Alessandro Magno

Sei qui: Biografie >

Conquistatore e sovrano macedone vissuto tra il 356 e il 323 a.C., Alessandro Magno fu uno dei più grandi strateghi militari della storia antica, figura leggendaria della storia antica, le cui conquiste ebbero un profondo impatto sulla civiltà. In poco più di dieci anni di campagne riuscì a creare un impero che si estendeva dalla Grecia fino all'India, diffondendo la cultura ellenica in Oriente. La sua figura affascinante è passata alla leggenda come incarnazione degli ideali eroici.

 

Alessandro Magno, una delle figure più influenti della storia, fu un genio militare che conquistò vasti territori e lasciò un segno indelebile nel mondo. La sua eredità comprende la diffusione della cultura greca e la creazione di un vasto impero che si estendeva dalla Grecia all'India. Le strategie militari di Alessandro, come l'ordine di battaglia obliquo e l'uso della falange macedone, rivoluzionarono la guerra. Non fu solo un conquistatore, ma anche un leader visionario che cercò di unire e integrare culture diverse. Anche se il suo impero non sopravvisse a lungo alla sua morte, l'impatto di Alessandro sul mondo continua a farsi sentire ancora oggi.

Nelle antiche cronache dell'umanità, l'ascesa e il dominio di Alessandro Magno emergono come eventi d'importanza tale da tracciare nettamente un'epoca "prima" e un'era "dopo" la sua incursione nella storia. Pur avendo beneficiato di una serie di circostanze favorevoli che gli storici hanno accuratamente analizzato, la narrazione della sua vita trascende la semplice biografia per incarnare le visioni mitiche di Omero, rappresentando un monumento all'ambizione umana che ha ispirato generazione dopo generazione.

Alessandro Magno: l'ascesa di un Impero

Nella Grecia settentrionale del IV secolo a.C., la Macedonia, spesso snobbata e considerata "barbara" dai suoi vicini ateniesi, iniziò un'espansione sorprendentemente rapida sotto la guida visionaria di Filippo II. Il suo segreto militare risiedeva nell'innovativo "ordine obliquo di battaglia", già introdotto da Epaminonda, che sfruttava una falange macedone flessibile, ridisegnata con una formazione di sedici uomini in profondità, armata con la lancia chiamata sarissa.

A Pella, cuore pulsante della Macedonia, nel 356 a.C., Alessandro vide la luce. Quest'anno sembrò segnare un punto di svolta per la Macedonia: Parmenione sconfisse gli Illiri, un cavaliere macedone trionfò ai Giochi Olimpici, e Filippo accolse la nascita di Alessandro, che, nella sua notevole carriera militare, avrebbe mantenuto un record imbattuto.

Una leggenda affascinante racconta che, nello stesso giorno in cui Alessandro venne al mondo, il tempio di Artemide a Efeso, una delle Sette Meraviglie, fu distrutto da un incendiario chiamato Erostrato. La sua motivazione? La ricerca della fama eterna. Anche se fu rapidamente giustiziato e il suo nome proibito, il suo gesto rimane ancor oggi impresso nella storia, come un segno premonitore della grandezza destinata ad Alessandro.

Destinato alla Grandezza

Il suo destino sembrava scritto tra le stelle. Nato in una famiglia reale in un'era dominata da guerrieri e conquistatori, Alessandro era predestinato alla grandezza fin dal suo primo respiro. Quando venne al mondo, suo padre Filippo, era impegnato in battaglia in Calcidica. Alla notizia della nascita del figlio, Filippo, esultante, scrisse ad Aristotele ad Atene, esprimendo il desiderio che il filosofo educasse il giovane principe. D'altra parte, la regina Olimpia, madre di Alessandro, era una donna di grande determinazione, che giocò un ruolo cruciale nella formazione del carattere dei suoi figli.

Sotto la guida di tutori rigorosi come Lisimaco e Leonida, Alessandro ricevette un'educazione severa e disciplinata. Nonostante la sua naturale predisposizione all'irritabilità e all'emozione, l'austerità della sua formazione sembrò plasmare e temperare il suo carattere. In questo ambiente rigoroso, Alessandro sviluppò una profonda autodisciplina e un controllo su se stesso, qualità che sarebbero state fondamentali nella sua futura carriera di leader e conquistatore.

