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I giornali sono stati parte integrante
della vita delle persone per quasi 400 anni. Dalle prime note
scritte a mano, all'avvento della stampa, hanno fatto molta
strada. Esaminare le radici storiche dei giornali può aiutare a
far luce su come e perché il giornale si è evoluto nel mezzo
multiforme che è oggi. Dopo Acta Diurna, per i giornali la storia
è cominciata secoli dopo. Vediamo come è andata...
Sei qui:
Aneddoti,
curiosità e pillole di Storia
>
Da dove viene la parola "giornale"?
Come
forse è facile intuire il termine deriva dalla
parola "giorno" e fa riferimento alle notizie che
ogni giorno escono e uscivano interenti i più
svariati argomenti, ma che di solito sono di
politica, economia, cronaca, attualità, cultura,
intrattenimento e sport. La periodicità è sempre
stata la caratteristica del giornale, che poteva e
può variare da un minimo di giorno (ma prima c'erano
anche due edizioni quotidiane) a un anno. Il
giornale ha via via avuto nel corso dei secoli,
sempre più importanza per la società, contribuendo a
formare quella che chiamiamo "opinione pubblica",
ovvero l'insieme delle opinioni e del pensiero di
una società o delle convinzioni mantenute dalla
popolazione adulta di un determinato luogo. In
inglese con il termine "newspaper" si evidenza meno
orientato la periodicità e letteralmente il
dizionario dice che si tratta di "un insieme di
grandi fogli di carta che contengono notizie,
informazioni su eventi locali, pubblicità, ecc. e
che vengono piegati insieme e venduti ogni giorno o
ogni settimana". I grandi fogli di carta, i
paper, derivano dalla parola, papiri, i veri primi
dispensatori di notizie, che srotolati venivano
letti in pubblico, negli acta diurna.
Cosa
c'era prima dei giornali?
La storia dei giornali ha subito
molte trasformazioni nel corso dei secoli. Prima
della comparsa della stampa, il passaparola era la
fonte primaria di diffusione delle notizie. Gli
esseri umani si scambiavano notizie molto prima di
saper scrivere.
Mercanti, marinai e viaggiatori portavano le notizie
nel continente. Poi, gli ambulanti e i suonatori
itineranti le raccoglievano e le diffondevano di
città in città. I banditori camminavano per i
villaggi annunciando nascite, morti, matrimoni e
divorzi. Forse avete anche visto nei vecchi film che
i messaggeri tornavano dai campi di battaglia con
rapporti su vittorie o sconfitte.
Ma il passaparola non fu l'unica cosa che pose le
basi per la comparsa dei giornali. Gli studiosi
hanno scoperto che in Cina inventarono una delle
prime forme di mezzi di informazione: il qipao.
Creati intorno al 202 a.C., questi erano "rapporti
di palazzo o bollettini imperiali" distribuiti dal
governo e destinati ai burocrati. Tutte le notizie
per il consumo pubblico erano distribuite tramite
annunci affissi, che erano i precursori dei moderni
manifesti.
Come accennato, si attribuisce comunemente agli
antichi romani la pubblicazione del primo giornale,
gli Acta Diurna, o decisioni del giorno, nel 59 a.C.
affissi nel Foro romano e in altri luoghi pubblici.
Si trattata di
cronache di eventi, nascite, morti e pettegolezzi
quotidiani. All'inizio, la gente li cesellava nella
pietra o nel metallo. Più tardi, si scrissero e si
distribuirono queste notizie nei forum
pubblici o si aveva una lettura pubblica delle
stesse da parte di banditori che srotolavano rotoli
di papiri.
Nel 1566,
un altro antenato del giornale moderno apparve a
Venezia.
Questi avvisi, o gazzette, erano scritti a mano e si
concentravano sulla politica e sui conflitti
militari. Erano chiamate in questo modo, per via
degli avvisi pubblicati nella Repubblica di Venezia
messi in vendita al prezzo di una moneta d'argento
chiamata appunto "gazeta". Tuttavia, l'assenza della tecnologia della
stampa moderna limitò a pochissime persone la circolazione
sia degli Acta Diurna che dei giornali
veneziani. Fu solo alla fine del 1400, con
l'invenzione rivoluzionaria di un tedesco di
Magonza,
Johannes Gutenberg che le cose cambiarono
radicalmente.
