|
Sei
qui:
Biografie >
Vita di Guercino
- Biografia e e opere
Introduzione al Guercino
La massima
gloria dell'arte pittorica di Cento, Giovan Francesco
Barbieri detto il Guercino, nasce l'8
febbraio 1591, figlio di Andrea Barbieri ed Elena Ghisellini.
Fu battezzato nella Chiesa di San Biagio. Autodefinitosi
autodidatta, entrò a nove anni nella bottega di Benedetto
Gennari il Vecchio. Iniziò presto una attività autonoma
fondando la prestigiosa Accademia del Nudo, la
cui fama attirò a Cento diversi personaggi illustri,
tra cui Velàzquez.
|
|
Già
nel corso della sua vita Guercino divenne uno degli artisti
europei più richiesti e venne invitato presso alcune tra le
corti europee più importanti dell'Europa di allora, da sovrani
come il re inglese Carlo I, la regina di Francia Maria
de' Medici e da Cristina, regina di Svezia, uno dei
personaggi più interessanti delle scena politica e culturale
dell'epoca, che gli fece visita nella sua bottega di
Bologna
nel 1655. Anche Goethe, nel suo viaggio in Italia (vedere
Viaggio in Italia di Goethe), decise di
fermarsi a Cento per ammirare le opere dell'artista. Dimenticato
fino alla fine degli anni '50 del 900 insieme a tutti i pittori
barocchi, compreso Caravaggio, per via della feroce critica
dei vittoriani verso tutto ciò che veniva dopo il
Rinascimento, ritornò alla ribalta grazie alla monumentale
opera di studio di Sir Denis Mahon, divenuto anche per
questo, dal 1982, cittadino onorario di Cento.
"Quando il bimbo dorme non si devono fare rumori". Lo
sapeva bene Giovan Battista Barbieri che da un urlo disumano
fu fatto sobbalzare dalla culla mentre riposava. Da quel grido
deflagrante il piccino trasse una menomazione destinata a renderlo
celebre. Risvegliatosi, racconta il biografo Carlo Cesare
Malvasia, rimase con l'occhio destro travolto nella pupilla
sequestrata nell'angolo. Questa fu la causa per cui il piccolo
Giovan Battista Barbieri si vide affibbiato il soprannome che
lo rese celebre, Guercino. L'irreparabile strabismo non
ostacolò le naturali attitudini artistiche del giovane, le fonti
dicono che già a sei anni armeggiasse con lapis e colori. La
leggenda vuole che a otto anni avesse già decorato la facciata
di casa sua con l'effigie della veneratissima Madonna della
Chiara patrona di
Reggio Emilia. I genitori cominciarono a pensare
al futuro del giovanetto, timido ma pieno di talento.
Guercino fu conosciuto dai sui contemporanei per la rapidità
con cui dipingeva un'opera: completò non meno di 106 grandi
pale d'altare in altrettante chiese e 144 altri dipinti. E 'stato
anche un disegnatore prolifico. La sua produzione incluse molti
disegni, di solito a penna, inchiostro lavato, o rosso sanguigno.
La maggior parte di questi vennero fatti come studi preparatori
per i suoi quadri, ma disegnò anche paesaggi, soggetti di genere
e caricature per puro diletto personale.
Nel 1617 comincia per il Guercino l'esperienza bolognese, è
il primo passo del rinnovamento figurativo dell'artista che
proseguì a
Venezia,
più tardi a
Ferrara
e successivamente, nel 1621, a Roma; dopo una breve parentesi
di nuovo a Cento, seguita dalla morte del papa Ludovisi,
si stabilisce definitivamente a
Bologna
dove si spegne nel 1666 a 75 anni.
I suoi dipinti sono custoditi nei più importanti musei del mondo,
dalla
Galleria Borghese e dalla Pinacoteca Capitolina
a
Roma
agli
Uffizi di
Firenze,
dal
Louvre di
Parigi
al
National Gallery di Londra e Washington, dal
Museo del Prado di
Madrid,
alla
Gemäldegalerie di
Berlino,
l'Ermitage
di
San Pietroburgo; ma è nella sua città natale
che è conservata la maggior concentrazione al mondo di opere
di questo geniale artista centese.
