VISITARE
PORTO VENERE -
INFORMAZIONI E GUIDA.
Arroccata sul pittoresco promontorio occidentale del Golfo
dei Poeti, questo piccolo borgo marino e di una bellezza incredibile con le
sue sinuose case a sette e otto piani dai colori pastello che formano una
cittadella quasi inespugnabile intorno al Castello Doria.
La prima volta che vedi Porto Venere ti rendi subito conto del perché
il Golfo di La Spezia è chiamato Golfo dei Poeti. Le
antiche terre della Liguria si sono fatte belle agli occhi dei poeti
sin da tempi remoti, si mostrano a tratti aspre e a tratti docili e
delicate, a picco sul mare o del tutto immerse in esso, eleganti come
sirene. Le case dai tanti colori, illuminate dal sole con il mare a ridosso
sono uno spettacolo, la chiesa di San Pietro a picco sul mare, il Castello
Doria imponente a dominare dall'alto questo borgo antichissimo.
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"Beato te, o Poeta
della scienza che riposi in pace nel Golfo dei Poeti. Beati
voi, abitatori di questo Golfo, che avete trovato un uomo
che accoglierà degnamente le ombre dei grandi visitatori"
Sem Benelli (La cena delle beffe, 1908).
Qui
i luoghi raccontano un po' tutti del duro lavoro dell'uomo sulla
natura, che ha donato la terra da coltivare e da abitare ma che
da sempre insidia le spiaggette e le case.
Generazione dopo generazione, la scommessa sulla natura è stata vinta, ma le sfide sono
sempre presenti, insidiose. Proteggere dal mare le opere dell'uomo non è un
lavoro a tempo determinato.
Se ne accorto l'UNESCO che nel 1997 ha
promosso la località, insieme al territorio delle Cinque Terre e alle
vicine isole di Palmaria, Tino e Tinetto, Patrimonio
dell'Umanità, riconoscendo come 'universale' quel "continuo legame
tra natura e uomo, che nella storia ha saputo creare un paesaggio di
eccezionale qualità paesaggistiche".
Tra i primi poeti a restare colpiti dalla bellezza del
territorio di Porto Venere vi fu il Petrarca, che nel
Trecento, raccontava di come "A quelli che
giungono dal mare appare nel lido il porto di Venere e qui - nei colli che
ammanta l’ulivo è fama che anche Minerva scordasse per tanta dolcezza Atene
- sua patria... "
All'epoca
non era facile raggiungere la località via terra, in passato estranea alle strade
consolari costruite dai Romani. Il mare restava
la via più semplice e pratica. Eppure le origini di Porto Venere che
oggi ammiriamo in sembianze medievali, felicemente adagiata su un promontorio dell'estremità meridionale del golfo spezzino, sembrerebbero
addirittura pre-romane. Le prime testimonianze storiche risalgono al II
secolo d.C. e alla descrizione dei viaggi dell'imperatore Antonino Pio
nel Itinerarium Maritimum Imperatoris Antonini Augusti, che citavano
l'approdo romano di Portus Veneris, situato tra i territori di
Luni (l'antica
Sarzana) e Sestri Levante. Le origini parrebbero tuttavia ben
più antiche e sono fatte risalire al VI a.C., alle popolazioni
Celto-liguri. Il nome del borgo (Portus Veneris) deriva da un tempio
dedicato alla dea Venere, sulle cui fondamenta è stata edificata la
Chiesa di San Pietro. Approfondisci leggendo la
storia di Portovenere
La
difficoltà d'accesso via terra ha sicuramente contribuito nel tempo a creare
un 'idillio' territoriale, conosciuto per lo più dai monaci (che qui
costruirono chiese e santuari) e dalle più vicine potenze
militari,
Genova e di
Pisa. Le caratteristiche
storiche sono quelle tipiche del Levante spezzino, isolamento e
unitarietà hanno portato alla formazione di borghi marinai, al limite tra
terra e mare, posti tra scogliere e solchi torrentizi, circondati dai
tipici terrazzamenti collinari coltivati a vite, ulivo e alberi da frutta.
Le file chilometri dei muretti a secco, i bassi filari di arenaria riempiti
di pietrisco e terra, superavano i quattrocento metri di quota,
incrementando la produzione economica della comunità. Quella di Porto Venere
però è una storia legata più al mare che alla terra. Da piccolo centro di
pescatori, l'abitato si trasformò in un avamposto navale bizantino,
per poi diventare uno dei borghi marinari più fortificati della
Repubblica genovese. Nel Settecento, i francesi costruirono la prima
strada litoranea moderna, la cosiddetta Strada napoleonica (oggi SP
530 che ancora si percorre per arrivare), collegando l'abitato con
La Spezia e aprendo al mondo intero le bellezze paesaggistiche
del territorio. I segni della storia di Porto Venere sono ancora oggi
visibili nella porta che dà accesso all'area più antica del borgo, dove si
legge 'Colonia Januensis 1113',
così come nel castello dell'altura che domina l'abitato.
