|
Cosa vedere a Cento - 20
luoghi imperdibili da visitare
Cento è una piccola
capitale dell'arte emiliana. Un gioiello di conservazione, con i
suoi portici e le sue vie antiche, la cucina e le tante
prelibatezze. Il luogo dove le tradizioni ferrarese, bolognese e
modenese si fondono armonicamente essendo Cento equidistante da
tutte queste città capoluogo. La patria di Guercino
e di tanti talenti interessanti e particolari. La città della partecipanza, sistema di suddivisione della terra, nato nel Medioevo ed
esistente ancora oggi. La città del Carnevale d'Europa, diventato un
appuntamento internazionale. Ecco i 20 luoghi di Cento da non perdere. |
|
Pinacoteca Civica
di Cento
Il palazzo che ospita la
Pinacoteca Civica
venne costruito intorno al 1872 dall'architetto bolognese Giovanni
Callegari e sorge sull'area un tempo adibita al vecchio cimitero di San
Biagio; l'attuale destinazione risale al 1839, mentre negli anni
precedenti l'edificio ospitò prima il Monte di Pietà e quindi l'archivio
notarile. La Pinacoteca Civica ospita la maggior concentrazione al mondo di
opere di Guercino e della sua bottega, compresi disegni e incisioni. Il
percorso museale offre la possibilità di seguire l'evoluzione stilistica del
maestro di Cento: dalla pittura tutta d'impeto, drammatica, chiaroscurale
della giovinezza al classicismo della maturità, con immagini aristocratiche
e idealizzate.
La
formazione del primo nucleo di dipinti avvenne mediante l'acquisizione da
privati e da enti religiosi soppressi, unitamente a diverse donazioni
e depositi; in questo senso si ricorda il fondo Chiarelli,
consistente in 21 dipinti di vari autori dei secoli XVII e XVIII, confluiti
nella pinacoteca nel 1842. Il lascito del marchese Pio Rosselli del Turco,
del 1945, che segna un salto di qualità per la pinacoteca e le assicura il
prestigio di cui ancora gode oggi; si tratta di 53 affreschi del Guercino
provenienti da Casa Pannini e staccati da questa verso il 1840. La
segnalazione degli affreschi nella loro dislocazione originaria ci proviene
da Orazio Camillo Righetti Tondini che nel 1768 ne ha stabilito la
disposizione stanza per stanza; è così possibile stabilire il numero
complessivo dei fregi e ricostruire percorsi di dispersione seguiti allo
stacco: 29 opere si trovano in una collezione privata a Venezia, 1 presso privati
di Cento, 2 presso gli eredi Filippetti a Londra, 6 presso la famiglia
Rossetti del Turco di Bologna, altri compaiono di tanto in tanto nel mercato
antiquario internazionale (come a New York nel 1978) e per i rimanenti ormai
è svanita ogni speranza di recupero. Data la vastità del ciclo degli
affreschi di Casa Pannini, al quale
collaborarono anche Lorenzo Gennari e Pierfrancesco Battistelli,
si ritiene che gli affreschi siano stati eseguiti in un arco di tempo piuttosto
ampio, comunque attorno al 1615. Sono ravvisabili, più che istanze
consapevoli di rappresentazione di spazi "popolari", soggetti guidati dalla
committenza che intendeva rendere manifesta attraverso gli affreschi la
propria stabilità economica; così non è tanto il processo di lavorazione
della canapa a Cento nel Seicento che il pittore intendeva rappresentare (anche se
oggi è questo uno degli aspetti più interessanti), quanto piuttosto
significare che la canapa, per il ceto economico cui apparteneva il
committente, occupava un posto di rilievo.
Tra le opere collocate nella pinacoteca, oltre al già ricordato ciclo di
Casa Pannini, vi sono affreschi di cappe di camino (Enea che fugge da
Troia e la Pace, già citata), una decina di tele provenienti
dalle chiese del territorio e alcuni disegni. Di altri autori si ricordano
una pala di Annibale Carracci raffigurante la Madonna con bambino,
i santissimi Giuseppe Francesco con committenti, un'Annunciazione
di Ubaldo Gandolfi e un consistente nucleo di opere rappresentative della
scuola pittorica centese: i Gennari (Batolomeo, Ercole, Benedetto il vecchio
e il giovane, Giovanni Battista, Cesare, Carlo), i Ficatelli (Giuseppe
Maria, Paolo Antonio, Stefano Felice), Giambattista Cremonini, Marcello
Provenzali.
