Quando è stato fondato il primo giornale?

I giornali sono stati parte integrante della vita delle persone per quasi 400 anni. Dalle prime note scritte a mano, all'avvento della stampa, hanno fatto molta strada. Esaminare le radici storiche dei giornali può aiutare a far luce su come e perché il giornale si è evoluto nel mezzo multiforme che è oggi. Dopo Acta Diurna, per i giornali la storia è cominciata secoli dopo. Vediamo come è andata...

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Da dove viene la parola "giornale"?

 

Come forse è facile intuire il termine deriva dalla parola "giorno" e fa riferimento alle notizie che ogni giorno escono e uscivano interenti i più svariati argomenti, ma che di solito sono di politica, economia, cronaca, attualità, cultura, intrattenimento e sport. La periodicità è sempre stata la caratteristica del giornale, che poteva e può variare da un minimo di giorno (ma prima c'erano anche due edizioni quotidiane) a un anno. Il giornale ha via via avuto nel corso dei secoli, sempre più importanza per la società, contribuendo a formare quella che chiamiamo "opinione pubblica", ovvero l'insieme delle opinioni e del pensiero di una società o delle convinzioni mantenute dalla popolazione adulta di un determinato luogo. In inglese con il termine "newspaper" si evidenza meno orientato la periodicità e letteralmente il dizionario dice che si tratta di "un insieme di grandi fogli di carta che contengono notizie, informazioni su eventi locali, pubblicità, ecc. e che vengono piegati insieme e venduti ogni giorno o ogni settimana". I grandi fogli di carta, i paper, derivano dalla parola, papiri, i veri primi dispensatori di notizie, che srotolati venivano letti in pubblico, negli acta diurna.

 

Cosa c'era prima dei giornali?
 

La storia dei giornali ha subito molte trasformazioni nel corso dei secoli. Prima della comparsa della stampa, il passaparola era la fonte primaria di diffusione delle notizie. Gli esseri umani si scambiavano notizie molto prima di saper scrivere.

Chi ha inventato la pizza?Mercanti, marinai e viaggiatori portavano le notizie nel continente. Poi, gli ambulanti e i suonatori itineranti le raccoglievano e le diffondevano di città in città. I banditori camminavano per i villaggi annunciando nascite, morti, matrimoni e divorzi. Forse avete anche visto nei vecchi film che i messaggeri tornavano dai campi di battaglia con rapporti su vittorie o sconfitte.

 

Ma il passaparola non fu l'unica cosa che pose le basi per la comparsa dei giornali. Gli studiosi hanno scoperto che in Cina inventarono una delle prime forme di mezzi di informazione: il qipao. Creati intorno al 202 a.C., questi erano "rapporti di palazzo o bollettini imperiali" distribuiti dal governo e destinati ai burocrati. Tutte le notizie per il consumo pubblico erano distribuite tramite annunci affissi, che erano i precursori dei moderni manifesti.

 

Come accennato, si attribuisce comunemente agli antichi romani la pubblicazione del primo giornale, gli Acta Diurna, o decisioni del giorno, nel 59 a.C. affissi nel Foro romano e in altri luoghi pubblici. Si trattata di cronache di eventi, nascite, morti e pettegolezzi quotidiani. All'inizio, la gente li cesellava nella pietra o nel metallo. Più tardi, si scrissero e si distribuirono queste notizie nei forum pubblici o si aveva una lettura pubblica delle stesse da parte di banditori che srotolavano rotoli di papiri.

 

Nel 1566, un altro antenato del giornale moderno apparve a Venezia. Questi avvisi, o gazzette, erano scritti a mano e si concentravano sulla politica e sui conflitti militari. Erano chiamate in questo modo, per via degli avvisi pubblicati nella Repubblica di Venezia messi in vendita al prezzo di una moneta d'argento chiamata appunto "gazeta". Tuttavia, l'assenza della tecnologia della stampa moderna limitò a pochissime persone la circolazione sia degli Acta Diurna che dei giornali veneziani. Fu solo alla fine del 1400, con l'invenzione rivoluzionaria di un tedesco di Magonza,  Johannes Gutenberg che le cose cambiarono radicalmente.

