VISITARE
TRIESTE
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INFORMAZIONI E GUIDA.
Città di confine di mondi e parlate diverse, di mare e di
cultura, Trieste è un affascinante miscuglio di stili
e influenze che continuano a sedurre e incantare.
Trieste
è una delle più belle e affascinati città italiane,
crocevia di mondi latini, tedeschi e slavi. Una città
dai numerosi confini, non solo geografici ma anche culturali
e storici. La conosciamo per il suo vento, quello che
ci raccontavano i nostri padri che da qui sono passati
a fare la guerra; quel vento che, come scriveva Stendhal,
"ti fa tenere il cappello", perché altrimenti
ti scompiglia l'identità...il passato, il
presente e il futuro.
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Trieste
è elegante, sincera e misteriosa. Si sente parlare poco di
lei, perché non è interessata a farsi vedere, gelosa
di custodire un patrimonio intellettuale che le altre, le
città ad ovest, non hanno. Il
vento di Bora, quello che soffia forte, anzi fortissimo,
da ottobre a marzo, arriva da est e poi da nord, e da est e
da nord lungo i secoli ha portato con se il richiamo di antiche
leggende, arrivate a noi da un antico territorio, quello istriano,
abitato dalle popolazioni illiriche e da quelle che gli
studiosi chiamano culture dei 'castellieri' dell'Età
del bronzo e del ferro.
Ma si sa, le leggende diventano
sempre storia quando la curiosità induce ad una indagine più
approfondita, e la storia di Trieste racconta di una
Tergeste romana, che andava affermandosi come crocevia
commerciale e che venne definitivamente colonizzata in epoca
cesariana nel I secolo a.C. Com'era il vento di bora
nella Trieste romana? Era forte quanto quello d'epoca
Bizantina? O Longobarda? Cos'è che spazzava via e che
portava con se?
Il
detto, oggi come allora, diceva che in tre giorni "la Bora
nassi in Dalmazia, la se scadena a Trieste e la mori a Venessia",
nasce dalle coste della Croazia e muore a
Venezia.
Di passaggio si ferma a Trieste, scatenando tutta la sua furia.
Cosa portava con se il freddo vento d'Oriente? Di certo,
alla potente Repubblica della Serenissima, sua rivale
di sempre, Trieste pensò bene di lasciare solo gli ultimi, lievi,
sospiri di un vento che nelle sue acque andava a morire, niente
di più.
Da quando la città si affidò alla protezione degli austriaci,
nel 1382, i veneziani non facevano più paura, mentre d'altra
parte gli Asburgo si guadagnavano un bel pezzo di storia
tutta triestina. In poco meno di tre secoli Trieste si sarebbe
trasformata nel principale scalo portuale dell'impero austro-ungarico
sull'Adriatico, superando del tutto Venezia. Il periodo di maggiore
splendore della città iniziò grazie a Carlo VI, che nel
1719 concesse a Trieste lo status di porto franco, e
si ampliò con l'imperatrice Maria Teresa, alla
quale si deve un primo grande impulso di sviluppo urbano e architettonico.
Sotto un video di un triestino doc come Enrico Rava,
che può fare benissimo da colonna sonora di questo articolo
sulla sua città.
C'è a Trieste una via dove mi specchio
| nei lunghi giorni di chiusa tristezza: | si chiama Via del
Lazzaretto Vecchio. | Tra case come ospizi antiche uguali, |
ha una sola nota d'alleggrezza: | il mare in fondo alle sue
laterali |...A Trieste ove sono tristezze molte, | e bellezze
di cielo e di contrada, | c'è un'erta che si chiama Via del
Monte. Tre Vie, Umberto Saba
All'Austria
appartengono ancora oggi molte atmosfere proprie della città.
Le incontriamo inconfutabili tra le caffetterie di Trieste,
in particolare quelle situate a pochi passi dal mare, nella
piazza Unità d'Italia. I triestini amano passare il pomeriggio
seduti al tavolo di un caffè, s'incontrano, chiacchierano del
mondo e della città, del vicino mare e di quello lontano; parlano
del nuovo che arriva e che sembra voler portare via le vecchie
'jazere', le antiche ghiacciaie che si affacciavano
alle finestre delle case e che quando passava il vento freddo
di bora, diventavano un frigorifero a 'costo zero'.
