Arborea
è un paese incastonato tra il verde di una campagna sottratta negli
anni '30 del Novecento alle paludi e resa
fertilissima, una pineta fitta e rigogliosa che si
estende per chilometri, e l’azzurro del mare. Passeggiando per il centro di Arborea ci accorgeremo ben presto che
la maggior parte delle costruzioni sono in stile liberty e neoromantico. Molti dei palazzi pubblici del
paese sardo, con molta della popolazione di origine
veneta ed emiliana, sono stati realizzati intorno al
1928-1929, poco dopo la nascita vera e propria della città. Quasi tutti hanno un denominatore comune, che è il progettista Carlo Avanzini.
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Quali sono le
principali attrazioni da visitare a Arborea?
Basta
ammirare il palazzo delle scuole elementari, in tipico stile neorinascimentale, che si presenta in tutta la sua austerità. Passeggiando ancora potremmo
ammirare il fabbricato del Dopolavoro, in mattoni e in stile neomedievale. Ancora, il Palazzo Comunale venne progettato
sempre dall’ingegnere Carlo Avanzini nel
1931. È una tipica costruzione in stile liberty, nel complesso abbastanza austero, con alcuni riferimenti tipici dello stile neorinascimentale. Altra
opera di Avanzini è la Casa degli Impiegati, che venne progettata per ospitare i dipendenti della
SBS (Società Bonifiche Sarde) e il Palazzo dell’Albergo e
dei Negozi, questo edificio, come altri venne realizzato dai tecnici della Società Sarda di Costruzione. Al suo interno è possibile ammirare la locanda che
ha fatto la storia della città, ovvero il "Gallo Bianco" al suo interno è possibile, ancora oggi, sorseggiare un buon vino e mangiare qualcosa di genuino.
Gli abitanti ed i turisti di Arborea sono soliti incontrarsi in Piazza Dolcetta, dove è presente la statua di Giulio Dolcetta, colui che con il
progetto delle Bonifiche, ideò materialmente la città di Arborea.
I turisti ed i residenti amano il mare che c’è in questa città, adagiata sul Golfo di Oristano, le acque sono cristalline e ci si può divertire con
diverse escursioni in barca. A Marina di Arborea le spiagge sono biancastre e sono avvistabili anche i cefali. Il litorale si estende per quasi 10
chilometri e dopo le mareggiate si depositano le praterie di posidonia oceanica.
Per gli amanti della natura, inoltre, consigliamo un bel giro nella Pineta, dove sarà possibile fare una bella escursione o trascorrere una giornata
in allegria, mangiando all’area aperta. Questa zona si estende per 8 ettari e quando fu costruita il suo scopo era quello di accogliere tutti coloro che
avrebbero fatto visita a questa città, ancora oggi questo scopo viene mantenuto.
Scopriamo insieme in dettaglio cosa vedere ad Arborea.
Chiesa del Cristo Redentore
Questa chiesa è il luogo di preghiera di Arborea e venne realizzata a partire dal 1927,
su un progetto del 1925 dell'architetto di Erba (Como) Giovanni Bianchi,
quindi appena gli ideatori di ciò che veniva chiamata Mussolinia o Villaggio Mussolini, si installarono nella zona. Nel complesso la struttura
progettata da Bianchi (che si svolse prevalentemente nel sud del Brasile a
causa del suo antifascismo) è un connubio di stili neoromanico e
neogotico. L’oratorio (nel significato moderno, cioè edificio
della comunità cristiana di aggregazione giovanile) venne costruito in
concomitanza con l’edificazione della chiesa. Questa costruzione è la più famosa di Arborea, si trova proprio di fronte alla
Piazza Maria Ausiliatrice e all'edificio del comune. Dal 1936 venne affidata
ai Padri Salesiani, che per tanti anni sono stati un punto di riferimento
per tutta la comunità della zona, avendo anche una scuola media e un
ginnasio molto quotati. Molto particolare la facciata, che da l’impressione di essere parte a sé dell’intero edificio. La chiesa è molto decorata, particolare
è il mosaico che si trova sul portale d’ingresso. Da ammirare anche il lampadario in ferro battuto ed i candelabri. Nella pala d’altare è raffigurato Gesù Cristo mentre compie il miracolo della moltiplicazione de pani e dei pesci, opera realizzata da
Filippo Figari. In una nicchia a fianco al portone d’ingresso è
presente un’icona della Vergine Maria salvata dai valorosi fanti della
Divisione Pasubio combattenti in Russia e mandata in Patria dal Maggiore
Tucci, disperso nel 1942. Il campanile è sorretto da
archi a sesto acuto e a tutto sesto, anch’esso è interamente decorato con opere moderne.