 

La nascita della stampa

 

La pressa da stampa di Johannes Gutenberg cambiò drasticamente il volto dell'editoria. Nel 1440, l'orafo e inventore Gutenberg inventò una pressa a caratteri mobili che permetteva la riproduzione di alta qualità di materiali stampati ad una velocità di quasi 4000 pagine al giorno, o 1000 volte di più (!) di quanto potesse fare un copista, che di solito era un monaco, a mano. Fu l'invenzione più importante del medioevo. Il processo di Gutenberg non avrebbe funzionato così bene come ha fatto se non avesse utilizzato un'altra soluzione, ovvero l'inchiostro, ideato per attaccarsi al metallo piuttosto che al legno. Gutenberg fu anche in grado di perfezionare un metodo per appiattire la carta da stampa usando un torchio, tradizionalmente usato per pressare l'uva per il vino e le olive per l'olio, adattato al suo progetto di pressa da stampa. Questa innovazione fece abbassare il prezzo dei materiali stampati, sopratutto dei libri e, per la prima volta, li rese accessibili a un mercato di massa. Da un giorno all'altro, la nuova macchina da stampa trasformò la portata e il raggio d'azione del giornale, aprendo la strada al giornalismo moderno oltre che all'editoria moderna in generale. Di li a pochi anni la stampa a caratteri mobili si sarebbe diffusa in tutta Europa. La Chiesa che dominava la cultura del tempo e decideva cosa fosse lecito pubblicare o meno, aveva paura che questa nuova invenzione potesse minare il suo potere. In effetti, non aveva tutti i torti. Nel 1501, Papa Alessandro VI, Papa Borgia, promise la scomunica per chiunque avesse stampato manoscritti senza l'approvazione della Chiesa. Ma non fu possibile fermare la rivoluzione della stampa. Solo venti anni dopo, i libri di Giovanni Calvino e Martin Lutero si diffusero in modo molto rapido, portando alla divisione della cristianità europea.



Radici europee

 

I primi giornali settimanali a utilizzare la stampa di Gutenberg emersero nel 1609. Anche se i giornali Relations: Aller Furnemmen, stampato da Johann Carolus, e Aviso Relations over Zeitung, stampato da Lucas Schulte, non nominassero le città in cui venivano stampati per evitare le persecuzioni di tipo politico, la loro posizione approssimativa può essere identificata grazie all'uso della lingua tedesca. Nonostante le preoccupazioni per la possibile censura politica, i giornali ebbero successo e si diffusero rapidamente in tutta l'Europa centrale. Nei 5 anni successivi, i settimanali spuntarono a Basilea, Francoforte, Vienna, Amburgo, Berlino e Amsterdam. Nel 1621, l'Inghilterra stampò il suo primo giornale con il titolo Corante, o notizie settimanali da Italia, Germania, Ungheria, Polonia, Boemia, Francia e Paesi Bassi. Entro il 1641, un giornale fu stampato in quasi tutti i paesi d'Europa, mentre la pubblicazione si diffuse in Francia, Italia e Spagna.

 

Questi primi giornali seguivano uno dei due formati principali. Il primo era il cosiddetto "corantos" in stile olandese, un foglio denso da due a quattro pagine, mentre il secondo era il "pamphlet" in stile tedesco, un foglio più ampio da 8 a 24 pagine. Molti editori iniziarono a stampare nel formato olandese, ma quando la popolarità del "corantos" crebbe, passarono al più grande stile tedesco.

 

L'Haarlems Dagblad, fondato nel 1656 e considerato il più antico giornale del mondo, che ancora viene pubblicato.

 

Primi giornali italiani

 

Secondo la Treccani, il primo giornale italiane è stato la Gazzetta di Mantova, uscito per la prima volta nel 1664 e tutt'ora in edicola (gazzettadimantova.gelocal.it), anche se all'inizio non usciva con cadenza quotidiana. A Venezia, abbiamo visto che apparve il prototipo del giornale moderno nel 1566, ma fu nel 1710 che apparve il Giornale de’ letterati d’Italia, che annoverava già una serie di firme illustri come quelle di Scipione Maffei (storico e drammaturgo), Antonio Vallisneri (medico e biologo di fama) e Apostolo Zeno (letterato erudito e filologo), Eustachio Manfredi (matematico, astronomo e poeta), Ludovico Antonio Muratori (storico, scrittore, numismatico, diplomatista e bibliotecario italiano), Giovanni Battista Morgagni (medico, anatomista e patologo), Giambattista Vico (filosofo, storico e giurista illuminista) e Bernardino Ramazzini (medico e scienziato).

