Cosa vedere a Cento

Cosa vedere a Cento - 20 luoghi imperdibili da visitare

 

INDICE

Cento è una piccola capitale dell'arte emiliana. Un gioiello di conservazione, con i suoi portici e le sue vie antiche, la cucina e le tante prelibatezze. Il luogo dove le tradizioni ferrarese, bolognese e modenese si fondono armonicamente essendo Cento equidistante da tutte queste città capoluogo. La patria di Guercino e di tanti talenti interessanti e particolari. La città della partecipanza, sistema di suddivisione della terra, nato nel Medioevo ed esistente ancora oggi. La città del Carnevale d'Europa, diventato un appuntamento internazionale. Ecco i 20 luoghi di Cento da non perdere.

Pinacoteca Civica di Cento

Il palazzo che ospita la Pinacoteca Civica venne costruito intorno al 1872 dall'architetto bolognese Giovanni Callegari e sorge sull'area un tempo adibita al vecchio cimitero di San Biagio; l'attuale destinazione risale al 1839, mentre negli anni precedenti l'edificio ospitò prima il Monte di Pietà e quindi l'archivio notarile. La Pinacoteca Civica ospita la maggior concentrazione al mondo di opere di Guercino e della sua bottega, compresi disegni e incisioni. Il percorso museale offre la possibilità di seguire l'evoluzione stilistica del maestro di Cento: dalla pittura tutta d'impeto, drammatica, chiaroscurale della giovinezza al classicismo della maturità, con immagini aristocratiche e idealizzate.

La formazione del primo nucleo di dipinti avvenne mediante l'acquisizione da privati e  da enti religiosi soppressi, unitamente a diverse donazioni e depositi; in questo senso si ricorda il fondo Chiarelli, consistente in 21 dipinti di vari autori dei secoli XVII e XVIII, confluiti nella pinacoteca nel 1842. Il lascito del marchese Pio Rosselli del Turco, del 1945, che segna un salto di qualità per la pinacoteca e le assicura il prestigio di cui ancora gode oggi; si tratta di 53 affreschi del Guercino provenienti da Casa Pannini e staccati da questa verso il 1840. La segnalazione degli affreschi nella loro dislocazione originaria ci proviene da Orazio Camillo Righetti Tondini che nel 1768 ne ha stabilito la disposizione stanza per stanza; è così possibile stabilire il numero complessivo dei fregi e ricostruire percorsi di dispersione seguiti allo stacco: 29 opere si trovano in una collezione privata a Venezia, 1 presso privati di Cento, 2 presso gli eredi Filippetti a Londra, 6 presso la famiglia Rossetti del Turco di Bologna, altri compaiono di tanto in tanto nel mercato antiquario internazionale (come a New York nel 1978) e per i rimanenti ormai è svanita ogni speranza di recupero. Data la vastità del ciclo degli affreschi di Casa Pannini, al quale collaborarono anche Lorenzo Gennari e Pierfrancesco Battistelli, si ritiene che gli affreschi siano stati eseguiti in un arco di tempo piuttosto ampio, comunque attorno al 1615. Sono ravvisabili, più che istanze consapevoli di rappresentazione di spazi "popolari", soggetti guidati dalla committenza che intendeva rendere manifesta attraverso gli affreschi la propria stabilità economica; così non è tanto il processo di lavorazione della canapa a Cento nel Seicento che il pittore intendeva rappresentare (anche se oggi è questo uno degli aspetti più interessanti), quanto piuttosto significare che la canapa, per il ceto economico cui apparteneva il committente, occupava un posto di rilievo.

Tra le opere collocate nella pinacoteca, oltre al già ricordato ciclo di Casa Pannini, vi sono affreschi di cappe di camino (Enea che fugge da Troia e la Pace, già citata), una decina di tele provenienti dalle chiese del territorio e alcuni disegni. Di altri autori si ricordano una pala di Annibale Carracci raffigurante la Madonna con bambino, i santissimi Giuseppe Francesco con committenti, un'Annunciazione di Ubaldo Gandolfi e un consistente nucleo di opere rappresentative della scuola pittorica centese: i Gennari (Batolomeo, Ercole, Benedetto il vecchio e il giovane, Giovanni Battista, Cesare, Carlo), i Ficatelli (Giuseppe Maria, Paolo Antonio, Stefano Felice), Giambattista Cremonini, Marcello Provenzali.

