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Arturo Toscanini
- Biografia e opere
Arturo
Toscanini è il "direttore d'orchestra" per eccellenza,
perché ha dedicato la sua intera esistenza alla musica, alla sua
più grande passione, a quell'arte che ha modernizzato, a quel
mestiere che è riuscito a portare in cima al mondo. È stato uno
dei direttori d'orchestra più amati di sempre nel mondo. Era
noto per la sua brillante intensità, il perfezionismo, il suo
orecchio fenomenale per il dettaglio, le sonorità orchestrali, e
anche per la sua memoria fotografica.
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Nato a
Parma,
Arturo Toscanini, all'età di 9 anni, entrò nella Scuola Reale di
Musica di Parma. Si diplomò al conservatorio nel 1885
affermandosi come direttore di talento quando aveva appena 19
anni. In una carriera di decenni, Toscanini ha lavorato nei più
grandi palcoscenici del mondo, tra cui
La Scala di Milano,
la Metropolitan Opera, la New York Philharmonic e
la NBC Symphony Orchestra solo per citarne alcuni.
Toscanini morì all'età di 89 anni a New York dove
risiedeva da anni, il 16 gennaio 1957.
Toscanini
nacque il 25 marzo 1867, figlio di un garibaldino, Claudio Toscanini,
e di una sarta, Paola Montani, che con il suo lavoro contribuiva
notevolmente a portare avanti la famiglia. Fin da bambino, il futuro
direttore d'orchestra dimostrò di avere una grande passione, ovvero la
musica, della quale si era innamorato grazie a "La Traviata" e il
"Rigoletto" del grande compositore parmense
Giuseppe
Verdi,
opere che gli fece conoscere il padre
Claudio. Imparò a solfeggiare e a suonare il pianoforte grazie alle lezioni
della maestra Luisa Vernoni, che si offrì di aiutarlo in maniera del
tutto gratuita.
La passione
andava di pari passo con il talento, al punto che a soli nove anni il
giovane Arturo ottenne una borsa di studio in violoncello, al conservatorio
di Parma. Continuò anche suonare il pianoforte nei momenti liberi.
Si
unì all'orchestra di una compagnia d'opera con cui visitò l'America del Sud
nel 1886 e qui accadde uno di quei fatti che possono cambiare la vita o come
minimo la carriera. Durante la presentazione dell'Aida a Rio de
Janeiro, Leopoldo Miguez, il direttore d'orchestra locale assunto
da poco, dopo due mesi di conflitti con i cantanti che dovevano salire sul
palcoscenico e uno sciopero conseguente, costrinse l'impresario teatrale a
cercare un altro direttore. La sera del 30 giugno 1886 il maestro Carlo
Superti si ritrovò fischiato dal pubblico, che in qualche modo lo
associava al precedente direttore Miguez. Ci fu poi ancora un altro
direttore sostitutivo dell'ultimo minuto, Aristide Venturi, che non
riuscì a superare la diffidenza e l'ostilità del pubblico che lo sommerse di
fischi costringendolo a lasciare il podio. Dietro le quinte, intanto, c'è un
conciliabolo ansioso e febbrile, al quale prendono parte cantanti già
truccati, coristi in borghese, orchestrali, in nero, il suggeritore, altri
tecnici e l'impresario Claudio Rossi. C'è il rischio che salti
l'intera tournée, bisogna provvedere al più presto, trovare un altro
direttore. Ai cantanti viene subito in mente che il giovane Toscanini
conosce Aida alla perfezione a memoria non solo nello spartito, ma
persino nello strumentale. Lo si cerca dappertutto, si invoca il suo nome,
ci si guarda ansiosamente attorno nell'attesa di vederlo spuntare. Per la
prima e l'ultima volta nel corso della sua carriera, Arturo Toscanini
è in ritardo, si era intrattenuto frettolosamente in albergo con una
ragazza. Quando arriva in teatro non riesce, sulle prime, a rendersi conto
delle ragioni di quel tumulto, della confusione che regna fra i camerini e
le quinte. L'impresario lo agguanta, gli spiega quello che sta succedendo,
