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VISITARE
PARMA
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INFORMAZIONI E GUIDA.
Città dalla bellezza discreta, Parma da
sempre affascina i visitatori con i suoi eleganti palazzi,
la Cattedrale, il Teatro Regio e i capolavori di Correggio.
La città di
Toscanini e
di
Verdi (nato
nella vicina Busseto) è anche una gioiosa capitale del gusto. In quale altro
posto si può andare al lavoro in bicicletta per strade
medievali praticamente prive di auto, pranzare con
prosciutto fresco e parmigiano reggiano stagionato,
sorseggiando un Lambrusco?
La città
di Parma, è apprezzata in Italia e a livello
internazionale per tante ragioni. Ogni volta che torno
in questa città, mi viene in mente la musica del
Nabucco, il Va Pensiero, che comincia a vagare
nelle mia mente, nonostante il traffico e tutti i rumori
della quotidianità. Altre città dove sono vissuti grandi
musicisti mi fanno questo effetto, ma nessuna mi emoziona
in questo modo.
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Parma è apprezzata per la sua gente accogliente, laboriosa e
la colta, la sua arte, l'architettura, la musica, con con con
Giuseppe Verdi e Arturi Toscanini, i suoi dintorni,
la sua gastronomia, che con Parmigiano e Prosciutto
di Parma ha invaso le tavole di mezzo mondo, ma che costituiscono
solo parte della sua secolare tradizione culinaria. Ma
state tranquilli, non vedrete mai Parma affollata da masse di
turisti, sono ancora poche le persone coscienti delle
bellezze storiche e culturali della città e informati del suo
fascino elegante e discreto, come spesso accade per altre città
italiane. Parma va
girata a piedi, con calma. Il suo centro storico
è molto compatto e si concentra in particolare attorno al
Battistero del XII secolo, uno degli edifici architettonici
più interessanti d'Italia.
Il
rischio, con Parma, è quello che si corre un po' con tutte le
città d'arte: andare alla ricerca di una dimensione ideale,
e perdersi la città reale. Qui oltretutto le cose si complicano,
perché modelli e cliché, anche un po' stereotipati, abbondano.
C'è la Parma inventata da Marie-Henri Beyle
universalmente noto come Stendhal, quella che
fa da sfondo alla "Chartreuse de Parme", la Certosa
di Parma, messa insieme a tavolino con un po' di
Parigi,
di
Grenoble,
di
Roma,
di
Milano,
ha consacrato la città alla dignità del "luogo letterario",
e non è cosa da poco. C'è la Parma romanica, quella ducale,
quella romantica di Maria Luigia d'Asburgo, bellissima,
che fu moglie di Napoleone, che profuma di violetta,
fiore simbolo della città, cara proprio alla duchessa
Maria Luigia e poi divenuto la base di una famosa essenza.
E
poi, in crescendo, la Parma musicale di Verdi (ma anche
di Toscanini, di Pizzetti, di Renata Tebaldi),
la Parma dipinta del Parmigianino e del Correggio,
la Parma dei piaceri terreni, che annovera leggendarie tentazioni
per la gola, da sempre associate ad altrettanto leggendarie
tentazioni della carne. E c'è pure la provincia dorata, il paese
di Bengodi dell'economia italiana, fatturati da capogiro di
aziende vari tipi di aziende, soprattutto nel settore alimentare...Parma
ha pronte suggestioni per il corpo come per l'anima, anzi, di
più: perfettamente intersecatali tra loro. Qui si difende la
memoria di Verdi o di Maria Luigia, o ci si vanta
di avere la "Gazzetta", la più vecchia d'Italia, con la stessa
determinazione con cui si tutela il prestigio di prosciutti,
culatelli e parmigiano.
"Parma chiudeva
dentro i suoi bastioni umidi un dedalo di straducce, porticati,
tane e borghetti carichi di passione, di violenza e di generosità[…]immersa
nel fiato torbido dei suoi cieli di novembre, questa città logora
e illustre rassomigliava molto a un quartiere vecchio di Parigi".
Il Paese del melodramma, Bruno Barilli
La
piazza del Duomo, con la cattedrale, il battistero,
il palazzo vescovile è lo spazio urbano più simbolico
e più fotografato, immagine pressoché perfetta della città romanica.
Inutile cercare di raccontare la piazza, bisogna vederla. Tante
guide turistiche e libri d'arte dedicano pagine e pagine alla
descrizione minuziosa di questi edifici. Consentono di seguire
una per una le allegorie dei mesi e il Medioevo fantastico scolpiti
dall'Antelami nel capolavoro assoluto che è il battistero,
nonché di analizzare nei dettagli la facciata del Duomo, individuando
gli interventi succedutisi sulla primitiva composizione romanica
iniziata nel 1066 o di sapere tutto sulla Deposizione,
altra scultura-capolavoro di Benedetto Antelami, nel
transetto di destra della cattedrale. La splendida cupola del
Duomo, affrescata dal Correggio con l'Assunzione della
Vergine, rivela angeli dalle sensuali fattezze di efebi,
e qua e là inequivocabilmente di fanciulle. Le figure più seducenti
sono dipinte sotto i pennacchi dove stanno collocati i quattro
santi patroni della città, San Tommaso apostolo, San
Bernardo degli Uberti, San Giovanni Battista,
Sant'Ilario, o vanno cercate tra quelle che salgono fin
sulla cupola.