La
nascita della stampa
La pressa da stampa di Johannes Gutenberg
cambiò drasticamente il volto dell'editoria. Nel
1440, l'orafo e inventore Gutenberg inventò una pressa a caratteri
mobili che permetteva la riproduzione di alta
qualità di materiali stampati ad una velocità di
quasi 4000 pagine al giorno, o 1000 volte di più (!)
di quanto potesse fare un copista, che di solito era
un monaco, a mano. Fu l'invenzione più importante
del medioevo. Il processo di Gutenberg non avrebbe
funzionato così bene come ha fatto se non avesse
utilizzato un'altra soluzione, ovvero l'inchiostro,
ideato per attaccarsi al metallo piuttosto che al
legno. Gutenberg fu anche in grado di perfezionare
un metodo per appiattire la carta da stampa usando
un torchio, tradizionalmente usato per pressare
l'uva per il vino e le olive per l'olio, adattato al
suo progetto di pressa da stampa. Questa innovazione
fece abbassare il prezzo dei materiali stampati,
sopratutto dei libri e, per la prima volta, li rese
accessibili a un mercato di massa. Da un giorno
all'altro, la nuova macchina da stampa trasformò la
portata e il raggio d'azione del giornale, aprendo
la strada al giornalismo moderno oltre che
all'editoria moderna in generale. Di li a pochi anni
la stampa a caratteri mobili si sarebbe diffusa in
tutta Europa. La Chiesa che dominava la cultura del
tempo e decideva cosa fosse lecito pubblicare o
meno, aveva paura che questa nuova invenzione
potesse minare il suo potere. In effetti, non aveva
tutti i torti. Nel 1501, Papa Alessandro VI, Papa
Borgia, promise la scomunica per chiunque avesse
stampato manoscritti senza l'approvazione della
Chiesa. Ma non fu possibile fermare la rivoluzione
della stampa. Solo venti anni dopo, i libri di
Giovanni Calvino e Martin Lutero si diffusero in
modo molto rapido, portando alla divisione della
cristianità europea.
Radici europee
I primi giornali settimanali a utilizzare la stampa
di Gutenberg emersero nel 1609. Anche se i giornali
Relations: Aller Furnemmen, stampato da
Johann Carolus, e Aviso Relations over
Zeitung, stampato da Lucas Schulte, non
nominassero le città in cui venivano stampati per
evitare le persecuzioni di tipo politico, la loro
posizione approssimativa può essere identificata
grazie all'uso della lingua tedesca. Nonostante le
preoccupazioni per la possibile censura politica, i
giornali ebbero successo e si diffusero rapidamente
in tutta l'Europa centrale. Nei 5 anni successivi, i
settimanali spuntarono a
Basilea,
Francoforte,
Vienna,
Amburgo,
Berlino
e
Amsterdam.
Nel 1621, l'Inghilterra stampò il suo primo giornale
con il titolo Corante, o notizie settimanali
da Italia, Germania, Ungheria, Polonia, Boemia,
Francia e Paesi Bassi. Entro il 1641, un giornale fu
stampato in quasi tutti i paesi d'Europa, mentre la
pubblicazione si diffuse in Francia, Italia e
Spagna.
Questi primi giornali seguivano uno dei due formati
principali. Il primo era il cosiddetto "corantos"
in stile olandese, un foglio denso da due a quattro
pagine, mentre il secondo era il "pamphlet"
in stile tedesco, un foglio più ampio da 8 a 24
pagine. Molti editori iniziarono a stampare nel
formato olandese, ma quando la popolarità del "corantos"
crebbe, passarono al più grande stile tedesco.
L'Haarlems Dagblad, fondato nel 1656 e considerato
il più antico giornale del mondo, che ancora viene
pubblicato.
Primi
giornali italiani
Secondo la Treccani, il primo giornale italiane è
stato la
Gazzetta di Mantova, uscito per la prima
volta nel 1664 e tutt'ora in edicola (gazzettadimantova.gelocal.it),
anche se all'inizio non usciva con cadenza
quotidiana. A Venezia, abbiamo visto che apparve il
prototipo del giornale moderno nel 1566, ma fu nel
1710 che apparve il Giornale de’ letterati
d’Italia, che annoverava già una serie di firme
illustri come quelle di Scipione Maffei
(storico e drammaturgo), Antonio Vallisneri
(medico e biologo di fama) e Apostolo Zeno
(letterato erudito e filologo), Eustachio
Manfredi (matematico, astronomo e poeta),
Ludovico Antonio Muratori (storico, scrittore,
numismatico, diplomatista e bibliotecario italiano),
Giovanni Battista Morgagni (medico,
anatomista e patologo), Giambattista Vico
(filosofo, storico e giurista illuminista) e
Bernardino Ramazzini (medico e scienziato).
