VISITARE ARQUÀ PETRARCA
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INFORMAZIONI E GUIDA.
Meraviglioso
borgo medievale Arquà Petrarca è il luogo dove il grande poeta
Francesco Petrarca scelse di trascorrere gli ultimi anni della
sua vita. Luogo ideale per una fuga romantica tra arte, storia e
natura.
Borgo di origine medievale, inserito
nel morbido paesaggio dei colli euganei, Arquà Petrarca prende
il nome dal grande poeta toscano, qui sepolto, che soggiornò a
lungo in questa località, simile, per la dolcezza del rilievo,
alle colline della sua
Arezzo.
Il nome della cittadina deriva dal latino Aquatum, poi
volgarizzato in Arquade e infine in Arquà.
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Nel 1860 fu aggiunto il nome di Petrarca. Una terra compresa nell'"Agro atestino" al
tempo dei romani, Arquà Petrarca fu sottoposta nel medioevo
all'autorità dei podestà di
Padova.
Dal al XVIII secolo venne retta dai vicari della Repubblica di Venezia.
La struttura
urbana del paese è molto semplice, si potrebbe dire quasi
casuale. Ciò che affascina è piuttosto l'atmosfera un po'
sognante e incantata che pervade l'abitato, sospeso nel suo
passato medievale.
La natura contribuisce in modo determinante a
creare quest'immagine sia con l'andamento avvolgente della
spalliera di colli sia con la ricchezza della vegetazione che
getta ombra tra le costruzioni piegate da linee co-gotiche. Il luogo scelto come buon retiro, dal
Petrarca
negli ultimi suoi quattro anni di vita, ha qualcosa di
indefinibile che aleggia nell'aria che assomiglia un po'
alla sua Toscana, un po' alla
Provenza dove il poeta passò molti anni della sua vita, tra
Avignone e Vacluse.
Francesco Petrarca, nato ad Arezzo nel
1304, fu uno dei più grandi poeti scrittori italiani, autore del
Canzoniere, dei Trionfi e di molte altre opere in latino e in
volgare. Ebbe i primi contatti con Arquà nel 1368, già
ultrasessantenne. Fiaccato dai lunghi viaggi in Italia e in
Europa, dai continui cambiamenti di dimora, dagli impegni
diplomatici e dalle insistenze dei potenti che lo volevano come
ospite, scelse come suo ultimo rifugio il solitario borgo sui
Colli Euganei, in cui possedeva un podere donatogli dal
signore di Padova. Nella primavera del 1369 vi giunse da Padova
per sistemare la casetta e piantare gli alberi del giardino, nei
primi mesi del 1370 cominciò ad abitarvi in pianta stabile, pur
con frequenti spostamenti in città. Nel 1371 a un amico
veneziano scrisse: "Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in
un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta,
circondata da un uliveto e da una vigne, dove trascorro i miei
giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dei rumori,
dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo, “ Disse
anche “Preferisco che la morte mi colga intento alla lettura o
mentre scrivo". E così probabilmente avvenne.
Le vecchie case di sasso e mattoni, disposte secondo
l'andamento irregolare del terreno, conservano per la maggior parte
la fisionomia originaria. Il paese si articoli intorno a due
piccole chiazze, collegate da una via ripida e tortuosa,
fiancheggiata da un'alta muraglia. Al centro della piazzetta
inferiore, compresa tra la chiesa di Santa Maria e trecenteschi
palazzi nobiliari, è situato il grande sarcofago in marmo rosso
di Verona, posato su bassi pilastri, che contiene le spoglie del
Petrarca. La piazzetta superiore, detta di San Marco, dalla presenza
di una colonna sormontata dalla leone, simbolo della
serenissima, racchiude una parte dell'antica Loggia dei Vicari,
composta nel gioco prospettico delle semplici arcate.
Proseguendo lungo la salita, è possibile visitare la casa del
Petrarca, costruita nel XIV secolo, ampliata del XVI e
restaurata dalla 1913 e il 1923, di linea essenziale, arricchita
da una loggetta al primo piano ed è profili tribolati delle
piccole finestre.
