Otto Rahn e la ricerca del Santo Graal durante il periodo nazista

Otto Rahn e la ricerca del Santo Graal durante il periodo nazista

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Quella di Otto Rahn è una vita che continua ad affascinare, non solo perché legata ad una vera passione per la storia e per le esplorazioni, ma anche in quanto inserita in un contesto storico drammatico e terribile come può essere stato quello dell’epoca nazista. Spesso indicato come una sorta di Indiana Jones appassionato di storia medievale e di antiche leggende, Rahn venne ‘ingaggiato’ dal regime durante gli anni dell’ascesa di Hitler in Germania e finanziato per portare a termine una serie di ricerche senza ‘eguali’, con un unico fine: avvalorare l’ideologia nazista sulla superiorità della razza. L’ossessione di Hitler e dei maggiori gerarchi nazisti era tale che il ritrovamento di artefatti leggendari perduti (tra tutti il Santo Graal, il più leggendario di tutti, il calice di vino usato da Gesù durante l’Ultima cena), avrebbe significato conferire loro maggiore potere e prestigio, avvalorandone nell’opinione pubblica l’ideologia di purezza e supremazia.

Andava già da tempo diffondendosi all’interno dell’apparato gerarchico nazista la tendenza ad un cosiddetto ‘medievalismo’ intriso di misticismo: ne sono testimonianza l’arte e l’architettura nazista, ispirate all’arte classica e medievale come uniche e vere fonti di una rinnovata arte ariana (a farne le spese vi fu per esempio la Bauhaus, il noto movimento d’arte e design in voga dal 1919 al 1933, così come tutte le Avanguardie, arte degenerata (Entartete Kunst ) come la chiamavano i nazisti, e soppiantate dalla cosiddetta ‘architettura e arte totalitaria di regime’, di cui fu massimo interprete Albert Speer, l’architetto del diavolo, come era soprannominato). Il ‘medievalismo’ raffigurato lo troviamo anche nella serie di francobolli dell'era nazista: nel 1933 vennero emessi francobolli con grafica medievale ispirata ad opere wagneriane, tra cui il Parsifal. Hitler considerava ‘Parsifal’ il simbolo della “purezza della razza ariana?, in quanto unico personaggio del ciclo arturiano ad aver visto il Santo Graal ed uno dei fondamenti dell’ideologia nazista. Di Richard Wagner Hitler fu sicuramene grande ammiratore, anche per le documentate esternazioni del compositore tedesco contro gli ebrei (probabilmente espresse in modo opportunistico, se non colloquiale, senza il fine assegnatogli mezzo secolo dopo dai nazisti). In questo nuovo ‘medievalismo nazista’ entrano con forza le teorie del mondo dell’Occultismo e dell’Esoterismo, teorie atte a dar forza al movimento antisemita nazista (esempio ne sono le diverse organizzazioni esoteriche e razziste che andavano nascendo nel primo ventennio del Novecento, ancor prima dell’ascesa di Hitler: tra queste la cosiddetta ‘società Thule’, organizzazione antisemita e populista nata intorno alla metà degli anni ’10 in Germania; nel 1919 i membri di questa stessa organizzazione portavano come distintivo una spilla di bronzo recante una croce uncinata).

Tra gli alti gerarchi nazisti principalmente legati al cosiddetto esoterismo e misticismo nazista, vi fu Heinrich Himmler (passato alla storia come uno dei maggiori responsabili e carnefici dell’Olocausto), affascinato com’era da tutte quelle teorie che in un modo o nell’altro potevano avvalorare la sua convinzione totalitaria riguardo alla razza ariana. Himmler viene indicato come il fondatore del misticismo nazista, così come della Ahnenerbe, società di ricerca e insegnamento degli ‘antenati ancestrali’ della razza germanica (come veniva chiamata). Egli sosteneva d’essere il successore ‘spirituale’, se non una vera e propria reincarnazione, di Enrico I re di Sassonia, che fu primo re di Germania, fondatore dello Stato tedesco medievale nel X secolo e che venne riproposto all'attenzione del grande pubblico tedesco già da Richard Wagner nella sua opera 'Lohengrin', sempre ispirata al ciclo letterario arturiano (Lohengrin, anche noto come Cavaliere del Cigno, è figlio di Parsifal ed è a sua volta custode del Santo Graal). Himmler fu talmente ossessionata dalla figura dell’antico re che fece dichiarare la sua tomba luogo di pellegrinaggio, con tanto di celebrazioni da tenersi ogni 2 luglio, anniversario della sua morte.

