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Capitale di imperi che hanno segnato la storia, Istanbul vanta un passato
glorioso e affascinante. Fondata dai Greci, conquistata da Romani e
Ottomani, ancora oggi conserva tesori architettonici di epoche diverse.
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Parlare della storia di Istanbul
è come
parlare della storia di tutta una parte del mondo. Perché quella di Istanbul
è una 'storia' continua, una città cresciuta tra identità turca ed
uno sguardo sempre pronto a sentirsi più europeo che mai. Un sentimento
questo, che vuoi per comodità o per polemico nazionalismo, è ormai diventato
un dilemma che sembra non avere mai fine. Eppure se parli con uno studente
turco in visita per esempio in una città come Londra, emblema della
civiltà più occidentalizzata, ti accorgi che non sempre è così. I giovani
di Istanbul non portano più il peso importante del proprio passato, di
quel tira e molla tra Occidente ed Oriente che sembra oggi ripercuotere gli
animi meno coraggiosi, quelli che non vogliono osare una nuova identità
d'unione globale. |
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Dagli sguardi dei giovani capisci che gli
antichi miti di una città che molti hanno voluto plasmare quasi 'contro se
stessa' oggi servono solo a creare metafore non più vere, solo perché viste
solo dall'Occidente o solo dall'Oriente, o anche solo dal resto della
Turchia. Entrare nel vivo dell'identità di Istanbul significa anche
questo, essere nel mezzo del 'ponte' e non alle sue estremità
e capire la vera anima della città: un divenire di storie, di frammenti, di
momenti, di conferme e di speranze che oggi non aspettano altro che essere
vissute. Greci, latini, albanesi, turchi, armeni, e poi anche genovesi,
veneziani, ottomani... tutti insieme, hanno formato un passato capace di
plasmare il futuro della città, quella che oggi si presenta davanti al mondo
con i suoi 14 milioni di abitanti.
La
bandiera della Turchia è una, lo dice il pescatore che tutte la mattina
si reca al ponte di Galata a pescare il pesce fresco per il
ristorante dietro l'angolo, lo dice la giovane studentessa armena che
racconta delle sue origini turche, e lo dicono le signore colte di uno dei
quartieri in riva al Bosforo. Tutto nasce con i primi insediamenti
umani, che sembrano risalire al II millennio a.C. e che
provenivano dalle lontane terre dell'Anatolia e dell'Asia, le stesse
che qualche tempo prima portarono le popolazioni indoeuropee a stanziarsi
nel resto del territorio europeo. Le leggenda racconta di Byzas,
re di Megara, che nel VII secolo a.C., dietro consiglio dell'Oracolo
di Delfi, fondò una città affacciata sul Bosforo, un territorio così
rigoglioso da 'accecare' i suoi marinai per tanta bellezza: "
Davanti ai
ciechi tu fonderai la tua città" disse l'Oracolo. Da Byzas nacque
Bisanzio, il nome greco dato alla città sul Bosforo. Ma la storia si sa,
va spesso rivista più volte, soprattutto quella di una città come Istanbul.
I recenti lavori per la costruzione del tunnel Marmaray, nello
stretto del Bosforo, hanno portato alla luce un insediamento neolitico
(zona di Yenikapi), risalente al VII millennio a.C. Una scoperta
tale da far riscrivere un'altra volta la storia della nascita della città.
Quello
di Bisanzio è il più antico nome di Istanbul, deriva dal greco
Byzàntion poi latinizzato in Bisantium, e probabilmente, miti a
parte, nasce proprio da un re della colonia di Megara, una città dorica non
lontano da Atene (e che fu anche città natale di Euclide). Nel
II secolo a.C. gli antichi Romani conquistarono i suoi territori, già
da secoli governati dai greci di
Alessandro Magno, e dopo averla
saccheggiata e distrutta la ricostruirono ampliandone i confini. A quei
tempi la città era chiamata Anatonina, da Antonius. Sotto
l'imperatore romano Settimo Severo venne iniziata la costruzione
dell'Ippodromo (203 d.C.), completato più tardi, mentre l'interno
della città veniva 'decorato' con imponenti edifici civili e bagni
pubblici, templi e necropoli, espandendosi verso l'odierna area
tra Cemberlitas e Beyazid. Probabilmente la via principale,
nota come Mese, seguiva quasi esattamente lo stesso percorso del
presente viale Divanyolu. A seguito dell'abdicazione dell'imperatore
Diocleziano, nel 305 d.C., l'impero romano entrò in un periodo di
crisi che sfociò nella guerra tra Massimino e Licinio. Costantino I,
venne ritenuto l'unico vero erede dei grandi Cesari e fu proprio costui a
scegliere Bisanzio (l'altra possibile candidata era Troia) come nuova
capitale dell'Impero. La città venne rifondata nel III secolo d.C. e venne
denominato 'Deutera Roma' (Seconda Roma), anche detta 'Nea Roma'
(Nuova Roma). La sua grandezza fu tale che la presto prese il nome del suo
fondatore, 'Konstantinoupolis' e cioè Costantinopoli. L'impero
diventerà in seguito Impero Romano d'Oriente e dopo il V secolo d.C.
