Isola Palmaria - Porto Venere
L’isola Palmaria,
posta di fronte al borgo di Porto Venere, si trova
all’estremità occidentale del Golfo della Spezia e con con la sua
superficie di 1,89 km quadrati è la più grande isola dell'Arcipelago
Spezzino e di tutte le cinque isole liguri. Palmaria è separata da
Porto Venere solo da uno stretto braccio di mare, chiamato "Le
bocche" ed è parte dell'arcipelago costituito insieme alle isole di
Tino e Tinetto che insieme a Porto Venere e le
Cinque Terre è stata inserita nel 1997 tra i Patrimoni
dell'Umanità UNESCO.
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L'isola Palmaria, è l'unica isola abitata dell'arcipelago con
una decina di famiglie residenti e deve il suo nome alle numerose grotte che si aprono
improvvise alla base di una costa aspra, rocciosa e a picco sul
mare, infatti nel dialetto celtico-ligure le grotte erano dette "balme",
da cui Balmaria e quindi Palmaria.
Le più famose, la Grotta Azzurra e la Grotta Vulcanica,
si trovano nel versante occidentale. La prima è una "tappa
obbligata" nel giro dell'isola per il particolare colore azzurro
dell’acqua, che tinge di riflessi iridescenti le pareti della
roccia. La grotta ha uno sviluppo di quasi 60 metri, con una
batimetrica massima di 19 metri e l’accesso è consentito solo a
piccole imbarcazioni. Guardando verso l’alto, sulla parete più
interna, una voluminosa stalattite ha assunto la forma di una
tartaruga protesa verso il mare.
L’altra grotta, denominata Vulcanica, deve il suo nome alla la
conformazione delle rocce che assomigliano a una colata di lava.
Una particolarità è che questa grotta ha al suo interno una
polla d’acqua dolce
A sud - ovest dell’isola, a circa 30 metri di altezza dalla
superficie del mare, si apre la Grotta dei Colombi, dove
sono state ritrovate tracce di insediamenti umani preistorici.
La Grotta dei Colombi fu esplorata per la prima volta nel 1869
dal naturalista Giovanni Capellini, che vi scoprì un vero
archivio di oggetti di epoca preistorica quali punte di frecce,
raschiatoi di selce, punteruoli d’osso, rozze stoviglie,
conchiglie traforate e levigate e anche resti umani e di
animali. L’abbondante materiale è conservato nel Museo Civico di
La Spezia.
La costa
L’isola Palmaria è caratterizzata da una costa rocciosa che degrada a
terrazzamenti a est, mentre è più ripida verso ovest. Lungo il litorale si
trovano varie insenature, come la cala dello Schenello e la cala
della Fornace. Entrambe le spiagge sono di ghiaia e piccoli sassi.
La cala della Fornace prende il nome dalle antiche fornaci nelle quali
veniva prodotta la calce dalle rocce calcaree. Un’altra insenatura,occupata
da un’ampia spiaggia, è la cala del Pozzale che si trova proprio di
fronte all’isola del Tino. La Cala in parte ospita il campeggio riservato ai
militari dell’Aeronautica. La spiaggia è ciottolosa e sulle pietre ben
levigate e bagnate si distinguono i calcari grigi, il nero portoro ed il
tarso grigio e rosa.
La costa occidentale, la più impervia e ripida, non offre la possibilità di
approdare a spiagge; esistono soltanto alcune cale raggiungibili dal mare,
tra cui la Caletta e la Cala grande.
Infine, di fronte al promontorio dell’Arpaia dove sorge la chiesa di
San Pietro di Porto Venere, si trovano il pontile Tosi e la cala
Alberto, che chiudono a occidente il seno del Terrizzo. Qui la
scogliera è costituita interamente da massi calcarei, molti dei quali forati
dai datteri di mare. Proseguendo si raggiunge "Il Secco", una
spiaggia sabbiosa con servizi di balneazione. Qui il fondale è molto basso e
ricoperto di alghe.
Le Cave di Marmo Portoro
L’isola Palmira ospitava un tempo le cave di portoro, un marmo nero
con venature giallo-oro, vecchio di quasi 200 milioni di anni e molto
pregiato; infatti è collocato al terzo posto nella categoria dei marmi. Il
colore nero è dato dall’abbondante presenza di sostanza organica; le
striature dorate sono invece dovute a un parziale processo di
dolomitizzazione che ha distrutto, ossidandola, la sostanza organica.
L’attività estrattiva del portoro risale all’epoca romana; questo marmo
venne poi riscoperto nel XVI secolo dallo scultore genovese Domenico
Casella, che ottenne dal senato di Genova la concessione per lo
sfruttamento della roccia.
Da allora l’isola, ricca di portoro come il vicino isolotto del Tino, Porto
Venere e le sue frazioni, ha cominciato a costellarsi di cave. L’estrazione
del marmo nell’isola era però più difficoltosa rispetto a quella sulla
terraferma, in quanto la cava partiva da pochi metri sul livello del mare
per poi abbassarsi fin sotto tale livello; quindi era necessario, all’inizio
di ogni giornata, prima di poter cominciare il lavoro, estrarre l’acqua che
durante la notte entrava dentro le gallerie.
