Trieste e i suoi dintorni: una grande varietà
Trieste è una città molto bella
affascinante e soprattutto varia, interessante di per sé oltre che per la
sua posizione geografica che nell'arco di veramente pochissimi chilometri
mette insieme mare e costa, campagna e altipiano carsico, le montagne
della Slovenia poco distanti fino ad arrivare alla sua bella capitale
Lubiana (che dista circa un'ora di autostrada)
e l'Istria, penisola interessante dal punto di vista delle
destinazioni balneari (Rovigno su tutte lungo la costa, ma anche Parenzo,
Isola in Slovenia e Abbazia, oltre alle isole Brioni). |
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Il panorama
collinare che per certi versi ricorda la Toscana ed i graziosi paesini in
stile veneziano anche nell'interno (non perdetevi Montona e Grisignana se
siete da quelle parti, e neanche il più piccolo comune al mondo, Hum, un
grazioso nucleo fortificato di case e giardini).
Volendo restare però nelle immediate vicinanze
del capoluogo giuliano (non chiamatelo friulano, il Friuli e la
Venezia Giulia sono due mondi quasi opposti non solo
paesaggisticamente ma anche culturalmente e linguisticamente, due ceppi
incredibilmente distanti nonostante la breve distanza geografica che li
separa), sono molte le destinazioni interessanti fuori dal territorio
comunale.
Il borgo marinaro di Muggia
Il Comune di Muggia è il primo comune dell'Istria,
situato a ridosso dei confini sloveni di Rabuiese (il più trafficato), e
Lazzaretto, proprio sul mare. È facilmente raggiungibile da Trieste anche
in autobus. Muggia racchiude un borgo marinaro in stile veneziano con un
porticciolo caratteristico, un castello, una bella campagna sulle
colline che si ergono subito a ridosso del centro, e una zona archeologica.
Partiamo da quest'ultima: il parco Archeologico
di Muggia Vecchia si trova sul colle alle spalle dell'attuale paese ed è
caratterizzato da una chiesetta del 13° secolo, suddivisa in 3 navate e
arricchita da affreschi del 14° e 15° secolo, oltre che da altri resti
archeologici lungo la strada antica e delle mura di cinta. Da qua si gode
anche di un'ottima vista su tutto il golfo di Muggia e di Trieste, con una
panoramica completa fino ad oltre il
Castello di Miramare,
quindi se
siete amanti dei panorami di mare un salto da queste parti è consigliato
caldamente.
Il castello di Muggia è invece situato
nella parte alta del paese, proprio sopra al porticciolo: costruito nel 1374
e successivamente ampliato, è di proprietà privata e di conseguenza è
visitabile solo in occasioni particolari, come l'iniziativa "
Castelli
aperti" o per vari eventi, concerti e simili. Del nucleo originale del
castello, costruito con blocchi di pietra arenaria, oggi resta poco.
Probabilmente su questo colle sorgeva in epoca romana un castelliere poi
trasformato in torre. Da non perdere a Muggia anche il duomo, edificio
bianco con un imponente e bellissimo rosone sulla facciata che dà
direttamente sulla piazza principale, piazza Marconi, dove troviamo anche il
Comune con il suo porticato.
Perdetevi (per modo di dire, il centro è
minuscolo) per le calli tutte intorno, sembra di essere in una Venezia
senza canali, e approfittate delle numerose osterie sparse ovunque, dove
gustare i piatti di pesce tipici di questo borgo marinaro: sardoni in savor
(sardine marinate), cozze alla scottadeo (una sorta di impepata di cozze),
scampi alla busara, fritture varie da accompagnare con i vini bianchi del
Carso (malvasia o vitovska).
Tra gli eventi, è celebre da queste parti il
Carnevale Muggesano, molto sentito e frequentato, sia la sua sfilata
pomeridiana di carri che le celebrazioni notturne che vedono questa piccola
cittadina letteralmente invasa di persone nel weekend finale di carnevale.
