Giorgio Morandi a passeggio per Bologna
Giorgio Morandi a passeggio per Bologna
Oggi, in segno di riconoscenza verso il suo più
straordinario ammiratore, la città di Bologna custodisce gelosamente
molte delle opere di Giorgio Morandi. Sono nella Galleria
Comunale d'Arte Moderna, intitolata a Morandi stesso e situata accanto
alle torri di Kenzo Tange, nel Distretto Fiera: una Bologna futura,
impegnata a raccogliere l'arte di un pittore uscito dal primo Novecento
per segnare il secolo. Affascinante sarà poi una visita ai luoghi di villeggiatura
dell'artista: a quei paesaggi di Grizzana Morandi,
sull'Appennino bolognese, che tante volte ritrasse.
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Qui si potranno incontrare
la Pensione Italia, la celletta con terrazzo, il Poggio, le famose
Case del Campiaro, ... Ma soprattutto, si potranno incontrare quelle
parti del paese che nessuno aveva mai considerato ma che Giorgio
Morandi seppe rendere misteriosamente belle, così fissandole - insieme
agli enigmatici oggetti delle sue nature morte - nella memoria estetica
della grande pittura. "Tutto è mistero - diceva infatti Morandi
- noi stessi, le cose più semplici, le più infime".
Giorgio Morandi
(Bologna, 1890 - 1964)
Nato a Bologna nel 1890 in una famiglia della piccola borghesia
cittadina, Giorgio Morandi nel 1907 si iscrive all'Accademia di
Belle Arti di Bologna ove si diplomerà nel 1913, quando già hanno
visto la luce le sue prime prove significative. Sono infatti del
1910 i "fragili testi" di studente dell'accademia (Nevicata, Periferia).
Nell'estate del 1913 la famiglia Morandi si reca per la prima volta
in villeggiatura a Grizzana, dove il giovane realizza i primi Paesaggi.
Gli amici degli anni di formazione sono Osvaldo Licini, suo compagno
d'Accademia, Severo Pozzati, Mario Bacchelli e Giacomo Vespignani
di Lugo. Con loro, il 21 e 22 marzo del 1914, l'artista esporrà
nella famosa mostra dell'Hotel Baglioni, sulla cui scia nascerà,
attraverso Balilla Pratella, il rapporto con il gruppo futurista
con il quale Morandi esporrà nello stesso anno alla Galleria Sprovieri
di Roma.
Contemporaneamente il pittore partecipa alla seconda mostra della
Secessione romana. Forte in questi anni è anche l'impulso a sperimentare
e verificare in se stesso le possibilità di immagine che la cultura
internazionale offre. I rimandi sono fittissimi, i rapporti culturali
continui. Così, se per le Nature morte con oggetti a tortiglioni
e per i Fiori del 1915 il riferimento d'obbligo è Rousseau, fondamentali
per la scelta metafisica saranno nella primavera del 1918 gli articoli
e le riproduzioni apparsi sulla rivista bolognese diretta di Giuseppe
Raimondi "La Raccolta".
Nella seconda metà del 1919 Morandi si accosta al gruppo di "Valori
Plastici" e recupera la fisicità delle cose. Nascono opere come
Fiori e Natura morta con il tavolo tondo del 1920, ove è avvertibile
una sorta di omaggio ai moduli dell'arcaismo. Con il gruppo "Valori
Plastici" espone a Berlino, Dresda, Hannover e Monaco nel 1921 e
l'anno seguente alla Fiorentina primaverile con la presentazione
di Giorgio de Chirico, il quale suggerisce per lui la frase "metafisica
delle cose quotidiane".
Dopo un momento di inquietudine sottile, riscontrabile nelle Nature
morte dal 1920 al 1922, e dopo le tensioni e i fremiti dei dipinti
degli anni 1929-1937, Morandi perviene a un meditato controllo dei
sentimenti, a quella "poesia del limite", che contraddistinguerà
le sue opere.
Mentre partecipa alle iniziative del gruppo del "Novecento", l'artista
è in relazione anche con gli uomini del "Il Selvaggio" e con Leo
Longanesi, cui è legato da una lunga consuetudine di dialogo culturale
ed amicizia.
Nel 1930 gli viene assegnata per chiara fama la cattedra di Tecniche
dell'incisione all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Nello stesso
anno è presente alla Biennale di Venezia con quattro acqueforti
e una cartella di incisioni. A Venezia ritorna anche due anni più
tardi con un Ritratto, due Nature morte e diverse prove grafiche.
Nel 1929 e nel 1939 è presente alle edizioni del Premio Carnegie
a Pittsburgh. Nel marzo 1932 gli viene dedicato un fascicolo intero
de "L'Italiano" con un importante scritto di Soffici e riproduzioni
di numerose opere. Si avvia così quella consacrazione che negli
anni seguenti sarà confermata da riconoscimenti critici che costruiranno
di Morandi l'immagine ufficiale per decenni non più messa in discussione.
Dal 1937 i suoi dipinti sono diventati sempre più "preziose gemme
d'arte, sempre meno brani di natura": a tale risultato contribuisce
in maniera determinante la frequentazione di Roberto Longhi, che
giunge a Bologna nel 1934.
Nel dopoguerra e negli anni Cinquanta Morandi si arrocca sempre
più su posizioni di altissima poesia e di distacco dai dibattiti
di tendenza e di situazione. Negli ultimi dipinti degli anni Sessanta
la sua altissima poesia si sottrae ancor più al mondo, popolandosi
di spettri di solitudine e di memoria irripetibili. Morandi muore
a Bologna nel 1964.
Le grandi mostre antologiche, a partire da quella bolognese del
1966 fino alle recenti iniziative organizzate in Italia e all'estero
dall'Archivio Morandi, ora Museo Morandi, del Comune di Bologna,
hanno contribuito a far conoscere sempre meglio agli studiosi e
al pubblico italiano la personalità dell'artista ormai concordemente
considerato tra i maestri internazionali dell'arte del XX secolo.
biografia
di Giorgio Morandi tratta da
www.sapere.it a cura
di Caterina Vagliani
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