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Cosa vedere a Bagheria
- 7 luoghi interessanti da visitare
Bagheria è una di quelle città che non ti aspetti.
Situata in una delle zone più belle della Sicilia,
ancorata al passato e allo stesso tempo proiettata al futuro,
grazie ad una spinta giovanile emergente. Con
Palermo condivide il bel golfo, incanto di
pittori e poeti nei secoli, e per la breve distanza (circa 20
km) diventa una delle località più visitate. Facile innamorarsi
della 'Città delle Ville', come viene chiamata, ed è
bello scoprire il significato del suo nome: Baarìa
in siciliano, da bayharia, 'zona che discende verso il
mare' (il nome pare derivi dall'arabo, forse baḥriyya,
che significa 'lato mare', oppure b?b al-gerib, 'porta
del vento').
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Qualunque sia l'origine del nome, tutti portano ad un insoluto
legame che va oltre il suo orizzonte. Oltre lo splendido Capo
Zafferano, oltre la storia, la cultura, le amare
consuetudini e i legami difficili. Bagheria è molto di più. È
una città che sa bene presentarsi, che bene si porge al mare e
al vento, così come al viaggiatore che sceglie di visitarla. Il
suo 'proporsi' diventa quasi sfida ad un destino in
continua lotta tra passato e presente, tra terra e mare, tra le
radici di un territorio a tratti stanco e servile, eppur
determinato ad andare avanti per un futuro migliore. É la
libertà che il vento riserva al mare lontano... “si va via
per tornare? diceva Dacia Maraini, che a Bagheria
visse per diversi anni, è la Sicilia di Guttuso, le cui
spoglie a Villa Cattolica, oggi museo, sono conservate in
un mausoleo realizzato da Giacomo Manzù, che lo
costruì proprio all'aperto, sulla villa che guarda al mare.
Guardare al mare di Bagheria regala puri momenti di
benessere, tra calete e scogli poderosi; così come immergersi
nella città, che sorprende per storia, arte e architettura.
Andiamo a scoprirla questa città, per una piacevole visita di
un giorno, o qualcosa di più. Di seguito una breve lista sulla
maggiori attrazioni turistiche di Bagheria.
Villa
Palagonia
Villa Palagonia è uno spettacolo da molti punti di vista, e
non solo per le sembianze (viene chiamata la 'Villa dei
mostri'), ma anche per quel suo fascino decadente, inserita
in un contesto urbano di edilizia sregolata. Torniamo indietro
nel lontano Settecento, ai tempi di una Sicilia fatta di
principi e desideri egocentrici. Il progetto voluto da
Francesco Ferdinando Gravina Cruyllas, principe di Palagonia,
nobile casato di origine feudale e con discendenze catalane, fu
assegnato nel 1715 ai lavori degli architetti Tommaso Napoli
e Agatino Daidone. A tutt'oggi la villa è uno degli
esempi più notevoli del barocco siciliano e resta una
delle attrazioni più visitate di tutta la regione. Nel suo
Grand
Tour in Italia (era il 9 aprile 1787) Goethe
ne descriveva “gli uomini: mendicanti, spagnuoli e
spagnuole, mori, turchi, gobbi e deformi di tutti i generi ...?
e poi ancora, “ nani, musicanti, pulcinella, soldati vestiti
all'antica, dei e dee.. bestie, cavalli con mani d'uomo...
numerosi draghi e serpenti … [là dove] i cornicioni delle
costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra,
così che il senso dell'orizzontale o della verticale, che
insomma ci fa uomini ed è fondamento di ogni euritmia, riesce
tormentato e torturato in noi?.
Come si può immaginare, la popolarità della villa deriva
principalmente dalle statue presenti, che decorano l'edificio e
il giardino: sono mostri con volti umani, figure mitologiche e
grottesche; una sessantina (ma un tempo erano centinaia e
centinaia) di mostri deformi e dall'aspetto inquietante. Così
impressionanti che lo stesso Goethe per loro ebbe a coniare un
neologismo “pallagonico?, per descrive un qualcosa di
deforme, così disarmonico da rasentare il caos. Quale pazzia o
alchemia può stravolgere quel 'senso dell'orizzontale o
della verticale' descritto da Goethe'?