Tre fasi
della vita e tre stili pittorici
Guercino nel corso della sua lunga carriera cambiò il suo
stile pittorico per ben tre volte. Il primo, con le opere
giovanili permeate dalle influenze e dalle idee dei pittori
ferraresi, come lo Scarsellino e soprattutto del bolognese
Ludovico Carracci, preponderante. Il secondo, ispirato
dal
Caravaggio e dalla sua pittura. L'ultimo, dove lo
stile del pittore prende ispirazione da Guido Reni. Nell'arte
è sempre stato normale che un pittore si sia sempre misurato
con i suoi predecessori migliori. Ma in Guercino non si vide
solo la ripresa dello stile di un maestro, di un modello, ma
nel pittore di Cento nelle tre tappe della sua lunga carriera
consapevolmente si misura con tre esempio diversi. Questo da
una novità, non da poco rispetto al passato. Gli stili seguirono
fasi in cui i gusti dei committenti cambiavano.
Il cambiamento negli stili, nella "maniere", del Guercino
non diminuirono la domanda per le sue opere. Tra le altre richieste,
gli fu chiesto di diventare pittore ufficiale dei tribunali
di Inghilterra (1626) e Francia (1629 e 1639). Entro il 1650,
tuttavia, le commesse importanti diventarono meno frequenti
e più localizzate all'area emiliana. Via via che la salute dell'artista
andava peggiorando con l'età che avanzava, il suo stile diventava
meno forte e la partecipazione alle sue opere di altri artisti
della sua bottega aumentò . Nonostante questo, continuò a dipingere
fino alla sua morte avvenuta nel 1666.
Uno dei quadri più affascinanti di Guercino è la Madonna
del Passero, che fu di Dennis Mahon, che l'ha lasciò alla
sua morte alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. In questo dipinto
Maria fa giocare Gesù Bambino con un passerotto tenuto al guinzaglio
da un sottilissimo filo di seta. Nessun artista contemporaneo
è riuscito a rendere con più efficacia il muto linguaggio dell'amore
tra madre e figlio. Anche nel San Giuseppe col Bambino Gesù
(collezione Lauro), con un San Giuseppe qui insolitamente giovane
che intesse un silenzioso dialogo con il figlio che stringe
tra le manine due rose, una fiorita e una in bocciolo, un fiore
carico di simbologie, che possono alludere alla nascita, all'infanzia
e alla passione di Gesù.
Nel Guercino le vite dei santi e le vicende tratte dalla letteratura
del tempo sono ambientate in contesti paesaggistici ma sempre
con una disposizione evidentemente scenica nella quale le vedute
naturali o architettoniche sono collocate in quinte attorno
all'azione dei protagonista. Che si tratti della radura di un
bosco o del cortile di una villa, alle figure degli attori è
riservato il proscenio mentre l'ambiente è descritto come se
fosse un fondale di un commento. Quel che si rappresenta sono
i sentimenti, i sensi, gli affetti. L'intento è la commozione
dell'osservatore non la semplice contemplazione.
Osservando il San Sebastiano curato da Irene si insinua
una sensazione di dejà vu, già visto. Sulla sinistra, San'Irene
intinge una spugna in una bacinella d'acqua. Sarà sufficiente
sostituire la spugna con un rotolo di pergamena per trasformare
Sant'Irene e dare vita a una delle tante sibille.
Se Guercino girava per le chiese di Ferrara in cerca di tele
sulle quali commuoversi, si può ragionevolmente supporre che
una volta diventato pittore abbia cercato gli stessi "affetti
speciali". Sappiamo dal suo testamento che il maestro possedeva
un faldone intitolato "Libro sui cinque sentimenti del corpo"
nel quale aveva raccolto disegni ed incisioni dedicati guarda
caso alla raffigurazione dei sensi e delle emozioni. Da qui
le sue celebri teste, quelle che il maestro si faceva pagare
dai 25 ai 50 ducatoni cadauna. Qui le figure sembrano volerci
impartire una lezione privata di Ars Retorica. Sono sante, sibille,
profeti, eroi biblici e mitologici, che allargano enfaticamente
le braccia, alzano languide occhiate verso il cielo, oppure
abbassano lo sguardo sotto il peso di chissà quali grevi pensieri.