gli impone di dirigere Aida, gli dà la bacchetta, gli infila una giacca non
sua del frac. Dapprima il ragazzo rifiuta, ma le insistenze si fanno sempre
più pressanti, così come le preghiere, le esortazioni. Anche se non aveva
alcuna esperienza di direzione, Toscanini, intimidito, fu convinto quasi a
forza dai musicisti a salire sul podio alle 21:15, levo i fogli degli
spartiti dal leggio e diede inizio a una performance sensazionale dell'opera
di due ore e mezza completamente dalla memoria. Il pubblico fu colto di
sorpresa, in un primo momento dalla giovinezza e dall'improvviso appello a
questo sconosciuto direttore, poi via via fu stupito dalla sua solida
padronanza che sembrava quella di un veterano. Il risultato fu un successo
clamoroso. Quando cala il sipario su Aida e Radamès morenti e su Amneris che
prega, ecco il pubblico prorompere in applausi senza fine, in richieste di
bis assordanti. ?il trionfo insperato e, insieme, l'inizio di una carriera
straordinaria. Per il resto di quella stagione Toscanini condusse diciotto
opere, tutte con successo assoluto. Aveva appena 19 anni, così iniziò la sua
grande carriera come direttore d'orchestra. I professori d'orchestra delle
varie città italiane impararono presto che questo giovane direttore, ultimo
venuto, ha la musica dentro di sé, un orecchio formidabile, una memoria che
non trova termini di paragone, un senso dei valori ritmici che sfiora
l'incredibile. E certo, con un simile direttore, durante le lunghe prove e
nelle esecuzioni non si scherza.
Dopo il
ritorno in Italia, Arturo Toscanini si esibì per un certo tempo in un doppio
percorso. Continuò a dirigere, la sua prima apparizione in Italia fu al
Teatro Carignano di
Torino il 4 novembre
1886, nella prima mondiale della versione riveduta della Edmea del
compositore di
Lucca Alfredo
Catalani (che aveva avuto la sua anteprima nella sua forma originale
alla Scala, Milano, il 27 febbraio dello stesso anno). Questo fu l'inizio fu
una sincera amicizia e collaborazione tra Catalani e Toscanini che chiamò la
sua prima figlia Wally, dal nome dell'eroina dell'opera di Catalani La
Wally. Continuò anche a suonare il violoncello e partecipò come
violoncellista alla première mondiale dell'Otello di Verdi (La Scala,
Milano, 1887) sotto la supervisione dello stesso grande compositore. Verdi,
che abitualmente si lamentava sul fatto che i direttori non sembravano mai
interessati a dirigere i suoi lavori così come li aveva scritti, fu
impressionato dai rapporti di Arrigo Boito su Toscanini. Verdi fu anche
colpito da come Toscanini lo consultò personalmente sul Te Deum,
suggerendo un piccole modifiche non presenti nello spartito.
Gradualmente la reputazione del giovane Toscanini come conduttore
operistico dalle inusuali abilità e dalla grande autorevolezza soppiantò del
tutto la sua carriera di violoncellista. Nel decennio successivo consolidò
la sua carriera in Italia. Gli vennero affiadate le prime mondiali di La
bohème di
Puccini e di
Pagliacci di Leoncavallo. Nel 1896, Toscanini condusse il suo
primo concerto sinfonico (a Torino, con opere di
Schubert, Johannes Brahms, Tchaikovsky e
Wagner). Da subito fu evidente la sua grossa propensione al duro lavoro:
nel 1898 condusse 43 concerti a Torino. Nello stesso anno diresse anche a La
Scala di Milano, e rimase lì fino al 1908, ritornando poi negli anni '20 del
Novecento. Portò l'orchestra de La Scala in un tour concertistico negli
Stati Unito nel 1920-1921 durante il quale Toscanini fece le sue prime
registrazioni (per la Victor Talking Machine Company. Nel 1898 sposò
Carla De Martini; la volontà di Toscanini era quella di sposarsi in gran
segreto, invece le nozze furono annunciate dall'orchestra e la cosa non gli
piacque affatto.