Nel 1735, uscì La Gazzetta di Parma,
ispirato alla stampa inglese e all’ideologia
illuministica che settimanale si trasformò in trisettimanale e poi in quotidiano (nel 1850), che
esiste e viene stampato ancora oggi (gazzettadiparma.it).
Il primo "quotidiano" italiano, fu il Diario Veneto,
che apparve sempre a Venezia nel 1765. Nella
Serenissima furono
furono pubblicati anche il Giornale Veneto, che ebbe
vita molto breve, e il Novellista Veneto, che invece
durò per due anni. La Gazzetta di Venezia, nata nel
1787 e divenuta quotidiana nel 1789, continuò le
pubblicazioni fino alla metà del '900. Nel gennaio 1797, lo stampatore O. De
Rossi fece uscire a Torino il primo numero della
Gazzetta Piemontese, giornale ufficiale del
Regno Piemontese, a cadenza settimanale di otto pagine in
piccolo formato, che si trasformò poi in quotidiano
e, nel corso dell’Ottocento, attraverso varie
vicende, divenne La Stampa (1895).
Le prime pubblicazioni che appaiono, tenendo conto
che la stragrande maggioranza della popolazione era
analfabeta, si distinguevano tra quelle che potremo
definire "gazzette", che venivano, anche quando
erano stampate di frequente, lette pubblicamente da
qualcuno alla popolazione perché venisse edotta
delle novità governative, amministrative, di
bollettini di guerra, di avvisi di arruolamento e
cose del genere. Poi c'erano i giornali per la
classe colta e alfabetizzata, come il Journal des savants
(letteralemnte "Giornale delle persone colte"),
uscito a Parigi nel 1665 fondato dal giornalista e
scrittore francese, Denis de Sallo e altre
pubblicazioni simili che apparvero nello stesso
periodo in tutta Europa, come il Giornale de’
letterati, diretto dall’abate Francesco Nazzari
e stampato fino al 1679. Da quel periodo in poi, in
quasi tutte le città italiane di una certa
dimensione, nascono giornali, con tanti dei
letterati dell'epoca che ne fecero parte.
Lo spirito illuminista influenza le dinamiche di
giornali come Il Caffè, stampato a Milano, o
la Gazzette de' letterati, stampato a Pisa, o
i giornali Novelle Letterarie e Gazzetta
Universale stampate a Firenze. Nell'800
l'avanzamento tecnologico portato dalla Rivoluzione
Industriale interessò anche la stampa, con
l'introduzione della rotative e la nascita dei
giornali d'opinione come il Times di Londra,
o il Corriere della Sera (1876) a Milano, i
quali soppiantarono i giornali letterari, ridotti a
nicchia elitaria. Alla fine del XIX con la
trasformazione sociale portata sempre dalla
Rivoluzione Industriale, videro la luce anche i
quotidiani che facevano chiaramente riferimento a
aree o partiti politici.
Controllo
del governo e libertà di stampa
Poiché molte di queste prime pubblicazioni erano
regolate dai vari governi, non riportavano notizie o
eventi locali. Tuttavia, quando scoppiò la Guerra
Civile Inglese nel 1641, quando Oliver
Cromwell e il Parlamento minacciarono e alla
fine rovesciarono il re Carlo I, i cittadini
si rivolsero ai giornali locali per la copertura di
questi grandi eventi. Nel novembre 1641, un giornale
settimanale intitolato The Heads of Severall
Proceedings in This Present Parliament (I capi di
tutti i procedimenti in questo Parlamento)
iniziò a concentrarsi sulle notizie interne. Il
giornale alimentò una discussione sulla libertà di
stampa che fu poi articolata nel 1644 da John
Milton nel suo famoso trattato Areopagitica.
Sebbene l'Areopagitica si concentrasse
principalmente sulla proibizione di certi libri da
parte del Parlamento, si occupava anche dei
giornali. Milton criticò le strette regolamentazioni
sul loro contenuto affermando: "È quasi uguale
uccidere un uomo che uccidere un buon libro. Chi
uccide un uomo uccide una creatura ragionevole,
immagine di Dio; ma chi distrugge un buon libro
uccide la ragione stessa. (Milton, 1644)."