Non fanno sul serio, stanno recitando la loro piccola tragedia,
davanti a noi, che siamo la loro intima platea.
Nei quadri da stanza di taglio orizzontale Guercino predilige
il cosiddetto piano americano: due, tre o più figure e il teatro
della pittura continua con effetti di straordinario coinvolgimento
emotivo. Come nelle due scene madri di tradimento, quello gravissimo
di Giuda nella cattura di Cristo (che oggi si trova a
Cambridge) e quello veniale dell'apostolo Tommaso, nella "Incredulità"
della National Gallery di Londra.
Dopo la sua morte del pittore i nipoti continuarono a
mandare avanti la sua bottega ma produssero imitazioni deboli
del suo stile. L'influenza di Guercino non fu di grande portata,
probabilmente perché il suo stile era così singolare e non ebbe
una vera e propria scuola per portarla avanti.
Riscoperta del Guercino e della pitture italiana del 600
Se
oggi il pittore emiliano è noto in tutto il mondo, il merito
è dello storico dell'arte e collezionista Sir Denis Mahon,
lo studioso che più di chiunque altro ha dedicato intelligenza
ed energia alla scoperta di Guercino. In una intervista
racconta: "Ancora all'inizio del 900 i pittori barocchi,
come Guercino, ma anche come Caravaggio, erano completamente
disprezzati da tutti. Quando cominciai a studiarli, i quadri
erano sporchi, ma si poteva intuire la qualità di questi artisti."
Ducento
anni dopo la morte del Guercino, la storia e la moda ebbero
in serbo una amara sorpresa per il pittore di Cento. John
Ruskin, il più influente critico inglese dell'Ottocento,
gli conferisce un colpo mortale, rendendolo "detestabile" agli
occhi di tutti, collezionisti, storici e critici dell'arte,
le cui grandi collezioni di arte antica si andavano allora formando.
La sua pittura subisce una condanna senza appello e i suoi disegni
considerati prova di mera abilità. La Scuola Pittorica di Bologna
cade con lui e per quasi un secolo la National Gallery
di Londra e nessun grande museo europeo comprerà più pittura
italiana del '600. Eppure c'è un fatto curioso da annotare.
Ruskin scrisse che fu una chiesa di Lucca, la
Chiesa di Santa Maria Forisportam,
che fece scoccare in lui, l'interesse e la passione per l'architettura
medievale, quindi fa sorridere il fatto che doveva aver visto
bene, da vicino i due pregevoli Guercino che vi si trovano (e
che ancora si trovano, in uno stato di semi abbandono, vedere
Chiesa Santa Maria Forisportam, tesoro dimenticato).
I due quadri lucchesi di Guercino erano L'Assunta
con i santi, del 1643 e Santa Lucia
del 1640, dipinti quindi
nel pieno della sua maturità artistica.
È forse ora troppo complesso cercare di individuare le ragioni
storiche che hanno portato, quasi un secolo più tardi in piena
seconda guerra mondiale, un piccolo gruppo di giovani storici
d'arte inglesi, destinati a gran notorietà e influenza culturale
che ruotavano intorno al Warburg Institute di Londra,
a riprendere in mano le carte e le tele della Scuola Bolognese.
L'occasione casuale fu il riordino delle collezioni reali intrapreso
da Anthony Blunt e, tra le diverse opportunità offerte,
John Pope-Hennessy scelse Domenichino e Denis Mahon
Guercino.
Artisti del calibro dei Domenichino, dei Gennari,
di Guido Reni, dei Carracci erano stati oggetto
di studio di Nikolaus Pevsner, un architetto tedesco
in fuga dalla Germania nazista, che ebbe modo di divulgare i
suoi insegnamenti all'Università di Londra, dove fu invitato
a fare conferenze al Courtauld Institute, da poco istutito.
Qui Dennis Mahon chiese a Pevsner di suggerirgli un artista
da studiare, che rispose: "Perché non il Guercino?" Il
giovane Mahon accettò subito l'invito, cominciò a studiare il
pittore di Cento da quel momento e per tutto il resto della
sua vita. Un invito che lo avrebbe accompagnato per tutta la
carriera.