Se invece volete proseguire per la Slovenia, vi
consigliamo un confine alternativo al valico utilizzato da tutti (Rabuiese):
anche se con l'entrata in Europa della Slovenia non ci sono più controlli
alla dogana e quindi non serve più ad evitare le code, la strada che parte
da Muggia e corre lungo il mare fino al confine di Lazzaretto, da dove poi
proseguire per Ancarano e Capodistria, è sicuramente più affascinante.
Il Castello di Duino e il sentieri Rilke,
entrambi a picco sul mare
Dall'altra parte del golfo di Trieste rispetto a
Muggia, poco prima di Monfalcone e dell'inizio della provincia di Gorizia,
c'è il paese di Duino, che vanta un castello costruito su una roccia
carsica a picco sul mare e che, anche solo per il panorama splendido sul
mare e sulla città da lontano, meriterebbe una visita. Sorge all'interno di
un parco molto ricco di fiori e piante di ogni specie tra quelle tipiche dei
paesaggi mediterranei, che a seconda della stagione creano giochi di colore
sullo sfondo blu del mare su cui si affacciano grazie a vari terrazzamenti,
a cui si giunge con vialetti adornati da statue e vari resti archeologici.
Le sale all'interno del castello sono visitabili: in particolare risaltano
la scalinata del
Palladio e il pianoforte del 1810 che fu suonato da Listz,
oltre alla torre trecentesca.
Una leggenda narra di una Dama Bianca che
fu gettata dal marito dalle mura del castello, ma magicamente il suo copro
si trasformò in roccia prima di cadere sugli scogli, che è ancora là, a
picco sulla baietta a fianco dei resti del piccolo antico maniero di Duino,
situato proprio davanti a quello attuale.
Il castello di Duino è stato nel tempo meta di
artisti e letterati come
Liszt, D'annunzio, Rilke,
Twain, Strauss e, si
dice, anche Dante. A proposito di Rilke, se siete da queste parti non
perdetevi il sentiero a lui intitolato: una passeggiata che parte
proprio da Duino (accanto al cortile del Collegio del Mondo Unito
dell'Adriatico, una scuola internazionale che ospita giovani talenti da
tutto il mondo) e, passando per boschi e rocce carsiche a picco sul mare e
con vista su falesie e faraglioni, conduce verso est fino alla baia di
Sistiana, una delle mete balneari più gettonate del golfo. Anche a Duino si
arriva facilmente in autobus da Trieste.
Val Rosandra: paesaggio montano a pochi
chilometri dal mare
Situata a sudest della città, questa valle corre
lungo il confine sloveno, lungo l'omonimo torrente, l'unico che non scorre
sotto terra in tutto l'altipiano del Carso.
Questa valle è completamente rocciosa, ed è un
paesaggio molto particolare perché le pareti ripide di roccia bianca
ricordano più zone di alta montagna che una valle situata a pochi chilometri
dal mare. La passeggiata parte dal paese di Bagnoli della Rosandra
(raggiungibile in autobus) e costeggia prima il torrente e poi si inerpica
fino all'isolatissima chiesetta di Santa Maria in Siaris, incastonata
su una ripida parete di roccia carsica. Percorrendo il corso del torrente ci
si imbatte anche in cascate e piscine naturali dove in estate si può anche
fare il bagno, anche se l'acqua non è mai caldissima. Lungo il torrente si
trovano anche i resti dei mulini che servivano a trattare ed elaborare le
spezie che giungevano in porto da tutto il mondo ed erano destinate a tutta
l'Europa centrale ed orientale.
Da non perdere per avere una bella visuale
dall'alto su tutta la Val Rosandra, la Strada ciclabile della Rosandra,
percorribile tranquillamente anche a piedi senza necessità di essere atleti.
Questa collega il quartiere popolare cittadino di San Giacomo al paese
carsico di Draga Sant'Elia e poi, proseguendo per qualche altro chilometro,
fino a quello sloveno di Kozina: nonostante la lunghezza di circa 13km ed il
dislivello non trascurabile, la pendenza è sempre molto dolce, perché questa
pista è stata costruita sul percorso di una vecchia ferrovia, pertanto
l'inclinazione è lieve ma costante per tutta la sua lunghezza. È molto
affascinante passare da un panorama pienamente cittadino, ad orti e giardini
urbani, passando via via ad un panorama sempre più di campagna, ai piccoli
abitati del Carso Orientale passando accanto a vecchie stazioni, recinti di
animali domestici e numerosi punti di osservazione dall'alto della valle,
per giungere poi ai boschi della Slovenia.