Con l'avanzare degli anni, Alessandro dimostrò di possedere un talento innato per la strategia e la tattica militare, oltre a un carisma irresistibile che lo rendeva amato dai suoi soldati e rispettato dai suoi avversari. Anche se era un prodotto del suo tempo e dell'ambiente in cui era cresciuto, Alessandro riuscì a distinguersi come un individuo eccezionale, uno che avrebbe lasciato un'impronta indelebile nella storia.

Guidato dalla sua insaziabile sete di conoscenza e dalla sua ambizione di espandere l'influenza della cultura greca, Alessandro intraprese campagne militari che lo portarono ben oltre i confini della Macedonia e della Grecia. Ogni sua conquista non era solo un trionfo militare, ma anche un'opportunità per fondere culture e tradizioni diverse, dando vita a un nuovo ordine mondiale.

Tuttavia, nonostante i suoi successi straordinari e la sua crescente leggenda, Alessandro era, in fondo, un essere umano. Affrontò sfide personali, contrasti interni e esterni, e la costante pressione delle aspettative che gravavano su di lui. La sua vita, benché breve, fu intensamente vissuta, e il suo legato continua a influenzare la cultura, la politica e la storia mondiale.

Aristotele e il giovane Alessandro

Nel suo dodicesimo anno di vita di Alessandro, l'allora re Filippo II, lontano per lunghi periodi a causa delle incessanti campagne belliche, si avvicinò a casa per sorvegliare l'evoluzione educativa del figlio. Ciò che trovò lo lasciò esterrefatto: un giovane di rara intelligenza, coraggioso, con un notevole senso di discernimento, e naturalmente curioso del mondo attorno a lui. Era il momento ideale per introdurre nella vita del principe la guida di Aristotele. Così, tra i tredici e i diciassette anni, Alessandro trascorse la maggior parte del suo tempo sotto la tutela del filosofo. Immergendosi in studi che spaziavano dalla grammatica alla geometria, passando per la filosofia, etica e politica, Alessandro però non aderì completamente ai pensieri del suo maestro. Anni dopo avrebbe rivelato che Aristotele gli aveva mostrato come "vivere con onore", esprimendo un profondo rispetto per il filosofo ateniese.

Aristotele fu anche la mente dietro la passione di Alessandro per le opere di Omero, in particolare l'Iliade, che nel tempo divenne quasi un'ossessione per lui. Durante una conversazione, il futuro conquistatore fu sondato dal suo mentore riguardo alle sue ambizioni una volta ottenuto il potere. Con saggezza oltre i suoi anni, Alessandro sottolineò l'incertezza del futuro. Aristotele, lontano da ogni dubbio, vedendo in lui un destino regale, predisse il suo illustre futuro.

Mentre Alessandro cresceva, la Macedonia espandeva i suoi territori e Filippo, suo padre, vedeva crescere la sua fama. La presenza di Alessandro, la sua audacia e la sua determinazione erano spesso paragonate a quelle di un leone. In una notevole occasione, secondo Plutarco, quando Alessandro aveva solo quindici anni, egli dimostrò un'anticipazione del suo destinato grandioso futuro. Davanti a un cavallo indomito che nemmeno i più esperti cavalieri riuscivano a controllare, Alessandro, con sorprendente maestria, lo domò, dando inizio alla leggendaria relazione con Bucefalo, il suo fedele destriero.

Il legame con Bucefalo

Robusto, in salute e di una bellezza mozzafiato, come descritto da Plutarco, Alessandro divenne, nel giro di pochi anni, l'epitome del giovane ideale. Cresciuto in un'atmosfera di amore platonico, con un mentore che era stato allievo prediletto di Platone, le sue prime esperienze affettive non sorprendono. Questi legami, comuni nella società e nell'epoca in cui visse, delineavano il suo ruolo in base all'età e al contesto.