I suoi studi avrebbero cambiato la critica d’arte anglosassone,
convinta da John Ruskin in periodo vittoriano che tutto
quello che era venuto dopo il Rinascimento non avesse alcun
pregio. Ma proprio grazie a questa sottovalutazione del patrimonio
artistico post-rinascimentale, e segnatamente barocco, Danis
Mahon riuscì a raccogliere in poco tempo (fino il 1964) un considerevole
numero di tele che pagò molto poco.
Nel 1932 Mahon era a Parigi a studiare i dipinti di Guercino
al Louvre. Passeggiando per le strade di Saint Germain de Pres,
notò nella vetrina di un antiquario un grande quadro del Guercino
Giacobbe che benedice i figli di Giuseppe, entrò e chiese
il prezzo. Chiedevano l'equivalente in franchi di 120
sterline degli anni '30 del Novecento. Un prezzo molto basso
(il quadro oggi si trova alla National Gallery di Dublino).
Due anni dopo, Mahon acquisì dalla Principessa Barberini,
L’Elia nutrito dai corvi, sempre del Guercino, che se ne
stava in un solaio e acquistato da Mahon per 200 sterline. Per
far capire in quale considerazione si trovasse l'arte barocca
Mahon nel 1945 si aggiudicò da Sotheby’s, per 80 sterline, il
Ratto d’Europa, dipinto da Guido Reni verso
il 1637 per Ladislao IV re di Polonia. L’altro concorrente
all’asta era il corniciaio Wiggins, a cui tuttavia interessava
soltanto la cornice e non la tela che, non essendo mai stata
pulita, era nera di polvere e sporcizia. Oggi il dipinto si
trova alla National Gallery di Londra.
Dopo vent'anni, gli americani in particolar modo avevano cominciato
ad apprezzare, anche e soprattutto grazie a Mahon, la qualità
della pittura italiana barocca, cominciando a comprare diverse
opere per collezioni private e per musei. I prezzi di questi
autori, compreso Guercino, cominciavano a valere moltissimo.
Nel frattempo la collezione di Mahon era diventata di tutto
rispetto. Come diceva lui stesso "Ho avuto 20 anni senza
competizione per trovare questi quadri. Sono stato molto fortunato."
I quadri di Guercino recuperati da Mahon nella sua lunga carriera
spesso erano tutti sporchi, le sottigliezze di colori erano
stata cancellate e in pochi avrebbero scommesso i loro soldi
per farli restaurare. Solo dopo questi attenti restauri si poté
ammirare a pieno la qualità e la maestria delle opere di queste
grande artista, che rischiava, non di meno, di essere dimenticato.
Mahon "scovava" capolavori di Guercino e di altri pittori italiani
del '600 in tutta Europa, specialmente in case di lord inglesi
decaduti o quasi, i cui predecessori avevano portato indietro
quadri italiani come souvenir del Gran Tour e li avevano pressoché
abbandonati dopo l'anatema di Ruskin del 1845 che avrebbe prodotto
i suoi effetti fino al 1957. In Italia la critica d'arte era
tutto orientata verso la pittura del Tre-Quattrocento, per via
dell'influenza di Bernard Berenson. Ragion per cui Mahon
ebbe tutto il tempo di costruire la sua straordinaria collezione
che oggi non avrebbe prezzo, spendendo pochissimo. In alcuni
casi i disegni del Guercino gli venivano regalati a mazzi.
Ecco una storia emblematica. Si sapeva il cardinale Albergati
di Bologna, parente di papa Innocenzo X, comprò direttamente
due quadri dal Guercino per donarli al Papa, ma quello dei due
che venne messo in mostra imbarazzava il Pontefice per la nudità
del bambino, che allora chiese a Pietro da Cortona di
sovrapporgli un panneggio. C'è una toccante lettera di quest'ultimo
a Guercino in cui ammette: "..lo so che non si dovrebbe accettare,
mi spiace molto, ma come se fa con il Papa? è un'imposizione."
Quando un antiquario suonò alla porta di Denis Mahon con quel
quadro, lo storico dell'arte inglese aveva subito intuito
di quale opera si trattasse e, per esserne certo, fece fare
delle radiografie sul quadro che gli dettero ragione.
La
scuola di Ludovico Carracci
Siamo
attorno al 1600 e il borgo di Cento aveva meno da offrire in
confronto alle due principali città vicine
Ferrara
e
Bologna.
