CENTO

VISITARE CENTO - INFORMAZIONI E GUIDA. Situata nel cuore dell'Emilia, Cento rappresenta una finestra sull'arte e la storia del territorio. Con i suoi magnifici palazzi nobiliari, le opere del celebre Guercino e la vivace Pinacoteca, la città si rivela una vera e propria gemma cultural.

 

Cominciando la nostra guida della bella città di Cento, non possiamo non parlare del terremoto che ha sconvolto la città e la regione il 29 maggio del 2012. Oltre ai danni materiali e umani, il sisma ha lasciato un senso di sconforto nella popolazione che si è sentita in molti casi abbandonata dallo Stato. A Cento, anche se non vi sono state fortunatamente gravi conseguenze per l'edilizia abitativa, diversi edifici storici, tra cui i luoghi del Guercino e la Pinacoteca Civica, da allora non sono più fruibili e non lo saranno per diversi anni.

Scriviamo questa guida come se i restauri fossero già conclusi, con l'augurio a questa bellissima città di tornare ad essere come e meglio di prima e la richiesta ai visitatori di continuare a venire a Cento, perché nonostante le ferite, i luoghi hanno mantenuto la loro bellezza e attrattiva.

Lucrezia Borgia e Alfonso d'EsteSiamo tentati dal gioco di parole dicendo che ci sono cento motivi per visitare Cento, ma in realtà ce ne sono di più. Seguiteci. Situata sulla riva sinistra del Reno, la città, separata da un ponte dalla sorella, Pieve di Cento, posta sulla riva destra, pur facendo parte della provincia di Ferrara, è geograficamente connessa con il territorio bolognese. Poco più di quattro secoli fa infatti la città era  legata a Bologna anche politicamente. Si separò da quest'ultima, entrando nell'orbita estense, solo dopo un matrimonio eccellente, quello di Lucrezia Borgia con Alfonso I nel 1598. Questa era la dote, alla Lucrezia più famosa della storia, da parte di papa Alessandro VI, suo padre.

Cento, anche molti secoli fa, era famosa per due motivazioni legate all'agricoltura: il sistema della partecipanza e la coltivazione della canapa. La prima, la pratica della partecipanza, era un sistema di suddivisione e, come si intuisce dalla parola, di partecipazione, alla coltivazione collettiva della terra, nato nel Medioevo ed esistente ancora oggi. La seconda motivazione era la produzione della canapa, per la quale Cento è stata per secoli un centro d'importanza europeo, per la coltivazione e l'esportazione. All'epoca la canapa trovava largo impiego da parte anche della flotta veneziana, per le corde delle navi.

Dal punto di vista artistico, la prima cosa che viene in mente sentendo parlare di Cento è, senza ombra di dubbio, il fatto di essere la patria del grande pittore seicentesco Guercino, un pittore presente in tutti i principali musei del mondo e che qui ha lasciato innumerevoli tracce. Venendo qui scoprirete qualcosa di un altro talentuoso pittore centese, il Toulouse Lautrec italiano, questa volta di inizio '900, Aroldo Bonzagni e anche di altri personaggi che hanno vivacizzato nei secoli il panorama culturale della cittadina, come Alberto Accarisio, autore di uno tra i primi vocabolari in volgare italiano, Giuseppe Borgatti, noto interprete wagneriano a cui è stato intitolato il teatro cittadino e lo storico Girolamo Baruffaldi.

Cento

Cento è un tipico borgo padano situato in una zona di origine fluviale che, nel corso dei secoli,  ha subito grandi mutamenti idrogeologici. l'abitato è all'incirca equidistante, fra le province di Bologna, Modena e Ferrara trovandosi rispettivamente a 28, 38, e 35 km di distanza dalle suddette  città.

Cento viene anche chiamata la "piccola Bologna" per le similitudini con il dialetto bolognese, per la struttura dei portici caratteristici del centro storico e per la gastronomia. Arrivati in città si viene accolti dalle sue case minute e colorate, nei toni del giallo e del rosso tipicamente emiliani, allineate lungo una maglia regolare di strade "ritmate" da portici su cui si affacciano i negozi e le botteghe.

Itinerario cittadino

CentoUn perimetro irregolare di mura, fosse, contro fosse, rivellini, ha delimitato da sempre la pianta cittadina. L'asse rettilineo di corso del Guercino, che collega la Rocca a quella che era la porta Modena, ha determinato l'ordine delle strade, tutte con andamento regolare, che delimitano grandi isolati compatti. Seppure ovviamente modificato e integrato da costruzioni successive,  l'impianto urbanistico di Cento risale al XIII secolo; ancora oggi da quelle che un tempo erano le quattro porte cittadine  (di cui rimane unica testimonianza Porta Pieve) si dipanano quattro vie d'accesso alla città (un tempo munite alle estremità di porte e baluardi) che compongono nel loro insieme due assi viari. Alla confluenza dei due assi si trova la piazza per eccellenza, quella principale, il luogo degli incontri, della vita amministrativa, degli scambi, Piazza Guercino a Centodello struscio, Piazza del Guercino. Ha la forma di un poligono contrassegnato ai due lati dal Palazzo Comunale del 1612, con l'elegante facciata settecentesca, e dal complesso merlato del Palazzo del Governatore, del 1502 con la Torre dell'Orologio. Questa torre fu progettata da Francesco Giraldini (sul cantonale della via Provenzali, trovate incisi su una pietra i livelli raggiunti dall'acqua a seguito delle rotte del fiume Reno). Nel Palazzo del Governatore si trova la sede della Galleria d'Arte moderna Aroldo Bonzagni, che conserva opere del centese firmatario del manifesto futurista, illustratore critico della mondanità milanese di inizio '900 e altre di artisti contemporanei.