Nonostante l'enfasi di Milton sui testi piuttosto
che sui giornali, il trattato ebbe un effetto
importante sui regolamenti della stampa. In
Inghilterra, i giornali furono liberati dal
controllo del governo e la gente cominciò a capire
il potere della stampa libera.
I giornali approfittarono di questa ritrovata
libertà e iniziarono a pubblicare più
frequentemente. Con le pubblicazioni bisettimanali,
i giornali avevano più spazio per pubblicare
pubblicità e offerte commerciali. Questo cambiò il
ruolo dei giornalisti da semplici osservatori ad
attori attivi nel commercio, dato che gli
imprenditori e gli investitori si affidavano ai
giornali per commercializzare i loro prodotti e per
aiutarli a prevedere gli sviluppi degli affari. Una
volta che gli editori notarono la crescente
popolarità e il potenziale di profitto dei giornali,
fondarono loro stessi delle pubblicazioni
quotidiane.
Nel 1650, un editore tedesco iniziò a stampare il
più antico quotidiano sopravvissuto al mondo,
Einkommende Zeitung, e un editore inglese seguì
l'esempio nel 1702 con il Daily Courant di
Londra. Queste pubblicazioni quotidiane, che
impiegavano il formato relativamente nuovo dei
titoli e l'abbellimento delle illustrazioni,
trasformarono i giornali in elementi vitali nella
vita quotidiana dei cittadini.
La
libertà di stampa in Italia
Come in altre nazioni europee ad eccezione della
Gran Bretagna, ai tempi delle monarchie assolute
identificate con il termine Ancien Régime, o
antico regime, la censura imponeva precise regole e
linee di demarcazione che non si potevano
oltrepassare a cominciare dai temi quali la politica
e la religione. I giornali come le gazzette
quotidiane o periodiche dell'epoca, diffondevano
notizie approvate dal potere politico o religioso,
vagliate dai censori, quindi "ufficiali", quando le
notizie stesse riguardavano notizie "sensibili" sul
potete stesso di monarchi e religiosi, o notizie di
carattere generale che potevano avere ripercussioni
sulle masse oppure avere rilievi nella politica
interna o esterna a livello diplomatico degli Stati.
La libertà di stampa ancora non esisteva, tuttavia
un grado di libertà maggiore, sempre vagliato dalla
censura, lo avevano le pubblicazioni di carattere
letterario e scientifico che si rivolgeva a un
pubblico più colto. Venne introdotta a Venezia la
prima legislazione sul copyright sui libri. Ogni
opera pubblicata otteneva un diritto di esclusiva
(sulla diffusione, sulle nuove edizioni, ecc.) di 20
anni nel caso di un manoscritto e di 10 per un libro
già edito (in un altro stato). Ma sempre a Venezia
si era introdotta una legislazione relativa al
controllo della stampa fin dal 1653 e aveva
riconosciuto la censura della Chiesa fin dal 1595 in
un periodo di forte Controriforma. Ogni opera
per essere pubblicata aveva bisogno di due licenze,
una semplice dalla corporazione dei tipografi e una
più complicata dal Revisore alle stampa, un vero e
proprio censore che esaminava il testo dal punto di
vista politico e religioso e, in caso, interveniva.
Con i venti della Rivoluzione Francese che
soffiavano sull'Italia la censura si fece più dura e
attenta. Tutti gli Stati italiani, con l'eccezione
di Genova, si impegnarono con una convenzione a
reprimere idee, libri e giornali che arrivassero
dalla Francia, diretti a intraprendere pratiche
sediziose dirette a compromettere o distruggere la
legittima autorità dei sovrani. Nonostante questa
presa di posizione apparvero in quegli anni diversi
giornali politici, il più famoso dei quali fu il
Monitore Italiano a Milano diretto da Ugo
Foscolo (gennaio-aprile 1798), poi diventato il
Cisalpino (aprile 1798-gennaio 1799).
Apparvero poi altri "monitori" in diverse città
italiane, tra cui Venezia, Firenze, Roma e Napoli.
Anche gli occupanti francesi non tardarono a imporre
la censura qualche tempo dopo. Furono soppressi
molti giornali in tutta la penisola, e altri si
imposero una ferrea autocensura per restare aperti.