Nella
Chiesa di San Giovanni, due passi
dietro la cattedrale, c'è da vedere un'altra cupola del Correggio,
con una spettacolare Visione di San Giovanni nell'isola di
Patmos, una vera voragine di luce e ci sono pure morbidi
affreschi del Parmigianino, nelle cappelle. Usciti dalla
chiesa si vada a dare un'occhiata alla Spezieria di San Giovanni,
un esempio
unico di farmacia cinque-seicentesca, una delle più antiche
d'Europa (fu fondata dai benedettini nel IX sec), piccole sale
stipate di vasi farmaceutici e alambicchi, e ornate di affreschi
del '500. Si torna sui propri passi, tanto non c'è fretta: strada
al Duomo, strada Cavour (nel centro di Parma solo "strade" e
"borghi", bandite le più banali "vie" e poi strada
Macedonio Melloni, una viuzza-cortile che riserva
una vera sorpresa: la camera affrescata dal Correggio
per l'appartamento della badessa Giovanna Piacenza, nel
Convento di San Paolo.
Altro
bell'esempio di commistione tra sacro e profano: la stanza di
una potente badessa-umanista, che vi accoglieva letterati e
artisti, ma sembrava il salotto d'una nobildonna. Alle
pareti e sulla volta niente immagini sacre: c'è una Diana
cacciatrice sopra il camino, ci sono le Tre Grazie,
nude, com'è nuda la Giunone punita. C'è il dio Pan
e c'è la Virtù, curiosamente rappresentata con fattezze
di uomo, e senz'ombra di veli. E poi una corona di puttini allegri,
che giocano nei 16 spicchi in cui è divisa la volta.
Per la badessa poteva essere abbastanza per finire davanti
al tribunale della Santa Inquisizione, nel controriformismo
del '500, e non è certo un caso se per circa tre secoli, complice
la clausura, del convento di San Paolo non si sia saputo quasi
nulla di questi affreschi. Ed è abbastanza anche per il visitatore,
che comincia a capire qualcosa di più della sensualità del Correggio
(e di Parma) e fa i debiti raffronti con il sesso degli angeli
nella cupola del Duomo.
Le
sorprese di questa città naturalmente non sono finite, e neppure
le atmosfere di mistero. Pochi passi per strada Garibaldi,
e ci si trova in faccia al colossale Palazzo della Pilotta,
che è poi la "pelota" basca, diventata di moda in Italia con
la dominazione spagnola, che si giocava nel grande cortile centrale.
Voluto dai Farnese alla fine del '500, il palazzo è destinato
a rimanere per sempre un grande sogno incompiuto. Niente facciata
(per costruirla, all'epoca dei Farnese, sarebbe stato necessario
abbattere un convento di domenicani, che non cedettero), una
sovrapposizione di spazi che sembra sfuggire a una logica precisa,
l'impossibilità a capire fino in fondo come sarebbe dovuta diventare
questa specie di città ducale-modello dentro i confini della
città vera.
Dentro
c'è di tutto: il Museo di Antichità, la Galleria Nazionale
(28 sale, in cui domina ancora il Correggio), la Biblioteca
Palatina, l'Istituto d'arte, il Museo Bodoniano
(già, perché è a Parma che il saluzzese Giambattista Bodoni
dà il meglio della sua arte tipografica), l'Accademia di
Belle Arti.
C'era di tutto già ai tempi dei Farnese: sale d'armi, archivi,
laboratori, magazzini, carceri. Il pezzo più spettacolare, si
sa, è il Teatro, capace di 4000 posti, inaugurato nel
1628 per le nozze di Odoardo Farnese e Margherita
de' Medici. Quella sera del 21 dicembre la platea fu invasa
da 800 tonnellate d'acqua, e poi entrarono in scena giganteschi
mostri marini a darsi battaglia. Un effetto speciale assolutamente
stupefacente per l'epoca. Distrutto da un bombardamento del
'44, il Teatro è rinato grazie a un eccellente restauro, e d
è uno spettacolo solo guardarlo.
Dopo
di che, si può superare il torrente Parma sul ponte di Mezzo,
per entrare nei quartieri dove batte il cuore più popolare e
sanguigno della città, a vedere la bella barocca Chiesa dell'Annunziata,
in via d'Azeglio; Santa Maria del Quartiere, fatta a
esagono; l'Ospedale Vecchio, oggi Archivio di Stato,
per finire con il grande Parco Ducale. E così ci si ritrova
di nuovo davanti al Palazzo della Pilotta, che è appena di là
dal Ponte Verdi. E la Certosa? Sta a due chilometri e
mezzo dalla città, in direzione di
Mantova.