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Palazzo Comunale

La costruzione del Palazzo Comunale risale al XVIII secolo ed ebbe inizio nel 1612; nel 1756 venne ultimata l'elegante facciata che si presenta con un portico a tre arcate, con colonne ortogonali, al di sopra delle quali vi è un'ampia balconata sulla quale si aprono le tre finestre della sala del consiglio; il prospetto è ulteriormente impreziosito dal timpano e dalle decorazioni nella parte terminale. La facciata si presenta suddivisa dalla balconata marmorea che taglia orizzontalmente il prospetto per tutta la sua lunghezza, sostenuta da un altissimo portico a tre arcate sorrette da colonne ottagonali, mentre la parte superiore è coronata da una scenografica struttura in cui campeggia lo stemma cittadino e una piccola " torre" con una campana in bronzo. All'interno sono degne di nota le belle decorazioni, gli eleganti scanni lignei e la Sala Consiliare.

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Palazzo del Governatore

Il Palazzo del Governatore, detto anche della Ragione o dell'Orologio, è di origine cinquecentesca; fu eretto nel periodo di cui Cento faceva parte del ducato Estense; in seguito divenne residenza del legato pontificio. Il primitivo edificio era limitato al tratto posto tra la laterale via Provenzali e la torre dell'orologio; l'impianto architettonico, originariamente molto diverso da quello oggi visibile, è del 1502, mentre secentesca e la torre, opera di Francesco Giraldini. Alcune modifiche furono portate all'edificio negli anni successivi al passaggio di Cento sotto il dominio pontificio; gli interventi più significativi, quelli che maggiormente contribuirono ad alterarne irrimediabilmente l'aspetto, vennero eseguiti nel 1803 e nel 1919. Alla prima data corrisponde la chiusura di parte del portico, mentre alla seconda risalgono le trasformazioni apportate alle finestre. Il complesso uscito da questo moderno restauro appare in modo incongruente di fattura medievale.

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Rocca di Cento

La Rocca di Cento è situata a sud, in direzione di Bologna, dove si apre anche l'ingresso principale segnato da una massiccia torre, sulla quale sono ancora visibili le tracce di un ponte levatoio (la Rocca doveva infatti un tempo essere circondata da un fossato). La costruzione vanta altre tre torri, poste rispettivamente in direzione nord-est, nord-ovest e sud-ovest. Si deve al vescovo di Bologna Bernardo di Bonnevalle il primitivo innalzamento del complesso nel 1378,  come risposta ai tentativi autonomistici dell'abitato. Nel 1460, dopo essere stata completamente distrutta, la rocca venne riedificata per volere del vescovo di Bologna Filippo Calandrini; terminata cinque anni più tardi, subì un ulteriore potenziamento in senso militare nel 1483, su iniziativa di Giuliano della Rovere, il futuro Papa Giulio II. Gli interventi da questi promossi, e quindi realizzati, non si limitarono probabilmente ad accrescere la funzionalità bellica della rocca, con le coperture alle torri e i cammini di ronda, con l'apertura di feritoie e di più bocche da fuoco, ma vennero anche diretti alla cura degli interni attraverso restauri e abbellimenti. Strettamente connessa alla rocca sono le vicende politico militari della città.

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Monumento al Guercino

Nel giardino antistante la rocca è posto il monumento al Guercino, dello scultore di Cento Stefano Galletti, inaugurato nel 1862; la statua fu qui trasferita dalla piazza omonima nel 1934.  Galletti la realizzò tra il 1857 e il 1862. Durante il 1934 la statua venne spostata nella piazza vicino alla Rocca, ma fu durante il 2005 che essa riprese il suo posto originario, in occasione dei festeggiamenti per il centenario della morte del Galletti. In quell’occasione ci fu una manifestazione, alla quale partecipò anche il grande storico dell'arte e collezionista Sir Denis Mahon, che ha dedicato gran parte della sua vita proprio allo studio del Guercino.