I personaggi celebri legati alla villa sono numerosi, alcuni
la visitarono brevemente. Guttuso però ne parlava come quel
luogo dove amava 'giocare da bambino'. Si rimane sorpresi alla
vista del grande portone all'entrata, sorvegliato da due figure
giullaresche che quasi sembrano in movimento, ambedue ridenti,
una con le braccia sulla testa, l'altra dai chiari connotati
asiatici. Andando oltre, si attraversa poi un breve passaggio
sotto una costruzione ad arco, nei cui lati troviamo statue di
guerrieri; si arriva quindi alla palazzina principale, con lo
scalone a doppia rampa laterale e con al centro lo stemma
principesco della casata.
Tutta la sua struttura architettonica può essere
interpretata alla luce di simboli tipicamente esoterici.
Visitando questa meraviglia vengono alla mente le parole della
poetessa Alda Merini, "anche la follia merita la sua
lode"... ed allora largo a legioni di draghi, soldati e
fantasmi, che guardano a vista dall'alto dei tetti il visitatore
del giorno, sicuramente armato di macchina fotografica. Si
racconta che i volti più grotteschi avevano lo scopo di
impaurire i tanti amanti della promiscua moglie del principe.
Leggenda o meno ancora oggi rimane un senso di inquietudine.
All'interno, la villa è meno eccentrica ma ugualmente
impressionante. Troviamo dipinti e pareti decorati in ogni
minimo dettaglio, con la stanza più intrigante, Sala degli
Specchi: specchi dipinti, pareti di marmo colorato e
altorilievi marmorei raffiguranti gli antenati di famiglia e i
regnanti d’Europa. Tanti i viaggiatori che l'hanno visitati
nel tempo, da Goethe a John Soane,
Alexandre Dumas o Renato Guttuso. Nel 1885 la villa
fu acquistata da un privato ed è oggi parzialmente aperta al
pubblico.
Piazza Garibaldi, 3
90011 Bagheria PA
Tel: 091 932088
Villa
Cattolica – Museo Guttuso
L'edificio che oggi è anche conosciuto per ospitare il
Museo Guttuso, venne edificato nel 1736 per volontà di
Francesco Bonanno, principe di Cattolica. Si
posiziona verso il mare, nell'alto di un piano collinare, scelto
con cura per avere una vista perfetta ma anche per 'apparire' al
viaggiatore di passaggio. É un invito a fermarsi. Un grande
palazzo quadrangolare, una piccola masseria fortificata, poi
passata ai padri carmelitana e quindi nel 1736 in mano ad una
nobile famiglia di Palermo, i Bonanno che la
trasformarono in una delle tante ville costruite dalla Palermo
bene, che a Bagheria scelse il luogo per costruire la casa delle
vacanze. Tutte dimore aristocratiche, parte di una competizione
che ai quei tempi era molto sentita, senza badare a spese.
Al suo interno, i più significativi lavori del pittore
neorealista Renato Guttuso, nato a Bagheria nel 1912. Gli
arredi originari del Settecento e dei secoli dopo non esistono
più, oggi trovano posto le pregiate collezioni del museo, decine
di opere del grande maestro (si nota in particolare il
Ritratto di Gioacchino Guttuso agrimensore, del 1966, padre
del pittore), ma anche una collezione di dipinti del '900,
produzione artistica di riferimento del territorio locale. Si
segnala la raccolta di gessi e la sezione fotografica opera di
Ferdinando Sciarra, Mimmo Pintacuda e Giuseppe
Tornatore (il regista è nativo di Bagheria: di lui si
ricorda volentieri il bel film Baarìa, del 2009, che
racconta la città in uno spaccato di 50 anni, dagli anni '30
dello scorso secolo, seguendo le vicende di una famiglia di tre
generazioni). Numerosi gli allestimenti temporanei che man mano
possiamo visitare. Nel parco della villa è presente una
esposizione dedicata ai cartelloni cinematografici, 500 tra
manifesti e locandine, mentre su una piccola altura riversa al
mare è presente la tomba dell’artista, un mausoleo opera dello
scultore Giacomo Manzù.