Se l'amore, come postulato da Platone, avrebbe potuto incoraggiare l'eroismo, in Alessandro tale trasformazione era inevitabile. Ancor giovane, si sentiva pronto a guidare in guerra e governare un regno. E non dovette attendere per mettere alla prova queste capacità. Quando suo padre Filippo fu ferito a Perinto, Alessandro fu chiamato a sostituirlo. Questa fu la sua prima esperienza in battaglia e, con una condotta esemplare, fu successivamente nominato reggente in Macedonia. Nel 338 a.C., marciò con suo padre verso sud per sottomettere le tribù di Anfisa, a nord di Delfi.

Dal 380 a.C., un visionario greco, Isocrate , aveva predicato la necessità di abbandonare le lotte intestine nella penisola e di formare una lega panellenica. Ma decenni dopo, l'ateniese Demostene mostrò la sua preoccupazione per le conquiste di Filippo, che aveva conquistato la costa settentrionale dell'Egeo. Demostene, nemico dichiarato di Filippo, approfittò della distanza per indurre gli Ateniesi ad armarsi contro i Macedoni. Quando il re lo seppe, partì con suo figlio per Cheronea e combatté contro gli Ateniesi. Le gloriose falangi tebane, imbattute fin dalla loro formazione ad opera del geniale Epaminonda, furono completamente devastate. Tutti i soldati tebani morirono nella Battaglia di Cheronea, dove il giovane Alessandro guidava la cavalleria macedone.

Durante le ostilità, Alessandro si guadagnò la stima e la lealtà dei suoi uomini, al punto che i macedoni cominciarono a dire che mentre Filippo rimaneva il loro comandante, il loro cuore era già saldamente con Alessandro come loro sovrano. Quinto Curzio Rufo illustra la battaglia di Cheronea, in cui, malgrado la sua gioventù, Alessandro dimostrò di possedere non solo coraggio ma anche una profonda capacità strategica. Dopo la vittoria, Filippo, commosso, abbracciò suo figlio e con voce tremante gli disse: "Cerca un regno alla tua altezza, poiché la Macedonia ti sta stretta".

Concluse le spedizioni contro Traci, Illiri e Ateniesi, Alessandro, insieme ad Antipatro e Alcimaco, venne eletto come rappresentante di Atene per ratificare l'accordo di pace. Fu in quel momento che Alessandro ebbe l'opportunità di ammirare la magnificenza della Grecia, quella stessa Grecia che aveva conosciuto grazie alle epopee di Omero e che Aristotele gli aveva insegnato ad amare. Durante il suo soggiorno, fu accolto con grandi celebrazioni. Visitò i luoghi di formazione e di sport, impressionando tutti con la sua abilità nel pentathlon. In quei luoghi ebbe anche modo di entrare in contatto con le opere d'arte del grande Prassitele e di conoscere le prime espressioni della scuola artistica attica.

La tragedia di Filippo

Mentre Alessandro era immerso in questi affari, Filippo aveva già unificato gran parte della Grecia sotto il suo comando, tranne Sparta. Nel 337 a.C., colpito da un sentimento nato durante un periodo passato nelle regioni adriatiche, Filippo decise di cercare Atala, la principessa che aveva conquistato il suo cuore. Malgrado due decenni di matrimonio con Olimpia, di cui la maggior parte trascorsi in discordia, Filippo non esitò a mettere da parte sua moglie per sposare Atala.

Il cuore di Alessandro, legato affettuosamente alla madre, non poté tollerare tale affronto. Anche se riluttante, partecipò al banchetto nuziale, durante il quale espresse la sua disapprovazione verso le azioni del padre. Un Filippo ebbro reagì sguainando la spada contro il figlio. Alessandro, offeso e ferito nell'orgoglio, fuggì con sua madre Olimpia cercando rifugio presso suo zio, re di Molosia.

Lì trovarono accoglienza fino a quando Filippo, mostrando segni di rimorso, tentò di riconciliarsi con Olimpia. Ma nonostante l'accordo apparente, potrebbe essere stata Olimpia stessa a ordire il complotto per l'assassinio di Filippo, desiderosa di vendetta. Nel 336 a.C., durante le nozze di sua figlia Cleopatra con Alessandro di Molosia, Filippo II incontrò il suo tragico destino. Durante la processione nuziale, fu colpito a morte da Pausania.