A Cento tuttavia Guercino trovò un maestro in Benedetto Gennari
il vecchio, che però morì quasi subito intorno al 1610.
Guercino a 19 anni eredita la bottega del Gennari e ne diventa
il titolare. La bottega continuerà comunque a chiamarsi "dei
Gennari" ma la guida di Guercino non verrà mai messa in discussione,
anzi ulteriormente legittimata da un'alleanza matrimoniale tra
Ercole Gennari, figlio di Benedetto, e Lucia Barbieri
sorella del Guercino. Anche se Gennari fu un indubbio maestro,
lo stesso Guercino si considerò sostanzialmente autodidatta
e pose la propria formazione sotto l'ascendenza di due quadri
dello stesso autore, Ludovico Carracci, precisamente
indicati e tuttora esistenti: la Madonna con i San Francesco
e San Giuseppe dei Cappuccini di Cento (oggi nella Pinacoteca
cittadina), del 1591 di influenza veneta; la Conversione
di San Paolo, della Chiesa di San Francesco a Bologna
del 1587 (ora nella Pinacoteca del capoluogo emiliano). Due
opere molto diverse, ma che sono un sunto della complessità
dello stile di Carracci. Contengono una parte così ampia degli
elementi da cui Guercino farà procedere il proprio sviluppo,
da capire cosa l'artista intendesse indicandole come sue fonti
dirette.
Mentre la "banda classica" dei pittori bolognesi Reni,
Domenichino e Albani trionfava a Roma, Ludovico
Carracci scriveva nel 1616 in una lettera del Guercino: "Qua
vi è un giovane di patria di Cento, che dipinge con somma felicità
d'invenzione. È gran disegnatore e felicissimo coloritore; è
mostro di natura, e miracolo da far stupire chi vede le sue
opere".
La lunga "carriera"
di Guercino
Guercino si trovò ad ammirare i maestri più anziani di lui e
trasse gli elementi fondamentali della sua poetica. Gli affetti
familiari per esempio, osservando dipinti come La Madonna
del Gatto di Federico Barocci, dove Gesù bambino,
viene distratto dalla poppata dal gioco di San Giovannino che
aizza il gatto di casa mostrandogli un pettirosso, uccello in
realtà carico di simboli e richiamo della passione di Cristo.
Il Cristo morto tra le braccia di Dio padre di Carracci,
documenta l'altro aspetto importante della poetica di Guercino:
il registro tragico. Come in un requiem, l'onnipotente abbraccia
il figlio morto circondato dagli angeli che reggono i simboli
della passione. Sappiamo dalle fonti che il giovane Guercino
intraprendeva lunghi viaggi per visitare le chiese dell'Emilia
dove questi quadri erano custoditi. E lo faceva con il chiaro
intento di gioire o di commuoversi di fronte ad essi.
Il '600 nella pittura italiana è il secolo dei sentimenti, Guercino
amava particolarmente, come abbiamo visto, Ludovico Carracci
e Carlo Bonomi, a Ferrara, quello che le fonti indicano
come il pittore davanti al quale Guercino piangeva.
Gli inizi del Guercino sono nebulosi, ancora da mettere a fuoco,
ma vi è sufficiente luce per capire che il giovanissimo maestro
imparò subito le cose importanti. La prima era che per lavorare
bisognava ingraziarsi i preti. Guercino trovò presto protezione
presso il canonico e letterato bolognese Antonio Mirandola,
abate del Monastero dello Spirito Santo a Cento,
il quale intuì immediatamente che il giovane pittore era un
artista molto promettente commissionandogli subito una tela
per il suo monastero Il trionfo di tutti i Santi (opera
andata perduta).
Il cardinale Alessandro Ludovisi, che era arcivescovo
di Bologna in quel momento e che in seguito diventò papa, col
nome di Gregorio XV fu persuaso da padre Mirandola a
commissionare quadri al giovane Guercino. Grazie a questo Guercino
ottenne la prima commissione bolognese nel 1613. Da quel momento
la bravura del pittore era conosciuta e apprezzata. Oltre al
futuro papa Ludovisi, Guercino in quel periodo frequentò
il legato pontificio a Ferrara, il cardinale Jacopo Serra
e Ferdinando Gonzaga, duca di Mantova.