Il più spettacolare scavo si trova a 150 metri a strapiombo sul mare, nel
versante occidentale, in un luogo da vertigine. Qui la parete è verticale
con un piccolo spazio piano ritagliato faticosamente dai cavatori per la
lavorazione e l’invio dei massi che dovevano essere imbarcati laggiù, fra le
onde.
I primissimi blocchi usciti dalle cave dell’isola e dallo scalpello degli
scultori servirono per la Chiesa di Santa Maria a La Spezia e per il
Palazzo dei marchesi di Castagnola.
All’inizio dell’Ottocento si cominciò a esportare il marmo portoro in molti
paesi dell’Europa e più tardi anche in America dove per esempio rivesti la
grande sala di proiezione della Paramount. Una cava della Palmaria si
chiamava Carlo Alberto per la visita che il re di Sardegna fece all’isola il
2 ottobre del 1838. Si narra che il marmo di Portoro divenne di gran
moda nella metà dell'800 quando Virginia Oldoini, contessa di
Castiglione che fu amante di Napoleone III ottenne di far rivestire
le proprie stanze con questa pietra. Più tardi venne esportato anche negli
Stati Uniti dove per esempio si rivestì la sala di proiezione della
Paramount.
L’ultima cava esistente, quella della Caletta, situata di fronte a Tino,
venne chiusa, in seguito a un’ordinanza emessa nel 1982-83
dall’amministrazione comunale di Porto Venere, preoccupata per il degrado
ambientale divenuto ormai evidente. Qui si trovano ancora i resti di
attrezzature e blocchi di marmo. Delle trenta cave censite nel 1862, di cui
cinque all'isola Palmaria, ne rimangono aperte solo due, delle quali una a
Muzzerone, di proprietà Modesti.
Gli insediamenti militari a Palmaria
La
posizione della Palmaria, all'entrata del golfo dei Poeti, richiese
l'edificazione di opere militari, a scopo di difesa, che ancor oggi si
possono ammirare. Nell’isola Palmaria sono presenti tre fortificazioni: la
Batteria semaforo, il Forte Cavour e il Forte Umberto I.
La Batteria semaforo, situata nella sommità dell'isola e per questo
detta anche "Batteria alta?, è stata costruita come difesa e controllo
dell'entrata del golfo. La Marina Militare l'ha dotata di una stazione
semaforica per controllare il traffico navale, sia militare che civile (non
esisteva la radio) e per rilevare lo stato del mare e del tempo. Smantellata
nel 1962, per concessione al Comune di Porto Venere, oggi la Batteria,
restaurata, è diventata un Centro di educazione ambientale (CEA).
Il Forte Cavour, o Forte Palmaria, è stato costruito nelle
vicinanze della Batteria semaforica per controllare il mare aperto, l'isola
di Tino e la parte interna del golfo. Progettato prima nel periodo
napoleonico e in seguito dal governo piemontese, venne realizzato su un solo
piano invece che su due, come era stato progettato: aveva il compito di
colpire i ponti delle navi nemiche. Caratteristica la copertura, costituita
da un forte spessore di calcestruzzo ("copertura a prova di bomba"), dal
sovrastante strato di terra vegetale e dal manto di copertura in tegole per
la raccolta dell’acqua piovana. Delle tre fortificazioni è quella che versa
in più evidente stato di degrado.
Il Forte Umberto I fu concepito come opera di difesa interna e per
questo vi fu installata una cupola destinata a ospitare due cannoni e una
torre girevole; l’energia motrice per la manovra della cupola e dei cannoni
era fornita da un grosso impianto a vapore. Come "batteria bassa" doveva
battere le fiancate delle navi nemiche con proiettili dotati di un’alta
velocità iniziale e di una forte penetrazione. Negli anni '50 il Forte venne
trasformato in carcere militare; quindi, dopo un breve periodo, venne
abbandonato a se stesso. È stato infine acquistato dalla Provincia della
Spezia per diventare museo del mare.
"Dal Capo Corvo
ricco di viburni
i pini vedess'io della Palmaria
che col lutto dei marmi suoi notturni
sta solitaria "
Gabriele D'Annunzio - Laudi
Attualmente
è possibile raggiungere l'isola con imbarcazioni private oppure, nei mesi
estivi, con traghetti che la collegano a Porto Venere, Lerici e La Spezia.
Traghetto
Portovenere ?
Isola Palmaria (Punta Secco)
La Cooperativa Barcaioli Portovenere effettua il servizio di collegamento
marittimo con Punta Secco, località balneare dell’Isola Palmaria, dove è
possibile accedere alla spiaggia libera e attrezzata con lettini, ombrelloni
e Snack Bar.
Partenze da Molo Doria (Portovenere) ogni 30 minuti dalle h 9,00/h 18.45 dal
15 Giugno al 31 Agosto.
Il servizio viene effettuato solo con buone condizioni meteo-mare.
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