 

Nel 1735, uscì La Gazzetta di Parma,  ispirato alla stampa inglese e all’ideologia illuministica che settimanale si trasformò in trisettimanale e poi in quotidiano (nel 1850), che esiste e viene stampato ancora oggi (gazzettadiparma.it).

 

Il primo "quotidiano" italiano, fu  il Diario Veneto, che apparve sempre a Venezia nel 1765. Nella Serenissima furono furono pubblicati anche il Giornale Veneto, che ebbe vita molto breve, e il Novellista Veneto, che invece durò per due anni. La Gazzetta di Venezia, nata nel 1787 e divenuta quotidiana nel 1789, continuò le pubblicazioni fino alla metà del '900. Nel gennaio 1797, lo stampatore O. De Rossi fece uscire a Torino il primo numero della Gazzetta Piemontese, giornale ufficiale del Regno Piemontese, a cadenza settimanale di otto pagine in piccolo formato, che si trasformò poi in quotidiano e, nel corso dell’Ottocento, attraverso varie vicende, divenne La Stampa (1895).

 

Le prime pubblicazioni che appaiono, tenendo conto che la stragrande maggioranza della popolazione era analfabeta, si distinguevano tra quelle che potremo definire "gazzette", che venivano, anche quando erano stampate di frequente, lette pubblicamente da qualcuno alla popolazione perché venisse edotta delle novità governative, amministrative, di bollettini di guerra, di avvisi di arruolamento e cose del genere. Poi c'erano i giornali per la classe colta e alfabetizzata, come il Journal des savants (letteralemnte "Giornale delle persone colte"), uscito a Parigi nel 1665 fondato dal giornalista e scrittore francese, Denis de Sallo e altre pubblicazioni simili che apparvero nello stesso periodo in tutta Europa, come il Giornale de’ letterati, diretto dall’abate Francesco Nazzari e stampato fino al 1679. Da quel periodo in poi, in quasi tutte le città italiane di una certa dimensione, nascono giornali, con tanti dei letterati dell'epoca che ne fecero parte.

 

Lo spirito illuminista influenza le dinamiche di giornali come Il Caffè, stampato a Milano, o la Gazzette de' letterati, stampato a Pisa, o i giornali Novelle Letterarie e Gazzetta Universale stampate a Firenze. Nell'800 l'avanzamento tecnologico portato dalla Rivoluzione Industriale interessò anche la stampa, con l'introduzione della rotative e la nascita dei giornali d'opinione come il Times di Londra, o il Corriere della Sera (1876) a Milano, i quali soppiantarono i giornali letterari, ridotti a nicchia elitaria. Alla fine del XIX con la trasformazione sociale portata sempre dalla Rivoluzione Industriale, videro la luce anche i quotidiani che facevano chiaramente riferimento a aree o partiti politici.

 

Controllo del governo e libertà di stampa

 

Poiché molte di queste prime pubblicazioni erano regolate dai vari governi, non riportavano notizie o eventi locali. Tuttavia, quando scoppiò la Guerra Civile Inglese nel 1641, quando Oliver Cromwell e il Parlamento minacciarono e alla fine rovesciarono il re Carlo I, i cittadini si rivolsero ai giornali locali per la copertura di questi grandi eventi. Nel novembre 1641, un giornale settimanale intitolato The Heads of Severall Proceedings in This Present Parliament (I capi di tutti i procedimenti in questo Parlamento) iniziò a concentrarsi sulle notizie interne. Il giornale alimentò una discussione sulla libertà di stampa che fu poi articolata nel 1644 da John Milton nel suo famoso trattato Areopagitica.
 