Il
Castello Doria di Porto Venere viene indicato come una delle più
maestose architetture militari delle
Repubbliche Marinare, importante avamposto genovese nelle lotte
per il controllo del Tirreno settentrionale. La sua visita è doverosa, oltre
a conoscere una delle storie più importanti dell'Italia si ha anche la
possibilità di assistere a delle interessanti mostre d'arte (e a qualche
matrimonio civile), il tutto circondati da un panorama
suggestivo con il mare che pare ovunque. Prima di arrivare al castello incontriamo il Santuario della
Madonna Bianca, noto anche come chiesa di San Lorenzo.
L'edificio
è del XII secolo e ospita quella che secondo la leggenda è la Madonna
arrivata dal mare. La Madonna Bianca è la patrona della comunità
religiosa del territorio e ogni anno è al centro di una bella
festa paesana che vede come suo punto culminante la fiaccolata del 17 agosto,
leggete semmai
eventi e feste a Porto Venere
dove si parla
anche di questa festa religiosa. Visitate l'interno della chiesa, dove sono custoditi
oggetti di particolare interesse, tra tutti i cofanetti persiani e
bizantini antichi di mille anni, il tronco di cedro che si dice
essere giunto via mare nel Duecento direttamente dal Libano, portando
con sé l'immagine della Madonna Bianca dipinta su pergamena, che il
fedele ritiene essere miracolosa (non era raro durante il periodo delle
Crociate vedere le navi di rientro dalla Terra Santa gettare in
mare le reliquie più preziose in caso di attacco dei pirati).
Dalla
piazza San Lorenzo si ammira un altro stupendo panorama che porta lo sguardo
verso il mare lontano. A distrarlo è il piccolo edificio sottostante, la
chiesa di San Pietro, situata all'estremità del promontorio roccioso
dell'abitato. Si leggano le parole di Eugenio Montale, poeta italiano
e Premio Nobel della Letteratura, che a Porto Venere dedicò le sue rime più
poetiche
" Là
fuoresce il tritone
dai
flutti che lambiscono
le soglie
d’un cristiano
tempio,
ed ogni ora prossima
è antica
"
La
duecentesca chiesa è in stile gotico-genovese e ha le stesse fondamenta di
un preesistente tempio romano, dedicato per l'appunto a Venere (da cui il
nome). Da qui, da questo luogo che ispira tranquillità e cultura, la
vista sul golfo e sulla vicina
Isola Palmaria
è superba. Se ne
accorse qualche secolo fa il famoso Lord Byron, uno dei più grandi
poeti inglesi del Romanticismo, che qui soggiornò durante i suoi intensi viaggi in
Europa. Salendo verso la chiesa di San Pietro, sulla destra trovate la Grotta di Byron;
in pratica la grotta è situata subito dopo il canale di Porto
Venere, in uno specchio d'acqua protetto dallo sperone
di una roccia che
regge la chiesa di San Pietro a sinistra e le antiche mura della guarnigione
dall’altro.
La chiamano così perché qui il poeta londinese (nato a
Londra nel 1788) amava appartarsi durante i suoi momenti di
raccoglimento e ispirazione poetica. Affacciandosi da un'apertura nelle
rocce, sopra la quale vi è un'iscrizione dedicata a Byron (vedi
sotto) si può capire perché lo scrittore amasse venire qui.
Attenti a dove mettete i piedi, se guardate per terra vedete che
le lastre di pietra sono levigate, sono lucide: sono venute qui
talmente tante persone, che il loro movimento ha lucidato e
consumato le pietre.
Poco oltre
il porticciolo e il lungomare si alza la Palazzata, così chiamata dai
liguri, una delle caratteristiche più tipiche dei borghi marini della costa
di Levante. Non è altro che l'insieme delle alte case-torre colorate, parte
del borgo più antico di Porto Venere. Percorrendo la salita di via Capellini, nel cuore storico e dopo aver fatto esperienza della serie di
scalinate, carruggi e barche 'parcheggiate' lungo la via, si consiglia di
entrare in una delle botteghe alimentari e comprare il pesto ligure
fresco, probabilmente uno dei più buoni che possiate mai assaggiare. Vi sarà anche
possibile fare scorta di calde focacce appena sfornate (provate
quella chiamata 'sgabeo', a striscioline e fritta). Focacce e pesto
potrebbero servire per una gita fuori porto nelle località vicine,
tra tutte quella di Le Grazie, verso l'interno del golfo, un altro
piccolo borgo ricco di suggestione, oppure le isole di Palmaria,
Tino e Tinetto, anch'esse come ricordato
parte del patrimonio
UNESCO. In particolare, nella prima, la più grande, sono presenti diverse
grotte d'interesse naturalistico e archeologico che in dialetto locale
vengono chiamate 'balme', sono la Grotta Azzurra e la
Grotta dei Colombi (si noti che alcune zone delle isole sono sede della
Marina Militare e quindi vietate all'accesso).
Il rientro
a Porto Venere, con il traghetto, regala momenti indimenticabili. La luce
del tramonto ricopre le case, il porticciolo, le chiese e le forti rocce...
il piacere della visita diventa ancora più grande quando si ricorda che uno
dei più grandi alpinisti italiani, Walter Bonatti, riposa proprio
qui, nel piccolo camposanto comunale affacciato sul mare.
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