Torna su
Palazzo Comunale
La costruzione del Palazzo
Comunale risale al XVIII secolo ed ebbe inizio nel 1612; nel 1756
venne ultimata l'elegante facciata che si presenta con un portico a tre arcate,
con colonne ortogonali, al di sopra delle quali vi è un'ampia balconata
sulla quale si aprono le tre finestre della sala del consiglio; il prospetto è
ulteriormente impreziosito dal timpano e dalle decorazioni nella parte
terminale. La facciata si presenta suddivisa dalla balconata marmorea che
taglia orizzontalmente il prospetto per tutta la sua lunghezza, sostenuta da
un altissimo portico a tre arcate sorrette da colonne ottagonali, mentre la
parte superiore è coronata da una scenografica struttura in cui campeggia lo
stemma cittadino e una piccola "
torre" con una campana in bronzo.
All'interno sono degne di nota le belle decorazioni, gli eleganti
scanni lignei e la Sala Consiliare.
Torna su
Palazzo del
Governatore
Il Palazzo del Governatore, detto anche della Ragione o
dell'Orologio, è di origine cinquecentesca; fu eretto nel periodo di cui
Cento faceva parte del ducato Estense; in seguito divenne residenza del
legato pontificio. Il primitivo edificio era limitato al tratto posto tra la
laterale via Provenzali e la torre dell'orologio; l'impianto architettonico,
originariamente molto diverso da quello oggi visibile, è del 1502, mentre
secentesca e la torre, opera di Francesco Giraldini. Alcune modifiche
furono portate all'edificio negli anni successivi al passaggio di Cento sotto
il dominio pontificio; gli interventi più significativi, quelli che
maggiormente contribuirono ad alterarne irrimediabilmente l'aspetto, vennero
eseguiti nel 1803 e nel 1919. Alla prima data corrisponde la chiusura di
parte del portico, mentre alla seconda risalgono le trasformazioni apportate
alle finestre. Il complesso uscito da
questo moderno restauro appare in modo incongruente di fattura medievale.
Torna su
Rocca di Cento
La Rocca di Cento è
situata a sud, in direzione di Bologna, dove si apre anche l'ingresso
principale segnato da una massiccia torre, sulla quale sono ancora visibili
le tracce di un ponte levatoio (la Rocca doveva infatti un tempo essere
circondata da un fossato). La costruzione vanta altre tre torri,
poste rispettivamente in direzione nord-est, nord-ovest e sud-ovest. Si deve al
vescovo di Bologna Bernardo di Bonnevalle il primitivo innalzamento
del complesso nel 1378, come risposta ai tentativi autonomistici
dell'abitato. Nel 1460, dopo essere stata completamente distrutta, la rocca
venne riedificata per volere del vescovo di Bologna Filippo Calandrini;
terminata cinque anni più tardi, subì un ulteriore potenziamento in senso
militare nel 1483, su iniziativa di Giuliano della Rovere, il futuro Papa
Giulio II. Gli interventi da questi promossi, e quindi realizzati, non
si limitarono probabilmente ad accrescere la funzionalità bellica della
rocca, con le coperture alle torri e i cammini di ronda, con l'apertura di
feritoie e di più bocche da fuoco, ma vennero anche diretti alla cura
degli interni attraverso restauri e abbellimenti. Strettamente connessa alla
rocca sono le vicende politico militari della città.
Torna su
Monumento al
Guercino
Nel giardino antistante la rocca è posto il monumento al Guercino, dello
scultore di Cento Stefano Galletti, inaugurato nel 1862; la statua fu
qui trasferita dalla piazza omonima nel 1934. Galletti la realizzò tra il
1857 e il 1862. Durante il 1934 la statua venne spostata nella piazza vicino
alla Rocca, ma fu durante il 2005 che essa riprese il suo posto originario,
in occasione dei festeggiamenti per il centenario della morte del Galletti.
In quell’occasione ci fu una manifestazione, alla quale partecipò anche il
grande storico dell'arte e collezionista Sir Denis Mahon, che ha
dedicato gran
parte della sua vita proprio allo studio del Guercino.
Torna su
Basilica Collegiagiata di San
Biagio
La Chiesa di San
Biagio è sempre stata un simbolo religioso, sociale e culturale di Cento.