Gli anni tra il 1613 e il 1616 sono anni di attività piuttosto
intensa del Guercino, ma circoscritta alla committenza di Cento.
Non si tuttavia non immaginare frequenti visite a Bologna o
negli altri capoluoghi circostanti, per raccogliere conoscenze
o ispirazioni per la propria attività locale. Per la Casa Provenzale,
per esempio, di cui esegue le decorazioni nel 1614, replica
il parato ornamentale del fregio carracesco di Palazzo Fava
a Bologna, aggiungendo scene tratte dal ciclo di Niccolò dell'Abate
a Scandiano.
Nel 1615 Guercino a Bologna dipinse due grandi tele per il Cardinale
Serra, legato papale a Ferrara Elia nutrito dai Corvi (oggi
alla National Gallery di Londra) e Sansone catturato dai
Filistei (oggi al Metropolitan Museum of Art di New York).
Tra il 1617 e il 1621, le commissioni religiose del Guercino
per questi patroni erano tra i dipinti più lungimiranti del
decennio. I paesaggi e le immagini religiose di questo periodo
sottolineano anche eventi quotidiani naturali, un'indicazione
che l'artista fu influenzato dalle prime opere di un'altra dei
fratelli Carracci, Annibale (1560-1609). Seguendo l'esempio
proprio dei Carracci, Guercino aprì una Accademia del Nudo
a Cento nel 1616.
Nel
1618, su consiglio di Padre Mirandola, Guercino aveva preparato
un volume di disegni anatomici per pittori principianti. Portò
questo volume a Venezia, dove fu in grado di esaminare le opere
degli artisti veneziani il cui stile pittorico aveva influenzato
il suo sviluppo artistico attraverso i dipinti dello Scarsellino
e di Ludovico Carracci. Uno dei capolavori di Guercino
in questi anni prolifici, che mostrano l'artista maturo nella
sintesi delle sue prime influenze in una composizione audace
ma equilibrata, è la Vestizione di San Guglielmo del
1620, (Pinacoteca Nazionale di Bologna), dipinto per la Cappella
Locatelli a Bologna, ammirato nei due secoli successivi
e portato in Francia dagli eserciti di Napoleone per essere
esposto al Louvre (tornò a Bologna nel 1818). Il dipinto presenta
una qualità pittorica e un impianto costruttivo che dà idea
di quanto fosse matura la tecnica dell'allora ventenne Guercino.
In contrapposizione alla struttura quadrata della pala, le figure
si dispongono secondo un asse verticale ai cui culmini superiore
e inferiore emergono, rispettivamente, la figura della Madonna
col Bambino, affiancata da due santi e un angelo che indica
verso il basso, e la figura di San Guglielmo d’Aquitania nell’atto
di deporre la spada e ricevere l’abito monastico da San Felice
Vescovo. Il successo dell’opera fu confermato anche dalle numerose
copie che ne vennero prodotte. Sempre nel 1620 completa la tela
Erminia col pastore (oggi a Birmingham al City Museum
and Art Gallery) commissionatagli dal duca di Mantova
e l'8 dicembre dello stesso anno viene nominato Cavaliere dal
Cardinale Serra.
Quando
il cardinale Alessandro Ludovisi divenne Papa Gregorio XV nel
1621 Guercino fu chiamato a Roma. Per il nipote del papa, il
cardinale Ludovico Ludovisi, Guercino produsse lo straordinario
soffitto per il Casino dell'Aurora nella Villa Ludovisi,
Roma (1621), che è il culmine del suo precoce stile maturo.
Per commissione diretta del pontefice Guercino creò l'immensa
pala d'altare, Seppellimento si Santa Petronilla
realizzata per la Basilica di San Pietro. Oggi sull'altare della
cappella michelangiolesca si trova la copia settecentesca della
grandiosa pala. L'originale, rimosso da san Pietro nel 1730,
fu dapprima trasferito nella dimora dei Papi del Quirinale.
Requisito dalle truppe francesi e portato a Parigi per essere
esposto al Louvre, fu recuperato da
Antonio Canova, dopo
la caduta di Napoleone, e dal 1818 allocato nei Musei Capitolini.