A Roma e nello Stato Pontificio le cose andavano
diversamente. Fino a 1815 la futura capitale
d'Italia aveva avuto una sola gazzetta, il
Chracas, e nessun quotidiano fino al 1846. Solo
nel 1847 Papa Pio IX firmò un editto che consentiva
di pubblicare liberamente giornali, pur mantenendo
la censura, sia ecclesiastica che civile. Apparvero
quindi il Contemporaneo, fondato da
monsignor Gazzola, la Bilancia, l'Italico,
la Pallade, la Speranza ed altri; a
Bologna seconda maggiore città dello Stato
Pontificio, il Felsineo da agrario si mutò in
giornale politico e, oltre ad esso, uscì l'Italiano.
Nel Regno di Sardegna che avrebbe guidato verso
l'Unità d'Italia, l'Editto sulla stampa di
Carlo Alberto del 26 marzo 1848 ispirato alla
legislazione francese, e lo Statuto Albertino
cui questo è collegato, sono un punto di riferimento
per la storia del giornalismo italiano, poiché molte
delle norme in esso contenute rimasero in vigore
anche dopo l'istituzione del Regno d'Italia (1861).
Cominciava così: "La libertà di stampa che è
necessaria guarentigia delle istituzioni di un ben
ordinato Governo rappresentativo, non meno che
precipuo istromento d'ogni estesa comunicazione di
utili pensieri, vuol essere mantenuta e protetta in
quel modo che meglio valga ad assicurarne i salutari
effetti." L'editto cambiò completamente il
concetto di libertà di stampa: si passò dalla
censura preventiva a un controllo amministrativo che
colpiva solamente gli "abusi" che si configuravano
come reati previsti dal codice (civile o penale).
Giornali coloniali americani
I giornali non arrivarono nelle colonie americane
fino al 25 settembre 1690, quando Benjamin Harris
stampò Public Occurrences, Both FORREIGN and
DOMESTICK. Prima di fuggire in America per aver
pubblicato un articolo su un presunto complotto
cattolico contro l'Inghilterra, Harris era stato un
editore di giornali in Inghilterra. Il primo
articolo stampato nel suo nuovo giornale coloniale
affermava: "Gli indiani cristianizzati in alcune
parti di Plimouth, hanno appena nominato un giorno
di ringraziamento a Dio per la sua Misericordia
(Harris, 1690)". Gli altri articoli di Public
Occurrences, tuttavia, erano in linea con lo
stile precedentemente più controverso di Harris, e
la pubblicazione chiuse dopo appena un solo numero.
Passarono quattordici anni prima del lancio del
successivo giornale americano, The Boston
News-Letter. Quindici anni dopo, The Boston
Gazette iniziò la pubblicazione, seguito
immediatamente dall'American Weekly Mercury
di Philadelphia. Cercando di evitare di seguire le
orme di Harris, questi primi giornali non entravano
nella discussione politica per evitare di offendere
le autorità coloniali. Dopo una lunga assenza, la
politica rientrò nei giornali americani nel 1721,
quando James Franklin pubblicò una critica
alle inoculazioni del vaiolo sul New England
Courant. L'anno successivo il giornale accusò il
governo coloniale di non aver protetto i suoi
cittadini dai pirati, cosa che fece finire Franklin
in prigione.
Dopo che Franklin offese ancora una volta le
autorità per aver deriso la religione, un tribunale
gli proibì di stampare o pubblicare il New England
Courant, o qualsiasi altro opuscolo o documento
della stessa natura, a meno che non fosse prima
supervisionato dal segretario di questa provincia
(Massachusetts Historical Society). Subito dopo
quest'ordine, Franklin consegnò il giornale a suo
fratello minore, Benjamin. Benjamin Franklin,
che divenne un famoso statista e che ebbe un ruolo
importante nella rivoluzione americana, ebbe anche
un impatto sostanziale sull'industria della stampa
come editore della Pennsylvania Gazette e
come ideatore delle biblioteche in abbonamento.