Otto Rahn si colloca in questo contesto per via del suo profondo interesse per il Medioevo e il Sacro Graal. Nato nel 1904 a Michelstadt, una zona montuosa dell’Assia, nella Germania sud-occidentale (a poca distanza da Francoforte sul Meno), subì sin da bambino un fascino particolare per tutto ciò che riguardava la storia medievale e gli eroi germanici come Parzifal e Lohengrin.  Con il suo bagaglio di interessi e di passioni, il giovane si formò inizialmente presso il liceo di Bingen, ad indirizzo filologico, continuando gli studi nella città di Giessen, e spostandosi successivamente a Friburgo in Brisgovia e quindi a Heidelberg, dove proseguirà studiando legge. Durante gli studi, che sarà tuttavia costretto ad interrompere in anticipo per mancanza di fondi, si appassionò notevolmente alla storia dell'archeologo tedesco Heinrich Schliemann e della sua ricerca dell’antica Troia, nonché della scoperta del tesoro di Priamo, da lui rinvenuto nel corso di alcuni scavi nella seconda metà dell’Ottocento. A Giessen incontrò anche Frehherr von Gall, un professore di religione che lo introduce per la prima volta alla conoscenza della storia dei Catari (il folto gruppo religioso sorto intorno al X - XII secolo in Occitania, Francia sud-occidentale, prevalentemente nella regione di Albi, tra Carcassonne e Tolosa, e perseguitati dalla chiesa cattolica come movimento eretico). Rahn si mostrò particolarmente interessato alla cosiddetta Albigenserkreuzzug, la Crociata Albigese, che ebbe luogo tra il 1209 e il 1229 e venne ordinata contro i Catari da papa Innocenzo III. In vent’anni la crociata portò al completo sradicamento del movimento cataro e all’uccisione di quelle genti e per questo viene considerata da molti storici come un vero e proprio genocidio; con la morte di centinaia di migliaia di Catari e di civili che abitavano quelle terre, si ebbe un declino della cultura occitana fino alla sua completa scomparsa in breve tempo.

Dopo un periodo passato a Ginevra, in Svizzera, nel 1928 Otto Rhan si trasferì in Francia, a Parigi, dove ebbe modo di confrontarsi con Maurice Magre, scrittore, poeta, drammaturgo e produttore teatrale di Tolosa, che lo introdusse ad ulteriori informazioni su Catari, di cui era infatti profondo conoscitore. Egli raccontò anche di un manoscritto un tempo custodito nel castello di Monségur, ultimo baluardo dei castelli catari, già da tempo in rovina. Lo stesso Magre pubblicò numerosi libri sul tema, dal Le sang de Toulouse, Histoire albigeoise du XII siècle (1931), un romanzo sulla crociata albigese e sulla caduta del castello, al Le Trésor des Albigeois (1938), sul legame tra Catari e Sacro Graal. Fu così che Rahn si appassionò ulteriormente della ricerca del Santo Graal e si mise in viaggio verso i Pirenei. Soggiornò in modo permanente nel Midi-Pyrénées dall’ottobre 1931 al settembre del 1932 e avrà modo di frequentare diversi personaggi piuttosto egocentrici, un gruppo di esoteristi francesi che amavano auto-dichiararsi come ‘neocatari’: erano l’ingegnere Arnaud, impegnato in alcuni scavi sotto le rovine del castello di Montségur, il ricco notabile e collezionista di 'memorabilia' catara M Rives (alias Arthur Caussou) e la contessa Myrianne Pujol-Murat. Quest’ultima, una ricca donna anziana, finanziò le ricerche di Rahn nei dintorni dei Pirenei e in particolare presso le grotte di Lombrives a Ussat-les-Bains, che la tradizione locale considerava essere state rifugio degli ultimi Catari: la leggenda racconta di quattro cavalieri sfuggiti al massacro del 1244, con una serie di tesori, incluso il Graal. Ad accompagnare Rahn nelle ricerche vi furono Déodat Roché, Antonin Gadal (un cultore del 'catarismo' e già Presidente dell’azienda turistica di Ussat-les-Bains, che mise a disposizione la sua ricca biblioteca 'esoterica') e l'amico svizzero Paul Ladame, giovane protestante di origini ugonotte, esperto di rilevamenti e spedizioni speleologiche e conosciuto tempo addietro. Rahn si recò sicuramente anche a Rennes-le-Château, il piccolo paesino non lontano da Carcassonne e noto per la leggenda tramandata dai tempi antichi, sempre legata al Santo Graal. Nei mesi a venire la presenza e la posizione di Rahn nella regione iniziò a diventare difficile, con alcuni frange politiche francesi a chiedersi se egli non fosse in realtà parte di una spedizione spionistica tedesca. Il tempo proseguiva piuttosto frenetico e allo scopo di autofinanziarsi le ricerche e le esplorazioni, gli venne affidata la gestione dell’albergo di Ussat-les-Bains, l’Hotel Des Marronniers, che tuttavia lascerà in quanto risultata fallimentare. Travolto da ristrettezze finanziarie e inseguito dai creditori, Rahn abbandonò definitivamente la Francia per recarsi nuovamente in Germania, seppur piuttosto squattrinato.