Preesistente al 1045, anno in cui venne consacrata, la Chiesa, tra il 1390
il 1409, subì numerosi lavori di ampliamento, assumendo la fisionomia tardo
gotica caratterizzata da un'unica navata e da un'abside poligonale;
nonostante altri interventi, come la costruzione di una navata nel fianco
sud, datata 1566, l'edificio mantenne immutate le principali linee
architettoniche fino al 1730, quando su disegno del bolognese Alfonso
Torregiani se ne avviò la definitiva ricostruzione; i lavori si
conclusero nel 1745 e nel 1764 la Chiesa fu di nuovo consacrata. Il primo
campanile fu probabilmente eretto nel 1118 ma l'attuale si deve al centese Pietro Alberto Cavalieri
ed è del 1761-1762. L'interno dell'edificio presenta notevoli opere di
pregio, tra cui una tela del Provenzali, dipinta verso il 1606 e
raffigurante la Trasfigurazione, un San Carlo Borromeo che
in preghiera con angeli, opera del giovane Guercino, una Madonna col
bambino in gloria, con i santissimi San Biagio San Michele Arcangelo, di
Antonio Rossi, donata da Papa Benedetto XIV nel 1715, due statue
lignee di San Biagio e San Michele Arcangelo, patroni di Cento e altre
interessanti tele della scuola centese e non.
Torna su
Chiesa del Rosario
Seguendo un ideale itinerario che ci porta
a conoscere i principali luoghi
della città attraverso le opere del Guercino, giungiamo alla
Chiesa del Rosario.
Secondo alcuni autori il disegno dell'edificio sarebbe proprio opera del pittore,
ipotesi suffragata dalla sua appartenenza, come confratello, alla
compagnia del Rosario fin dal 1619. La
Chiesa risulta essere stata edificata nel 1633 e aperta al culto 12 anni più
tardi; l'impianto, realizzato secondo canoni rigorosamente classici, è ad
un'unica navata, con tre cappelle; all'interno si trova la
tomba di famiglia del Guercino e sono ammirabili diverse opere dello stesso
artista: nella volta a botte della navata centrale e visibile l'Assunta, per
la quale sono state adottate soluzioni prospettiche assai ardite,
soprattutto se rapportate al tempo in cui il dipinto fu realizzato; il tema
trattato racconta
le cronache del tempo e, fu proprio per merito di questa particolarità, che l'opera
venne risparmiata durante le requisizioni napoleoniche, poiché vista da
vicino fu considerata un "guazzabuglio"; nella Cappella Barbieri, forse
rimaneggiata nel 1706 da Benedetto Gennari, trovate il Padre Eterno, San Giovanni
Battista e San Francesco d'Assisi eseguiti tra il 1644 e il 1645.
Tra le altre opere di pregio conservate nella chiesa del Rosario si
segnalano una tela del 1717, raffigurante il Transito di San Giuseppe,
che si deve al veronese Felice Torelli e una Madonna del Rosario e
Santi, attribuita a Francesco Longhi. Di un certo interesse
infine altre due tele del XVIII secolo che rappresentano due particolari
momenti della storia della città: il già ricordato assedio della rocca,
nel 1443, e l'epidemia di peste che interessò Cento nel 1630.
Torna su
Chiesa di Santa
Maria Addolorata
Nella vicina chiesa di Santa
Maria Addolorata, detta anche dei servi, del XVI secolo, è
conservata una tela del Guercino raffigurante Due angeli che
sorreggono il sudario; sempre nella stessa chiesa è conservata
una notevole opera di Denijs Calvaert, conosciuto in Italia anche come
Dionisio Fiammingo, il dipinto raffigurante San Michele Arcangelo
in lotta col Diavolo. Nella Chiesa ancor oggi continuano a riunirsi i
confratelli della Compagnia del Sacco, istituita nel 1641 da Giovanni
da Sestola. Gli incappucciati, si sono resi protagonisti nell'ottocento di
diverse innovazioni e restauri nella stessa chiesa, come i
rifacimenti dei Notari, la costruzione del coro il restauro di quadri e
l'innalzamento dell'attuale facciata.
