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Celestino V e gli altri papi
dimissionari oltre a Benedetto XVI
L'11
Febbraio 2013, Papa Benedetto XVI ha annunciato le sue "dimissioni" dal
soglio pontificio.
Dimissioni: una parola che si è sentita poco nella storia secolare
della Chiesa, eppure i casi non furono così pochi come si potrebbe
pensare. Il primo ad "abdicare" fu il quarto papa di Roma, agli albori
della cristianità nel 97 d.C, si chiamava Clemente I.
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Poi fu la volta di
Ponziano, il 28 settembre del 235 d.C; primo di una serie di altri dieci
successori di Pietro, che rinunciarono o furono deposti (per alcuni i
due elementi si sovrapposero); il più famoso dei quali, e unanimemente
citato, è Celestino V. Iniziamo da quest'ultimo, il più famoso. Dante,
nella Divina Commedia, lo bollò come ignavo e lo assegnò al
vestibolo dell'Inferno perché fece "per viltade il gran rifiuto".
Tuttavia Celestino venne esaltato dal Petrarca e da altri. Ma
il giudiziò di Dante fu quello che pesò di più e restò da allora alla figura
di Pietro da Morrone, assunto al soglio pontificio col nome di
Celestino V, la definizione che di lui diede il grande scrittore
fiorentino.
E ancora oggi il Santo, canonizzato da Clemente V il 5
maggio 1313, è ricordato da libri di scuola e storici come il pontefice
del gran rifiuto. Nato nel 1210 da povera una famiglia, il giovane
Pietro si ritirò a vita eremitica sul monte Morrone, nei pressi di
Sulmona, poi venne ordinato prete a Roma. Fu lui ad accogliere alcuni
transfughi dell'Ordine francescano (della corrente degli Spirituali) che
credevano nelle previsioni di Gioacchino da Fiore, quindi
nell'avvento di un "papa angelico". Nel 1284, desideroso di tornare
ad una esistenza solitaria, Pietro lasciò ad un vescovo la guida dei suoi
discepoli. Sul suo nome, dopo la morte di Nicolò IV (avvenuta il 4
aprile 1292), il conclave trovò un accordo, grazie alla mediazione del
cardinale Latino, e superò in questo modo la storica rivalità a Roma tra
gli Orsini e i Colonna: era il 5 maggio 1292.
Pietro da Morrone accettò la sua elezione,
scacciando molti dubbi, assunse come detto il nome di Celestino V e fu
consacrato. Come papa si dimostrò stanco e debole, cosa che permise a
Carlo II d'Angiò re di Napoli, di guidarlo a suo piacimento. Celestino
V, infatti, nominò esponenti napoletani ai più alti uffici della Curia e, un
mese dopo la sue elezione, creò dodici nuovi cardinali, sette dei quali
francesi (ricordiamo che gli angioini venivano dalla Francia, in Inghilterra
sarebbero stati chiamati Plantageneti). A novembre, infine, si lasciò
portare a Napoli e qui stabilì la sua residenza a Castelnuovo. Più
tardi, si era ne principio dell'Avvento, si fece chiudere in una piccola
cella di legno, lasciando il governo della Chiesa a cardinali di sua
fiducia. Era Carlo d'Angiò, ad influenzare tutte le scelte del pontefice,
con la collaborazione intellettuale del cardinale Benedetto Caetani,
il futuro Bonifacio VIII. Cinque mesi durò il "regno", senza coraggio di
Celestino V.
Il 13 dicembre il papa si
arrese è lesse in concistorio la sua rinuncia solenne al
papato, un po' come è avvenuto a Benedetto XVI.
Due anni dopo il suo posto fu preso dal Caetani. Seguì
una furente lotta di potere tra le diverse fazioni in
seno alla Chiesa. I «Celestini» si opposero alle
"dimissioni" del papa e appoggiarono i Colonna nella
lotta a Bonifacio. Critiche e polemiche che coinvolsero
anche Celestino. |
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L'ex papa si diede alla fuga, inseguito dall'abate di Montecassino e dal camerlengo di
Bonifacio, il quale gli aveva negato la possibilità di
tornare nella sua città abruzzese. Pietro da Morrone
scelse la via della Puglia, con l'intenzione di prendere
il mare, ma fu costretto a fermarsi a Vieste sul
Gargano. Consegnato a Carlo II venne condotto ad Agnani,
da Bonifacio VIII. Il papa fece rinchiudere il suo predecessore, assieme a
qualche suo discepolo, nel castello di Fumone, presso Alatri,
dove Pietro mori il 19 maggio 1296, all'incredibile età per l'epoca di
88 anni.