Nel 1933 Otto Rahn riuscì comunque a pubblicare il suo primo libro, Crociata contro il Graal, in cui raccontava le vicende delle sue esplorazioni, esponendo teorie e risultati raggiunti. Il suo libro non riscosse il grande successo di pubblico sperato, ma capitò tra le mani del famigerato capo nazista Heinrich Himmler che, seppur non rivelasse scritta nessuna tendenza filonazista, lo apprezzò a tal punto da volersi promuovere come mecenate, tanto era ossessionato dalle vicende del Santo Graal. I due si incontrarono a Berlino, nella sede delle SS (Schutzstaffel, squadra di protezione nazista), a Prinz-Albrechtstraße 8 (dal 1951 la strada è stata rinominata Niederkirchnerstraße), e Himmler si offrì di finanziare tutte le ricerche di Rahn, che ritrovatosi al verde e necessitando di soldi, accettò in cambio di entrare a far parte delle SS e di scrivere diversi altri libri su tematiche care a Himmler.

Dopo diversi viaggi e spedizioni effettuate sotto la visione del dipartimento di preistoria e protostoria del ‘Rasse- und Siedlungshauptamt’ (Ufficio centrale per la razza e gli insediamenti delle SS), controllato dal gerarca delle SS e occultista Karl Maria Wiligut (noto con lo pseudonimo di Weisthor), Rahn scrisse Luzifers Hofgesind (1939), La corte di Lucifero - Un viaggio insieme agli spiriti buoni dell'Europa, in italiano, un libro che al contrario del primo viene considerato dagli studiosi “un delirio ideologico nazionalsocialista?. Tra l’altro, si ammette anche che probabilmente fu scritto per compiacere quello che era divenuto il capo supremo. Rahn prese anche in mano alcuni compiti aggiuntivi, tra cui la ricerca sulla genealogia della famiglia Himmler e un viaggio in Islanda per studiare le saghe norrene. Tra viaggi, spedizioni e pubblicazioni, Otto Rahn veniva ormai considerato una celebrità nel mondo nazista, tanto da essere spesso invitato a più di una conferenza e incontro culturale. Ciò, tuttavia, poco si allineava con il modo d’essere del giovane studioso: aveva dei lati personali che preferiva tenere in gran segreto, perché sicuramente non adatti alla visione nazista del mondo. Due figure, la sua e quella di Himmler, molto differenti: apertamente liberale nelle opinioni politiche e omosessuale, Rahn poco si adattava ai deliri propagandistici dal nazismo. In effetti non ebbe mai alcuna simpatia per i nazisti e considerava gli stessi solo fonte di finanziamento per le sue spedizioni e i suoi studi. A tale proposito disse "bisogna pur mangiare" rispondendo all’amico Paul Ladame che con amara sorpresa lo vide con indosso la divisa delle SS.