Al suo interno esiste ancora il primo deposito d'acqua potabile
risalente al primo insediamento di Arborea. Particolare la scritta sulla
facciata del campanile che da sulla piazza "ex limo resurgo" risorgo dal
fango, un richiamo alle origini del borgo.
Palazzo del Municipio
Il
Palazzo del Municipio di Arborea fu costruito nel 1931 in stile tardo
liberty su progetto dell'ingegner Carlo Avanzini e e conserva al suo interno una raccolta di materiale archeologico
proveniente dalla necropoli romana di S'Ungroni nord di Arborea, facente
parte della Collezione Civica Archeologica. Accanto al palazzo municipale si
trova il monumento all’ingegnere vicentino Giulio Dolcetta , grande
artefice della bonifica e della della messa a coltura della piana di Terralba (18.000 ettari
strappati alla palude dalla diga del Tirso, imbrigliando il corso d'acqua il
cui straripare ne faceva una palude) per conto della Banca Commerciale
Italiana, che ne aveva acquisito il possesso.
Villa del Presidente
La
cosiddetta Villa del Presidente venne progettata nel 1930 da Carlo Avanzini per ospitare il Presidente della Società Bonifiche Sarde.
È anche conosciuta come Villa Dolcetta, dal nome del suo
committente, l'ingegnere vicentino che fu il primo presidente della Società
Bonifiche Sarde, che tuttavia qui passò pochissimo tempo.. Da qui è possibile ammirare un
bel panorama e scorgere tutte le auto che da Oristano arrivano ad Arborea, lungo la strada che porta in questo luogo, scelta questa, in parte strategica,
per controllare meglio il territorio. Intorno alla casa si estende uno splendo parco. L’edificio risente del dettami neorinascimentali della tradizione architettonica romana, ma anche di quella veneta. Soprattutto la facciata, si ispira molto allo stile veneziano, al centro di
essa, infatti sono poste 5 monofore consecutive. Nel complesso si presenta come una costruzione imponente, con diversi elementi che la rendono eterogenea.
Villa del Direttore della Società
delle Bonifiche
Anche questa villa venne progettata da Carlo Avanzini nel 1930 essa si trova tra il Palazzo Comunale e la Villa del Presidente. Il progetto di
questa villa, però è ben differente da quello della Villa del Presidente, quest’ultima, infatti si presenta in maniera meno maestosa, al sua pianta, è a
croce greca ed è inserita all’interno di un quadrato. Il tetto è a forma di padiglione, formato da alcune mensole lignee. A tratti si riflette nello stile Liberty, soprattutto per quanto riguarda le decorazioni che sono poste nella parte esterna, con nastri ed altri elementi scherzosi. Si accede
all’edificio attraverso un Prònao a forma di semicerchio, sostenuto da colonne.
Palazzo della Società delle Bonifiche
Questo Palazzo si trova su Corso Italia e venne progettato nel 1930 dall’ingegnere Carlo Avanzini. Per alcuni motivi questo palazzo sembra simile
alla Villa del Direttore della Società. Il corpo della struttura è formato dall’unione di tre corpi diversi, uniti attraverso la tecnica costruttiva
delle "due ali con loggia" tipica dell’architettura veneziana. Una struttura essenzialmente modernista e dal tipico gusto veneto, anche se
non mancano i richiami ad elementi bizantini, soprattutto per quanto riguarda gli elementi decorativi.