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Basilica Collegiagiata di San Biagio

La Chiesa di San Biagio è sempre stata un simbolo religioso, sociale e culturale di Cento. Preesistente al 1045, anno in cui venne consacrata, la Chiesa, tra il 1390 il 1409, subì numerosi lavori di ampliamento, assumendo la fisionomia tardo gotica caratterizzata da un'unica navata e da un'abside poligonale; nonostante altri interventi, come la costruzione di una navata nel fianco sud, datata 1566, l'edificio mantenne immutate le principali linee architettoniche fino al 1730, quando su disegno del bolognese Alfonso Torregiani se ne avviò la definitiva ricostruzione; i lavori si conclusero nel 1745 e nel 1764 la Chiesa fu di nuovo consacrata. Il primo campanile fu probabilmente eretto nel 1118 ma l'attuale si deve al centese Pietro Alberto Cavalieri ed è del 1761-1762. L'interno dell'edificio presenta notevoli opere di pregio, tra cui una tela del Provenzali, dipinta verso il 1606 e raffigurante la Trasfigurazione,  un San Carlo Borromeo che in preghiera con angeli, opera del giovane Guercino, una Madonna col bambino in gloria, con i santissimi San Biagio San Michele Arcangelo, di Antonio Rossi, donata da Papa Benedetto XIV nel 1715, due statue lignee di San Biagio e San Michele Arcangelo, patroni di Cento e altre interessanti tele della scuola centese e non.

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Chiesa del  Rosario

Seguendo un ideale itinerario che ci porta a conoscere i principali luoghi della città attraverso le opere del Guercino, giungiamo alla Chiesa del  Rosario. Secondo alcuni autori il disegno dell'edificio sarebbe proprio opera del pittore, ipotesi suffragata dalla sua appartenenza,  come confratello, alla compagnia del Rosario fin dal 1619. La Chiesa risulta essere stata edificata nel 1633 e aperta al culto 12 anni più tardi; l'impianto, realizzato secondo canoni rigorosamente classici, è ad un'unica navata,  con tre cappelle; all'interno si trova la tomba di famiglia del Guercino e sono ammirabili diverse opere dello stesso artista: nella volta a botte della navata centrale e visibile l'Assunta, per la quale sono state adottate soluzioni prospettiche assai ardite, soprattutto se rapportate al tempo in cui il dipinto fu realizzato; il tema trattato racconta le cronache del tempo e, fu proprio per merito di questa particolarità, che l'opera venne risparmiata durante le requisizioni napoleoniche, poiché vista da vicino fu considerata un "guazzabuglio"; nella Cappella Barbieri, forse rimaneggiata nel 1706 da Benedetto Gennari, trovate il Padre Eterno, San Giovanni Battista e San Francesco d'Assisi eseguiti tra il 1644 e il 1645.

Tra le altre opere di pregio conservate nella chiesa del Rosario si segnalano una tela del 1717, raffigurante il Transito di San Giuseppe, che si deve al veronese Felice Torelli e una Madonna del Rosario e Santi, attribuita a Francesco Longhi. Di un certo interesse infine altre due tele del XVIII secolo che rappresentano due particolari momenti della storia della città: il già ricordato assedio della rocca,  nel 1443, e l'epidemia di peste che interessò Cento nel 1630.

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Chiesa di Santa Maria Addolorata

Nella vicina chiesa di Santa Maria Addolorata, detta anche dei servi, del XVI secolo, è conservata una tela del Guercino raffigurante  Due angeli che sorreggono il sudario; sempre nella stessa chiesa è conservata una notevole opera di Denijs Calvaert, conosciuto in Italia anche come Dionisio Fiammingo, il dipinto raffigurante  San Michele Arcangelo in lotta col Diavolo. Nella Chiesa ancor oggi continuano a riunirsi i confratelli della Compagnia del Sacco, istituita nel 1641 da Giovanni da Sestola. Gli incappucciati, si sono resi protagonisti nell'ottocento di diverse innovazioni e restauri nella stessa chiesa, come i rifacimenti dei Notari, la costruzione del coro il restauro di quadri e l'innalzamento dell'attuale facciata.