Il mistero dell'Assassinio

Sebbene vi siano chiare indicazioni dell'implicazione di Olimpia nell'omicidio del re, rimane un quesito: Alessandro ne era al corrente? All'età di soli vent'anni, Alessandro si trovò a ereditare l'imponente regno di Macedonia, quasi come se il destino avesse già tracciato per lui un percorso di grandezza e gloria. Senza perdere tempo, iniziò a consolidare il suo potere. Anche se Quinto Curzio Rufo sostiene che "egli stesso punì gli assassini di suo padre", tale affermazione appare dubbia. Ciò che è certo, però, è che Alessandro eliminò rapidamente tutti i potenziali avversari e nemici. Prima della fine del 336 a.C., presso l'assemblea popolare di Corinto, venne proclamato "Comandante Supremo delle forze greche", segnando l'inizio di una nuova era per la Macedonia e per tutto il mondo greco.

Alessandro re di Macedonia

Nell'alba del 335 a.C., Alessandro fu chiamato a domare le insurrezioni in Tracia e Illiria. Le sue spedizioni militari riuscirono in poco tempo a portare entrambi i territori sotto la sovranità macedone. Ma mentre ritornava trionfante, un'altra sfida lo attendeva. Tebe e Atene, incoraggiate da false voci sulla sua morte a Icaria, si sollevarono in rivolta, tentando di formare un'alleanza.

L'Assedio di Tebe

La resistenza di Tebe fu tenace e determinata, a differenza delle precedenti campagne in Tracia e Illiria che si erano risolte con relativa facilità. Di fronte all'ostinata difesa della città, Alessandro optò per una strategia aggressiva. Le sue truppe massacrarono più di 6.000 cittadini, schiavizzarono 30.000 persone e decretarono la distruzione totale di Tebe. Tuttavia, in un gesto che dimostra il suo profondo apprezzamento per le arti, risparmiò la dimora del rinomato poeta greco Pindaro, autore degli "Epinici", poemi in onore degli atleti. Atene, vedendo la potenza di Alessandro, si arrese senza combattere.

La visione di Alessandro

Tornato in Macedonia, Alessandro intensificò i preparativi per la sua ambiziosa campagna contro l'impero persiano, un sogno iniziato da suo padre Filippo e interrotto tragicamente dalla sua morte. Durante questo periodo, è probabile che abbia visitato sia l'Epiro che Atene. In Epiro, regnava sua sorella Cleopatra, e ad Atene, lo scultore Lisippo, intimo amico di Alessandro, aveva iniziato a modellare busti del giovane re.

Destino e Divinazione

Mentre stava organizzando la sua spedizione in Persia, gli giunse notizia che la statua del mitico Orfeo stava sudando. Preoccupato per questo presagio, consultò un oracolo, il quale gli predisse che la sua grandezza sarebbe stata tale che i poeti avrebbero avuto difficoltà a celebrare le sue imprese. Rafforzato da questa profezia, Alessandro si avventurò verso la Persia con un esercito di 37.000 uomini, lasciando ad Antipatro la responsabilità di mantenere la pace in Grecia.

Alessandro e gli incontri con Diogene di Sinope e Dionide

Arrivando a Corinto, Alessandro decise di fare visita al rinomato filosofo Diogene, noto per il suo spiccato disinteresse nei confronti dei beni materiali e delle norme sociali. Nonostante avesse quasi ottant'anni, Diogene manteneva un acume intellettuale invidiabile. Trovandosi a riposare sotto un portico, godendo dei raggi del sole, Diogene accolse l'avvicinarsi del sovrano con un sereno distacco. Come riportato da Plutarco, alla presentazione di Alessandro: "Sono Alessandro, il grande re", Diogene rispose semplicemente: "E io, invece, sono Diogene, il cinico". Alla proposta del re, "C'è qualcosa che posso fare per te?", il filosofo, senza esitazione, replicò: "Certamente, potresti spostarti. La tua ombra mi sta privando del calore del sole". In seguito, Alessandro confidò ai suoi compagni: "Se non avessi avuto la fortuna di essere Alessandro, avrei desiderato essere Diogene".