Goethe il 2 novembre 1786, durante il suo viaggio in
Italia, mentre si trovava a Roma, si imbatté nell'opera di Guercino
che si trovava nel Palazzo del Quirinale: "Ho veduto e ammirato
la Santa Petronilla del Guercino che prima si trovava in San
Pietro, dove adesso in luogo dell'originale si vede una copia
in mosaico. Il corpo viene sollevato dal sepolcro, ed ella,
richiamata in vita, è accolta nel regno dei cieli da un divino
adolescente. Checché si possa obbiettare in proposito di questa
duplice azione, il quadro è di un inapprezzabile valore."
A Roma Guercino abitava in via Paolina assieme a Lorenzo Gennari,
Giovan Battista Croce e Guido Cagnacci. La morte di Gregorio
XV (che muore nel luglio del 1623) pose fine alla carriera romana
di Guercino che ritorna a Cento. Nella sua città prosegue una
instancabile attività pittorica, con poche eccezioni, a Piacenza
(1626-27, affreschi nella cupola del Duomo) e a Modena (1633,
ritratti di Francesco I e di Maria Farnese). Affiancato da una
nutrita équipe di collaboratori e aiuti della sua bottega, l’artista
riesce ad assolvere ai sempre più numerosi impegni che la mano
precisa del fratello Paolo Antonio annota sul prezioso (per
gli studiosi) "Libro di pagamenti".
Guercino restò a Cento, fino al 1642 quando si trasferì a Bologna,
dopo la morte di Guido Reni. In questi anni lo stile
del Guercino si era evoluto, dall'esuberanza giovanile, ad una
calma, classicheggiante. Sembra probabile che egli avesse alleggerito
la sua tavolozza e calmato il suo stile in un processo di maturazione
naturale, ma anche seguendo il cambiamento dei gusti dei suoi
committenti. Inoltre, alla fine degli anni 1620 il gusto italiano
propendeva in favore di una tonalità più chiara nei dipinti
in genere. Le opere di Guercino della seconda metà di questo
decennio conservano la drammaticità del primo stile, allo stesso
tempo prefigurando la sua successiva fase classicheggiante.
Nel 1630, tuttavia, l'artista iniziò con tutto il cuore ad emulare
la bellezza ideale di Guido Reni e quella emotiva negli affetti
di Domenichino. Reni lo aveva addirittura accusato di aver rubato
il suo stile. Molti dei dipinti del Guercino maturi esibiscono
una dipendenza da Reni ma si all'allontano da quest'ultimo per
il maggiore realismo e naturalismo.
C'è un momento in cui Guercino produce del teatro, che non era
il teatro derivato dalla letteratura, o derivato dalla emozione,
ma quello che invece si applicava ai soggetti devozionali tradizionali.
Egli in sostanza inizia una nobile gara Guido Reni, che gli
impedisce di lavorare a Bologna, costringedolo ad andare a lavorare
a Roma perché il "campo", il "mercato" lo aveva interamente
occupato.
La decisione nel 1642 di abbandonare la sua amata Cento e di
stabilirsi a Bologna, fu presa sia per motivi di sicurezza,
per via di operazioni militari nei dintorni della sua città
natale (il biografo Calvi scrive che la fortificazione di Cento
da parte di Taddeo Barberini, generale delle armate papali,
preoccupava molto il Guercino), sia per motivi di opportunità
venutisi a creare con la morte del primo pittore bolognese,
Guido Reni. Bologna, la città più grande nella regione,
era ovviamente più sicura di Cento, e il Guercino fu insistentemente
invitato nella sua casa a Bologna dall’amico, Conte Filippo
Aldrovandi. Egli probabilmente soggiornò in Palazzo Aldrovandi
durante il 1643, poiché solo nel 1644 troviamo nel Libro dei
Conti un’annotazione che in quell’anno era stata spesa la somma
di 4.250 scudi per l’acquisto di una casa a Bologna. Il
Guercino si stabilì il suo studio in una casa nei pressi della
cattedrale di San Pietro. In questa casa che esiste ancora
c'è un grande salone dove si sa che il pittore dipinse quattro
grandi figure di santi orizzontali in un paesaggio. Guercino
praticò poco il genere del "paesaggio" vero e proprio
ma in quel poco riuscì a imprimere un pathos equiparabile a
Corot e Courbet come eloquentemente dimostrano
nel Chiaro di Luna proveniente dal museo reale di Stoccolma
e nel Bagno di Diana del museo di Rotterdam. Guercino
fu capace di effetti speciali e colpi di scena magistrali destinati
a far scorrere l'inchiostro degli esegeti.