Ma l'antico
a Trieste non muore mai e questo lo sanno anche i
vecchi,
che oggi raccontano di una città che ha visto arrivare le genti
più diverse, tedeschi, boemi, slavi,
greci, ebrei. Lo sanno le chiese di Trieste,
aperte al culto serbo-ortodosso (la chiesa di San
Spirone), alla pratica cattolica (quella di Sant'Agostino
Taumaturgo), a quella greco-ortodossa (la chiesa
di San Nicolò sulle Rive) o ebraico (la Sinagoga di Trieste,
in via San Francesco, indicata come una delle più
grandi d'Europa).
L'area che si affaccia sul porto, compresa
tra la stazione e il Museo del Mare è quella che più
rappresenta lo spirito di questa città, vi troviamo il famoso
Caffè degli Specchi, che nell'Ottocento già raccoglieva
le grandi conversazioni e conciliaboli di gente come Joyce,
Rilke, Umberto Saba e
Italo Svevo , intenti
a discutere di mondi che stavano per finire e di futuri incerti
che stavano incominciando. Molti sconvolgimenti politici hanno
prodotto finissime riflessioni di intellettuali nati a Trieste
e che a Trieste hanno trovato il loro habitat creativo.
La
Trieste del Novecento giunse ad inglobare i rioni periferici,
dando impulso all'economia industriale seguita all'annessione
al Regno d'Italia nel 1918. Il secondo dopoguerra,
tuttavia, non portò a nuovi marcati slanci economici e la perdita
dei territori interni non facilitò di certo le cose. La città
attuale si muove a passi non frettolosi, che ci piace definire
pacati e non lenti. Sono quelli di una città di provincia,
che dolcemente sembra bearsi delle propria tranquillità, quella
tutto sommato di elegante periferia italiana, benestante e distante
anni luce dalle nevrosi tipiche delle città più grandi.
La
Piazza dell'Unità d'Italia offre un maestoso squarcio sul mare.
Di fronte si trovano l'ottocentesco Palazzo Comunale
con uno stile che ricorda la lontana Bisanzio, la colonna
barocca sormontata dalla statua di Carlo VI e la
fontana dei Quattro continenti. Lungo il lato destro
della piazza si allineano il Palazzo del Lloyd Triestino,
proverbiale e antica compagnia di navigazione con due fontane
allegoriche sulla facciata, un maestoso albergo e il settecentesco
Palazzo Pitteri.
Sul lato opposto, invece, il sopraccennato
caffè degli Specchi ospitato nel Palazzo Stratti e il
Palazzo del Governo. Allontanarsi dal mare significa
addentrarsi in un labirinto di viuzze antiche, brulicanti di
vita, di osterie e locali. Si oltrepassa la Piazza Piccola,
la via della Muda Vecchia e si arriva fino alla scala
Medaglie d'Oro ed ai resti dell'antico Teatro Romano.
Inizia la salita verso il colle San Giusto, il nucleo
più antico della città, fino al XVIII secolo circondato da mura.
La prima tappa è costituita dalla chiesa di Santa Maria Maggiore,
con facciata barocca.
Immediatamente
vicina si trova la piccola basilica di San Silvestro,
in stile romanico e con un semplice rosone. Procedendo
s'incontrano l'Arco di Riccardo, una delle antiche porte
d'epoca romana volute dall'imperatore Ottaviano, l'ottocentesca
Villa Pancera e l'Istituto Carducci, nelle cui
cantine si trovano i resti di una basilica cimiteriale paleocristiana.
Il Civico Museo di Storia e Arte si posiziona poco distante
e custodisce prevalentemente raccolte archeologiche di collezionisti
dell'Ottocento ( ritrovamenti preistorici della zona, reperti
d'arte greca, romana ed egizia) e annesse sala di numismatica
e sala di stampe e disegni (tra cui una collezione del Tiepolo).