Il
processo a John Peter Zenger
Boston non fu l'unica città in cui un giornale
discusse di politica. Nel 1733 John Peter Zenger
fondò il New York Weekly Journal. Il giornale
di Zenger iniziò presto a criticare il governatore
coloniale appena nominato, William Cosby, che
aveva sostituito i membri della Corte Suprema di New
York quando non riusciva più a controllarli. Alla
fine del 1734, Cosby fece arrestare Zenger,
sostenendo che il suo giornale conteneva "diverse
riflessioni scandalose, virulente, false e sediziose
(Archiving Early America)". Otto mesi dopo, il
prominente avvocato di Filadelfia Andrew Hamilton
difese Zenger in un importante processo. Hamilton
costrinse la giuria a considerare la verità e se ciò
che era stato stampato fosse o meno un fatto.
Ignorando i desideri del giudice, che disapprovava
Zenger e le sue azioni, la giuria restituì un
verdetto di non colpevolezza all'aula dopo solo una
breve deliberazione. Il processo di Zenger portò a
due movimenti significativi nella marcia verso la
libertà di stampa. In primo luogo, il processo
dimostrò ai giornali che potevano potenzialmente
stampare critiche oneste al governo senza paura di
essere puniti. Secondo, gli inglesi temevano che una
giuria americana non avrebbe mai condannato un
giornalista americano.
Con il verdetto di Zenger che dava più libertà alla
stampa e mentre alcuni cominciavano a chiedere
l'emancipazione dall'Inghilterra, i giornali
divennero un grande canale di discussione politica.
Altri conflitti tra inglesi e coloni costrinsero i
giornali a scegliere da che parte stare. Mentre la
maggior parte dei giornali americani sfidava le
autorità governative, un piccolo numero di giornali
lealisti, come il New York Gazetteer di James
Rivington, dava voce alla parte pro-britannica. Per
tutta la durata della guerra i giornali continuarono
a pubblicare informazioni che rappresentavano punti
di vista opposti, e nacque la stampa partigiana.
Dopo la rivoluzione, due partiti politici opposti -
i federalisti e i repubblicani - emersero, dando
vita a giornali partigiani per ciascuna parte.
La libertà
di stampa nei primi Stati Uniti
Nel 1791 i nascenti Stati Uniti d'America adottarono
il Primo Emendamento come parte del Bill of
Rights, la Carta dei diritti. Questo atto
afferma che "il Congresso non farà alcuna legge
che rispetti un'istituzione religiosa o che
proibisca il suo libero esercizio, o che limiti la
libertà di parola o di stampa, o il diritto del
popolo di riunirsi pacificamente e di presentare
petizioni al governo per una riparazione dei torti".
In questa sola frase, la legge degli Stati Uniti
garantiva formalmente la libertà di stampa.
Tuttavia, come reazione agli aspri scritti
partigiani, nel 1798, il Congresso approvò il
Sedition Act, che dichiarò che "scrivere,
stampare, emettere o pubblicare qualsiasi scritto o
scritto falso, scandaloso e malevolo contro il
governo degli Stati Uniti" era punibile con una
multa e la reclusione (Constitution Society, 1798).
Quando Thomas Jefferson fu eletto presidente
nel 1800, lasciò decadere il Sedition Act,
sostenendo che si stava prestando a "un grande
esperimento... per dimostrare la falsità del
pretesto che la libertà di stampa è incompatibile
con un governo ordinato (Università della
Virginia)". Questo esperimento di libertà di stampa
è continuato fino ai tempi moderni.
I
giornali come forma di Mass Media
All'inizio del 1800, i giornali erano ancora
piuttosto costosi da stampare. Anche se i quotidiani
erano diventati più comuni e davano ai mercanti
informazioni commerciali aggiornate e vitali, la
maggior parte aveva un prezzo di circa 6 centesimi a
copia, ben al di sopra di quanto gli artigiani e
altri cittadini della classe operaia potevano
permettersi. Come tale, i lettori di giornali erano
limitati all'élite.
La stampa
da un centesimo
Tutto questo cambiò nel settembre 1833 quando
Benjamin Day creò The Sun. Stampato su
piccole pagine formato lettera, The Sun
veniva venduto per un solo penny. Con la rivoluzione
industriale in pieno svolgimento, Day impiegò la
nuova pressa a vapore a due cilindri per stampare il
suo giornale. Mentre la vecchia macchina da stampa
era in grado di stampare circa 125 fogli all'ora,
questa versione tecnologicamente migliorata stampava
circa 18.000 copie all'ora. Mentre raggiungeva nuovi
lettori, Day sapeva di voler cambiare il modo in cui
le notizie venivano presentate. Stampò il motto del
giornale in cima ad ogni prima pagina di The Sun: "L'obiettivo
di questo giornale è di presentare al pubblico, a un
prezzo accessibile a tutti, tutte le notizie del
giorno, e allo stesso tempo offrire un mezzo
vantaggioso per la pubblicità (Starr, 2004)".