In un altro episodio celebre, Alessandro incontra Dionide, noto corsaro tra i popoli dei Cari, Tirreni e Greci. Catturato e presentato al re, Dionide non vacillò di fronte all'intimidazione di Alessandro. Al rimprovero del re: "Chi ti ha dato il permesso di predare i mari?", Dionide ribatté: "La stessa autorità con cui tu invadi le terre". Alessandro replicò: "Io sono un monarca, mentre tu non sei altro che un brigante". "In realtà, il nostro compito non è molto diverso", replicò prontamente Dionide. "Se gli dei mi avessero fatto re e te pirata, forse avrei governato meglio di te, e tu non saresti mai stato un pirata tanto audace quanto me". Si dice che queste parole abbiano impressionato Alessandro a tal punto da concedere a Dionide la libertà.

Verso la conquista della Persia

Nel 334 a.C., presso il fiume Granico, Alessandro inflisse una durissima sconfitta ai satrapi persiani. Durante l'aspro scontro, la vita di Alessandro fu messa in pericolo, ma fu Clito il Nero, uno dei suoi generali, a salvarlo in extremis. Dopo aver assoggettato Alicarnasso, il giovane re proseguì verso la Frigia. Ma prima, facendo tappa ad Efeso, ebbe l'opportunità di incontrare il talentuoso Apelle, che divenne il suo ritrattista ufficiale. Apelle rimase alla corte macedone fino alla scomparsa di Alessandro.

Nel 333 a.C., il conquistatore giunse a Gordio, antica residenza del mitico re Mida e snodo cruciale per i commerci tra Ionia e Persia. Qui, gli abitanti posero davanti ad Alessandro un enigma che sfidava qualsiasi soluzione: un nodo complesso che legava il giogo del carro del loro ex sovrano, Gordio. Una profezia affermava che chiunque fosse riuscito a slegarlo avrebbe regnato incontrastato. Molti avevano tentato e fallito, ma Alessandro, con audacia, tranciò il nodo di un solo colpo di spada, esclamando ironicamente: "Così si risolve il problema". In questo gesto simbolico, Alessandro sottolineava la sua ambizione di dominare il mondo conosciuto.

Avanzando attraverso il Tauro, Alessandro procedette verso la Cilicia. Nell'autunno del 333 a.C., la vasta piana di Issos fu testimone di un epico scontro tra le forze di Alessandro e Dario III, il monarca persiano. Conscio del netto vantaggio numerico delle forze nemiche, Alessandro si rivolse alle sue truppe con parole ispiratrici. Era fermamente persuaso che una strategia ben ponderata avrebbe avuto la meglio sulla pura forza dei numeri e che un attacco audace avrebbe ribaltato le sorti a favore dei Greci. Mentre il destino della battaglia rimaneva in bilico, Dario, mostrando la sua natura vigliacca, optò per la fuga, lasciando i suoi soldati al loro tragico destino. Diverse città caddero preda delle saccheggi, mentre la regina e le principesse persiane vennero catturate. Tale svolta costrinse Dario a proporre condizioni di pace estremamente favorevoli al giovane conquistatore macedone. Offrì a Alessandro l'intera porzione occidentale del suo vasto impero e la mano di una delle sue figlie in matrimonio. Il leale Parmenione, valutando l'offerta, disse: "Se fossi al tuo posto, Alessandro, accetterei". Alessandro, con spirito, replicò: "Anch'io farei lo stesso, se mi trovassi nei panni di Parmenione".