Sebbene l'Areopagitica si concentrasse principalmente sulla proibizione di certi libri da parte del Parlamento, si occupava anche dei giornali. Milton criticò le strette regolamentazioni sul loro contenuto affermando: "È quasi uguale uccidere un uomo che uccidere un buon libro. Chi uccide un uomo uccide una creatura ragionevole, immagine di Dio; ma chi distrugge un buon libro uccide la ragione stessa. (Milton, 1644)." Nonostante l'enfasi di Milton sui testi piuttosto che sui giornali, il trattato ebbe un effetto importante sui regolamenti della stampa. In Inghilterra, i giornali furono liberati dal controllo del governo e la gente cominciò a capire il potere della stampa libera.

I giornali approfittarono di questa ritrovata libertà e iniziarono a pubblicare più frequentemente. Con le pubblicazioni bisettimanali, i giornali avevano più spazio per pubblicare pubblicità e offerte commerciali. Questo cambiò il ruolo dei giornalisti da semplici osservatori ad attori attivi nel commercio, dato che gli imprenditori e gli investitori si affidavano ai giornali per commercializzare i loro prodotti e per aiutarli a prevedere gli sviluppi degli affari. Una volta che gli editori notarono la crescente popolarità e il potenziale di profitto dei giornali, fondarono loro stessi delle pubblicazioni quotidiane.

 

Nel 1650, un editore tedesco iniziò a stampare il più antico quotidiano sopravvissuto al mondo, Einkommende Zeitung, e un editore inglese seguì l'esempio nel 1702 con il Daily Courant di Londra. Queste pubblicazioni quotidiane, che impiegavano il formato relativamente nuovo dei titoli e l'abbellimento delle illustrazioni, trasformarono i giornali in elementi vitali nella vita quotidiana dei cittadini.

 

 

 

La libertà di stampa in Italia

 

Come in altre nazioni europee ad eccezione della Gran Bretagna, ai tempi delle monarchie assolute identificate con il termine Ancien Régime, o antico regime, la censura imponeva precise regole e linee di demarcazione che non si potevano oltrepassare a cominciare dai temi quali la politica e la religione. I giornali come le gazzette quotidiane o periodiche dell'epoca, diffondevano notizie approvate dal potere politico o religioso, vagliate dai censori, quindi "ufficiali", quando le notizie stesse riguardavano notizie "sensibili" sul potete stesso di monarchi e religiosi, o notizie di carattere generale che potevano avere ripercussioni sulle masse oppure avere rilievi nella politica interna o esterna a livello diplomatico degli Stati. La libertà di stampa ancora non esisteva, tuttavia un grado di libertà maggiore, sempre vagliato dalla censura, lo avevano le pubblicazioni di carattere letterario e scientifico che si rivolgeva a un pubblico più colto. Venne introdotta a Venezia la prima legislazione sul copyright sui libri. Ogni opera pubblicata otteneva un diritto di esclusiva (sulla diffusione, sulle nuove edizioni, ecc.) di 20 anni nel caso di un manoscritto e di 10 per un libro già edito (in un altro stato). Ma sempre a Venezia si era introdotta una legislazione relativa al controllo della stampa fin dal 1653 e aveva riconosciuto la censura della Chiesa fin dal 1595 in un periodo di forte Controriforma. Ogni opera per essere pubblicata aveva bisogno di due licenze, una semplice dalla corporazione dei tipografi e una più complicata dal Revisore alle stampa, un vero e proprio censore che esaminava il testo dal punto di vista politico e religioso e, in caso, interveniva. Con i venti della Rivoluzione Francese che soffiavano sull'Italia la censura si fece più dura e attenta. Tutti gli Stati italiani, con l'eccezione di Genova, si impegnarono con una convenzione a reprimere idee, libri e giornali che arrivassero dalla Francia, diretti a intraprendere pratiche sediziose dirette a compromettere o distruggere la legittima autorità dei sovrani. Nonostante questa presa di posizione apparvero in quegli anni diversi giornali politici, il più famoso dei quali fu il Monitore Italiano a Milano diretto da Ugo Foscolo (gennaio-aprile 1798), poi diventato il Cisalpino (aprile 1798-gennaio 1799). Apparvero poi altri "monitori" in diverse città italiane, tra cui Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Anche gli occupanti francesi non tardarono a imporre la censura qualche tempo dopo. Furono soppressi molti giornali in tutta la penisola, e altri si imposero una ferrea autocensura per restare aperti.

