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Cosa vedere in Umbria - Cosa visitare
in Umbria
Se la Dama Galadriel avesse
potuto regnare, anziché in Arda (la Terra di Mezzo di
Tolkien), su una regione d'Italia, avrebbe senz'altro
scelto l'Umbria come residenza del suo regno. Con
le sue colline, i suoi paesi quasi nascosti, come gemme
elfiche incastonate tra valli dove scorrono corsi
d'acqua impetuosi, gli scrosci delle cascate tra monti e
altipiani verdissimi, i numerosi parchi, il territorio
umbro non s'addice né agli orchi né agli amanti della
pianura.
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Per rimanere in tema fantasy,
potremmo iniziare a vagabondare per Narnia, l'odierna
Narni, dalla cui rappresentazione nel Piccolo
Atlante Classico di Murray, C.S. Lewis trasse il nome
per le omonime Cronache. Dalle origini mitologiche dello
stemma araldico cittadino (il Grifone Rosso),
alle numerose testimonianze romane
(la più celebre e ingegnosa: il Ponte di Augusto), Narni è
davvero un luogo magico e misterioso, in particolare in
quella che si chiama oggi Narni Sotterranea, un complesso
ecclesiastico e inquisizionale fortunosamente riscoperto
sotto un cumulo di macerie e rovi. Dalla Chiesa
Alto-medievale di San Michele Arcangelo, alla cisterna
romana e ad altre straordinarie opere di ingegneria idraulica (Acquedotto
della Formina), alla stanza dei tormenti e alla cella dei condannati dal
Sant'Uffizio, le cui pareti sono ricoperte da innumerevoli graffiti di
ispirazione massonica e cabalista, fino alla chiesa di San Domenico,
con gli splendici mosaici bizantini, la stratificazione archeologica della
città si fa concreta e vivida e le associazioni di idee diventano
vertiginose.
La
storia si concretizza anche nella Rocca nel cardinale Albornoz, che
vigila sul centro storico e dal centro si ammira, nella cattedrale di San
Giovenale, o nella chiesa romanica di Santa Maria in Pensole,
posizionata su un terrazzo (dal latino in pensulis). Palazzo Eroli,
oggi museo civico, dev'essere assolutamente visitata, per un primo assaggio
della pittura umbra. Se capitate in città per il 3 Maggio, seguite la Corsa
dell'Anello (no, qui Tolkien non c'entra) nella quale i cavalieri devono
infilzare un anello per aggiudicarsi il Palio, con le feste in onore del
Beato Giovenale.
Da
Narni si raggiunge attraverso l'antica strada romana, la Flaminia,
Interamnia, l'odierna Terni, una delle due province in cui è divisa
la regione.
Città
dai molti nomi, fortemente industrializzata, "
La città d'Acciaio", "
La
Manchester Italica",
è
senz'altro più conosciuta come "
Città degli innamorati", qui nacque e
divenne vescovo, infatti, San Valentino, universalmente riconosciuto
come patrono delle coppie e, fuor di leggenda, martirizzato nel giorno del
14 febbraio 273. Estremamente variegata e, in varie fasi, drammatica, la sua
storia, soprattutto nelle epoche più moderne, a seguito della sua importanza
industriale, e della necessità di fronteggiare un impetuoso sviluppo. I
bombardamenti dell'ultima guerra mondiale hanno raso praticamente al suolo
gli edifichi antichi, e la città attuale è frutto di ricostruzione, ma la
storia antica, di età romana, rimane, per esempio nella periferia
dell'abitato, in prossimità della scomparsa porta di ingresso della Flamina
in città. La stratificazione delle architetture successive, rendono l'Anfiteatro
Fausto una sorta di conglomerato storico dell'edificazione, visibile
maggiormente dall'alto, nonostante l'ingombro della Chiesa del Carmine
e del Palazzo Vescovile, venne nel corso dei secoli adibito a varie
funzioni, in ultimo mensa e lotto per abitazioni. Sul luogo, profittando del
culto per un immagine della vergine dipinta sul muro esterno
dell'anfiteatro, potrete trovare una chiesa del 1600, oggi sconsacrata, di
interesse soprattutto per la facciata, caratterizzata da una minima
estensione delle aperture che si possono far derivare dalla sua origine come
cappella di strada.