Via Provenzali a CentoProseguendo al n. 6 dell'omonima via troviamo casa Provenzali, dove nacque il pittore Marcello Provenzali, al cui interno si trovano pregevoli affreschi del Guercino (per la visita rivolgersi alla proprietà Benazzi) eseguiti nel 1616; se ne perse traccia fino al 1937, quando furono riscoperti nell'intercapedine di un soffitto costruito nella seconda metà dell'Ottocento. Sul lato destro del portico di via Provenzali, si incontra la Chiesa di San Pietro, edificata nel XVI secolo, ma in seguito notevolmente rimaneggiata, con all'interno tre navate e 15 altari.

Ghetto di CentoSul lato opposto della strada, alle spalle degli edifici porticati, si trova l'antico Ghetto, cui si accede dalla via Malagodi, che si stacca a sinistra al termine di via Provenzali. L'edificio con balcone ospitava un tempo la sinagoga. Il ghetto di Cento venne istituito in quella che era già la zona di insediamento della comunità ebraica dal XIV secolo. I cancelli verranno aperti una prima volta dai francesi nel 1796 e poi definitivamente fra il 1831 e il 1833. Negli ultimi decenni dell’Ottocento inizia un periodo di declino e di emigrazione che, ai primi del Novecento, porta all’aggregazione della comunità ebraica di Cento a quella di Ferrara.

Chiesa dei Santi Sebastiano e RoccoAl termine di via Provenzali, imboccata a destra la via Cremonino, si incontra la Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco, di origine cinquecentesca, rifatta in forme barocche da Pietro Alberto Cavalieri negli anni 1764-70. Una confraternita promossa da tale Lorenzo Cagnoli provvide a costruire una piccola Chiesa di fronte a Via Donati; divenuta parrocchia, la chiesa venne ampliata come attualmente si presenta. All'interno opere di Orazio Lamberti e Matteo Loves.

Proseguendo per via Donati si raggiunge la porta Pieve, l'unica superstite tra le porte della città, di origine medievale. Tornando a Piazza Guercino, si imbocca alla sinistra del Palazzo comunale il corso del Guercino (già via di Mezzo); sulla destra troviamo l'ex Seminario arcivescovile, ora sede del Liceo e dell'Istituto Magistrale, che ospitò la comunità dei Gesuiti e il Patrimonio degli Studi. Poco oltre, arretrata su una piazzetta, l'ex Chiesa di San Lorenzo, oggi adibita ad auditorium, costruita sempre da Pietro Alberto Cavalieri nel 1765-73, una delle maggiori espressioni del barocco centese. 

Casa PanniniProseguendo, sul lato opposto della strada, al numero 74, si affaccia il fronte porticato della Casa Pannini (1360). L'interno della casa accoglieva un importante ciclo di affreschi del Guercino e della sua bottega, staccati nel 1840 e ora parzialmente raccolti nella Pinacoteca civica. Il palazzo ospita la Pinacoteca Civica e venne costruito intorno al 1872 dall'architetto bolognese Giovanni Callegari e sorge sull'area un tempo adibita al vecchio cimitero di San Biagio; l'attuale destinazione risale al 1839, mentre negli anni precedenti l'edificio ospitò prima il Monte di pietà e quindi l'archivio notarile. Pinacoteca di Cento

La formazione del primo nucleo di dipinti avvenne mediante l'acquisizione da privati e da enti religiosi soppressi, unitamente a diverse donazioni e depositi. La Pinacoteca Civica ospita (ospitava prima del terremoto) la maggior concentrazione al mondo di opere di Guercino e della sua bottega, compresi disegni e incisioni. Il percorso museale offre la possibilità di seguire l'evoluzione stilistica del maestro di Cento: dalla pittura tutta d'impeto, drammatica, chiaroscurale della giovinezza, al classicismo della maturità, con immagini aristocratiche e idealizzate. Tra le opere più significative La cattedra di San Pietro, Cristo risorto appare alla Vergine, Madonna con Bambino, Il Battista nel deserto.

La Pinacoteca contiene inoltre opere di Domenico Panetti, Denijs Calvaert, Marcello Provenzali, Ludovico Carracci, Stefano Galletti.