 

A Roma e nello Stato Pontificio le cose andavano diversamente. Fino a 1815 la futura capitale d'Italia aveva avuto una sola gazzetta,  il Chracas, e nessun quotidiano fino al 1846. Solo nel 1847 Papa Pio IX firmò un editto che consentiva di pubblicare liberamente giornali, pur mantenendo la censura, sia ecclesiastica che civile. Apparvero quindi il  Contemporaneo, fondato da monsignor Gazzola, la Bilancia, l'Italico, la Pallade, la Speranza ed altri; a Bologna seconda maggiore città dello Stato Pontificio, il Felsineo da agrario si mutò in giornale politico e, oltre ad esso, uscì l'Italiano.

 

Nel Regno di Sardegna che avrebbe guidato verso l'Unità d'Italia, l'Editto sulla stampa di Carlo Alberto del 26 marzo 1848 ispirato alla legislazione francese, e lo Statuto Albertino cui questo è collegato, sono un punto di riferimento per la storia del giornalismo italiano, poiché molte delle norme in esso contenute rimasero in vigore anche dopo l'istituzione del Regno d'Italia (1861). Cominciava così: "La libertà di stampa che è necessaria guarentigia delle istituzioni di un ben ordinato Governo rappresentativo, non meno che precipuo istromento d'ogni estesa comunicazione di utili pensieri, vuol essere mantenuta e protetta in quel modo che meglio valga ad assicurarne i salutari effetti." L'editto cambiò completamente il concetto di libertà di stampa: si passò dalla censura preventiva a un controllo amministrativo che colpiva solamente gli "abusi" che si configuravano come reati previsti dal codice (civile o penale).

 


Giornali coloniali americani
 

I giornali non arrivarono nelle colonie americane fino al 25 settembre 1690, quando Benjamin Harris stampò Public Occurrences, Both FORREIGN and DOMESTICK. Prima di fuggire in America per aver pubblicato un articolo su un presunto complotto cattolico contro l'Inghilterra, Harris era stato un editore di giornali in Inghilterra. Il primo articolo stampato nel suo nuovo giornale coloniale affermava: "Gli indiani cristianizzati in alcune parti di Plimouth, hanno appena nominato un giorno di ringraziamento a Dio per la sua Misericordia (Harris, 1690)". Gli altri articoli di Public Occurrences, tuttavia, erano in linea con lo stile precedentemente più controverso di Harris, e la pubblicazione chiuse dopo appena un solo numero.

Passarono quattordici anni prima del lancio del successivo giornale americano, The Boston News-Letter. Quindici anni dopo, The Boston Gazette iniziò la pubblicazione, seguito immediatamente dall'American Weekly Mercury di Philadelphia. Cercando di evitare di seguire le orme di Harris, questi primi giornali non entravano nella discussione politica per evitare di offendere le autorità coloniali. Dopo una lunga assenza, la politica rientrò nei giornali americani nel 1721, quando James Franklin pubblicò una critica alle inoculazioni del vaiolo sul New England Courant. L'anno successivo il giornale accusò il governo coloniale di non aver protetto i suoi cittadini dai pirati, cosa che fece finire Franklin in prigione.

Dopo che Franklin offese ancora una volta le autorità per aver deriso la religione, un tribunale gli proibì di stampare o pubblicare il New England Courant, o qualsiasi altro opuscolo o documento della stessa natura, a meno che non fosse prima supervisionato dal segretario di questa provincia (Massachusetts Historical Society). Subito dopo quest'ordine, Franklin consegnò il giornale a suo fratello minore, Benjamin. Benjamin Franklin, che divenne un famoso statista e che ebbe un ruolo importante nella rivoluzione americana, ebbe anche un impatto sostanziale sull'industria della stampa come editore della Pennsylvania Gazette e come ideatore delle biblioteche in abbonamento.