Museo MUBA della Bonifica
Il Museo MUB è uno dei punti forza della cultura di Arborea. Esso nasce con l’intento di raccogliere, conservare ed esporre tutti i documenti
che sono in grado di spiegare la storia della Bonifica nel territorio della città. Si trova in Viale Italia e spesso viene visitato da scolaresche,
ma anche da gruppi di turisti, interessati alla storia e allo sviluppo così originale di Arborea. Qui vengono organizzati eventi culturali, mostre,
convegni, ma qui soprattutto si fa ricerca, per tutto ciò che concerne l’attività di Bonifica. Il Museo è aperto il mercoledì e il venerdì dalle ore 10
alle ore 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00. Al suo interno è presente una sezione dedicata alle scoperte archeologiche della zona ed è la Sala Archeologica dove sono esposti tutti i reperti che emersero durante gli scavi nella zona della necropoli di S’Ungroni. Era il 1868 e alcuni pastori scorsero dei ruderi nel territorio intorno ad Arborea, gli stessi, pensando di trovarvi qualche tesoro nascosto, iniziarono a
scavare e ciò che trovarono furono alcune sepolture. Ci vollero altri 64 anni affinchè in quella zona riprendessero gli scavi archeologici. Tutti i corredi
funebri di S’Ungroni sono oggi esposti nel MUB. Una delle personalità di spicco degli scavi, che portarono alla luce diversi oggetti preziosi, fu
l’archeologo Antonio Taramelli, che nel 1932, in seguito al ritrovamento di diversi reperti, ipotizzò un luogo di raccolta di tutti questi
materiali, in modo da poter trasmettere queste informazioni a tutti coloro che verranno. Nel percorso espositivo del Museo della Bonifica, possiamo
individuare due aree, una dedicata a tutte le tecniche della lavorazione e l’altra dedicata a tutte le varie fasi della Bonifica. La sede del MUB è l’ex
Mulino una struttura dalle forme sinuose, progettato dagli ingegneri Dionigi e Flavio Scano. Molto particolare la facciata di questo edificio , con la
pietra a vista e l’intonaco liscio.
Casa del Fascio
Quella
che un tempo era chiamata "Mussolinia", come è ben comprensibile, ancora
oggi, ha delle tracce di architettura del periodo fascista evidenti. È possibile, ancora
oggi, visitare la cosiddetta La Casa del fascio, che si trova sul
principale "Corso Italia" del piccolo abitato. La sede locale del
Partito Nazionale Fascista era edificio realizzato
secondo uno stile che è stato definito in vari modi: macchinistico-futurista,
funzionalista, razionalista, gli stili che caratterizzarono il ventennio
fascista, con un’alta torre littoria, sostenuta da un
arco a tutto sesto. Quel periodo era profondamente segnato da concetti che
legavano tra loro cultura, ideologia, arte e architettonica.Venne progettata
dall’architetto romano Giovanni Battista Ceas che disegnò forme
decise e pulite, per il binomio cromatico arancio/bianco che prevede la
vicinanza del mattone a vista con l’intonaco chiaro. Ceas, fu docente
di Arredamento all’Università di Napoli, fondatore dello studio Stuard a
Trieste con Gustavo Pulitzer Finali (che concorse alla realizzazione di
un'altra città nuova nel periodo fascista Arsia, in Istria, città mineraria
a cui sarebbe seguita Carbonia in Sardegna), col quale realizza gli arredi
di alcuni transatlantici, frequentatore e studioso dell’architettura di
Capri. La costruzione della casa del fascio è posta su due piani. All’esterno spicca
l’intonaco liscio, con il mattone a vista. Un edificio simmetrico, dove
l’equilibrio tra le parti è dominante. Un fatto curioso e che chiedendo alle
persone del posto, l'edificio non viene ricordato tanto per essere stata la
sede del partito fascista locale, ma per essere stato il luogo dove ogni
settimane e per decenni le persone si sono riunite al piano superiore per
ballare il liscio, come da tradizione romagnola e veneta.