L'ambizione di Alessandro non si limitava a un mero trattato vantaggioso; aveva gli occhi puntati sulla conquista dell'intera Persia. Per raggiungere questo obiettivo, era fondamentale avere il pieno controllo sul Mediterraneo orientale. Dopo un assedio che durò ben sette mesi, riuscì a decimare la potente città di Tiro. Conquistò Gerusalemme e marciò in Egitto, dove, grazie alla sua crescente reputazione come colui che aveva sconfitto i Persiani, fu accolto a braccia aperte e visto come un eroe salvatore. Abbracciando la cultura locale, Alessandro si pose come guardiano della venerabile fede di Amon. In seguito, durante una visita al sacro tempio dell'oracolo di Zeus Amon situato nell'isolata oasi di Siwa nel deserto libico, gli fu attribuita una genealogia divina, celebrando la sua grandezza alla maniera dei faraoni d'Egitto.

La decisione di visitare quel tempio, legato a un dio non strettamente egiziano, nascondeva un'astuta mossa strategica. Alessandro, con la sua accortezza politica, sapeva quanto fosse fondamentale rafforzare la sua posizione e accrescere il suo carisma tra gli elleni, tra i quali non mancavano detrattori. Si narra che, chiedendo la visione dell'oracolo, il sacerdote lo accolse con il rispetto dovuto ai faraoni, chiamandolo "figlio di Amon". La leggenda vuole che Alessandro, entrando da solo nel sacro edificio, avesse ricevuto una risposta "in linea con le sue aspirazioni", come lo stesso sovrano avrebbe poi rivelato. La storia di questa visita e il significato del messaggio divino hanno suscitato numerose speculazioni e dibattiti. Gran parte degli storici concorda nell'affermare che, in quel luogo, l'oracolo avrebbe rivelato ad Alessandro la sua stirpe divina e avrebbe anticipato l'ascesa del suo vasto impero. Tuttavia, la realtà è che non abbiamo testimonianze scritte dirette di ciò che l'oracolo effettivamente pronunciò.

Ritornando lungo la punta occidentale del delta del Nilo, Alessandro gettò le fondamenta della città di Alessandria in un contesto paesaggistico mozzafiato, destinato a diventare il gioiello dell'era ellenistica. La sua scelta per la posizione fu influenzata da Omero. Raccontava di un sogno in cui il celebre poeta gli aveva rievocato alcune righe dell'Iliade: "Nel profondo e sonoro Ponto / sorge un'isola di fronte all'Egitto / chiamata luminosa Faro". Ed è proprio vicino a Faro e lungo le coste adiacenti che Alessandro immaginò di erigere la città che avrebbe rappresentato il cuore pulsante dell'ellenismo e il crocevia tra l'Oriente e l'Occidente. Nel tentativo di tracciare il confine urbano, invece di usare la calce, optò per la farina. Ma gli uccelli, attratti, cominciarono a consumarla, cancellando le linee tracciate. Tale episodio fu visto come un segnale divino, prediceva che la grandezza di Alessandria si sarebbe estesa ben oltre i suoi confini, raggiungendo ogni angolo del mondo.

Nell'alba del 331, Alessandro, che aveva affidato la Macedonia a Antipatro tre anni prima come reggente, non aveva mai mostrato l'intenzione di fare ritorno. La sua "odissèa" lo portò oltre i fiumi Eufrate e Tigri, e fu nella distesa di Gaugamela che affrontò l'ultima resistenza di Dario III, sigillando il destino della dinastia achemenide nella cruciale Battaglia di Arbela. I persiani, vantando un'impressionante potenza di fuoco, avevano come elemento sorpresa gli elefanti.

Parmenione suggerì un assalto notturno, ma Alessandro desiderava che ogni sua conquista fosse illuminata dal sole. Quella notte, si concesse un sonno profondo e imperturbabile, guadagnando l'ammirazione dei suoi per tale inaspettata tranquillità. Aveva elaborato una strategia brillante per contrattaccare le mosse persiane. La rapidità della sua cavalleria era il suo punto di forza, e contava sulla nota timidezza del suo rivale, pianificando di frantumare le linee nemiche al primo assalto. Come previsto, Dario mostrò ancora una volta la sua debolezza e si ritirò al cospetto di Alessandro, subendo un altro umiliante rovescio. Le città principali aprirono le loro porte ai Macedoni. Una volta a Persepoli, Alessandro stabilì che Susa, Babilonia ed Ecbatana fossero conquistate quasi simultaneamente. Nel luglio 330, il destino colpì Dario, assassinato per ordine di Besso, il satrapo di Battria, che aveva orchestrato la sua deposizione.