Come passava le sue giornate nella
casa di Arquà il sommo poeta?
Sappiamo che riceveva visite ma, più di tutto,
preferiva confrontarsi con le presenze mute del passato,
meditava infatti, in quegli ultimi anni, sulla grandezza degli
antichi, consapevole della polvere che avrebbe presto avvolto le
sue ossa. La prima lettera del poeta da Arquà, è datata 1370 ed è
indirizzata a un medico. Molte lettere si concludono con una
notazione: ad auroram, sul far dell'alba. Era nel passaggio dalla
notte al giorno che scriveva agli amici: il momento migliore per
raccogliere i pensieri, dopo aver pregato, letto, medicato,
sottraendo ore al sonno, che non amava, perché specchio della
morte. Poi, ad auroram, usciva, ad incontrare il risveglio
della natura, nel fresco delle prime luci del giorno. La moda
petrarchista ha fatto erigere qui a ricche da famiglie venute da
Venezia chiese, palazzetti ville.
Lungo le rampe tortuose che dal
paese basso portano quello alto ci si trova subito immersi in
una fantasia rurale, che comincia con le prime case in pietra,
prosegue con la visione dei vecchi lavatoi e abbeveratoi,
subito prima della fontana detta del Petrarca (
preesistente al poeta, ma dove sicuramente il poeta stesso
veniva ad attingere l'acqua) e termina sul sagrato della Chiesa di Santa Maria
Assunta. In mezzo al
sagrato si trova la Tomba del Petrarca, l'arca eretta sei anni dopo
la sua morte in Marmo rosso di Verona. Di questa Chiesa si
ha notizia
sin dal 1026; ai tempi del Petrarca aveva un porticato ed era
usanza farsi seppellire vicino ad essa, come lo stesso poeta nel
suo testamento aveva chiesto. All'interno la chiesa,
recentemente ristrutturata, conserva affreschi della scuola
veneto-bizantina, un polittico trecentesco, una polittico di
Palma il Giovone.
Giunti in Piazza Petrarca nel borgo
alto, troviamo il Palazzo Contarini, in stile
gotico-veneziano del XV secolo e, acconto una pittoresca
osteria detta del "Guerriero", ora chiusa. Uscendo dalla
piazza e percorrendo via Roma si incontrano una casa romanica
con aggiunte gotiche e quattrocentesche e una piccola dimora con
nicchia e affresco che era sede, agli inizi del Trecento, di un
ospedale per mendicanti. Alla volta, dopo un'altra casa
duecentesca, appare Villa Alessi di origine trecentesca, restaurata
nel 1789. Alla fine della salita ecco lo scorcio sublime degli
appena restaurati Oratorio della Santissima Trinità con la
Loggia dei Vicari, un tempo abbellita dagli stemmi gentilizi di
nobili padovani che amministrarono Arquà per conto di Venezia.
La loggia, rimasta scoperta dal 1828 presenta ora una
caratteristica copertura in rame sostenuta da capriate in vetro
che riflettono il sole creando magici giochi di luce. L'oratorio
con tetto campana, ospita una tela di Palma il Giovane del 1626
e resti di affreschi trecenteschi. Nei pressi, si ammira una
bella casa rifatta del cinquecento, con un'ampia balconata sui colli
circostanti. Vista la colonna delle Leone Veneto del 1612, si
imbocca via Velleselle, per giungere alla Casa di Petrarca
immersa nel verde, circondata dagli orti che lui stesso
curava, l'abitazione è preesistente al poeta, a cui fu donata, secondo la tradizione, da
Francesco il vecchio da Carrara, signore di Padova.
Petrarca l'abito dal 1370 al 1374, la ingrandì e la
migliorò. Nel
cinquecento furono aggiunti la loggetta e gli affreschi ispirati
alle sue opere, e altre modifiche seguirono nel tempo.
La
suggestione di questo luogo, che naturalmente oggi, nella
struttura generale e nella disposizione degli spazi interni e
degli arredi, e alquanto diverso da come lo vedeva Petrarca, sta
e il suo potere evocativo, complice il paesaggio che gli si
distende davanti vecchie e più o meno lo stesso che ammirava il
poeta
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