Nel 1968 uscì il bellissimo romanzo-dramma di
Ignazio Silone su Papa Celestino V L'avventura d'un povero
cristiano, un'opera di alto impegno ideale e di intensa attualità che si
ispira alla figura di Fra Pietro da Morrone, l'eremita abruzzese che
rinuncio, dopo qualche mese al pontificato, per l'impossibilità di accordare
il messaggio evangelico con l'apparato politico temporale della
Chiesa, la purezza della idee con là materialità delle istituzioni, e morì
di lì a poco (1296), in modo misterioso, nella Rocca Caetana di
Puntone, prigioniero del suo successore e avversario, Bonifacio VIII.
Con quel romanzo, Silone vinse il premio Campiello del 1968.
La storia di Celestino fu tribolata anche dopo la
sua morte, anche a molti secoli di distanza. Il 19 aprile del 1988 le
spoglie di Celestino vennero rubate a scopo di estorsione e ritrovate il 21
dello stesso mese grazie a un "pentito" della banda che le aveva trafugate.
Celestino fu sepolto prima nei pressi di Ferentino, nella Chiesa
di Sant'Antonio. Nel febbraio 1317, i resti del papa furono traslati a
L'Aquila, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, lì dove era
stato incoronato Papa e ancora li si trovano. Recentemente, a seguito del
terremoto dell'Aquila del 2009 e il crollo della volta della basilica ha
provocato il seppellimento della teca con le spoglie, poi per fortuna
recuperate dai vigili del fuoco.
Anche
Ponziano, uno degli altri papi dimissionario, visse in tempi difficili.
Massimino il Trace divenne imperatore e decise di perseguitare i
cristiani: esiliò Ponziano e il suo avversario scismatico, Ippolito,
in Sardegna. Prima di partire, Ponziano per l'isola abdicò. Come
previsto morì, non prima di riconciliarsi con Ippolito. I loro corpi furono
traslati insieme a Roma dà Papa Fabiano, tre anni più tardi. Non è chiaro
invece se Papa Silverio, tre secoli più tardi, sia sceso di propria
volontà dal trono pontificio, o sotto costrizione operata dal suo
successore, Vigilio, grazie al «braccio secolare» del generale
Belisario. Siamo nel 537, al tempo di Giustiniano. Si dimise,
invece, senza ombra di dubbio, Gregorio XII, nel 1415. Si chiamava
Angelo Correr e proveniva da una nobile famiglia veneziana; fu eletto
quando imperversava il Grande Scisma (1378-1417), e proprio per
sanare la ferita, ciascuno dei quattordici cardinali chiusi in Conclave
giurarono di rinunciare al papato, se l'antipapa, Benedetto XIII (un
altro Benedetto) avesse fatto altrettanto. Nel 1406 venne quindi eletto
Angelo, che prese il nome di Gregorio XII. Benedetto non fece il
passo indietro richiesto e la situazione giunse a un punto tale che nel 1409
furono indetti tre concili: uno da ciascun papa, e un terzo, a
Pisa, che dichiarò decaduti papa e antipapa.
Il Concilio di Costanza
risolse la questione; Gregorio XII, le cui azioni come pontefice furono
riconosciute valide, accettò di dimettersi, ottenendo in cambio della sua
ineleggibilità la «berretta» come cardinale di Porto, e l'incarico a
vita di legato pontificio ad Ancona. In più ebbe l'onore di
precedenza, nel rango, sul papa in carica. Di Celestino V si è scritto
molto; e di come alla sua figura pontefici recenti (Paolo VI e Giovanni
Paolo II e lo stesso Benedetto XVI) abbiano tributato venerazione. Poco
invece si è scritto in genere dei secoli decimo e undicesimo, che videro sei
papi deposti o rinunciatari: Giovanni X, Giovanni XI,
Giovanni XII, Benedetto V Leone VIII e Benedetto IX.
Il primo ebbe la sventura di incontrare sulla sua strada Marozia,
vedova di Ugo di Provenza, senatrice romana e reale padrona
dell'Urbe; morì a Castel Sant'Angelo, probabilmente soffocato. Gli
succedettero Stefano VII, e poi Giovanni XI che era figlio proprio di
Marozia; quest'ultimo fu però imprigionato dal suo fratellastro, Alberico,
obbligato a rinunciare al trono di Pietro, e a passare il resto della sua
vita in Laterano, mentre era pontefice Leone VII. Un altro Giovanni,
il XII, fu deposto da un sinodo romano guidato dall'imperatore Ottone;
aveva meno dì trent'anni quando fu colpito da infarto, sembra mentre era a
letto con una donna sposata, e morì una settimana più tardi, nel 964.
Benedetto V siamo sempre nel 964, accettò dì rinunciare a favore di
Leone VIII, che aveva precedentemente deposto, e che gli spezzò sulla
testa il bastone pastorale (letteralmente): è la prima volta che abbiamo
notizia di questo «scettro» pontificio. Benedetto conservò il rango di
diacono, e finì i suoi giorni ad Amburgo, a quanto pare in fama di
santità.
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