Impero Bizantino. Come Roma anche la nuova Bisanzio era costruita su
sette colli, e venne scelta come nuova capitale per ragioni militari
(posizione strategica), economiche (posizionata nel mezzo delle maggiori vie
del commercio con l'Oriente e l'Europa) e politiche (una città nuova poteva
essere meglio gestita dai mali politici che avevano corrotto l'antico
impero). Le nuove fondamenta, le mura di Costantino, furono fissate
il 26 novembre 328. Ai cristiani, il cui credo stava incominciando a
diffondersi, venne permesso di reclutare nuovi seguaci ed il
Cristianesimo divenne religione ufficiale dello Stato.
I primi imperatori bizantini riempirono la Costantinopoli di grandi tesori e
lo sviluppo demografico fu tale da superare, tra i secoli IV e VI, il mezzo
milione di abitanti. L'imperatore Costantino fece costruire un grande
Forum, al cui centro venne innalzata una sua statua, posta sulla sommità
di una colonna di pietra rossastra. Questa stessa colonna è oggi conosciuta
come Cemberlitas. Quando la città fu ricostruita, venne anche
edificato il Grande Palazzo di Costantino, nel colle che si affaccia
sul mar di Marmara, l'odierna Sultanahmet. L'edificio venne
costantemente ampliato nel tempo, tanto che nell'XI secolo divenne una vera
e propria 'città nella città', un'Acropoli. Nel corso della Istanbul
bizantina vennero costruiti diversi altri grandi edifici, molti dei quali
sopravvivono ancora oggi, tra i tanti la Basilica Cisterna, che
portava l'acqua alla città attraverso il grande Acquedotto di Valene
(oggi anche conosciuto come Acquedotto di Bozdogan), i Bagni
turchi di Beyazid ed altre ancora. Intanto la città cresceva con un gran
numero di chiese e monasteri, circondata da alte mura; presto divenne uno
dei principali centri del mondo cristiano medievale. La più maestosa
delle chiese era Hagia Sophia (dal greco Divina Sapienza) che, dopo
un certo numero di ricostruzioni, prese finalmente la sua forma attuale nel
periodo dell'imperatore Giustiniano, tra il 532 e il 537. Il Palazzo
di Costantino cadde in uno stato di abbandono dopo l'XI secolo, sostituito
dal Palazzo Manganoi, che si trovava nell'area compresa tra
Sarayburnu e Ahirkapi. Un secolo più tardi, la residenza reale fu
spostata ancora una volta in un'altra area, quella dell'attuale quartiere
Blakherna, nel nord-ovest della città, un'area che a sua volta
divenne oggetto di un nuovo sviluppo urbano.
Gli ultimi secoli dell'impero bizantino furono
pieni di intrighi e assedi. Toccò per primi agli Arabi, tra il VII e
VIII secolo, poi ai Barbari tra il IX ed il X secolo, e quindi ai
Crociati (tra il 1204 ed il 1261) che la saccheggiarono distruggendo i
suoi più tesori più preziosi. Quando Goffredo di Buglione entrò in
città rimase sorpreso dalla ricchezza del patrimonio artistico custodito al
suo interno. Nel mezzo secolo che seguì sotto il governo dei Crociati la
città non riuscì a riprendersi la precedente vitalità, e fu facile per i
Bizantini riconquistarla nel 1261. Nonostante il periodo in cui
Costantinopoli fu praticamente assoggettata nelle mani dei i ricchi mercanti
dei
mari
veneziani e dei genovesi, non fu mai tuttavia capace di
recuperare né la ricchezza né l'antico splendore di un tempo ed il 29
maggio del 1453 l'Impero Ottomano riuscì ad entrare nella città,
mettendo fine all'Impero bizantino. I turchi, guidati dal sultano Mehemt
I (Maometto I) conquistarono Costantinopoli rinominandola Islambol,
dal turco 'Città dell'Islam' e dal greco 'Eis tin Polis' (Verso la Città),
facendone capitale del proprio impero. Tra il XV ed il XVI secolo, i
sultani ottomani costruirono numerose moschee ed edifici pubblici,
ripristinandone l'antico splendore e trasformando la città in un nuovo
centro culturale, politico e commerciale. Si racconta che una volta entrato
all'interno della Basilica di Santa Sofia, prima di ordinarne la
trasformazione a moschea, il sultano s'inginocchiò a terra in segno di
rispetto e umiltà di fronte a tanto splendore. Nel 1459, sulle rovine
dell'antico Palazzo di Costantino, presero via i lavori del grande
Palazzo di Topkapi e la costruzione della nuova Istanbul islamica.