Un
altro lascito temporale lo si può cogliere in Via Roma, dove spicca la
Torre Barbarasa del tredicesimo secolo, resto dei palazzi-torre
alto-medievali che fanno bella mostra di sé in tante rappresentazioni
pittoriche del periodo, fu punto d'arrivo, tre secoli dopo, di una
processione per scongiurare l'epidemia della peste che recava in un'urna il
Preziosissimo Sangue. Sangue non meno prezioso, ma che non ha l'onore del
maiuscolo, è quello versato e richiamato al tramonto da un monumento non
meno alto del precedente, oltre trenta metri, realizzato in occasione del
centenario della fondazione delle Acciaierie della Città, sul finire di
Corso del Popolo: la Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro. L'artista ha
scelto di innalzare un grande obelisco, in acciaio, cromo e rame,
attraversato da centinaia di fratture, chiaroscuri e forme geometriche, che
interrompono lo sviluppo ordinato del progresso della struttura, in un
facile rimando alla storia industriale di Terni stessa, tuttavia culminante
in una punta di ottone lucente, sia guglia gotica che ago incandescente
nella penombra notturna (fucina di metodi siderurgici evoluti, la Terni fu
lo stabilimento principale per i cannoni della seconda guerra mondiale e
dalle sue linee nacque il fucile Carcano 38 che, nelle mani di Lee
Harvey Oswald, servì ad uccidere John Fitzgerald Kennedy).
Massiccio, intimidatorio, inquietante, anche il Palazzo Spada, di
Antonio Sangallo il Giovane, oggi sede del Comune di Terni, custodisce al
proprio interno magnifici affreschi ed è meritevole di una visita come il
Palazzo Gazzoli, che ospita anche un impianto termale di epoca imperiale
di recente restaurato. Un passaggio per la ricostruita fontana di Piazza
Tacito è preludio al ritorno alla natura, dopo tanta opera umana, alle
vicine (7 km) Cascate delle Marmore, una maestosa cascata dal flusso
controllato quasi alla fine della Valnerina, sfruttata dalla centrale
idroelettrica di Galleto, a sua volta meritevole di una visita. Vista
la deviazione del suo corso naturale, informatevi bene prima di visitarla,
gli orari sono molto ridotti, specialmente nelle stagioni invernali,
rischierete di dover fare ricorso alla vostra fantasia. Vicino, l'antico
borgo medievale di Torreorsina permette di godere di un magnifico
scorcio sulla Cascata e su tutti i paesi della valle.
Visto
che siete all'aperto, potreste rimanerci visitando il sito archeologico di
Carsulae, con un anfiteatro e un teatro di epoca imperiale; poi,
riprendete il fondovalle del parco fluviale del Nera, volendo anche a
rafting, percorrete un vero regno incantato, che non ha nulla da invidiare
all'immaginario creato, per tornare all'inizio di questo testo, dalla
trilogia filmica del Signore degli Anelli. Montuosa, stretta e
tortuosa, tagliata a metà dal fiume originario dei Monti Sibillini, mantiene
il suo mistero, punteggiata com'è da paesini in rapido spopolamento, da un
verde magico e brillante, da ponti che spuntano all'improvviso su radure
inspiegabili, dai ricordi di una guerra partigiana che ebbe il poderoso
contributo della Brigata Garibaldina nella creazione della prima zona libera
d'Italia.
Non
meno misteriosa, affascinante, la storia del paese arroccato nella "
Valle
Suppegna", Ferentillo, fondato da Liutprando, re dei Longobardi,
quasi un millennio e mezzo fa. Diviso tra i borghi di Matterella e Precetto
dal fiume stesso, con le due rocche a guarda di un territorio conteso tra
papato e potere temporale, oltre alle belle chiese, si raccomanda una
visita, dai toni macabri, al museo delle mummie. Seguendo il criterio
tradizionale di seppellire i morti all'interno dei luoghi di culto, sono
state scoperte, all'interno della Chiesa di Santo Stefano, alcuni
corpi, perfettamente conservati, grazie alle particolari condizioni del
luogo e al suo microclima. Come ulteriore meditazione sulla vita e sul
mondo, spicca la presenza di una coppia di cinesi perfettamente mummificati,
turisti dell'epoca della peste in Europa.
