VISITARE
MONTEROSSO -
INFORMAZIONI E GUIDA.
È il borgo delle
Cinque Terre più accessibile in auto e l'unico a sfoggiare un vero e proprio tratto di
spiaggia. Il villaggio, noto per i suoi
alberi di limone e le acciughe, è delizioso e molto piacevole. Diviso in
due, la sua metà nuova e quella vecchia sono collegate da un tunnel
sotterraneo scavato sotto il promontorio di San Cristoforo.
Monterosso
si affaccia sul mare in un'insenatura protetta dai caratteristici
terrazzamenti delle
Cinque Terre. Alberi di limoni, viti e ulivi
sembrano rincorrersi ripidi e veloci fino a giù, nelle acque cristalline,
affiancati da una natura dallo spirito ancora fanciullo e a tratti
incontaminato. Siamo nella terra cara a Eugenio Montale, scrittore e
poeta italiano (Premio Nobel per la Letteratura nel 1975), che qui amava
trascorrere momenti di tranquillità ed ispirazione poetica.
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Una
delle località più belle e turistiche del Levante ligure e di quel tratto
di costa che è orgoglio d'Italia. Tra carrugi e piazzette, barchette e verdi
colline, si esplorano luoghi cari a grandi artisti e a comuni cittadini, ad
eroi del passato e del presente, che un giorno ritorneranno ad osservare il
mare imperioso e occhieggiante dalle cime più alte, dove tutto domina. Le
Cinque Terre sono parte di un tratto della costa ligure di Levante
che si estende per circa 18 km in un territorio paradisiaco. Nel 1997,
Monterosso e le località di
Riomaggiore,
Manarola,
Corniglia,
Vernazza sono state elencate dall'UNESCO
patrimonio dell'Umanità, insieme alla località di
Portovenere
e le isole
Palmaria,
Tino
e Tinetto.
A
Monterosso, come nella maggior parte delle località costiere della
Liguria, il mare e la terra sono
stretti in un abbraccio: da una parte è il mare "che
scaglia a scaglia, livido muta color",
e poi "orti assetati"
e tante "creuza de mà"
dall'altra, così come descriveva lo stesso Montale e come anche cantava
De André nella sua
Genova,
"Ambre de môri / môri de mainæ
/ dónde ne vegnî, / dôve l'é ch'anæ?", là dove anche a Monterosso sono presenti i viottoli (i creuza de mà per
l'appunto), tipici, e poi le mulattiere e le scalinate, che delimitano i
confini del proprio uscio di casa, verso il mare e verso l'alto, la terra
interna.
"Da qui i vigneti illuminati dall'occhio
benefico del sole e dilettissimi a Bacco si affacciano su Monte Rosso e sui
gioghi di Corniglia, ovunque celebrati per il dolce vino" Francesco
Petrarca
In
totale, gli abitanti residenti a Monteresso al Mare (suo nome
ufficiale) sono circa 1500, si concentrano in un lembo di terra protetto da
una scogliera, Punta Mesco, nella parte alta, e dalla frazione di
Fegina, nel basso, raggiungibile tramite un piccolo tunnel di pochi
metri. Fa parte dell'abitato anche il piccolo nucleo di Pignone.
La Speziae Genova distano rispettivamente 34 e 90 km. Il territorio ha una lunga
storia di insediamenti e migrazioni, iniziate con i Liguri,
nell'antichità pre-romana, e continuata nel tempo con Romani, Longobardi,
Genovesi e Francesi (di Napoleone). Come molte altre località
costiere del Mediterraneo, le scorrerie dei pirati Saraceni costrinsero i
pochi abitanti del territorio a concentrare le abitazioni più all'interno ed
a ridirigersi verso la costa solo dopo il diminuito pericolo. Fu così che
intorno al secondo decennio dell'anno 1000 venne creato il primo nucleo di
Monterosso, cresciuto fino a diventare nel corso della storia il borgo più
grande e mondano delle Cinque Terre.
Monterosso
vanta bellissime spiagge ed orgogliose scogliere. Quella che più di tutte
cattura l'attenzione è la spiaggia dei Giganti, così chiamata per la
splendida statua di Nettuno realizzata nel 1910 dall'architetto
Francesco Levacher e dallo scultore Arrigo Minerbi. La grande
figura del dio dei mari è alta 14 metri ed è rappresentata sostenere la
roccia (quasi si fonde in essa) e rivolta verso il mare.
Il Gigante di
Monterosso, come viene spesso chiamato dagli abitanti locali, venne
creato per decorare il vecchio belvedere e la retrostante pista da
ballo della Villa Pastine, di cui oggi resta solo la torre (la casa
andò distrutta durante la guerra). La spiaggia di Monterosso è la più
grande e frequentata della zona, si scopre ogni estate ricca di turisti,
italiani e stranieri, che amano rilassarsi ai piedi del bel borgo. Poco più
su, al lato, s'intravede la Torre Aurora, del XVI secolo, situata
nell'estremità del Colle di San Cristoforo; ancora oggi è considerata
il punto divisorio tra il vecchio borgo di Monterosso e il nuovo
borgo di Fegina.