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Chiesa di San Giorgio

Stando a quanto ricavabile degli statuti della città, la Chiesa di San Giorgio, situata nella frazione (del resto ormai inglobata della città per l'espandersi a nord della zona artigianale) di Corporeno, risalirebbe agli anni compresi tra il 1328 e il 1444. Di vestigia settecentesca, pur con i ritocchi dovuti ai  restauri dell'otto-novecento, ospita anch'essa un'opera giovanile del Guercino: si tratta delle Quindici formelle con i misteri del Rosario che circondano una terracotta policroma della Madonna col bambino  risalente al XVIII secolo.

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Chiesa di San Sebastiano

In un'altra frazione, quella di Renazzo, dove è cominciata l'epopea Lamborghini, si trova la Chiesa di San Sebastiano, il cui aspetto odierno si deve a Carlo Francesco Dotti, che ne diresse i lavori nel 1745.  Conserva all'interno due tra le più apprezzate opere del Guercino: una Madonna con bambino in gloria ai santi, del 1615, e il Miracolo di San Carlo Borromeo dipinto circa un anno prima. Come per altri edifici storici dell'Emilia, la chiesa è rimasta inagibile dopo il Terremoto dell'Emilia del 2012, a causa dei danni per le scosse del 20 e 29 maggio.

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Casa Benotti-Chiarelli

Altro edificio recante segni del pittore è l'antica Casa Benotti-Chiarelli dove, al pianterreno, erano collocati alcuni affreschi del periodo 1615-1617 staccati e restaurati a cura dei proprietari.  Nel salone principale di Casa Provenzali, Guercino, forse coadiuvato da Pier Francesco Battistelli, realizzò le Storie di Provencus (mitico antenato romano della famiglia provenzali). Alcuni autori, tuttavia, nutrono dubbi sull'attribuzione a Guercino del ciclo di Provenco, riconducendolo piuttosto alla tradizione pittorica di Niccolò dell'Abate.

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Palazzo Scarselli Tassinari

Palazzo Scarselli TassinariDi fattura settecentesca è il Palazzo Scarselli Tassinari. Ai tempi dei vecchi proprietari, la famiglia Tagliavini, vi era sul camino della sala al pianoterra un dipinto del Guercino raffigurante la Pace. Successivamente quando i Tassinari, nel 1771, fecero edificare l'attuale palazzo su disegni di Alberto Cavalieri, il dipinto venne trasferito ai piani superiori;  ora e conservato presso la locale pinacoteca. Molto bello è lo spettacolare scalone ornato da volte, coretti e raffinate decorazioni. Interessante la presenza del Mappamondo e del Planetario costruiti da Hans Greuther nel 1632-36 all’ingresso del primo piano della Biblioteca Civica. Oggi le sale del Palazzo Scarselli Tassinari ospita una prestigiosa biblioteca i cui i volumi provengono da altre biblioteche della zona. Infatti, dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi nel 1798, le collezioni della Biblioteca Civica furono annesse a quelle del Collegio Clementino, a cui si aggiunse in seguito anche la raccolta della Biblioteca Cappuccina nel 1805 con la sua immensa ricchezza di manoscritti e volumi preziosi. La Biblioteca Civica di Cento è un punto di riferimento culturale per la città e per la zona e vanta una collezione di oltre 55mila volumi, tra la collezione moderna ed antica, una consistente collezione fotografica, una sala formativa e una sala espositiva utilizzata in vari progetti culturali.

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Teatro Borgatti

Teatro BorgattiOltre alla tradizione artistica, pittorica e letteraria Cento vanta anche una consolidata tradizione musicale e teatrale. Per quest'ultimo aspetto va ricordato il tenore Giuseppe Borgatti (1871-1950): al noto interprete wagneriano è dedicato il locale Teatro Borgatti. Costruito tra il 1856 e 1861 su disegni di Antonio Giordani, presenta una caratteristica struttura massiccia, con decorazioni a bande rosse gialle e ampi inserti in cotto recante fregi intercalati da ritratti, medaglioni e busti di personaggi celebri. All'interno, inaugurato nel 1933, il Museo Borgatti, frutto di una donazione iniziale dello stesso tenore, con cimeli e onorificenze riguardanti la carriera dell'artista. In seguito il museo accolse anche l'adorazione del flautista della città Arrigo Tassinari.