L'area di Galata, in mano ai Genovesi, rimase completamente
neutrale, mentre la città veniva assediata e catturata dai Turchi. La
neutralità continuò per diversi lunghi secoli e l'intera area, oggi
conosciuta anche on il nome di Beyoglu, poté conservare nel tempo un
aspetto caratteristico tutto suo (con chiese e comunità cristiane),
nonostante l'amministrazione turca.
Il
più grande sultano dell'Impero Ottomano, Solimano il Magnifico (Suleyman)
portò l'impero ai massimi splendori e alla massima espansione (arrivando
fino alle porte dell'Austria) ed oltre i confini meridionali dell'Ungheria.
Vennero costruiti importanti edifici come la Moschea Blu, conosciuta
anche con il nome Sultanahmet Camii (1597-1616), e
soprattutto venne creta una società civile che abbracciava culture
diverse tra loro, per tradizione, lingua, provenienza e religione. Il comune
denominatore dello sviluppo e delle vestigia ottomane era la tolleranza
ed il rispetto per le diverse etnie. Musulmani, cristiani ed ebrei
vivevano sotto lo stesso tetto. Si spiegano i nomi dei vari quartieri,
oltre Galata, anche Aksaray,
Karaman
e Carsamba, tutti legati ai coloni che man mano si stanziarono in città. Nel
XV secolo, in particolare, vi fu l'arrivo degli Ebrei cacciati dalla
Spagna durante il regno dei re cattolici (1492). Nel frattempo
continuava la costruzione delle moschee e le decorazioni della grande
arte islamica. Nel centro ottomano, vennero create scuole e librerie per
le attività accademiche, a cui si aggiunsero gli ospedali (darussifa);
venne insomma creato un nuovo concetto di urbanistica completamente
diverso da quello precedente dei bizantini: la parola d'ordine era lo
sviluppo della società, non solo della corte. In un breve lasso di tempo
vennero innalzati nuovi palazzi, sistemi di distribuzione dell'acqua,
moschee, cantieri navali, caserme dei giannizzeri (il corpo di
guardia del sultano), case per i mercati, centri per il commercio,
istituzioni di beneficenza, santuari, cimiteri ed abitazioni. Istanbul
assumeva un aspetto nuovo e completamente diverso, spesso tuttavia minato
dalla natura del territorio, terremoti, uragani e numerosi incendi.
Il sultanato, che possedeva tutte le doti delle grandi corti europee, fece
arrivare ad Istanbul i più grandi nomi del Rinascimento italiano, non
solo Bellini, ma anche Michelangelo e persino Leonardo da
Vinci, al quale venne commissionato il progetto (mai completato) di un
ponte sul Corno d'Oro, che andavano ad aggiungersi ai grandi artisti ed
architetti turchi.
Il
dominio ottomano durò fino alla Prima guerra mondiale e cioè fino a
quando la città non venne occupata dalle truppe alleate. Istanbul
entrò a far parte del protettorato inglese (così come la Palestina e
l'Iraq), mentre il resto dell'Impero Ottomano, ormai dissolto, viene
redistribuito tra francesi, italiani, greci e russi. Dopo anni di lotta
guidata da Mustafa Kemal Ataturk contro le forze di occupazione, nel
1923 viene fondata la Repubblica di Turchia ed Ankara (non
Istanbul)
diventa
la capitale della nuova nazione. Nonostante la perdita del suo ruolo
politico e amministrativo, Istanbul continuò ad espandersi senza conoscere
sosta, ed oggi la sua popolazione arriva a raggiungere gli oltre 14 milioni
di abitanti. Il suo cuore culturale e commerciale continua a vivere oggi
come in passato e forse ancor di più, così che si possa ancora dire della
città, come fece il poeta francese e uomo di lettere Alphonse de
Lamartine una mattina di maggio nel 1833, "
...[ad Istanbul]
uno guarda il panorama più bello che si possa trovare sulla terra, creato
dagli sforzi congiunti di Dio e dell'uomo, dell'arte e della natura"...
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