 

Il processo a John Peter Zenger

Boston non fu l'unica città in cui un giornale discusse di politica. Nel 1733 John Peter Zenger fondò il New York Weekly Journal. Il giornale di Zenger iniziò presto a criticare il governatore coloniale appena nominato, William Cosby, che aveva sostituito i membri della Corte Suprema di New York quando non riusciva più a controllarli. Alla fine del 1734, Cosby fece arrestare Zenger, sostenendo che il suo giornale conteneva "diverse riflessioni scandalose, virulente, false e sediziose (Archiving Early America)". Otto mesi dopo, il prominente avvocato di Filadelfia Andrew Hamilton difese Zenger in un importante processo. Hamilton costrinse la giuria a considerare la verità e se ciò che era stato stampato fosse o meno un fatto. Ignorando i desideri del giudice, che disapprovava Zenger e le sue azioni, la giuria restituì un verdetto di non colpevolezza all'aula dopo solo una breve deliberazione. Il processo di Zenger portò a due movimenti significativi nella marcia verso la libertà di stampa. In primo luogo, il processo dimostrò ai giornali che potevano potenzialmente stampare critiche oneste al governo senza paura di essere puniti. Secondo, gli inglesi temevano che una giuria americana non avrebbe mai condannato un giornalista americano.

Con il verdetto di Zenger che dava più libertà alla stampa e mentre alcuni cominciavano a chiedere l'emancipazione dall'Inghilterra, i giornali divennero un grande canale di discussione politica. Altri conflitti tra inglesi e coloni costrinsero i giornali a scegliere da che parte stare. Mentre la maggior parte dei giornali americani sfidava le autorità governative, un piccolo numero di giornali lealisti, come il New York Gazetteer di James Rivington, dava voce alla parte pro-britannica. Per tutta la durata della guerra i giornali continuarono a pubblicare informazioni che rappresentavano punti di vista opposti, e nacque la stampa partigiana. Dopo la rivoluzione, due partiti politici opposti - i federalisti e i repubblicani - emersero, dando vita a giornali partigiani per ciascuna parte.

La libertà di stampa nei primi Stati Uniti

 

Nel 1791 i nascenti Stati Uniti d'America adottarono il Primo Emendamento come parte del Bill of Rights, la Carta dei diritti. Questo atto afferma che "il Congresso non farà alcuna legge che rispetti un'istituzione religiosa o che proibisca il suo libero esercizio, o che limiti la libertà di parola o di stampa, o il diritto del popolo di riunirsi pacificamente e di presentare petizioni al governo per una riparazione dei torti". In questa sola frase, la legge degli Stati Uniti garantiva formalmente la libertà di stampa.

Tuttavia, come reazione agli aspri scritti partigiani, nel 1798, il Congresso approvò il Sedition Act, che dichiarò che "scrivere, stampare, emettere o pubblicare qualsiasi scritto o scritto falso, scandaloso e malevolo contro il governo degli Stati Uniti" era punibile con una multa e la reclusione (Constitution Society, 1798). Quando Thomas Jefferson fu eletto presidente nel 1800, lasciò decadere il Sedition Act, sostenendo che si stava prestando a "un grande esperimento... per dimostrare la falsità del pretesto che la libertà di stampa è incompatibile con un governo ordinato (Università della Virginia)". Questo esperimento di libertà di stampa è continuato fino ai tempi moderni.

 

 

I giornali come forma di Mass Media

 

All'inizio del 1800, i giornali erano ancora piuttosto costosi da stampare. Anche se i quotidiani erano diventati più comuni e davano ai mercanti informazioni commerciali aggiornate e vitali, la maggior parte aveva un prezzo di circa 6 centesimi a copia, ben al di sopra di quanto gli artigiani e altri cittadini della classe operaia potevano permettersi. Come tale, i lettori di giornali erano limitati all'élite.
 

La stampa da un centesimo


Tutto questo cambiò nel settembre 1833 quando Benjamin Day creò The Sun. Stampato su piccole pagine formato lettera, The Sun veniva venduto per un solo penny. Con la rivoluzione industriale in pieno svolgimento, Day impiegò la nuova pressa a vapore a due cilindri per stampare il suo giornale. Mentre la vecchia macchina da stampa era in grado di stampare circa 125 fogli all'ora, questa versione tecnologicamente migliorata stampava circa 18.000 copie all'ora. Mentre raggiungeva nuovi lettori, Day sapeva di voler cambiare il modo in cui le notizie venivano presentate. Stampò il motto del giornale in cima ad ogni prima pagina di The Sun: "L'obiettivo di questo giornale è di presentare al pubblico, a un prezzo accessibile a tutti, tutte le notizie del giorno, e allo stesso tempo offrire un mezzo vantaggioso per la pubblicità (Starr, 2004)".