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Palazzo Rusconi

Palazzo RusconiNel settecentesco Palazzo Rusconi di Corso Guercino ha sede l'importante Biblioteca Comunale, derivata dall'antico fondo librario del Seminario Clementino e arricchitasi nel tempo con l'acquisto del copioso Fondo dei Cappuccini e con i lasciti delle famiglie Piombini, Rusponi, Borsari e Cavicchi. Vi si conservano diversi incunaboli e preziosi volumi dei secoli XV e XVI, oltre alla produzione più recente di diverse opere di pregio. Merita una particolare attenzione l'edizione del 1543 del Vocabolario, grammatica et orthographia de la lingua volgare, che si deve a Alberto Accarisio, uno dei primi vocabolaristi italiani. Palazzo Rusconi è certamente una delle maggiori espressioni dell'architettura bolognese del XVIII secolo a Cento; fatto edificare nel 1766 per volere del capitano Giovanni Tavecchi e da questi ceduto alla famiglia Rusconi, è ora di proprietà della locale Cassa di Risparmio. A parte la facciata con porticato e qualche elemento interno, come lo scalone d'onore, il resto del palazzo appare alquanto alterato per interventi recenti. Nei locali adibiti a sede centrale della banca si conservano pregevoli opere del Gaddi e del Guercino.

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Galleria d'Arte Moderna Aroldo Bonzagni

Galleria d'Arte Moderna Aroldo BonzagniIn ultimo vi è da segnalare la preziosa raccolta delle opere di Aroldo Bonzagni realizzate tra il 1905 e il 1918, significativa testimonianza dell'attività del pittore scomparso nel 1918, della sua vita personale e artistica. La Galleria d'Arte Moderna intitolata a Bonzagni si è andata via via arricchendo di numerose altre opere di autori contemporanei. Dal 1988 la Galleria è ospitata all’interno del Palazzo del Governatore. All’interno della galleria sono esposti quasi tutti i lavori del Bonzaghi, che fu un pittore e disegnatore satirico, le cui vignette, spesso, trattavano di politica. La Galleria si snoda su due piani, con le opere che seguono un percorso cronologico, si inizia con le prime opere e con i documenti dell’Archivio, seguono altre opere dell’artista, al fianco di diversi lavori di altri pittori, che hanno condiviso con lui lo stesso spirito dell’avanguardia e del futurismo, come Dudreville, Balla, Fontana e Sassu, solo per ricordarne qualcuno.

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Chiesa di San Pietro

Chiesa di San Pietro a CentoChiesa di San Pietro, edificata nel XVI secolo, ma in seguito notevolmente rimaneggiata, ha all'interno tre navate e 15 altari. Nel terzo altare destro trovate l'opera, Madonna e santi di Benedetto Zallone; al quinto, Madonna col Bambino, San Bernardino e angelo custode di Matteo Loves; nell'abside, a un livello inferiore rispetto alla pavimentazione attuale, frammenti di affreschi trecenteschi (rivolgersi in sagrestia per la visita); al terzo altare sinistro, Madonna con Bambino e Santi di Giacomo Parolini.

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Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco

Chiesa dei Santi Sebastiano e RoccoLa Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco, è un tempio di origine cinquecentesca, con loggiato nella facciata, rifatta in forme barocche da Pietro Alberto Cavalieri negli anni 1764-70. Una confraternita promossa da tale Lorenzo Cagnoli provvide a costruire una piccola Chiesa di fronte a Via Donati; divenuta parrocchia, la chiesa venne ampliata come attualmente si presenta. Nell'interno ad aula si conservano, sull'altare maggiore, una Crocifissione con San Rocco e San Sebastiano, attribuita a Orazio Lamberti (autore del bellissimo Giudizio Universale nella cupola della Chiesa di San Pietro al Po' a Cremona) del 1578 e, sull'altare sinistro, un Angelo custode di Matteo Loves del 1625. Nel retrostante coro è conservata una parte del ciclo affrescato realizzato nel 1603 da Matteo Cremonini.