Risale al 1285 ma fu assai rimaneggiata nel tempo: nel '700
vi si installò una manifattura di tabacchi, e dalla fine dell'800
ospita un istituto di rieducazione (si possono visitare chiesa
e chiostro). Ma non è affatto detto che Stendhal pensasse proprio
a questa certosa, o non piuttosto a quella di Paradigna, a San
Martino de' Bocci, verso Colòrno, sempre che l'abbia vista davvero
(vedere la pagina di approfondimento
La Certosa di Parma),
Meglio insomma lasciare Fabrizio del Dongo al suo chiostro
letterario, e non cercare di saperne di più. Il mistero s'addice
a Parma.
Difficile
immaginare le sembianze di questa città, oggi capoluogo dell'omonima
provincia e comune di poco più di 175.000 abitanti, agli albori
della sua storia. Alla mente arrivano immagini di una
Parma medievale, che prese in eredità il nucleo abitativo
romano, abitato in precedenza da popolazioni liguri e poi da
popolazioni etrusche a cui si deve la fondazione del primitivo
nucleo urbano. Ufficialmente venne fondata nel 183 a.C. dal
console Emilio Lepido, anche se, come vedrete, la città conserva
pochi resti della presenza romana. Potreste imbattervi
per caso in un punto, al di sotto del manto stradale, nel sottopassaggio
di piazza della Ghiaia dove è possibile vedere i resti
dell'antico ponte romano, inoltre sulle mura esterne del collegio
Mario Luigia sono visibili resti di arcate dell'anfiteatro,
poi diventato il palazzo di Federico Barbarossa.
Tra gli Appennini da una parte e la pianura Padana
dall'altra, la città si sviluppò nel corso dei secoli, in particolare
durante il periodo dei comuni, delle signorie e del ducato
di Parma e Piacenza. Come in altre realtà comunali simili,
il potere locale è in mano a famiglie che prendono il sopravvento
su altre, come i Pallavicino, gli Sforza, i Visconti e infine
il potere della chiesa.

Fu con il Papa Paolo III Farnese nel 1545 parma diventa
un Ducato dato al figlio Pier Luigi. I Farnese regnarono a Parma
per circa due secoli e del loro regno sono
ricordo tangibile i principali palazzi della città. Ai Farnese
seguirono i Borbone, all'inizio del XVIII secolo, che diffusero
un gusto tipicamente francese attraverso la vita sociale e di
corte. Dopo il periodo napoleonico, dal 1802 al 1814, il
Congresso di Vienna assegnò il Ducato di Parma, Piacenza
e Guastalla a Maria Luigia d'Austria, già consorte di
Napoleone e figlia dell'Imperatore austriaco Francesco
I. Maria Luigia si adoperò per una profonda spinta innovatrice
dal punto di vista urbano, sociale ed economico. Alla sua morte
il Ducato divenne parte del Regno d'Italia con un plebiscito.
La
storia di Parma è oggi anche il suo presente. La troviamo
narrata nei suoi monumenti. I maggiori sono rappresentata dai
due edifici in stile romanico: il Battistero di Parma
è uno dei monumenti più visitati del nord Italia, così come
lo è il Duomo del XII secolo, scrigno prezioso di affreschi
e pitture d'epoca. Il visitatore attento avrà modo di conoscere
molte attrazioni turistiche, musei, palazzi ed edifici
d'epoca, fortezze e castelli, piazze e teatri.
Lasciatevi
cullare dalle dolci e tranquille strade di campagna appena
usciti dal centro, di una città a metà strada tra monti, mare
e pianura. Le aree verdi sono presenti anche in città, sono
numerosi i giardini e i parchi urbani, molti dei quali
di notevole pregio storico e architettonico. Le arie di Giuseppe
Verdi, nato nella vicina frazione di Roncole, sembrano
ancora oggi riecheggiare sui tetti degli antichi palazzi. I
dintorni sono arricchiti da castelli del XIV e del XV
secolo e da ville aperte al pubblico. Le alte vette
appenniniche costituiscono inoltre ottima opportunità per
escursioni, attività all'aperto e bellissimi paesaggi
dal panorama mozzafiato.
In
qualsiasi periodo dell'anno vogliate programmare la vostra visita,
ad attendervi troverete una miriade di eventi e manifestazioni
culturali: il Festival Verdiano è sicuramente il
più rinomato, interamente dedicate alle opere di Giuseppe Verdi.
Ad esso si affiancano i vari Palio di Parma, Parma
Poesia Festival, la Goliardia e la Festa delle
matricole, il Premio di Sant Ilario, il Teatro
Festival, il ParmaJazz, il Festival Multiculturale,
le Feste di Apollo e tanti tanti altri. Momenti questi
che raccontano di una grande città, aperta verso l'esterno e
felice della propria antica eredità culturale. Rimanendo sempre
in tema di cultura, ricordiamo infine che a Parma ha sede una
delle università più antiche del mondo, fondata nel XI secolo.
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