Via Ramacca 9 (Statale 113)
90011 Bagheria PA
Tel: 091 94 36 09
Orari: dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 17.00
Palazzo
Buttera
Villa Buttera ha origine nella metà del Seicento, allorché
Giuseppe Branciforti, principe di Pietraperzia e di
Leonforte decise di trasferirsi nelle terre di Bagheria,
dopo varie vicissitudini, tra rivolte civili, delusioni
politiche e intrighi nobiliari (fu coinvolto in una congiura
antispagnola, che gli costò la nomina a vicerè di Sicilia). A
lui si deve l'origine di quello che oggi è considerato il più
antico dei palazzi storici di Bagheria, un castello più
che un palazzo, un tre piani con tanto di torri merlate,
camminamento di ronda e mura, quasi a voler riportare in auge lo
stile più antico, quello medievale, non fosse per le sembianze
tipicamente 'spagnolegianti. A tale proposito si noterà sopra la
porta principale l'epigrafe marmorea che riporta un sonetto
di Miguel De Cervantes: “Ya la esperanza es perdida, y un
solo bien me consuela: que el tiempo, que passa y buela, llevarà
presto la vida? .
Il 'castello' sarebbe diventato da lì a poco una vera e
propria corte, un esilio quasi volontario che traeva
sostentamento dalle ricchezze del principe. Gli ambienti interni
nel tempo hanno subito notevoli cambiamenti, oggi si ammirano
in particolare le sale del secondo piano, quelle del salone con
gli affreschi del Borremans, la stanza della Principessa,
la zona riservata al Principe, così come la sala dell'orologio
al piano più alto. Nel complesso venne anche costruito un teatro
e una chiesetta, quest'ultima nel Settecento servì da parrocchia
succursale di Palermo, per ben oltre mezzo secolo.
Il ruolo del palazzo cambiò nel tempo, fu asilo durante i
primi anni del '900, per volere della principessa Sofia di
Trabia, e oggi palazzo comunale, ma quel che è interessante
notare è il ruolo scaturito dal nipote del principe,
Salvatore Branciforti, che dal castello ebbe a sviluppare la
città. Purtroppo oggi non possiamo sapere cosa si prova nel
visitare il parco della villa, perché non esiste più, inglobato
in quello che è il centro abitato.. si dice fosse pieno di
architettura barocca, tra viali alberati, statue e fontane. La
Certosa di villa Butera, situata nella pineta retrostante
il castello, fu costruita nel 1797 dal nipote di Salvatore,
certo Ercole Michele Branciforti Pignatelli, che nei
secoli ebbe l'onore della visita di illustri personaggi,
ammirati i dipinti di Velasquez e incuriositi da quelle
strane collezioni in cera e in legno raffiguranti personaggi
dell'epoca e che poi è stata lasciata al più completo abbandono.
Dopo una lunga ristrutturazione, la Certosa ospita oggi il
Museo del Giocattolo di Pietro Piraino.
Corso Buttera
90011 Bagheria PA
Villa
Trabia
La Villa settecentesca di Trabia, oggi di proprietà privata,
fu costruita dal principe Michele Gravina di Comitini, su
disegno dell’architetto di Stato abate Nicolò Palma, e
venduta poi a fine secolo alla famiglia Lanza di Trabia
che la restaura cambiandone l'aspetto originario. Oggi si
presenta in stile neoclassico con tracce del precedente stile
barocco e con un corpo centrale su tre piani. Le sale interne
presentano decorazioni ed affreschi opera di Elia
Interguglielmi, che li eseguì tra il 1796 e il 1797. Da un
disimpegno si arriva al giardino antistante l’ingresso
principale, dove è collocata la Fontana dell’Abbondanza del
Marabitti, un tempo situata nella villa Butera. La
principessa di Trabia divenne dama di corte della regina
Elena di Montenegro e la villa ospitò anche la famiglia
reale dei Savoia, tra cui Vittorio Emanuele III, la
regina e Umberto di Savoia, principe ereditario.