Toscanini
aveva 31 anni quando venne nominato direttore principale de La Scala, la più
famosa che con lui arrivò al suo massimo periodo di splendore. Condusse
alcuni dei più grandi cantanti d'opera di tutti i tempi, tra cui il giovane
Enrico Caruso e Feodor Chaliapin. Dopo dieci anni nel 1908
interruppe la sua collaborazione con La Scala si interruppe. Si trasferì
negli Stati Uniti ed ebbe un grande successo con la New York Metropolitan
Opera durante il periodo che è considerato "l'età dell'oro" dell'opera
al Met.
Nel 1915
lasciò il Met per una serie di motivi, alcuni reali e alcuni immaginati. Era
"Interventista" e molto probabilmente aveva nostalgia dell'Italia che era
appena entrata nella Prima Guerra Mondiale. Si esibì esclusivamente in
concerti di propaganda e beneficenza; dal 25 al 29 agosto 1917, per
allietare gli animi dei combattenti, diresse una banda sul Monte Santo
appena conquistato durante la Battaglia dell'Isonzo; per tale atto
venne decorato con una Medaglia d'argento al valor civile. Subito dopo la
fine della guerra, nel giro di pochissimi anni si impegnò nella
riorganizzazione dell'orchestra scaligera (con la quale era tornato a
collaborare), che trasformò in ente autonomo. Nello stesso periodo cominciò
anche un tour a New York e sempre con lo spirito patriottico che gli era
tipico, nel 1920 si recò a Fiume per dirigere un concerto e incontrare
l'amico Gabriele d'Annunzio, che con i suoi legionari aveva occupato
la città contesa dagli slavi e dal governo italiano.
Fu durante
il tour a New York di questo periodo che Toscanini fece le sue prime
registrazioni. Aveva 53 anni e conduceva ormai da 34 anni con grande
successo, fissando degli standard mondiali per la performance sia delle
opere sia a livello sinfonico. Visse abbastanza a lungo per condurre per
altri 34 anni. Gli anni che seguirono furono segnati da altri viaggi tra
Stati Uniti e Europa.
Toscanini
era intransigente, instancabile nel far ripetere le prove sino a quando non
otteneva l'effetto voluto, la chiarezza assoluta dei singoli strumenti anche
nel più concitato dei brani orchestrali. Aveva un carattere molto forte, si
arrabbiava facilmente, invece, a casa e in casa era allegro, scherzoso con i
figli e i parenti. Quando non leggeva o non trascriveva musica, suonava al
pianoforte per ore intere. Era così ossessivo in questa applicazione, che
quando era a tavola, e attendeva di essere servito, faceva correre le dita
sulla tovaglia come se avesse davanti a sé un immaginaria tastiera.
Il suo
rapporto con La Scala, il tempio della musica italiana, fu
incredibile. Fin dalla sua fondazione, il teatro milanese era riservato alle
classi ricche, ossia a quelle famiglie milanesi che, di volta in volta, col
mutare degli anni e della situazione politica, detenevano il potere
economico. Quando Toscanini arrivò ad avere la responsabilità della
conduzione artistica del teatro, i palchettisti avevano ormai ereditato da
tempo immemorabile abitudini assurde, di natura settecentesca. Nei palchi si
dava convegno la nobiltà milanese per conversare, mangiando e bevendo.
Mentre sul palcoscenico si svolgeva l'opera, si consumano cene succulente,
interrotte soltanto quando il tenore o il soprano attaccavano le celebri
aria, il famoso duetto, il notissimo concertato. Poi si tornava alla tavola
e alle conversazioni. Le luci in sala, ovviamente, rimanevano accese per
consentire di ammirare i vari modelli delle signore e di muoversi con agio
da una parte all'altra del teatro. Inoltre, i bis erano di rigore e fra i
cantami c'era la cattiva abitudine di fare a gara fra chi riceve più
richieste. Bene, con Toscanini cambiò tutto: intanto le luci vennero
spente durante le rappresentazioni, poi chi arrivava in ritardo non poté più
accedere alla platea, in terzo luogo venne dichiarata la guerra ai bis.