Alessandro estese la sua dominazione alle regioni orientali e proseguì con determinazione il suo cammino verso l'oriente. Intorno a lui, con il tempo, fiorirono innumerevoli narrazioni e miti, che dipingevano l'immagine di un eroe che pareva imbattibile. Si diceva che portasse con sé vestiti persiani, un gesto audace che divergeva dalle tradizioni greche, a testimonianza della sua sovranità su entrambe le culture. Alcune cronache narrano che, in un impeto di rabbia, decise di incendiare Persepoli; che, in preda all'ira, abbia ucciso Clito, l'eroe che un tempo gli aveva salvato la vita sul campo di battaglia di Granico; che abbia sentenziato a morte Callistene, un nipote del grande filosofo Aristotele, per aver scritto versi che suggerivano la sua natura spietata; e che abbia preso in moglie Rossane, una principessa persiana, sfidando le convenzioni greche. La sua ambizione lo portò addirittura nelle terre dell'India, dove si scontrò con l'illustre re indiano Poro. In quella fiera battaglia (la Battaglia dell'Hydaspes) perse Bucefalo, il suo leale destriero, in memoria del quale Alessandro fondò una città, ribattezzandola Alessandria Bucefala, odierna Jhelum, città del Punjab pachistano.

Il ritorno

Dopo aver fondato una ennesima Alessandria, Alessandro notò il crescente affaticamento delle sue truppe. Gli uomini erano stanchi e provati, e nel 326, una volta arrivati a Hyphasis - la località più ad est che avrebbero mai esplorato - un ammutinamento costrinse l'esercito a invertire la marcia. Durante la traversata di ritorno, le truppe si separarono: il generale Nearco cercò una rotta marittima, mentre Alessandro, alla guida della maggior parte delle forze, affrontò le impervie condizioni del deserto di Gedrosia, corrispondente agli odierni Iran sud-orientale e Belucistan. Tantissimi soldati perirono durante quella marcia, con la disidratazione che si rivelava spesso più letale delle armi nemiche. Malgrado le gravi perdite, le truppe raggiunsero la loro meta e, con un fastoso matrimonio collettivo, l'espansione nell'Oriente fu sancita.

Una volta a Babilonia, Alessandro non tardò a reprimere con fermezza coloro che gli erano avversi, ordinando esecuzioni. Aveva in mente un'ambiziosa visione di un esercito ibrido, unendo elleni e barbari, per superare le tradizionali idee di libertà macedoni. Aspirava a forgiare un impero unificato, e in questo contesto adottò riti achemenidi, consolidando alleanze con eminenti casate orientali. Era convinto che questa strategia avrebbe cementato il suo sogno di dominio globale. Continuò senza sosta nelle sue imprese, elaborando nuove campagne, fino a quando la malattia lo confinò al letto, privandolo della parola. Tuttavia, un tragico evento avrebbe scosso profondamente il suo animo: la prematura scomparsa del suo caro amico Efestione.

Durante la sua campagna a Battra, Alessandro sposò Rossane, da cui ebbe Alessandro IV, nato dopo la sua morte. Si unì anche in matrimonio con Statira a Susa, nell'ambito di un più ampio progetto di fusione tra le culture, celebrando diverse nozze tra i suoi soldati macedoni e donne locali. Statira era la primogenita di Dario III, mentre Dripetide, che divenne consorte di Efestione, era la più giovane. Alessandro riponeva grande fiducia in Tolomeo, probabilmente suo fratellastro, che ricopriva un ruolo chiave nel suo esercito. Nearco, un altro dei suoi ufficiali, era stato suo compagno sin da bambino. Ma Efestione occupava un posto speciale nel suo cuore: un amico intimo, forse anche un amante, ma soprattutto un consigliere sagace con cui condividere le sue visioni politiche; tra di loro esisteva un profondo legame di stima reciproca.