Via Trabia
90011 Bagheria PA
Palazzo
Galletti Inguaggiato
Villa a due piani, con struttura rettangolare, una delle
meglio conservate di Bagheria. Ha origine nella seconda metà del
Settecento, per opera di Andrea Giganti, su commissione del
marchese di Santa Marina, Giovanni Pietro Galletti. La
vediamo lungo la strada che sale gradualmente verso la collina
ricoperta di ville, appartenenti alla nobiltà. Si presenta in
tufo, semplice e senza intonaco, ma con una facciata decorata ad
intarsi, e con vasi sistemati in nicchie ai lati dell'ingresso
principale. All'interno si ammirano in particolare alcune sale,
tra cui quella centrale, molto bene decorata e affrescata.
Durante la guerra d'indipendenza (1848) la villa fu
utilizzata come caserma dei soldati borbonici e in seguito come
caserma dei carabinieri.
Corso Butera
90011 Bagheria (PA).
Villa
Valguarnera
La villa Valguarnera è costruita sulla parte più alta di
Bagheria, che tra l'altro offre una splendida vista della costa
circostante, su Palermo e le isole vicine. Un grande cancello di
ferro, sorretto da due pilastri in pietra d’Aspra, dà l'avvio al
lungo viale, al termine del quale sorge l'edificio tipico del
Settecento italiano.. così descritto dalla scrittrice Dacia
Mariani: “un corpo centrale a due piani, con un seguito
di finestre, vere e finte, che scorrono seguendo un ritmo
giocoso e severo. Dal corpo centrale partono due ali piegate in
modo da formare un semicerchio perfetto?. All'interno, il
salone ovale, opera del Vaccarini, è decorato con affreschi e
ritratti di famiglia. I grandi giardini furono mantenuti dalla
principessa di Valguarnera, le cui iniziali sovrastano i
vari cancelli della villa, a cui diede l'impronta stilistica che
oggi ammiriamo.
Viale Valguarnera
90011 Bagheria PA
Tel: 091 777 7816
Chiesa
Madrice
Dedicata alla vergine Maria, fu edificata nel 1976
dall’architetto palermitano Salvatore Attinelli, in
sostituzione di una chiesetta del XVIII secolo, che si trovata
un tempo all’interno di Villa Butera (la chiesa succursale della
cattedrale di Palermo). Realizzata in pietra d’aspra, si
presenta al viaggiatore in stile neoclassico con struttura di
pilastri e colonne corinzie. La navata è unica ed è arricchita
da quattro altari laterali che contengono quadri dell’Ottocento.
Si noterà in particolare la piccola statuetta in legno di
Gesù bambino in posizione supina, con in mano un piccolo
cuore (XIX secolo). Il portale centrale è sormontato da un arco,
e la facciata si distingue per il grande orologio ed una cornice
triangolare sostenuta da colonne, più due grandi vasi. Uno dei
punti di maggiore interesse al suo interno, è la presenza di una
culla con la Madonna bambina, in legno e rivestita con
foglie d’oro, a forma di conchiglia con due teste d’aquila. Si
ammirano inoltre, la statua lignea di San Giuseppe,
patrono di Bagheria (di Filippo Quattrocchi), più due
opere di Carmelo De Simone.
Piazza Madrice,
90011 Bagheria PA
Solunto, sito archeologico
Poco lontano da
Bargheria, a circa 4 km a nord-est del centro,
sorge l'area archeologica di Solunto, un sito di rara
bellezza storica e paesaggistica. I resti dell'antica città li
troviamo sulle propaggini sud-orientali del Monte Catalfano,
lungo la costa e 20 km da
Palermo. Scenograficamente siamo in uno dei
luoghi più belli della Sicilia, ripidi pendii di circa
180 metri che propendono verso l'azzurro mare e una terra
fertile baciata dal sole caldo del Mediterraneo. La città venne fondata dai Cartaginesi nel IV
sec. a.C., forse sulle fondamenta (o nei pressi) di una città
più antica, di origini fenicie...Continua a leggere su
Solunto.
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