Queste
furono innovazioni di costume rivoluzionarie e la maggior parte dei
palchettisti protestò. Ma così tanta era l'autorevolezza e la fermezza di
Toscanini, che non ci fu niente da fare e non si tornò più indietro. Arturo
Toscanini impose a tutti la sua legge: lavoro, suonare e cantare con
sentimento, chiarezza nell'eseguire il testo, tutti uguali davanti alla
musica. Dovette subire per troppi anni, quando non era ancora celebre, i
capricci degli editori, dei cantanti e del pubblico. In seguito la musica,
solo la musica, fu posta al centro. Il resto non contava.
?chiaro
che questa ostinata decisione nascondeva anche dei complessi, dei nodi
caratteriali. Era altrettanto chiaro che a trent'anni Toscanini si prendeva
la sua rivincita con la vita e con la società. Adottò quindi un modo di fare
dittatoriale, di fronte a tutto e a tutti, che quantomeno lo gratificava,
forse pure lo divertiva. Ma questi, alla fine, non sono che aspetti
marginali di una facile psicologia che non servono a spiegare il fenomeno
Toscanini. La chiave migliore, allora, era ancora la musica, l'unica guida
utile. Non potendo crearla, avendo rinunciato a diventare un compositore,
Toscanini divenne il primo, vero e rigoroso interprete musicale del suo
tempo. Un interprete che scompare di fronte alla musica perché in essa
ripose tutto: il principio e la fine di ogni cosa, il senso della propria
vita, la guida morale, la carica per vivere e agire, l'orizzonte e il
panorama nel quale inserirsi, la fonte assieme della gioia e del dolore,
l'arma per risolvere ogni difficoltà, il metro per valutare ciò che gli
accadeva. Ecco spiegato il perché pretendeva tanto, tutto, da chi ambiva a
fare musica assieme a lui. In questi anni raggiunge un prestigio e
un'autorità eccezionali, che nessun direttore prima di lui aveva mai neanche
lontanamente raggiunto. Con Toscanini dialogarono intensamente i nuovi
compositori, quelli della così detta "giovane scuola": da Franchetti
a Giordano, da
Puccini a Mascagni a Leoncavallo.
E ne seguono i consigli, le interpretazioni, i suggerimenti. La Scala tornò
con lui a essere il più grande teatro del mondo.
Toscanini
in seguito andò in Svizzera a
Vienna e a
Berlino
con l'orchestra della Scala; quindi tornò negli Stati Uniti, a capo della
Filarmonica di New York, con la quale torna in Europa nel maggio 1930 per un
tour.
Nel 1930, a
Bayreuth, città di Wagner, fu il primo direttore
d'orchestra non tedesco a cui fu concesso dirigere. Con l'avvento dei
fascismo, dimostra fin da subito un'avversione nei confronti di questo
regime, rifiutandosi di dirigere la "Turandot" di Puccini
perché in
sala era presente il Duce. Nel 1931 invitato a
Bologna a dirigere un
concerto in memoria di Giuseppe Martucci, compositore, già direttore
del conservatorio bolognese, molto apprezzato da Toscanini, gli venne
chiesto di eseguire Giovinezza. Si rifiutò, venendo schiaffeggiato
dai fascisti. Arturo Toscanini a quel punto decise non dirigere più alcuna
orchestra italiana durante gli anni del regime e di trasferirsi in America
dove l'università di Georgetown gli conferì la Laurea honoris causa.
Negli anni
del secondo conflitto mondiale operò una sostanziale modifica all'Inno
delle Nazioni. Dopo la guerra, decise di rientrare nel nostro Paese,
dove riprese il suo posto di direttore della Scala, che fu distrutta e poi
ricostruita. La moglie, però, rimase negli USA e lui continuò a viaggiare
tra i due Paesi.
Finita la
guerra, e caduto il fascismo nel 1946, la Scala lo richiama, dopo la
ricostruzione del teatro semidistrutto dai bombardamenti: dirige il terzo
atto della "Manon", il prologo del "Mefistofele", il coro del
"Nabucco" e il "Te Deum" con accanto a Renata Tebaldi
da lui definita "voce d'angelo".