Le
due zone sono collegate dalla Passeggiata Lungomare della Via Fegina,
che verso sud arriva dritta nella parte più antica del borgo, quella che
sale verso la collina. Qui, nella piazza del centro storico, è situata la
trecentesca chiesa di San Giovanni Battista, del 1277-1307, un
bell'edificio in stile gotico ligure noto per il grande rosone centrale e la
facciata a strisce orizzontali bianche e scure. Altra struttura di grande
interesse è la chiesa di San Francesco, sul colle
dei Cappuccini,
che con l'annesso monastero è un punto fermo della comunità territoriale
della zona. La chiesa venne edificata nei primi decenni del Seicento durante
il vescovato di Luni e
Sarzana e conserva al suo interno importanti opere d'arte di
inestimabile valore: una tela attribuita ad Antoon van Van Dick,
celebre pittore fiammingo originario di
Anversa, e pezzi d'arte di Bernardo Castello, Giuseppe
Palmieri, Luca Cambiaso (uno degli artisti più fiorenti del
manierismo genovese) e Bernardo Strozzi.
Nel
Seicento venne completato anche l'Eremo di Sant'Antonio del Mesco, un
edificio religioso situato lungo un sentiero che porta all'area boschiva
dell'omonima scogliera. Il panorama quassù è a dir poco mozzafiato, lo
sguardo si posa fino all'orizzonte e verso il mare lontano, arriva oltre il
confine delle Cinque Terre, fino alle scogliere di Portofino e all'isola
di Palmaria. Altro importante edificio religioso è il Santuario di
Nostra Signora di Soviore, uno dei Santuari delle Cinque Terre.
Nasce nel XIII secolo grazie ad una leggenda popolare legata al rinvenimento
di un'immagine sacra della Madonna, nascosta qualche secolo prima dalla
furia dei Longobardi di re Rotari.
Il Santuario di Monterosso è oggi
un'importante punto di ritrovo dello scautismo italiano ed è situato
lungo la SP 38, non lontano dal comune di Levanto. All'interno
dell'edificio si ammirano diversi cicli di affreschi, nel soffitto a volta e
nelle pareti. Non si manchi la visita alla cappella laterale, dove sono
conservati numerosi ex voto delle famiglie dei marinai. Il santuario di
Soviore è parte dell'itinerario dei Santuari delle Cinque Terre che
comprende anche il Santuario di Nostra Signora di Montenero a
Riomaggiore, Santuario di Nostra Signora della Salute a Manarola, il
Santuario di Nostra Signora delle Grazie a Corniglia e il
Santuario di Nostra Signora di Reggio a Vernazza.
Poco
oltre, verso il cimitero comunale, si notano le rovine dell'antico
Castello di Monterosso, un tempo appartenente ai conti degli
Obertenghi, un'antica famiglia di origine longobarda. Sorge su uno
sperono roccioso, a strapiombo sul mare e fu nel tempo ristrutturato dai
genovesi. Oggi restano alcuni tratti di mura, merlate, e alcune torri. Da
tutte queste costruzioni si nota quanto possa essere stata florida la
comunità di Monterosso nel passato. La parte più antica dell'abitato,
raccolta al di sotto e lungo il torrente Buranco, fu eletta a
Podesteria comunale, anche in virtù della fiorente attività agricola e
tonnara.
Non si manchi infine di visitare l'area
della Villa estiva di Montale, di inizio Novecento, alle pendici del
Mesco, che il poeta amava chiamare 'la pagoda giallognola'. Oggi la
villa è residenza privata, non visitabile all'interno, ma i luoghi che la
circondano sono un chiaro esempio della bellezza naturale di tutto il
territorio. Gli itinerari dedicati al legame tra Eugenio Montale e
Monterosso sono numerosi, organizzati dalle associazioni culturali della
zona e di grande fascino letterario e naturalistico. Punta Mesco è
uno degli ultimi incontri della nostra visita a Monterosso, la lasciamo per
raggiungere il piccolo centro di Levanto, in un percorso che arriva fino al
vecchio faro segnaletico, ormai abbandonato, e che qui tutti chiamano il 'semaforo'.
Alle spalle il vecchio Eremo di Sant'Antonio ci fa compagnia, mentre al lato
il richiamo del mare e la docile brezza annunciano uno spettacolare
tramonto...
La pioggia stanca la terra, di poi;
s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
Eugenio Montale, I Limoni (da
Ossi di Seppia, 1925)
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