Casa Balilla
La Casa Balilla,
che sorge lateralmente a quella del Fascio, sempre progettato da Giovanni
Battista Ceas, invece, si presenta esternamente come un unico blocco, di colore rosso. Al suo interno vi era una palestra, una piscina, un campo sportivo,
gli spogliatoi e degli uffici. Era qui che i "balilla", nome dato ai ragazzi tra
gli 8 e i 14 anni, organizzati in formazioni a carattere paramilitare, si allenavano. La Casa Balilla era
parte integrante per l’educazione dei ragazzi. La sala principale, dove c’era la palestra era molto illuminata, il pavimento era di sughero. Molto
particolare l’atrio esterno, formato da un compluvium a forma di cerchio, corrispondente all’impluvium dove c’era la vasca della piscina.
La facciata ancora presenta in basso il grande ingresso, con le finestre a
nastro e il rivestimento con mattoni a vista. In alto invece, si trovano le sei
finestre circolari, ospitate in una solida muratura bianca e liscia. C'è da dire
che nel corso della sua storia, questo edificio è stato sottoposto a
rimaneggiamenti che hanno in parte alterato la struttura originaria,
stravolgendo soprattutto gli interni con la rimozione della vasca circolare che
conduceva alla piscina.
Il santuario di Orri si trova nella piana di Terralba (OR), ma oggi appartiene
al territorio di competenza del comune di Arborea (OR). Le prime campagne di
scavo condotte dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari e
Oristano in collaborazione con l’Università di Sassari si sono svolte solo
qualche anno fa.
Edificio Dopolavoro
L'Edicio
del Dopolavoro di Arborea venne progettato, come tanti parte dell'epoca
nell'abitato, dall’ingegnere Carlo Avanzini (1882-1932), il quale morì a
cinquant'anni, dopo aver diretto per undici anni la "Sarda Costruzioni" per le
opere stradali e edilizie della bonifica, per le conseguenze di un incedente
aereo dove essere sopravissuto. Il Dopolavoro venne costruito nel 1928, ed è
situato a sinistra della chiesa Santissimo Redentore. Ha un imponente facciata
in mattoni riprodotta in due colori, stesso stile usato per la facciata del
cimitero comunale. All’epoca, veniva usato per le attività ricreative e
culturali dei mezzadri che si svagano dopo dure giornate nei campi e gli
impiegati del posto alla fine dell’orario di lavoro. Nel 1948, in quanto non più
consono alle attività ricreative e vista la sua vicinanza alla chiesa, viene
ceduto alla parrocchia dalla Società Bonifiche Sarde (SBS), e dalla sua
ristrutturazione e inaugurazione, nel 1949, venne usato come cinema e teatro. Al
presente è utilizzato ancora come teatro e come sala convegni.
Casa
degli impiegati
Edificata
nel 1929, la Casa degli Impiegati era adibita, all’epoca, ad
abitazione bifamiliare per gli impiegati della SBS (Società
Bonifiche Sarde). Posizionata di fronte alla piazza principale
di Arborea, Piazza Maria Ausiliatrice, e a fianco alla scuola
primaria, fu progettata dai tecnici della Società Sarda di
Costruzione, con uno stile vagamente "tirolese/montanaro" per
l’esterno, anche se solo al piano inferiore, in pietra, come
anche tante altre costruzioni dell’odierna Arborea che troviamo
in questo articolo.