Nel 1950,
quando oramai aveva 83 anni, decise di registrare il "Falstaff" a New
York, a testimonianza che l'opera lirica continuava a rimanere il suo amore
più grande. Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica lo nomina senatore a
vita, incarico al quale rinuncerà 24 ore dopo.
Nel 1952,
sempre alla Scala, Toscanini si accomiatò dal pubblico italiano con un
concerto wagneriano, mentre l'addio definitivo alla carriera artistica è del
1954. La sua ultima apparizione pubblica fu in occasione di un concerto
dedicato a Richard Wagner, quando il Maetro aveva 87 anni, quella fu la sua
uscita di scena. In seguito si dedica alla revisione e sistemazione di tutte
le sue incisioni e si spegne a causa di un ictus in America, nella sua casa
nella zona di Riverdale nel Bronx il 16 gennaio 1957 a novant'anni.
Alla
notizia della morte di Toscanini la soprano Maria Meneghini Calias,
dichiarò: "?con profondo dolore che ho appreso la notizia della morte
di Toscanini. La sua scomparsa significa, per un momento, la morte della
Musica."
Il suo
corpo ritornò in Italia per essere sepolto nel
Cimitero Monumentale di Milano.
Durante il suo funerale, Leyla Gencer cantò una parte dal requiem di
Verdi. Nelle sua volontà, ha lasciato il suo bastone alla sua protettrice,
il soprano nata a
Firenze e
naturalizzata statunitense Herva Nelli.
Toscanini
sarà sempre ricordato per il suo amore per la musica, ma anche per il suo
carattere spesso irascibile, per le sfuriate che non risparmiava a nessuno,
per quella voglia di sentirsi vicino, troppo vicino alle sue note, alla sua
musica, all'intensità del suono, così brillante, al suo perfezionismo, a
quella movenza che solo la vera arte può dare.
Toscanini e la
musica americana
Arturo
Toscanini fu spesso criticato per aver trascurato la musica americana
durante il suo lungo soggiorno americano; tuttavia non fu affatto così, il 5
novembre 1938, condusse le prime serate di due opere orchestrali di
Samuel Barber, Adagio per Archi e Saggio per Orchestra.
Nel 1945 diresse l'orchestra nelle sessioni di registrazione della Grand
Canyon Suite di Ferde Grofé alla Carnegie Hall (sotto la
supervisione dello stesso Grofé) e di un Americano a Parigi da
George Gershwin nello studio 8-H di NBC. Inoltre condusse spettacoli
televisivi di El Salon Mexico di Copland; Rapsodiain Blue
di Gershwin con solisti Earl Wild e Benny Goodman e il
Piano Concerto in Fa con pianista Oscar Levant.
La famiglia, i
cantanti, gli amici
Arturo
Toscanini sposò Carla De Martini il 21 giugno 1897, quando non aveva
ancora vent'anni. Il loro primo figlio, Walter, nacque il 19 marzo 1898, la
figlia, nacque l 16 gennaio 1900. Carla diede alla luce un terzo figlio,
Giorgio, nel settembre 1901, che morì di difterite il 10 giugno 1906.
Infine, sempre nel 1906 la seconda figlia Wanda.
Toscanini lavorò con molti grandi cantanti e musicisti per tutta la sua
carriera, ma pochi lo impressionarono come il pianista russo-americano
Vladimir Horowitz. I due lavorarono insieme diverse volte e insieme
registrarono anche il Secondo concerto per pianoforte di Johannes
Brahms e il Primo concerto di pianoforte di Tchaikovsky
con la NBC Symphony Orchestra per la RCA. Vladimir Horowitz divenne anche
vicino di casa di Toscanini e della sua famiglia. Nel 1933, Wanda Toscanini
sposò Vladimir Horowitz, con le benedizioni e gli avvertimenti del
padre.
Nonostante
delle infedeltà di Toscanini documentate dal biografo Harvey Sachs,
il maestro rimase sposato con Carla fino alla morte della moglie il 23
giugno 1951.
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