Il Sun cercava storie che avrebbero fatto appello al nuovo consumatore di massa. Come tale, il giornale pubblicava principalmente storie di interesse umano e rapporti di polizia. Inoltre, Day lasciò ampio spazio alla pubblicità. L'adozione da parte di Day di questo nuovo formato e del metodo di stampa industrializzato fu un enorme successo. Il Sun divenne il primo giornale ad essere stampato con quella che divenne nota come "penny pres"s. Prima della comparsa della penny press, il giornale più popolare, il Courier and Enquirer di New York City, che aveva venduto 4.500 copie al giorno. Nel 1835, The Sun vendeva 15.000 copie al giorno.

 

Un altro giornale di successo fu il New York Morning Herald di James Gordon Bennett, pubblicato per la prima volta nel 1835. Bennett lasciò il segno nell'industria editoriale offrendo resoconti politici non di parte. Introdusse anche metodi più aggressivi per la raccolta di notizie, assumendo sia intervistatori che corrispondenti esteri. Il suo giornale fu il primo a mandare un reporter sulla scena di un crimine per assistere a un'indagine. Negli anni 1860, Bennett assunse 63 reporter di guerra per coprire la guerra civile degli Stati Uniti. Anche se l'Herald inizialmente enfatizzava le notizie sensazionali, più tardi divenne uno dei giornali più rispettati del paese per le sue accurate relazioni.

Crescita dei servizi via telegrafo


Un'altra importante svolta tecnologica per i giornali avvenne quando Samuel Morse inventò il telegrafo. I giornali si rivolsero alle compagnie telegrafiche emergenti per ricevere notizie aggiornate dalle città di tutto il mondo. La spesa significativa di questo servizio portò alla formazione dell'Associated Press (AP) nel 1846 come accordo cooperativo di cinque importanti giornali di New York: il New York Sun, il Journal of Commerce, il Courier and Enquirer, il New York Herald e l'Express. Il successo dell'Associated Press portò allo sviluppo di servizi via telegrafo tra le principali città. Secondo l'AP, come verrà conosciuta da allora, questo significava che gli editori erano in grado di "raccogliere attivamente le notizie man mano che venivano pubblicate, piuttosto che raccogliere notizie già pubblicate (Associated Press)". Questa collaborazione tra i giornali permise un resoconto più affidabile, e l'aumento dell'ampiezza dell'argomento conferì ai giornali abbonati un fascino di massa non solo per i lettori della classe superiore, ma anche per quelli della classe media e operaia.

Stampa scandalistica o Yellow Journalism


Alla fine del 1800, l'editore del New York World Joseph Pulitzer sviluppò un nuovo stile giornalistico che si basava su un uso intensificato del sensazionalismo: storie incentrate sul crimine, la violenza, l'emozione e il sesso. Sebbene abbia fatto passi da gigante nell'industria dei giornali creando una sezione ampliata che si concentrava sulle donne e facendo da pioniere nell'uso della pubblicità come notizia, Pulitzer si affidava soprattutto alla violenza e al sesso nei suoi titoli per vendere più copie. Ironicamente, il premio più prestigioso del giornalismo porta il suo nome. Il suo New York World divenne famoso per titoli sensazionalisti. Questo stile, chiamato yellow journalism, servì da precursore per quello che oggi conosciamo come tabloid. Gli editori facevano affidamento su titoli scioccanti per vendere i loro giornali, e anche se il giornalismo investigativo era predominante, gli editori spesso si prendevano delle libertà su come la storia veniva raccontata. I giornali spesso stampavano l'interpretazione di un editore della storia senza mantenere l'obiettività.