Torna su
Chiesa di San
Giorgio
Stando a quanto ricavabile degli statuti della città, la
Chiesa di San
Giorgio, situata nella frazione (del resto ormai inglobata
della città per l'espandersi a nord della zona artigianale) di Corporeno,
risalirebbe agli anni compresi tra il 1328 e il 1444. Di vestigia
settecentesca, pur con i ritocchi dovuti ai restauri dell'otto-novecento,
ospita anch'essa un'opera giovanile del Guercino: si tratta delle
Quindici
formelle con i misteri del Rosario che circondano una terracotta
policroma della Madonna col bambino risalente al XVIII secolo.
Torna su
Chiesa di San
Sebastiano
In un'altra frazione, quella di Renazzo,
dove è cominciata l'epopea Lamborghini, si trova la
Chiesa di San
Sebastiano, il cui aspetto odierno si deve a Carlo Francesco Dotti,
che ne diresse i lavori nel 1745. Conserva all'interno due tra le più
apprezzate opere del Guercino: una Madonna con bambino in gloria ai santi,
del 1615, e il Miracolo di San Carlo Borromeo dipinto circa un anno
prima. Come per altri edifici storici dell'Emilia, la chiesa è rimasta
inagibile dopo il Terremoto dell'Emilia del 2012, a causa dei danni per le
scosse del 20 e 29 maggio.
Torna su
Casa Benotti-Chiarelli
Altro edificio recante segni del pittore è l'antica
Casa Benotti-Chiarelli
dove, al pianterreno, erano collocati alcuni affreschi del periodo 1615-1617 staccati e restaurati
a cura dei proprietari. Nel salone principale di Casa Provenzali,
Guercino, forse coadiuvato da Pier Francesco Battistelli, realizzò le
Storie
di Provencus (mitico antenato romano della famiglia provenzali). Alcuni
autori, tuttavia, nutrono dubbi sull'attribuzione a Guercino del ciclo di
Provenco, riconducendolo piuttosto alla tradizione pittorica di
Niccolò dell'Abate.
Torna su
Palazzo Scarselli
Tassinari
Di fattura settecentesca
è il
Palazzo Scarselli
Tassinari. Ai tempi dei vecchi proprietari, la famiglia Tagliavini,
vi era sul camino della sala al pianoterra un dipinto del Guercino
raffigurante la Pace. Successivamente quando i Tassinari, nel 1771,
fecero edificare l'attuale palazzo su disegni di Alberto Cavalieri, il
dipinto venne trasferito ai piani superiori; ora e conservato presso
la locale pinacoteca. Molto bello è lo spettacolare scalone ornato da volte,
coretti e raffinate decorazioni. Interessante la presenza del Mappamondo
e del Planetario costruiti da Hans Greuther nel 1632-36
all’ingresso del primo piano della Biblioteca Civica. Oggi le sale del
Palazzo Scarselli Tassinari ospita una prestigiosa biblioteca i cui i
volumi provengono da altre biblioteche della zona. Infatti, dopo la
soppressione napoleonica degli ordini religiosi nel 1798, le collezioni
della Biblioteca Civica furono annesse a quelle del Collegio Clementino, a
cui si aggiunse in seguito anche la raccolta della Biblioteca Cappuccina nel
1805 con la sua immensa ricchezza di manoscritti e volumi preziosi. La
Biblioteca Civica di Cento è un punto di riferimento culturale per la città
e per la zona e vanta una collezione di oltre 55mila volumi, tra la
collezione moderna ed antica, una consistente collezione fotografica, una
sala formativa e una sala espositiva utilizzata in vari progetti culturali.
Torna su
Teatro Borgatti
Oltre alla tradizione artistica, pittorica e letteraria Cento vanta anche
una consolidata tradizione musicale e teatrale. Per quest'ultimo aspetto va
ricordato il tenore Giuseppe Borgatti (1871-1950): al noto interprete
wagneriano è dedicato il locale Teatro Borgatti.
Costruito tra il 1856 e 1861 su disegni di Antonio Giordani, presenta
una caratteristica struttura massiccia, con decorazioni a bande rosse gialle
e ampi inserti in cotto recante fregi intercalati da
ritratti, medaglioni e busti di personaggi celebri. All'interno, inaugurato
nel 1933, il Museo Borgatti, frutto di una donazione iniziale
dello stesso tenore, con cimeli e onorificenze
riguardanti la carriera dell'artista. In seguito il museo accolse anche
l'adorazione del flautista della città Arrigo Tassinari.
