1266 ed il 1268, aveva fatto edificare
il Chiostro Paradiso. Durante il XIV secolo la nuova cattedrale fu abbellita
di due pinnacoli gotici e di un mosaico sulla facciata, raffigurante S.
Andrea Apostolo. Nei primi anni del secolo successivo esisteva poi una
grande cupola centrale.
Una grande trasformazione dell'intero complesso
avvenne in Età Moderna. Innanzitutto la vecchia cattedrale assunse una veste
contro-riformistica; la realizzazione in quel tempo (XVI secolo) di un
crocifisso ligneo (ora nel transetto della nuova basilica) fece attribuire
all'antica cattedrale l'appellativo di "navata del crocifisso". A partire
dal 1931 e per 60 anni lavori di restauro hanno eliminato la veste
contro-riformistica, riportando alla luce la struttura medievale. La grande
trasformazione barocca e rococò della nuova cattedrale avvenne nel primo
ventennio del XVIII secolo per volontà dell'arcivescovo Michele Bologna.
Così le antiche colonne furono chiuse nei pilastri di marmo, i matronei da
cui si affacciavano donne e bambini chiusi nella bianca muratura con fregi e
decorazioni. Fu realizzato un soffitto in oro zecchino nella navata centrale
e nel transetto, racchiudente tele di Andrea d'Aste e di Giuseppe
Castellano, rievocanti la Passione di S. Andrea. Furono completamente
distrutte le cappelle medievali e rinascimentali distribuite un tempo tra le
navate di S. Giovanni, S. Matteo, S. Caterina, la cui collocazione e i cui
elementi artistici sono ricostruibili in base ai documenti d'archivio. Al
XVIII secolo appartengono pure la facciata barocca visibile nelle stampe
antiche e le varie tele esposte in cattedrale e nella sagrestia. Inoltre nel
1728 fu costruita l' attuale scalea di accesso al duomo, la quale andava a
sostituirne un' altra esistente già nel 1452; l' accesso medievale
originario avveniva invece dal lato settentrionale, dove ancora oggi si nota
un arco trilobato di stile arabo. Verso la metà del secolo scorso la
facciata barocca della cattedrale subì gravi danni, per cui si decise di
rifarla. Siccome i lavori portarono alla luce l' antica facciata romanica
con archetti, colonnine e mosaici (un frammento di mosaico del XII secolo è
conservato nel Chiostro), fu stabilito di realizzare una facciata simile a
quella originaria. I lavori terminarono nel 1891 e restituirono una facciata
di tipo medievale abbellita dai mosaici d' impronta bizantina riprodotti
dalla ditta Salviati di Venezia da tele di
Domenico Morelli; tali mosaici rappresentano il Cristo dell'
Apocalisse affiancato dai simboli dei Quattro Evangelisti e i Dodici
Apostoli.
A circa un chilometro dal centro di Amalfi si
trova il piccolo borgo di Atrani
da sempre unito ad Amalfi. Il paesino molto pittoresco è abitato da poco
meno di 1000 abitanti. Durante la repubblica qui vivevano le famiglie
patrizie e qui venivano seppelliti i dogi.
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