Nello stesso periodo in cui Pulitzer stava fondando il New York World, William Randolph Hearst - un ammiratore e principale concorrente di Pulitzer - rilevò il New York Journal. La vita di Hearst ha parzialmente ispirato un classico del cinema Citizen Kane uscito nel 1941 con Orson Welles . La battaglia tra questi due importanti giornali di New York si intensificò quando Pulitzer e Hearst tentarono di superarsi a vicenda. I giornali ridussero i loro prezzi a un penny, si rubarono a vicenda redattori e reporter e riempirono i loro giornali con titoli scandalosi e sensazionalistici. Un conflitto che ispirò titoli particolarmente sensazionali fu la guerra ispano-americana. Sia Hearst che Pulitzer riempirono i loro giornali con enormi titoli in prima pagina e diedero racconti sanguinosi - anche se a volte imprecisi - della guerra.

 

Secondo le opinioni più diffuse le pratiche del giornalismo scandalistico sono ritornato oggi in altri media, in particolare la televisione e Internet. È così? Cosa ne pensate.

Fumetti e giornalismo acrobatico

 

Mentre gli editori facevano a gara per accaparrarsi i lettori, un nuovo elemento di intrattenimento fu introdotto nei giornali: il fumetto. Nel 1896, il New York Journal di Hearst pubblicò il fumetto Yellow Kid di R. F. Outcault nel tentativo di "attrarre lettori immigrati che altrimenti non avrebbero comprato un giornale in lingua inglese (Yaszek, 1994)". I lettori si affrettarono a comprare i giornali con il personaggio di successo in camicia gialla. Il termine "yellow journalism" deriva proprio da camicia gialla di questo personaggio.

 

Pulitzer rispose al successo di Yellow Kid introducendo il giornalismo acrobatico. L'editore assunse la giornalista Elizabeth Cochrane, che scriveva sotto il nome di Nellie Bly, per riferire su aspetti della vita che erano stati precedentemente ignorati dall'industria editoriale. Il suo primo articolo si concentrò sul manicomio di New York City a Blackwell Island. Bly finse la pazzia e si fece internare nel famigerato manicomio. Raccontò la sua esperienza nel suo primo articolo, "Ten Days in a Madhouse". Tali articoli portarono a Bly molta notorietà e fama, e divenne nota come la prima giornalista d'assaltp. Anche se acrobazie come queste erano considerate intrattenimento di bassa lega e le reporter donne erano spesso criticate dai giornalisti più tradizionali, la decisione di Pulitzer di assumere Bly fu un grande passo per le donne nel mondo dei giornali. Bly e le sue colleghereporter  "acrobatiche", furono le prime giornaliste a passare, come gruppo, dalle pagine femminili alla prima pagina, dalle notizie di società alle notizie politiche e criminali.

Nonostante le tattiche a volte discutibili sia di Hearst che di Pulitzer, questi personaggi diedero contributi significativi alla crescente industria del giornalismo. Nel 1922, Hearst, un editore spietato, aveva creato la più grande azienda mediatica del paese. A quel tempo, possedeva 20 quotidiani, 11 giornali domenicali, 2 servizi telegrafici, 6 riviste e una compagnia di cinegiornali. Allo stesso modo, verso la fine della sua vita, Pulitzer si concentrò sulla creazione di una scuola di giornalismo. Nel 1912, un anno dopo la sua morte e 10 anni dopo che Pulitzer aveva iniziato la sua campagna educativa, si aprirono le lezioni alla Columbia University School of Journalism. Al momento della sua apertura, la scuola aveva circa 100 studenti provenienti da 21 paesi. Inoltre, nel 1917, fu assegnato il primo Premio Pulitzer per l'eccellenza nel giornalismo.

 

Situazione in Italia oggi

 

L'avvento di un'altra rivoluzione simile a quella della stampa, ovvero internet, ha causato dalla fine degli anni '90 del secolo scorso a oggi una drastica diminuzione della stampa di giornali quotidiani e periodici. Già la tiratura media dei quotidiani italiani era scesa nel corso di un decennio dal 1990 al 2000 da 9.763.197 copie giornaliere a 8.469.856 per arrivare alle 2.680.280 copie di tiratura del novembre 2021. Le vendite sono passate da 6.808.501 del 1990 al 1.838.104 di vendite complessive (comprese le copie digitali) del novembre 2021. Le sono vendite cartacee sono crollate a 1.371.342 di copie medie totali vendute. La stessa cosa con numeri simili è successa per tutta la stampa periodica.

 

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