Se vi
venisse voglia di una boccata d'aria pura, consigliabile praticare
l'arrampicata libera, questi luoghi rappresentano una delle più conosciute
palestre naturali italiane.
La
natura, e una forte presenza antropica, caratterizzano il paesaggio che
porta ad Oriente, verso la vicina Norcia, dove la presenza di San
Benedetto viene richiamata dall'omonima piazza, esempio mirabile di
compresenza dell'architettura civile con quella religiosa, sia la rocca che
la Basilica devono essere viste. La qualità della vita viene ben espressa
dalla nobile arte della norcineria, cioè la lavorazione della carne di
maiale, tale animale era nel medioevo lo scovatore di tartufi per
eccellenza, prezioso aiuto, almeno fino al compimento del suo destino, nella
scoperta del pregiato tartufo nero, ancora oggi vanto di questo territorio
che molti continuano ad associare a Brancaleone.
Nella
risalita della valle del fiume Corno, non deve mancare Cascia, altro
luogo eponimo di santità, dove Santa Rita, la Santa degli impossibili,
attira moltissimi visitatori e pellegrini. La presenza del sacro percorre i
millenni: dalla veggente ninfa Porrina, al tempio di Ercole, agli
eremi sparsi ovunque, una pieve, un'edicola, anche una chiesa, punteggiano
il paesaggio e la strada e si apprezza ancor più nel passaggio con mezzi
lenti, come una bicicletta, se non a piedi, vagabondando in quello che si
potrebbe definire l'essenza del pensiero Slowfood ( troverete a
Civita di Cascia, infatti, un suo conosciuto presidio).
Tornando sui nostri passi, verso il crinale occidentale, si raggiunge, non
lontano, Spoleto.
Questa cittadina, legata al potere ecclesiastico nel corso dei secoli,
possiede ancora oggi lasciti di notevole interesse, come la Rocca
Albornoziana, sul Colle Sant'Elia. Un grande rettangolo, con sei torri e
due ampi cortili, già residenza pontificia, ospita oggi un Museo. Da non
perdere gli afferschi della Camera Pinta.
Dalla
Rocca, verso il Monteluco, si erge il Ponte delle Torri, vero e
proprio simbolo della città, acquedotto lungo oltre 200 metri e alto quasi
100, eretto nel Duecento ma certo costruito in più riprese, come testimonia
la diversità della lavorazione e delle forme dei suoi piloni e delle sue
arcate. Ad un secolo prima risale la costruzione della Cattedrale di
Santa Maria Assunta, contiene begli affreschi del Pinturicchio e di
Filippo Lippi. Il Teatro Romano, le cinte murarie, il Palazzo Comunale
mostrano quanto sia attinente la definizione dell'Italia come di un vero e
proprio museo all'aperto. Parlare di Spoleto, senza parlare di Giancarlo
Menotti, il Duca del Novecento, pare impossibile. Il Festival dei Due
Mondi nasce qui nel 1958. Menotti, tanto controverso quanto affascinante, ha
sempre puntato, sin dagli esordi, per scelte originali, e di avanguardia,
senza dirottare troppo da un imponente tradizione classica; tale
impostazione ha contribuito a fare della manifestazione uno degli eventi
culturali europei più importanti.
A
margine, ma nemmeno troppo, meritano uno sguardo curioso le sculture nella
città, tale era anche il nome della mostra allestimento a cielo aperto del
1962, patrocinata da Giovanni Carandente.
Un
vero e proprio evento globale, dove convivevano serenamente un contesto
architettonico particolarissimo e le forme allora all'avanguardia nella
scultura mondiale. Le installazioni furono numerose, e non tutte rimangono
patrimonio della città, tra esse spiccano Teodolapio, di Alexander
Calder, tra le più alte sculture in ferro al mondo, il bronzo Stranger
III di Lynn Chadwick, il dono di Icaro di Beverly Pepper.
Lasciata quella che potremmo definire la Nashville italiana, ci dirigiamo
verso Nord, lungo la via Flaminia, dove incroceremo le fonti del Clitunno,
già cantato dal Carducci in una sua classica Ode Barbara, alla maestosità
dei richiami sacri fa riscontro un presente di modeste e rare abitazioni,
con una portata d'acqua davvero minimale.
