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ISTANBUL - INFORMAZIONI E GUIDA.
L'antica Bisanzio,
poi Costantinopoli, è da millenni un magico luogo d'incontro tra
Oriente e Occidente; possiede più attrazioni di alto livello che minareti.
Affascina, ma allo stesso tempo, stordisce e confonde in una miriade di
colori, odori e sapori. Un orizzonte che cattura l’animo come pochi altri.
L'enormità
di quelle tre città scaglionate, Galata, Costantinopoli e
Scutari; i cipressi, i minareti, gli alberi delle navi che si alzavano
e si confondevano da ogni parte; il verde degli alberi, il bianco e il rosso
delle case; il mare che al di sotto stendeva il suo manto blu, e il cielo
che al di sopra svolgeva un'altra distesa azzurra: questo era ciò che
ammiravo. E non esagera chi afferma che Costantinopoli offre il più bel
punto dell'Universo." Chateaubriand Itinerario da Parigi
a Gerusalemme 1806 |
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Sin
dai tempi di Byzas, il colono greco che fondò Bisanzio,
spingendosi fin sulla sponda occidentale dello Stretto del Bosforo
intorno al 657 a.C., nel punto in cui convergono il Corno d'Oro, il Bosforo
e il Mar di Marmara, questo luogo, oggi Istanbul, dopo essere stata
per più di mille anni Costantinopoli, continua ad
ammaliare, turbare e disorientare i viaggiatori,
imprimendo nella loro memoria qualcosa di cui non si dimenticheranno.
Una città carica di
storia e brulicante di vita quindi, cerniera tra
Oriente e
Occidente,
tra Europa e Asia. Istanbul, la metropoli turca per
eccellenza, la capitale culturale, artistica e turistica del Paese, continua ad affascinare i visitatori grazie
alle sue atmosfere contrastanti e uniche.
Nel 2010 è stata nominata
capitale europea della cultura e dal 1985 è elencata nella lista
UNESCO come Patrimonio dell'Umanità. Grandissima, è questo
l'attributo che meglio la rappresenta e non solo perché è la prima città più
popolosa del continente europeo.
"Di Costantinopoli, dove sono arrivato ieri mattina, oggi non dirò
niente, salvo che sono stato colpito da quell'idea di Fourier, secondo il
quale questa diventerà la capitale della terra. È davvero enorme come
l'umanità."
Gustave Flaubert 1880
Un uomo anziano,
occhiali, baffi e radi capelli bianchi, con
indosso un vecchio completo dal colore indefinibile,
fa la posta all'ingresso dei servizi dei Musei
Archeologici. Tutt'intorno a lui, nel corridoio,
resti non identificati, ancora da studiare, da
pulire e catalogare. Forse, anche da esporre. Fuori,
nell'ampio cortile, è ovunque un brulicare di gatti;
dentro, nel vasto ed elegante edificio che ospita le
collezioni, un allestimento di grande ricchezza e
modernità.
L'uomo è
seduto, fermo, con lo sguardo fisso, perso chissà dove. Ogni tanto si alza e
fa quattro passi. Poi torna a sedersi. Sembra un vecchio gatto spelacchiato,
di quelli assorti, fermi a fissare un punto qualsiasi dell'orizzonte. Ma il
suo sguardo è opaco dietro le lenti, spento. Un'immagine di decadenza che in
apparenza riflette lo spirito di questa città, che ha conosciuto i fasti
dell'Impero Bizantino e di quello Ottomano e che oggi non
sembra riconoscersi più in nessuno dei due. Ma ne sente il peso. Il peso di
questa duplice eredità è anche il peso di quasi 2.000 anni di storia, è il
peso di oltre 12 milioni di abitanti (la grande Istanbul) in continuo,
vertiginoso aumento. Bisanzio è morta, Costantinopoli è morta,
ed Istanbul, invece, è brulicante di vita.
La rivoluzione di Atatürk
La
sponda europea
del Bosforo è ricca di edifici in legno. Alcuni sentono il peso degli
anni, grigi, scrostati, in parte abbandonati. Ma molti sono vivi e vivaci,
magari trasformati in alberghi e con il piano terra vivacemente
colorato da insegne e scritte di empori. Un connubio costante tra vecchio
e nuovo, dove solo il caos, di traffico e di colori, è costante.