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ex Chiesa di San Lorenzo

ex Chiesa di San LorenzoLa Chiesa di San Lorenzo è una delle maggiori espressioni del barocco centese. Edificata tra 1765 e 1773 su disegni di Pietro Alberto Cavalieri è appartenuta alla Compagnia dei Gesuiti e divenne parte, nel 1779, del collegio Seminario Clementino, per poi divenire proprietà nel 1870 del Patrimonio agli studi. Dopo il restauro degli anni 1968/1973, la chiesa è stata trasformata in Auditorium. Oggi è utilizzata per manifestazioni di carattere culturale come concerti, convegni, mostre d'arte e di artigianato, spettacoli ed iniziative didattiche. Il cambiamento d'uso dell'immobile non ha però intaccato i valori architettonici dell'edificio, che rimane una delle più pregevoli espressioni degli ultimi anni del periodo barocco nell'ambito bolognese. L'impianto architettonico è costituito da un'ampia sala rettangolare fiancheggiata da cappelle (due per parte) delimitate da colonne binate da cui spiccano due archi a tutto centro, da un presbiterio di forma quadrata rialzato di tre gradini rispetto al piano della sala e da un'abside curvilinea sormontata da un'ancona riccamente decorata. Nell'aula principale si affacciano quattro coretti, attraverso aggraziate aperture decorate da pregevoli stucchi e da una balaustra cieca. Il presbiterio è sormontato da una grande cupola emisferica, sul cui culmine è posta una lanterna.

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Ghetto di Cento

Ghetto di CentoSul lato opposto della strada, alle spalle degli edifici porticati, si trova l'antico Ghetto, cui si accede dalla via Malagodi che si stacca a sinistra al termine di via Provenzali. L'edificio con balcone ospitava un tempo la sinagoga. Il ghetto di Cento venne istituito in quella che era già la zona di insediamento della comunità ebraica dal XIV secolo. Nel 1624 Papa Urbano VIII ordinò ufficialmente la concentrazione degli ebrei della legazione pontificia nei ghetti di Ferrara, Lugo e Cento, ma solo nel 1636,e il legato pontificio bolognese Stefano Durazzo dettò le norme relative a quest’ultimo. La scelta cadde su un’area centrale della cittadina, fra via Grande (oggi via Marcello Provenzali) e il Borgo di Domani (oggi via Olindo Malagodi), già abitata da alcune famiglie di ebrei centesi.

I cancelli furono aperti una prima volta dai francesi nel 1796 e poi definitivamente fra 1831 e 1833. Negli ultimi decenni dell’Ottocento iniziò un periodo di declino e di emigrazione che, ai primi del Novecento, portò all’aggregazione della comunità ebraica di Cento con quella di Ferrara. Negli anni della guerra la sinagoga subì due volte la devastazione da parte dei fascisti, che sottrassero tutti gli antichi arredi tessili. Inoltre con l’insediamento nel ghetto di un comando tedesco vennero bruciati parte della sinagoga e libri, manoscritti e documenti custoditi nei locali attigui. Quello che si è riusciti a salvare è stato trasferito a Ferrara: il portale e i banchi ottocenteschi della sinagoga, un aron (armadio dove sono custoditi i rotoli della Torah) e una bimah (la tribuna da cui si legge la Torah) lignea forse provenienti da un oratorio privato e alcuni oggetti di arte sacra. L’aron barocco della sinagoga pubblica è stato portato in Israele nel 1954 e si trova in una sinagoga di Natanya.

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Oratorio della Crocetta

Questo Oratorio si trova vicino al centro storico della città e venne edificato prima del 1300, nella zona medievale della " Tomba del Castaldo". I primi documenti scritti, che parlano di questo oratorio risalgono al 1388 e al 1390, quando la struttura venne restaurata e l’altare dedicato alla Santissima Croce, alla Santissima Vergine e a Sant’Antonio Abate, fu considerato miracoloso da molti fedeli. Durante il 1454 questo fu il luogo, nel quale si riuniva la Confraternita della Santa Croce; in quegli anni, inoltre, furono realizzati gli affreschi dell’abside, che ritraggono " San Domenico e San Pietro Martire in adorazione della Croce" e la " Pietà". Molto particolari anche gli affreschi, dove sono raffigurati i Santi e le " Madonne col Bambino".  L’altare in stucco risale al 1800. Durante il 1900 la struttura subì diversi interventi di restauro.

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