Quando il "campo" venne liberato, con la morte di Guido Reni,
Guercino ne comincia a dipingere gli stessi quadri, con qualche
variazione, ma con una iconografia e con i soggetti devozionali
che avevano consacrato il pittore bolognese. Le sue pitture
religiose erano alla ricerca di un canone di pittura devozionale,
nel quale entrano i pittori ferraresi, entra Caravaggio, una
pittura meno impostata, che abbia il senso delle emozioni, il
senso degli affetti, rispetto a quella più fredda e distaccata
della pittura classica di Guida Reni.
Nel 1649 morì il fratello Paolo Antonio è fu un durissimo colpo,
affettivo e pratico, per il pittore di Cento. Nella casa-studio
di Bologna andarono a vivere la sorella Lucia e il cognato Ercole
Gennari, che subentrò a tutti gli effetti allo scomparso Paolo
Antonio, collaborando con il Guercino e occupandosi dei suoi
affari e redigendo il "Libro dei conti".
Nel novembre 1661, all'età di 70 anni ebbe un infarto, da cui
riuscì a riprendersi. L'11 di dicembre 1666 fu sorpreso da nuovo
e grave malore, ma questa volta non riuscì a superarlo. Giovanni
Francesco Barbieri si spense a Bologna il 22 dicembre del 1666.
Fu sepolto nella chiesa di San Salvatore.
La
visita di
Velázquez e il libro dei conti
Nel 1629 accade un fatto strepitoso, durante il suo primo viaggio
in Italia, il grande pittore di Siviglia
Diego Velázquez,
fece apposta una deviazione fino a Cento per far visita a Guercino.
Cosa si dissero i due, nessuno lo sa, probabilmente parlarono
poco, passarono in rassegna i dipinti, poi Guercino fece gli
onori di casa, presentando i componenti della sua bottega: il
fratello Paolo Antonio, il cognato Ercole Gennari e il fratello
di quest'ultimo, Bartolomeo Gennari, anche lui abilissimo a
contraffare lo stile del principale. Fu un giorno memorabile,
si sentirono tutti più importanti. Guercino diede ordine al
fratello Paolo Antonio di cominciare a redigere un libro
di conti nel quale annotare con scrupolosa diligenza i soggetti
dei quadri realizzati, i nomi di chi li aveva acquisiti e i
prezzi di vendita secondo tariffe ben precise: 100 ducatoni
per una figura intera, 50 per mezza figura e 25 per una testa
o un puttino. Quando si vede un quadro del Guercino senza sapere
per chi fu dipinto si può calcolare esattamente la somma che
appare nel libro dei conti. In realtà non era sempre così, e
il pittore davanti a committenti particolarmente benestanti
faceva prezzi più alti. Un tale Locatelli da Cesena commissionò
al Guercino due quadri all'inizio degli anni '50 del 600. Uno
era un re David, e l'altro raffigurava una Sibilla
Cumana. Mentre dipingeva quest'ultimo soggetto entrò nella
sua bottega il principe Mattias de' Medici, terzo figlio
maschio del granduca di Toscana Cosimo II e di sua moglie
Maria Maddalena d'Austria, che visto il quadro in preparazione
lo volle assolutamente avere. Guercino non poteva dire di no
al principe, ma gli fece pagare 50 ducatoni di più per il disturbo.
Per il primo committente Locatelli, Guercino dipinse un'altra
sibilla. Tutto fu accuratamente annotato nel libro dei conti.
M.Serra per Informagiovani-italia.com
Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione
totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto
e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
Torna su
Ostelli Cento
Ostelli Italia
Auberges de Jeunesse
Italie Hotel
Cento
Carte Cento
Karte von Cento
Mapa Cento
Map of Cento
Carte Emilie Romagne
Karte
von Emilia Romagna
Mapa Emilia Romaña
Map of Emilia Romagna
Carte d'Italie
Karte von Italien
Mapa Italia
Map of Italy
Carte Italie Regions
|