Istanbul resta una città piena di vita e di gioia. Una gioia molto
mediterranea, che pure ben si sposa alla pacatezza e alla calma
interiore di un popolo religioso senza essere più integralista. Fu il
presidente Mustafa Kemàl, detto Atatürk (cioè Padre dei
Turchi) a dare una grandiosa e brusca svolta alla Turchia a partire dal
1922, stabilendo che il Corano non dovesse più coincidere con la
legge dello Stato. Nell'arco di 10 anni ricostruì completamente l'ordinamento
legislativo della Turchia, che divenne così una moderna Repubblica.
Abrogò il sultanato, riformò il sistema giudiziario, introdusse l'alfabeto
latino e il calendario gregoriano, istituì il matrimonio civile,
concesse il voto alle donne. Innovazioni rivoluzionarie, oggi vissute con
grande riconoscenza. Non c'è albergo, ristorante, museo, negozio che non
abbia al suo interno una foto di Atatürk, ricordato con devozione quasi
religiosa.
L'eredità di Costantino
Aylin,
la nostra guida, è una bella ragazza turca, inevitabilmente mora.
Parla un buon italiano, con un forte accento romano. Ha vissuto quattro anni
a
Roma e l'ha amata molto, da come abbiamo potuto notare quando ci racconta della
della dominazione romana a Costantinopoli. Dei cinque Fori
imperiali costruiti tra il I secolo a.C. e il III d.C. rimangono pochi
brandelli di storia. Del grandioso Ippodromo voluto da Costantino
nel 324 d.C. solo due colonne ed un obelisco (in realtà egizio) restano in
piedi; i cavalli di bronzo dorato una volta presenti furono portati
dai Crociati a
Venezia e sono oggi parte della
Basilica di San Marco. Solo le imponenti mura
di cinta, lunghe sette chilometri, costruite da Teodosio II per
difendere la città nel V secolo e resistite agli attacchi per 1000 anni,
fanno ancora mostra di sé.
E
poi c'è Santa Sofia
(Hagia Sophia),
uno dei simboli di Istanbul. Nata come chiesa cristiana dedicata alla Divina
Sapienza (in greco sofìa), col passare degli anni, e purtroppo anche dei
terremoti, conserva poco dell'originario sfarzo bizantino. A partire dal
1453 (anno in cui cadde l'Impero Romano d'Oriente), le croci sono
state cancellate e rimosse. Molti mosaici sono stati stuccati e
coperti dalle eleganti decorazioni tradizionali delle moschee. Oggi
non è più luogo di
culto islamico, ma un museo, sintesi delle due culture
religiose molto diverse. Come altrove, anche qui ci si è trovati di
fronte a una scelta difficile: ripristinare l'architettura e le decorazioni
originali bizantine, distruggendo le aggiunte successive, oppure preservarle
entrambe, laddove era possibile, in quanto espressioni artistiche e
religiose del loro tempo. Alla fine si è scelta la seconda soluzione.
Due continenti, due culture
Sono
molti i particolari che colpiscono ad Istanbul. Il traffico
intenso, il grande ponte Bogùaziçi, sospeso tra Asia ed Europa,
percorso ogni giorno da quattro milioni di persone che devono pagare un
pedaggio. Del Palazzo Beylerbeyi (letteralmente Palazzo del Signore
dei Signori), residenza estiva dei sultani sulla sponda asiatica, si
ricordano più dello sfarzo europeo, delle 24 camere, dei 6 saloni e più dei
cristalli di Boemia usati per i lampadari e dei vasi Ming che ne adornano
gli ampi spazi, la brevità della sua realizzazione. Fu costruito in soli
quattro anni, tra il 1861 e il 1865. Una rapidità che non ha minimamente
influito sull'eleganza, sullo stile o sulla scelta dei materiali, tutti
perfetti. Il progetto originale è stato seguito ad opera d'arte, in tutto lo
sfarzo che meritava. Sembra una costante: anche la mastodontica chiesa di
Santa Sofia fu costruita in soli cinque anni, tra il 532 e il 537, così come
la Moschea di Solimano il Magnifico tra il 1550 e il 1557.
La
Moschea Blu
conferma la tradizione, venne costruita tra il 1609 e il 1616. Per i
turchi è la Sultan Ahmet Camii, mentre per chi incontra per la prima
volta l'architettura religiosa ottomana ne è la più alta espressione
artistica. Le sue elaborate decorazioni, la disposizione degli spazi, l'assenza
di punti di riferimento "a terra" caratteristici delle chiese cattoliche, come
l'altare, il tabernacolo o le croci, favoriscono la concentrazione di chi prega
e attira irresistibilmente verso l'alto lo sguardo. Perché in una moschea tutto
tende al cielo, al divino.
Non rimane che iniziare il nostro viaggio. Buona
visita da Informagiovani-italia!
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