Pian piano Rahn iniziò a sottrarsi ai doveri imposti dalla sua posizione, con grande irritazione di Himmler, che fino ad allora rimase tollerante rispetto alle dicerie sulla vita privata del giovane (… fintanto che continuava a produrre libri e ricerche). L'omosessualità, l'abuso di alcool e il rifiuto al rigido dovere ordinato dal regime, lo misero a dura prova nei confronti dei suoi gerarchi, che infatti decisero di sottoporlo a sorveglianza 'punitiva': Himmler – venuto anche a conoscenza di una ulteriore relazione omossessuale – decise di degradarlo trasferendolo a guardia del campo di concentramento di Dachau e di Buchenwald. Rimase sconvolto da quello che vide nei lager nazisti e nel febbraio del 1939 si dimise bruscamente dalle SS ottenendo il benestare dello stesso Himmler (cosa alquanto rara), anche pensando d’essere sorvegliato dalla Gestapo. Preso da un’insolita agitazione decise di andar via dalla Germania, dirigendosi verso il Tirolo austriaco e la città di Söll.

L’11 aprile 1939, in un sentiero sassoso della montagna, venne ritrovato un corpo in avanzato stato di decomposizione, semi congelato, probabilmente in quello stato da circa un mese. Era Otto Rahn e come tale verrà sepolto nella tomba di famiglia a Darmstadt, a circa 50 km dalla sua città natale. Fu una morte senza inchiesta né autopsia, la cui causa rimane tuttora sconosciuta. Alcuni pensarono al suicidio dopo gli orrori visti al campo di concentramento, altri avvalorarono questa tesi ricordando l’antico rito dei Catari di lasciarsi morire di fame e freddo (fu rinvenuto seduto a terra con la schiena appoggiata nella roccia e accanto due fiale vuote di sonniferi), tanto che la sua morte pare essere avvenuta vicino all’anniversario della caduta del castello cataro di Montségur (la pratica esercitata dai Catari era chiamata ‘Endura’); altri ancora contestarono che egli simulò la propria morte e che il corpo ritrovato non corrispondesse a quello di Otto Rahn, costoro individuarono diverse tracce in un personaggio misterioso vissuto fino al 1975 (l'ambasciatore tedesco in Italia Rudolf Rahn). In effetti, nel 1939 non fu prodotto alcun certificato di morte ufficiale. Alla notizia della sua morte, Himmler lo ricordò come "rispettabile membro delle SS e creatore di storie straordinarie ", continuando a rispettare la pubblicazione delle sue opere fino al 1944.

La morte di Otto Rahn rimane ancora oggi avvolta nel mistero, così come le credenze da lui inseguite e amate, quasi a volersi distinguere come un nuovo cavaliere custode della verità divina; un cavaliere che tuttavia ebbe la sfortuna di intrecciare il proprio destino con le forze del male, decisamente fuorvianti, come quelle del nazismo. Il suo nome rimarrà avvolto nella speculazione storica, nonostante la grande conoscenza acquisita.

Qualche tempo dopo, Hitler ricevete in dono dall’industriale Albert Pietzsch un calice d'oro massiccio, del diametro di 50 centimetri e del peso di 10 kg. Il calice andò perduto e venne ritrovato dopo molto tempo solo nel 2001, nel lago di Chiemsee, in Germania (era stato gettato nelle acque del lago dai fedelissimi di Hitler all'epilogo della Seconda guerra mondiale). L’artefatto passò nelle mani di un antiquario senza scrupoli di Sankt Gallen, in Svizzera, che lo cedete con l’inganno ad una ricca collezionista kazaka dietro il corrispondente in franchi svizzeri di un milione di euro, con la nota che fosse l’originale Santo Graal. Tale affermazione si rivelò falsa e il calice è oggetto ancora oggetto di una disputa giudiziaria.

 

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