Palazzo dell'Albergo e dei Negozi
Edificato
nel 1929 e progettato dall’ingegnere Carlo Avanzini, direttore della Società
Sarda di Costruzione, fa parte del primo complesso commerciale costruito
nell’allora Mussolinia. Il complesso include la storica locanda "Gallo Bianco"
(la quale è attiva tutt’oggi), ma vi era anche un emporio alimentare, e una
pompa di benzina. È situato al lato destro della Piazza Maria Ausiliatrice,
proprio dove sorgono i principali edifici del paese (non a caso), e anche in
questa struttura si può ammirare lo stile "tirolese/montanaro", come quello
della casa degli impiegati e di tante altre strutture dell’allora Mussolinia.
Ospedale Carlo Avanzini
Edificato
nel 1929 dall’Ingegnere che porta il suo nome, Carlo Avanzini, il quale ha dato
vita ad altri edifici all’allora Mussolinia (come la scuola elementare, il
palazzo del Municipi e tante altre opere), ma che morì prematuramente nel 1932.
L'ospedale si trova in quella che ora è Via Sardegna, ed è uno dei più belli e
caratteristici edifici del paese. L’ospedale aveva 28 posti letto e i degenti
erano assistiti dalle suore "Figlie della carità". All’epoca, a parte gli operai
infortunati durante i lavori per la costruzione del villaggio, vi erano tanti
malati di malaria. Da li a poco risulterà una struttura vitale per i gli
abitanti del villaggio, che in quel tempo combattevano contro il peggiore dei
mali, la malaria. Il direttore dell’ospedale, Dott. Paolo Ferraris, andava in
groppa al cavallo per tutto il territorio dell’allora Mussolinia, a visitare i
tanti ammalati di quel tempo. Più avanti negli anni l’ospedale fu dimesso ma
restò la sede del medico condotto, e dopo tanti anni di decadenza adesso ha
ritrovato il suo splendore con i lavori di restauro. Oggi è sede di un rinomato
ricovero per anziani, fortemente voluto dal comune di Arborea, e vi si può
ammirare il rigoglioso giardino e, nella parte retrostante, un orto curatissimo.
Idrovora del Sassu
Se vi trovate in vacanza ad Arborea, non potete fare a meno di visitare l’Idrovora del Sassu, una costruzione storica per la città e per la sua bonifica. Questa costruzione venne inaugurata il 4 novembre 1934, alla manifestazione erano presenti tutte le personalità più importanti
della Sardegna, appartenenti al Partito Fascista. L’edificio si presenta oltremodo alto, con una linea moderna,
che richiama una architettura meccanica e futurista, razionalista e fascista o,
come l'ha definita qualcuno, una cattedrale della modernità emersa. Venne
progettato dall'ingegnere cagliaritano Flavio Scano al quale si deve
anche l'Idrovora di Luri. Il Fascio Littorio è stato utilizzato in questa struttura sia come elemento decorativo che come elemento simbolo di ciò che il fascismo stava
eseguendo in quella zona. I due corpi laterali sono uniti da un parallelepipedo posto al centro. L’Idrovora venne occupata nella seconda fase della
bonifica quanto venne prosciugato lo stagno di Sassu e c’era la necessità di raccogliere e drenare le acque stagnanti rimaste.
Idrovora di Luri
Progettata
da Flavio Scano, lo stesso ingegnere che ha progettato l’Idrovora del Sassu.
L’idrovora si trova nella borgata di Luri, una frazione di Arborea. Venne
edificata nel 1930, per prosciugare le paludi circostanti. Nel 1934 vennero
fatte importanti modifiche, come il rafforzamento delle fondamenta in cemento
armato e la messa in funzione della “pompa dell’impianto di sollevamento?, la
quale serviva per l’irrigazione dell’area alta di una zona chiamata (anche
tuttora) Linnas, che comprende le strade (ad Arborea sono numerate dalla 0 alla
30) dalla 4 alla 0, e l’idrovora si trova esattamente lungo la Strada 3 Ovest.