Il Sun cercava storie che avrebbero fatto appello al
nuovo consumatore di massa. Come tale, il giornale
pubblicava principalmente storie di interesse umano
e rapporti di polizia. Inoltre, Day lasciò ampio
spazio alla pubblicità. L'adozione da parte di Day
di questo nuovo formato e del metodo di stampa
industrializzato fu un enorme successo. Il Sun
divenne il primo giornale ad essere stampato con
quella che divenne nota come "penny pres"s. Prima
della comparsa della penny press, il giornale più
popolare, il Courier and Enquirer di New York
City, che aveva venduto 4.500 copie al giorno. Nel
1835, The Sun vendeva 15.000 copie al giorno.
Un altro giornale di successo fu il New York
Morning Herald di James Gordon Bennett,
pubblicato per la prima volta nel 1835. Bennett
lasciò il segno nell'industria editoriale offrendo
resoconti politici non di parte. Introdusse anche
metodi più aggressivi per la raccolta di notizie,
assumendo sia intervistatori che corrispondenti
esteri. Il suo giornale fu il primo a mandare un
reporter sulla scena di un crimine per assistere a
un'indagine. Negli anni 1860, Bennett assunse 63
reporter di guerra per coprire la guerra civile
degli Stati Uniti. Anche se l'Herald
inizialmente enfatizzava le notizie sensazionali,
più tardi divenne uno dei giornali più rispettati
del paese per le sue accurate relazioni.
Crescita
dei servizi via telegrafo
Un'altra importante svolta tecnologica per i
giornali avvenne quando Samuel Morse inventò
il telegrafo. I giornali si rivolsero alle
compagnie telegrafiche emergenti per ricevere
notizie aggiornate dalle città di tutto il mondo. La
spesa significativa di questo servizio portò alla
formazione dell'Associated Press (AP) nel
1846 come accordo cooperativo di cinque importanti
giornali di New York: il New York Sun, il
Journal of Commerce, il Courier and Enquirer,
il New York Herald e l'Express. Il
successo dell'Associated Press portò allo
sviluppo di servizi via telegrafo tra le principali
città. Secondo l'AP, come verrà conosciuta da
allora, questo significava che gli editori erano in
grado di "raccogliere attivamente le notizie man
mano che venivano pubblicate, piuttosto che
raccogliere notizie già pubblicate (Associated
Press)". Questa collaborazione tra i giornali
permise un resoconto più affidabile, e l'aumento
dell'ampiezza dell'argomento conferì ai giornali
abbonati un fascino di massa non solo per i lettori
della classe superiore, ma anche per quelli della
classe media e operaia.
Stampa scandalistica o Yellow Journalism
Alla fine del 1800, l'editore del New York World
Joseph Pulitzer sviluppò un nuovo stile
giornalistico che si basava su un uso intensificato
del sensazionalismo: storie incentrate sul crimine,
la violenza, l'emozione e il sesso. Sebbene abbia
fatto passi da gigante nell'industria dei giornali
creando una sezione ampliata che si concentrava
sulle donne e facendo da pioniere nell'uso della
pubblicità come notizia, Pulitzer si affidava
soprattutto alla violenza e al sesso nei suoi titoli
per vendere più copie. Ironicamente, il premio più
prestigioso del giornalismo porta il suo nome. Il
suo New York World divenne famoso per titoli
sensazionalisti. Questo stile, chiamato yellow
journalism, servì da precursore per quello che
oggi conosciamo come tabloid. Gli editori facevano
affidamento su titoli scioccanti per vendere i loro
giornali, e anche se il giornalismo investigativo
era predominante, gli editori spesso si prendevano
delle libertà su come la storia veniva raccontata. I
giornali spesso stampavano l'interpretazione di un
editore della storia senza mantenere l'obiettività.