Torna su
Palazzo Rusconi
Nel settecentesco Palazzo Rusconi di Corso Guercino ha sede
l'importante Biblioteca Comunale, derivata dall'antico fondo librario
del Seminario Clementino e arricchitasi nel tempo con l'acquisto del copioso
Fondo dei Cappuccini e con i lasciti delle famiglie Piombini, Rusponi,
Borsari e Cavicchi. Vi si conservano diversi incunaboli e preziosi volumi dei
secoli XV e XVI, oltre alla produzione più recente di diverse opere di
pregio. Merita una particolare attenzione l'edizione del 1543 del
Vocabolario, grammatica et orthographia de la lingua volgare, che si
deve a Alberto Accarisio, uno dei primi vocabolaristi italiani.
Palazzo Rusconi è certamente una delle maggiori espressioni
dell'architettura bolognese del XVIII secolo a Cento; fatto edificare
nel 1766 per volere del capitano Giovanni Tavecchi e da questi ceduto alla
famiglia Rusconi, è ora di proprietà della locale Cassa di Risparmio. A parte la facciata
con porticato e qualche elemento interno, come lo scalone
d'onore, il resto del palazzo appare alquanto alterato per interventi
recenti. Nei locali adibiti a sede centrale della banca si conservano
pregevoli opere del Gaddi e del Guercino.
Torna su
Galleria d'Arte
Moderna Aroldo Bonzagni
In ultimo vi è da segnalare la preziosa raccolta delle opere di
Aroldo Bonzagni
realizzate tra il 1905 e il 1918, significativa testimonianza
dell'attività del pittore scomparso nel 1918, della sua vita
personale e artistica. La Galleria
d'Arte Moderna intitolata a Bonzagni si è andata via via arricchendo di
numerose altre opere di autori contemporanei.
Dal 1988 la Galleria è
ospitata all’interno del Palazzo del Governatore. All’interno della
galleria sono esposti quasi tutti i lavori del Bonzaghi, che fu un
pittore e disegnatore satirico, le cui vignette, spesso, trattavano di
politica. La Galleria si snoda su due piani, con le opere che seguono un
percorso cronologico, si inizia con le prime opere e con i documenti
dell’Archivio, seguono altre opere dell’artista, al fianco di diversi
lavori di altri pittori, che hanno condiviso con lui lo stesso spirito
dell’avanguardia e del futurismo, come Dudreville, Balla, Fontana e Sassu,
solo per ricordarne qualcuno.
Torna su
Chiesa di San
Pietro
Chiesa di San Pietro, edificata nel XVI
secolo, ma in seguito notevolmente rimaneggiata, ha all'interno tre navate
e 15 altari. Nel terzo altare destro trovate l'opera, Madonna e santi di
Benedetto Zallone; al quinto, Madonna col Bambino, San Bernardino
e angelo custode di Matteo Loves; nell'abside, a un
livello inferiore rispetto alla pavimentazione attuale,
frammenti di affreschi trecenteschi (rivolgersi in sagrestia per
la visita); al terzo altare sinistro, Madonna con Bambino e
Santi di Giacomo Parolini.
Torna su
Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco
La
Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco, è un tempio di origine cinquecentesca,
con loggiato nella facciata,
rifatta in forme barocche da Pietro Alberto Cavalieri negli anni 1764-70.
Una confraternita promossa da tale Lorenzo Cagnoli provvide a
costruire una piccola Chiesa di fronte a Via Donati; divenuta
parrocchia, la chiesa venne ampliata come attualmente si
presenta. Nell'interno ad aula si conservano, sull'altare
maggiore, una Crocifissione con San Rocco e San Sebastiano, attribuita a
Orazio Lamberti (autore del bellissimo Giudizio
Universale nella cupola della Chiesa di San Pietro al Po' a
Cremona) del 1578 e, sull'altare sinistro, un Angelo custode di
Matteo Loves del 1625. Nel retrostante coro è conservata
una parte del ciclo affrescato realizzato nel 1603 da Matteo
Cremonini.
Torna su
ex Chiesa di San
Lorenzo
La
Chiesa di San Lorenzo è una delle maggiori espressioni del barocco
centese. Edificata tra 1765 e 1773 su
disegni di Pietro Alberto Cavalieri è appartenuta alla Compagnia
dei Gesuiti e divenne parte, nel 1779, del collegio Seminario Clementino, per
poi divenire proprietà nel 1870 del Patrimonio agli studi. Dopo il restauro
degli anni 1968/1973, la chiesa è stata trasformata in Auditorium.