Sebbene la sua natura primariamente industriale, i suoi elementi decorativi
vanno dal barocco a inserti meccanico-futurista, i quali le danno l’aspetto di
un piccolo tempio. L’idrovora di Luri è tuttora funzionante.
Mulino e silo
Il
Mulino e il Silo furono realizzati nel 1929. Collocati al centro dell’allora
Mussolina, oggi nelle vie che comprendono corso Italia, via Marconi e via Barany,
furono progettati dalla Società Sarda di Costruzione, e insieme all’enopolio, e
al caseificio, sono le uniche strutture di archeologia industriale tuttora
individuabili nel centro abitato di Arborea. Negli anni di attività del mulino e
del silo, nel periodo della raccolta, si potevano ammirare lunghe code formate
dagli agricoltori dei vari poderi locali, che portavano a far macinare il grano
e il mais. Il silo è alto 35 metri e poteva contenere fino a 25.000 quintali di
frumento, il quale poi veniva passato al mulino per la trasformazione in farina.
Silo e mulino furono dismessi alla fine degli anni 80. Oggi l’ex mulino è stato
interamente restaurato e ospita un museo comunale, il Museo della Bonifica di
Arborea (MUBA), e ancora oggi, al suo interno, si possono ammirare alcune delle
vecchie attrezzature per la macinazione del grano. Per quanto riguarda il silo,
al momento sono in atto i lavori di ristrutturazione, e questo diventerà un
"Centro per il Libro", il quale ospiterà anche la biblioteca comunale, con
grandi spazi dedicati alla lettura, agli incontri culturali e tanto altro.
Appena verrà realizzato saremo ben felici di scrivere una sezione apposita in
questa pagina, riguardante questa interessante attrazione.
Mercato civico di Arborea
Il
Mercato Civico è situato tra le vie Roma, Romagna e via Sardegna (con accesso da
quest’ultima) e fu progettato dall’ingegnere Carlo Avanzini ed edificato dalla
Società Sarda di Costruzione, di cui era il direttore, tra la fine degli anni 20
e inizio degli anni 30. Dentro il mercato si poteva acquistare qualsiasi genere
alimentare prodotto con le materie prime rigorosamente, come si dice adesso, a
kilometro 0: dalle carni, ai cereali, al latte e formaggi, alle verdure. Il
mercato civico è aperto e attivo tutt’ora.
Enopolio
L'edificio
dell'Enopolio fu costruito nel 1931 dalla Società Sarda si Costruzione. Si dice
che fu il primo a commercializzare il vino imbottigliato in Sardegna, e i suoi
vini andavano dal Nuragus, al Trebbiano, alla Malvasia e al Sangiovese.
Dismesso negli anni 80 e per decenni lasciato in decadenza fino agli anni 2000,
quando fu restaurato e riportato al suo antico splendore, ospitando al suo
interno un centro commerciale che ospita diversi negozi, tra cui un supermercato
e un'edicola, che si chiama, appunto, "Le Botti".
Stagno di S'Ena Arrubia
Lo
stagno di S'Ena Arrubia è quello che testa della grande aerea
paludose che esisteva nella piana del golfo di Oristano prima delle opere
infrastrutturali che ne hanno cambiato per sempre la fisionomia. Queste
ultime cominciarono con la costruzione della diga sul fiume Tirso progettata
dall'ingegner Omodeo da cui prese il nome l'omonimo lago artificiale che si
formò, per proseguire con le opere di bonifica che ideate e cominciate negli
anni '20 del Novecento e proseguirono durante il periodo fascista,
contestualmente alla costituzione del primo nucleo di quella che sarebbe
diventata Mussolinia/Arborea, con la deviazione anche delle acque del Rio
Mogoro che venne deviato dalla piana di Terralba, ed incanalato fino a
sfociare nello Stagno di San Giovanni (o Stagno di Marceddì).