Nello stesso periodo in cui Pulitzer stava fondando
il New York World, William Randolph Hearst
- un ammiratore e principale concorrente di Pulitzer
- rilevò il New York Journal. La vita di
Hearst ha parzialmente ispirato un classico del
cinema Citizen Kane uscito nel
1941 con Orson Welles . La
battaglia tra questi due importanti giornali di New
York si intensificò quando Pulitzer e Hearst
tentarono di superarsi a vicenda. I giornali
ridussero i loro prezzi a un penny, si rubarono a
vicenda redattori e reporter e riempirono i loro
giornali con titoli scandalosi e sensazionalistici.
Un conflitto che ispirò titoli particolarmente
sensazionali fu la guerra ispano-americana. Sia
Hearst che Pulitzer riempirono i loro giornali con
enormi titoli in prima pagina e diedero racconti
sanguinosi - anche se a volte imprecisi - della
guerra.
Secondo le opinioni più diffuse le pratiche del
giornalismo scandalistico sono ritornato oggi in
altri media, in particolare la televisione e
Internet. È così? Cosa ne pensate.
Fumetti e
giornalismo acrobatico
Mentre gli editori facevano a gara per accaparrarsi
i lettori, un nuovo elemento di intrattenimento fu
introdotto nei giornali: il fumetto. Nel
1896, il New York Journal di Hearst pubblicò
il fumetto Yellow Kid di R. F. Outcault
nel tentativo di "attrarre lettori immigrati
che altrimenti non avrebbero comprato un giornale in
lingua inglese (Yaszek, 1994)". I lettori si
affrettarono a comprare i giornali con il
personaggio di successo in camicia gialla. Il
termine "yellow journalism" deriva
proprio da camicia gialla di questo personaggio.
Pulitzer rispose al successo di Yellow Kid
introducendo il giornalismo acrobatico. L'editore
assunse la giornalista Elizabeth Cochrane,
che scriveva sotto il nome di Nellie Bly, per
riferire su aspetti della vita che erano stati
precedentemente ignorati dall'industria editoriale.
Il suo primo articolo si concentrò sul manicomio di
New York City a Blackwell Island. Bly finse la
pazzia e si fece internare nel famigerato manicomio.
Raccontò la sua esperienza nel suo primo articolo, "Ten
Days in a Madhouse". Tali articoli portarono a
Bly molta notorietà e fama, e divenne nota come la
prima giornalista d'assaltp. Anche se acrobazie come
queste erano considerate intrattenimento di bassa
lega e le reporter donne erano spesso criticate dai
giornalisti più tradizionali, la decisione di
Pulitzer di assumere Bly fu un grande passo per le
donne nel mondo dei giornali. Bly e le sue
colleghereporter "acrobatiche", furono le
prime giornaliste a passare, come gruppo, dalle
pagine femminili alla prima pagina, dalle notizie di
società alle notizie politiche e criminali.
Nonostante le tattiche a volte discutibili sia di
Hearst che di Pulitzer, questi personaggi diedero
contributi significativi alla crescente industria
del giornalismo. Nel 1922, Hearst, un editore
spietato, aveva creato la più grande azienda
mediatica del paese. A quel tempo, possedeva 20
quotidiani, 11 giornali domenicali, 2 servizi
telegrafici, 6 riviste e una compagnia di
cinegiornali. Allo stesso modo, verso la fine della
sua vita, Pulitzer si concentrò sulla creazione di
una scuola di giornalismo. Nel 1912, un anno dopo la
sua morte e 10 anni dopo che Pulitzer aveva iniziato
la sua campagna educativa, si aprirono le lezioni
alla Columbia University School of Journalism. Al
momento della sua apertura, la scuola aveva circa
100 studenti provenienti da 21 paesi. Inoltre, nel
1917, fu assegnato il primo Premio Pulitzer
per l'eccellenza nel giornalismo.
Situazione in Italia oggi
L'avvento di un'altra rivoluzione simile a quella
della stampa, ovvero internet, ha causato dalla fine
degli anni '90 del secolo scorso a oggi una drastica
diminuzione della stampa di giornali quotidiani e
periodici. Già la tiratura media dei quotidiani
italiani era scesa nel corso di un decennio dal 1990
al 2000 da 9.763.197 copie giornaliere a 8.469.856
per arrivare alle 2.680.280 copie di tiratura del
novembre 2021. Le vendite sono passate da 6.808.501
del 1990 al 1.838.104 di vendite complessive
(comprese le copie digitali) del novembre 2021. Le
sono vendite cartacee sono crollate a 1.371.342 di
copie medie totali vendute. La stessa cosa con
numeri simili è successa per tutta la stampa
periodica.
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