Oggi è utilizzata per manifestazioni di carattere culturale come
concerti, convegni, mostre d'arte e di artigianato, spettacoli ed iniziative
didattiche. Il cambiamento d'uso dell'immobile non ha però intaccato
i valori architettonici dell'edificio, che rimane una delle più pregevoli
espressioni degli ultimi anni del periodo barocco nell'ambito bolognese.
L'impianto architettonico è costituito da un'ampia sala rettangolare
fiancheggiata da cappelle (due per parte) delimitate da colonne binate da
cui spiccano due archi a tutto centro, da un presbiterio di forma quadrata
rialzato di tre gradini rispetto al piano della sala e da un'abside
curvilinea sormontata da un'ancona riccamente decorata. Nell'aula principale
si affacciano quattro coretti, attraverso aggraziate aperture decorate da
pregevoli stucchi e da una balaustra cieca. Il presbiterio è sormontato da
una grande cupola emisferica, sul cui culmine è posta una lanterna.
Torna su
Ghetto di Cento
Sul lato opposto della strada, alle spalle degli edifici
porticati, si trova l'antico Ghetto, cui si accede dalla via
Malagodi che si stacca a
sinistra al termine di via Provenzali. L'edificio con balcone
ospitava un tempo la sinagoga. Il ghetto di Cento venne
istituito in quella che era già la zona di insediamento della
comunità ebraica dal XIV secolo. Nel 1624 Papa Urbano VIII
ordinò ufficialmente la concentrazione degli ebrei della
legazione pontificia nei ghetti di Ferrara, Lugo e
Cento, ma solo nel 1636,e il legato pontificio
bolognese Stefano Durazzo dettò le norme relative a
quest’ultimo. La scelta cadde su un’area centrale della
cittadina, fra via Grande (oggi via Marcello Provenzali) e il
Borgo di Domani (oggi via Olindo Malagodi), già abitata da
alcune famiglie di ebrei centesi.
I cancelli furono aperti una prima volta dai francesi nel 1796
e poi definitivamente fra 1831 e 1833. Negli ultimi decenni
dell’Ottocento iniziò un periodo di declino e di emigrazione
che, ai primi del Novecento, portò all’aggregazione della
comunità ebraica di Cento con quella di Ferrara.
Negli anni della guerra la sinagoga subì due volte la
devastazione da parte dei fascisti, che sottrassero tutti gli
antichi arredi tessili. Inoltre con l’insediamento nel ghetto di
un comando tedesco vennero bruciati parte della sinagoga e
libri, manoscritti e documenti custoditi nei locali attigui.
Quello che si è riusciti a salvare è stato trasferito a Ferrara:
il portale e i banchi ottocenteschi della sinagoga, un aron
(armadio dove sono custoditi i rotoli della Torah) e una
bimah (la tribuna da cui si legge la Torah) lignea forse
provenienti da un oratorio privato e alcuni oggetti di arte
sacra. L’aron barocco della sinagoga pubblica è stato portato in
Israele nel 1954 e si trova in una sinagoga di Natanya.
Torna su
Oratorio della Crocetta
Questo Oratorio si trova
vicino al centro storico della città e venne edificato prima del 1300,
nella zona medievale della "
Tomba del Castaldo". I primi documenti scritti,
che parlano di questo oratorio risalgono al 1388 e al 1390,
quando la struttura venne restaurata e l’altare dedicato alla Santissima
Croce, alla Santissima Vergine e a Sant’Antonio Abate, fu considerato
miracoloso da molti fedeli. Durante il 1454 questo fu il luogo,
nel quale si riuniva la Confraternita della Santa Croce; in quegli anni,
inoltre, furono realizzati gli affreschi dell’abside, che ritraggono "
San
Domenico e San Pietro Martire in adorazione della Croce" e la "
Pietà".
Molto particolari anche gli affreschi, dove sono raffigurati i Santi
e le "
Madonne col Bambino". L’altare in stucco risale al 1800.
Durante il 1900 la struttura subì diversi interventi di restauro.
Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
Torna su
Ostelli Cento
Ostelli Italia
Auberges de Jeunesse Italie
Hotel Cento
Carte Cento Karte von Cento Mapa Cento Map of Cento
Carte Emilie Romagne Karte von Emilia Romagna
Mapa Emilia Romaña Map of Emilia Romagna
Carte d'Italie
Karte von Italien Mapa Italia Map of Italy Carte Italie Regions |