Lo stagno di S'Ena Arrubia, non venne prosciugato, ed restò alimentato
attraverso le acque dell'idrovora di Sassu, e da un fiumiciattolo
denominato canale Sant'Anna. lo scarico, invece, avviene sul mare mediante
saracinesche dislocate fra un villaggio di pescatori ed una pineta costiera
che a sud si irradia fino alla spiaggia di Arborea.
Lo stagno di S'Ena Arrubia è un luogo di grande suggestione e bellezza,
bagnato da acque dolci che si mantengono ad un livello di superficie sempre
costante, ed è abitata una rigogliosa vegetazione acquatica tra cui il
Giuncheto, lo Scirpeto, il Fragmiteto. È stato dichiarato area protetta
dalla Convenzione di Ramsar nel 1977 ed interdetto alle attività venatorie
dal 1978. Oggi è famoso per la presenza del Fenicottero rosa, che è
possibile vedere praticamente tutto l'anno, semplicemente attraversando la
strada provinciale che da Arbore porto ad Oristano. La gestione dello stagno
è sotto la gestione di una cooperativa di pescatori, che può catturare ogni
anno molti quintali di spigole, anguille, carpe, muggini. La sua ricca
vegetazione e l'abbondanza ittica attira diverse specie di uccelli oltre ai
fenicotteri, alcuni dei quali nidificano sulle sue sponde, come il Tabaruso,
l'Airone rosso, il Fistione turco, il Cannareccione, il Martin Pescatore.
Sono di passaggio, invece, le Folaghe, i Cormorani, gli Aironi, i Gabbiani.
Una parte dello stagno si affaccia sull'omonimo Camping S'Ena Arrubia, che
si affaccia anche sul mare della marina di Arborea in uno scenario di una
suggestione unica. Un luogo molto frequentato dagli amanti di birdwatching
che arrivano da tutto Italia e da molte parti d'Europa.
Spiagge della Marina di Arborea
Arborea vanta con la sua marina una lunghissima e larga striscia di sabbia
fine e bianca che si divide in due zone chiamate Abba Rossa e
Sassu. L’arenile si presenta bianco-grigio e le acque verdi sono un
punto di ritrovo di buona parte dei vacanzieri della provincia. La marina di
Arborea è dotata di alcuni servizi come bar, parcheggio. Essendo una
spiaggia lungo diversi chilometri garantisce anche in alta stagione
tranquillità e calma e non si hanno difficoltà a trovare un posto in cui
piantare l’ombrellone e stendere il proprio telo. È presente una bellissima
pineta molto fitta in cui trovare ristoro dalla calura estiva.
Pineta di Arborea
La
bellissima pineta di Arborea lunga più di 7 km e larga mezzo chilometri, che
accompagna per lunghi chilometri il litorale del comune, venne impiantata
negli anni '30 per proteggere le coltivazioni della zona dal maestrale. La
pineta è di proprietà quasi interamente della Regione Sardegna, attualmente
affidata alla tutela, gestione e manutenzione dell’Agenzia sarda FoReSTAS.
È dedicata alla Medaglia d'oro Camillo Hindard Barany (di origine
ungherese) che arrivato da Vercelli come agronomo e fu il primo dei sedici
caduti di Arborea che perirono durante la Seconda Guerra Mondiale. La pineta
è un luogo molto rilassante dove fare lunghe passeggiate e respirare aria
balsamica e marina salutare. In più nel periodo giusto si possono
raccogliere funghi come le mazze di tamburo e nei punti giusti, asparagi
selvatici.