Arriveremo, quindi, allu centru de lu munnu, come in dialetto viene chiamata
Foligno, vista la sua posizione geografica al centro dell'Italia. Non
troverete più il birillo rosso nel biliardo del Caffè Sassovivo, visto che
c'è una banca al suo posto, nel cui pavimento troverete un cristallo
incastonato a segnalare questa sorta di centro di gravità transitorio.
Diviso in rioni, i dieci che oggi gareggiano nella Giostra della Quintana a
giugno e settembre, la terza città dell'Umbria è inopinatamente posta in
zona pianeggiante, quindi comoda da visitare a piedi o con l'aiuto delle due
ruote. Piazza della Repubblica, con il Duomo, il Palazzo del Comune e
Palazzo Trinci, un trittico neoclassico con inserti di gotico e barocco.
Santa Maria Infraportas, chiesa romanica del Duecento, ha superato
persino i recenti terremoti, fusione tra sacro e moderno. Nella Chiesa
della Santissima Trinità in Annunziata, invece, trova spazio il
corpaccione, o meglio, lo scheletrone monumentale di fattezze antropomorfe,
della Calamita Cosmica di Gino De Dominicis, oltre 24 metri di
uno strano essere dal becco d'uccello con un inquietante gnomone in bilico
sulla falange esposta della sua mano destra. La sintesi tra sacro, antico e
moderno, anzi contemporaneo, stimola qualche riflessione sulla piccolezza
umana e sul sovrumano che la schiaccia.
Gustata la Rocciata (o la fojata, per chi non ama il dolce), armatosi della
miaccia come di un pan di via, il viaggiatore che riprende il cammino
troverà a Spello, ai piedi del Monte Subasio, la Collegiata di
Santa Maria Maggiore, con splendidi affreschi del Pinturicchio, e belle
chiese, preludio spirituale alla vicina Assisi, la citta di San
Francesco e Santa Chiara, la seraphica civitas.
Rifugio di viandanti e pellegrini, tanto aperta al cielo quanto pronta a
spingersi verso il sotterraneo, come in un certo qual modo simboleggia la
Basilica di San Francesco, tradimento post mortem al rigore tipico del
santo. Fusione di due strutture basilicali, una sull'altra, tanto luminosa
la superiore, quanto bassa e spoglia lo è l'inferiore. Giotto, Simone
Martini, Lorenzetti, Cimabue, un compendio di storia dell'arte italiana in
un solo luogo, tale da garantire una certa vertigine a chi vi si accosta per
la prima volta. La semplicità, tradita, la ritroviamo intatta, invece, nella
Chiesa di Santa Chiara, dove è possibile ammirare anche un bel panorama. La
piazza del Comune, con il Tempio di Minerva e il Palazzo del
Priore, va senz'altro visitata. Per carcerarsi in solitudine e silenzio,
come Francesco e i suoi seguaci, si può raggiungere a piedi l'Eremo delle
Carceri, puntellato di grotte naturali, sono 5 chilometri nel verde e
nella natura, i più avventurosi potrebbero persino proseguire verso il
vicino Monte Subasio, si rimane senza parole davanti ai panorami offerti
alla visione.
Nel
cammino verso il capoluogo, troveremo Bastia Umbria, terra di fortezze, già
dal nome, e di chiese, per colleganza regionale: la Rocca Baglionesca,
la Chiesa di Santa Croce, la Chiesa di Sant'Angelo, danneggiata dal
terremoto, San Paolo delle Abbadesse, già rifugio di Santa Chiara.
Preparatevi un pranzo: gnocchi al ragù d'agnello, Palombo alla ghiotta e,
per dolce, la Ciaramicola, un dolce tradizionale pasquale che contiene tutta
Perugia, con i cinque rigonfiamenti che rappresentano i cinque rioni Porta
San Pietro, Porta Eburnea, Porta Susanna, Porta Sant'Angelo e Porta Sole, ed
il rilievo centrale che raffigura la Fontana Maggiore. Infine i colori della
città, con il rosso e il bianco di alchermes e meringa: e quelli che
richiamano i colori della terra umbra con il giallo, verde e azzurro dei
confettini.
Cibo,
cielo, sacro, profano, cultura, industria e operosità: l'Umbria è proprio il
cuore pulsante dell'Italia.
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