Quando Efestione morì inaspettatamente nell'ottobre del 324 a Ecbatana, il dolore provato da Alessandro fu devastante, precipitandolo in una spirale di tristezza che culminò nella sua scomparsa pochi mesi dopo. Nel 325, al suo rientro dall'India, subì una grave ferita al torace durante la marcia lungo l'Indo; la successiva traversata del deserto di Gedrosia, sotto il sole cocente, mise ulteriormente a repentaglio la sua condizione fisica. Nell'estate del 324, cercando un po' di riposo, si ritirò nella residenza estiva di Ecbatana, in compagnia di Rossane ed Efestione. Durante quel periodo, Rossane rimase incinta, mentre Efestione, colto da una malattia improvvisa, venne a mancare. Profondamente addolorato, Alessandro trasportò la salma a Babilonia, dove organizzò solenni esequie in onore del suo caro amico.

Dando inizio a una nuova avventura, Alessandro si mise a esplorare le coste dell'Arabia. Durante il suo viaggio sulle acque del Basso Eufrate, fu colto da una febbre malarica che si rivelò letale. Nel giugno del 323, in una ziggurat di Bel-Marduk, già in rovina ma ancora maestosa, un indebolito Alessandro passò il suo anello reale a Perdicca, che aveva assunto un ruolo chiave dopo la scomparsa di Efestione. Il grande condottiero aveva appena superato i trent'anni. Al suo capezzale si trovava Rossane, mentre Statira era rimasta a Susa, protetta nel palazzo di sua nonna Sisigambi. L'Eufrate, nel frattempo, seguiva il suo corso naturale. Ironia della sorte, nello stesso giorno, il filosofo Diogene il Cinico, noto per la sua semplicità estrema, morì a Corinto all'età di quasi novanta anni. La sorprendente preservazione del corpo di Alessandro, nonostante il caldo opprimente di Babilonia, avrebbe in seguito alimentato teorie miracolistiche durante l'era cristiana. Ma nel IV secolo a.C. non esistevano tali credenze. È probabile che la morte effettiva di Alessandro sia sopraggiunta molto più tardi di quanto si pensasse allora.

Tragicamente, Alessandro IV, suo erede, e Rossane, sua consorte, furono traditi e uccisi da Cassandro quando il giovane aveva solo tredici anni, nel 310 a.C. Cassandro, figlio primogenito di Antipatro, assunse il controllo della Macedonia dopo l'assassinio. Cleopatra, sorella di Alessandro, governò la Molosia per un lungo periodo dopo la morte di suo fratello. Olimpia, madre di Alessandro, ebbe alterchi politici con Antipatro e successivamente si alleò con Poliperconte. Ma nel 316 a.C., quando aveva raggiunto il cul

Tragicamente, Alessandro IV, suo erede, e Rossane, sua consorte, furono traditi e uccisi per ordine di Cassandro quando il giovane aveva solo poco meno di tredici anni, nel 310 a.C. Cassandro, figlio primogenito di Antipatro, assunse il controllo della Macedonia dopo l'assassinio. Cleopatra, sorella di Alessandro, governò la Molosia per un lungo periodo dopo la morte di suo fratello. Olimpia, madre di Alessandro, ebbe alterchi politici con Antipatro e successivamente si alleò con Poliperconte. Ma nel 316 a.C., quando aveva raggiunto il culmine della sua influenza, venne tristemente giustiziata a Pidnia. La storia di Alessandro fu raccontata anche da Tolomeo, uno dei suoi fidati ufficiali. Quest'ultimo salì al trono dell'Egitto e fondò la dinastia dei Tolomei. Questa linea di regnanti si protrasse fino al 30 a.C., anno in cui la leggendaria Cleopatra, l'ultima regina di questa dinastia, concluse il suo regno. Il complesso lascito di Alessandro, rimase intrecciato con la storia di queste figure, dimostrando come il suo impatto avrebbe avuto ripercussioni per generazioni, influenzando non solo il corso della storia macedone e greca, ma anche quella delle regioni lontane dove il condottiera era arrivato, con echi e influenze al successivo grande impero che si sarebbe imposto nel mondo antico, quello Romano.

Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.

Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:  Paypal

 

 

 
FacebookYoutubeScrivi a Informagiovani Italia