Teatro BorgattiTornati in piazza Guercino si segue il corso in direzione opposta e si incontra, sulla destra, al numero 32, il Palazzo Rangoni, oggi di proprietà della Cassa di Risparmio di Cento e sede della Civica Biblioteca del Patrimonio degli Studi, ricca di oltre 20 mila volumi e con un consistente fondo antico derivato dal Seminario Clementino. Sul lato sinistro della strada si trova il Teatro comunale, opera di Antonio Giordani con la collaborazione di Fortunato Lodi e intitolato al noto tenore centese di inizio 900 Giuseppe Borgatti (cantò, per fare un esempio alle prime assolute alla Scala di Milano dell'Andrea Chérnier di Umberto Giordano e della Tosca di Giacomo Puccini, diretta da Toscanini). A lui è dedicato anche il piccolo museo, visitabile su appuntamento, allestito all'interno dell'edificio. Alla fine della via trovate il monumento al Guercino, di Stefano Galletti (del 1862), che precede la Rocca, costruita nel 1387 dai bolognesi, riedificata nel 1458-65 dal cardinale Filippo Calandrino e successivamente modificata e ampliata da Giulio II, quando era vescovo di Bologna.

Monumento al Guercino a CentoCome avrete modo di vedere, le vie principali di Cento sono caratterizzate da un tipico sistema di porticati, sovrastati e affiancati da numerosi palazzi e chiese di pregevole valore storico e architettonico. I portici sono l'elemento dominante dei quartieri di Cento, secondo la più pura tradizione padana. I più antichi portici lungo le strade dei paesi emiliani erano costruiti con primitive ma affascinanti strutture di legno, fatte a stampella. Alcune case presentano caratteristici pilastrini e capitelli di legno: un modo medievale tipico del centro Emilia per realizzare i portici; lo si ritrova, in esempi grandiosi, a Bologna.

Lungo i portici ammirate i tanti palazzi e le chiese pregevoli. Tra le più importanti vi è la Chiesa San Biagio, risalente al 1045, ma ricostruita più volte; qui si possono ammirare il coro è una tela di Guercino (che curiosamente fu battezzato qui), Cristo che consegna le chiavi a San Pietro.  Si segnalano inoltre la Chiesa romanica di San Pietro, la Chiesa del Rosario, disegnata dal Guercino e contenente opere dello stesso autore, così come la Chiesa dei Servi. Tra i palazzi si segnalano il Palazzo Rusconi, la già citata Casa Pannini, lungo i portici di Corso Guercino, dalle caratteristiche strutture lignee e la Casa Provenzali. Le case sono a due o tre piani, di modeste dimensioni, molto compatte. Gli edifici di corso Guercino hanno botteghe a pianterreno.

Per maggiori informazioni sui luoghi da visitare a Cento vedere la pagina 📷 Cosa vedere a Cento.

La coltivazione della Canapa

Il Canopaio - BarrufaldiNon deve stupire il particolare riguardo mostrato verso questa produzione nel centese; basti pensare che nella zona il mestiere del canapino costituì per secoli l'attività principale. Gli appezzamenti destinati alla coltivazione della canapa scomparvero in questo territorio solo verso la fine degli anni '50 del secolo scorso. Non si conosce esattamente il momento in cui la canapa fu impiantata da queste parti per la prima volta, ma già era presente, almeno nell'area nordoccidentale della zona di Cento, nel XIII secolo. Dal '600 in poi la produzione e la lavorazione della canapa nel centese assunse il significato di "ragione sociale", attorno al quale ruotava ogni altro genere di attività e di interessi, condizionando anche la produzione letteraria colta. Del resto il ciclo produttivo richiedeva molte cure e molto lavoro che non cessava con il raccolto ma proseguiva con le varie fasi: la primitiva formazione delle "pirle", la tiratura nella preparazione dei fasci per la costituzione delle "zattere"  da porre a macerare, e la successiva lavatura e finitura e, infine, le operazioni di scavezzatura e gramolatura per separare i "canapuli" dal tiglio.

Il prodotto finale, in parte veniva lavorato in loco, soprattutto per la produzione di corde, e in parte destinato ai mercati di Venezia, la cui flotta faceva largo uso proprio di cordame centese, e successivamente di Londra e Liverpool. I protagonisti della vita commerciale produttiva di Cento furono dunque per secoli il proprio in canapini, i gargiolai, i cordai e le tessitrici. Era sufficiente un'annata scadente o un brusco calo dei prezzi per piegare l'intero sistema e portare a gravi momenti di carestia. Di particolare interesse il poemetto di Girolamo  Baruffaldi (1675-1755), pubblicato per la prima volta nel 1740, intitolato Il Canapaio e dedicato appunto alla coltivazione e alla lavorazione della canapa.

"E canterò la canape, e la vera | Cultura d'un sì nobile virgulto, | Che ne' campi d'Italia, e piucchè altrove, | Nel felsineo terreno, e nel vicino | Centese floridissimo recinto [...] | S'alza e verdeggia, e selve forma ombrose, | Quando la stagion fervida comincia | A cuocer l'aria, e finché il Lion rugge | Nel ciel, dura a far ombra su la terra. "

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