Appartiene al museo il cosiddetto Orto Lapidario, con
epigrafi e frammenti architettonici romani.
In
cima al colle sorge la Cattedrale di San Giusto e, sul
suo fianco, la piccola chiesa di San Michele al Canale.
Quella di San Giusto è una delle strutture più rappresentative
di Trieste: un'armoniosa architettura romanica con facciata
decorata da un rosone centrale in stile gotico ed un possente
campanile a torrione, che sfrutta il propileo di un tempio romano.
L'interno a cinque navate asimmetriche mette in evidenza come
l'edificio sia il risultato dell'unione di due chiese precedenti.
Alcune parti sono state rifatte all'inizio del '900, ma in quelle
originali sono ancora visibili diversi affreschi romanici, come
quello della 'Vergine in trono e il Figlio benedicente e circondata
dagli arcangeli Michele e Gabriele'.
Ai margini della
piazza della cattedrale è situato l'antico
Castello di San
Giusto,
del 1470, una fortezza edificata da Federico III per
i capitani imperiali stranieri. Ritornando indietro verso il
mare, si raggiunge nuovamente Piazza dell'Unità d'Italia
e Piazza della Borsa, dove si ammira il bel Palazzo
della Borsa Vecchia, classe 1806-1809, e la meridiana che
un tempo segnava la fine delle contrattazioni commerciali. Il
palazzo si affaccia sul suggestivo scorcio del Canal Grande
di Trieste, una piccola insenatura d'acqua che dal mare
arriva fino alla chiesa di Sant'Antonio. Scavato a metà del
Settecento per permettere lo scarico delle merci dal porto direttamente
ai magazzini, il canale offre uno dei panorami più belli di
Trieste con Palazzo Carciotti, Palazzo Aedes e
la neoclassica chiesa della Ss. Trinità sullo sfondo.
Il
borgo teresiano si sviluppa fra Piazza Ponterosso
e corso Italia, in una passeggiata che permette di vedere
altri importanti istituti culturali di Trieste, come il Museo
Scaramangà di Altomonte o il Museo della comunità
ebraica. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento
Trieste andò incontro ad una nuova fase di espansione che oggi
si esprime nell'area compresa tra via Carducci,
l'alberato viale XX Settembre con il bel Teatro
Eden in stile liberty, il Politeama Rossetti
e il vastissimo Boschetto, parco cittadino con annesso
Orto Botanico, nato anch'esso a metà dell'Ottocento.
In piazza della Libertà si trova la Galleria nazionale
d'Arte antica con una piacevole collezione di dipinti che
vanno dal XV al XIX secolo. In quest'area del centro di Trieste
troviamo anche il Museo Revoltella o Galleria D'arte
Moderna che espone un'importante raccolta di scultura e
pittura del XVIII e XIX secolo, mentre il Civico Museo di
Storia naturale mette a disposizione collezioni di paleontologia,
zoologia, entomologia, botanica, ecc. Il Civico Museo Sartorio
si sviluppa all'interno di un'elegante casa ottocentesca
e offre ceramiche, porcellane, ambienti arredati e quadri del
Sei-Settecento.
Le
cose da vedere a Trieste
sembrano non finire mai, ma non si può lasciare la città senza
aver visitato due delle maggiori attrazioni storiche della città,
situate lungo il golfo e la costa: il Castello di Miramare,
icona triestina per eccellenza, edificata nella seconda metà
dell'Ottocento in pietra bianca d'Istria e legato a Massimiliano
d'Asburgo e Carlotta del Belgio, e il Faro della Vittoria,
che dal suoi settanta metri illumina il golfo di Trieste fino
ad oltre trenta miglia nautiche. In lontananza, i traghetti
si dirigono sempre più verso il largo e la partenza non è mai
stata tanto segnata da un'impressione quasi furtiva, quella
dove mare e montagna paiono quasi toccarsi. Il mare, il porto,
il tramonto, che nel tardo pomeriggio tinge di rosa i palazzi
di Piazza dell'Unità d'Italia; e dietro, sullo sfondo, le
Dolomiti innevate.
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