Tempio a Pozzo Nuragico di Orri
Al
confine sud del territorio di Arborea, verso lo Stagno di Marceddì,
si trova un luogo abbastanza sorprendente. Gli amanti di archeologica,
apprezzeranno molto una visita nell’area archeologica di Orri. Le
prime segnalazioni riguardanti il sito di Orri si devono a Giovanni Lilliu,
l'archeologo che portò alla luce il complesso nuragico di Barumimi, che
citava il ritrovamento di materiale archeologico proveniente da diverse
località comprese nel territorio di Arborea. Tuttavia gli scavi veri e
propri al sito sono abbastanza recenti e infatti i primi lavori iniziarono nel 2006,
con le campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza per i beni
archeologici di Cagliari e Oristano in collaborazione con l’Università di
Sassari, e sono continuati per quasi un anno. Quello che è
emerso è un tempio molto antico, realizzato secondo la tipica struttura del pozzo nuragico.
Un genere di edificio sacro che era molto diffuso in Sardegna e risale
nel periodo compreso tra il XIII e il IX secolo a.C. Questa costruzione non va confusa con quella più comune di Nuraghi, di cui se ne conoscono migliaia di
reperti in tutta la Sardegna, ma è bensì una costruzione ben più diradata, forse cento in tutta la regione. La struttura del Pozzo Nuragico di
Arborea venne realizzata con blocchi di pietra; probabilmente c’era una scala, che consentiva l’accesso verso le acque scendendo direttamente dall’atrio.
Ancora oggi è presente l’acqua al di sotto della costruzione. Oltre al pozzo, c’era la stanza dedicata al culto.
Borgata di Marceddì
La
borgata di Marceddì dista solo 11 chilometri da Arborea e 5 chilometri dalla
borgata di Luri (frazione di Arborea), anche se fa parte del comune di
Terralba. Marceddi è un villaggio di pescatori assolutamente da non perdere
quando si fa visita ad Arborea. Marceddi sorge in una zona molto riparata,
adagiato sulla riva dell'omonima laguna, che lo separa dal promontorio di
Capo Frasca. Con le sue piccole abitazioni, caratteristiche di un borgo di
pescatori, le quali sono collegate da piccole strade sterrate che si
affacciano direttamente alla laguna. Sulla parte più interna della laguna
c’è lo stagno di San Giovanni, dove poter ammirare fauna e flora nella pace
più totale, e grazie agli osservatori e piccoli ponticelli di legno si
possono vedere i fenicotteri rosa a distanza ravvicinata; qui, tra stagno e
laguna, in tempi molto antichi, si verificavano gli approdi
dell’insediamento fenicio-punico di Neapolis. Alle spalle del borgo si trova
una pineta dove ritrovare un po’ di fresco nelle calde giornate estive.
Torre vecchia
A
destra della borgata di Marceddì si può ammirare la torre aragonese del XVI
secolo, conosciuta anche come "Torre Vecchia". Questa torre fu voluta dal re
Filippo II di Spagna, e faceva parte del sistema difensivo del Golfo di
Oristano; contro i continui attacchi dei saraceni. La torre era dotata di
cannoni e mortaretti. Nei secoli successivi fungeva da centro di smistamento
commerciale e doganale. Purtroppo con l’arrivo della seconda guerra mondiale
subii pesanti trasformazioni, con parti svuotate e con colate di cemento per
inglobarvi un fortino. Sul lungomare si trovano il porticciolo, la
piazzetta, e poco più avanti la chiesa dedicata alla Madonna di Bonaria,
dove nella seconda metà di agosto si festeggia la sua ricorrenza con una
suggestiva processione in mare. Le serate della festa poi la borgata prende
vita con tante bancarelle, file e file di braceri con pesci e maialetti, vi
lascio immaginare il profumo che si sprigiona nell’aria… Al tramonto le
imbarcazioni dei pescatori fanno ritorno, e vi sono ancora i cercatori di
arselle sulla riva, una cornice spettacolare che da la sensazione di stare
dentro un dipinto. A Marceddi, si mangia, come è ovvio in una borgata di
pescatori, ottimo pesce fresco nei due o tre (dipende dalla stagione in cui
la visitate) ristoranti del posto. Nei mesi estivi vi è la possibilità di
fare pesca turismo su un peschereccio, così da assaporare appieno
l'atmosfera e la vita del posto.
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