La Grotta Gigante
Vicino al paese di Sgonìco, nell'Altipiano Ovest,
vicino al mare in termini di chilometri ma a qualche centinaio di metri di
dislivello ed immerso in pieno paesaggio carsico, si trova la Grotta
Gigante, con il suo attiguo conglomerato di case (Borgo Grotta Gigante). Il
nome le rende giustizia, dato che si tratta della cavità sotterranea
turistica più ampia al mondo, uno spazio immenso largo 60 metri, lungo
280, con una cupola di 107 metri e una profondità di 120. Fu esplorata per
la prima volta nel 1840, quando si cercava di seguire il percorso
sotterraneo del fiume Timavo. La grotta è aperta al pubblico dal 1908 e poi
illuminata elettricamente 50 anni dopo, rendendo possibile l'osservazione
della sua immensa volta nella sua interezza.
La grotta è visitabile con una visita di circa
un'ora di durata, in cui si scende per un centinaio di metri di dislivello
tramite 500 scalini in discesa e poi altrettanti il salita dalla parte
opposta, attraverso un paesaggio fatto di stalattiti e stalagmiti sorte
dalla roccia carsica. La temperatura è costantemente, per tutto l'anno,
sugli 11 gradi e l'umidità molto elevata, quindi si raccomanda un
abbigliamento adeguato.
Orari:
Da ottobre a marzo: 10-16
Da aprile a settembre: 10-18
Visite guidate ogni ora, chiuso ogni lunedì non
festivo da settembre a giugno, l'1 gennaio e il 25 dicembre
Biglietti: interi 11 euro, ridotti 9 e 8
euro
Le foibe
Si tratta di una sorta di crepacci naturali,
delle cavità relativamente strette e molto profonde aperte nella roccia
carsica nell'altipiano, scavate dall'erosione idrica ad opera di pioggia e
torrenti sotterranei e che hanno una forma ad imbuto e arrivano a
raggiungere anche i 200 metri di profondità. Assieme alle doline, delle
depressioni del terreno e della roccia, solitamente di forma circolare, che
sprofondano anche per molti metri per lo stesso motivo, costituiscono una
peculiarità tipica dell'altipiano carsico.
Le foibe sono associate all'uccisione di massa ad
opera dell'esercito jugoslavo del maresciallo Tito di fascisti e
simpatizzanti, che venivano gettati giù per questi crepacci durante e dopo
la Seconda Guerra Mondiale. La più nota ed emblematica è la foiba di
Basovizza (paese carsico vicino al confine), oggi chiusa da un monumento
commemorativo, con accanto un memoriale.
Il Santuario e la Rocca di Monrupino
Situato in alto su un colle sopra al piccolo paese
di confine di Monrupino (a metà strada tra Opicina ed il confine di
Fernetti, quello attraverso il quale si raggiunge prima Postumia e poi
Lubiana), è un punto di osservazione incantevole su tutto l'altipiano
carsico, lasciando allo sguardo la possibilità di perdersi fino al mare
sullo sfondo, anche se dal panorama circostante sembra di essere molto più
in alto e più distanti dal mare. Se amate le fotografie, da qua potrete
sbizzarrirvi in giornate particolarmente limpide. Il colle fu occupato dai
romani, che costruirono un castelliere alle sue basi, le cui mura arrivavano
alla fortificazione all'interno di cui i templari costruirono la chiesa
originaria, la cui parte più antica è l'abside in stile gotico. La chiesa fu
ingrandita nel '500, e allora fu costruito anche l'attuale campanile. Sempre
nel '500 furono edificati altri edifici con tetti in pietra e piccole
finestre, addossati al muro di questa rocca che incornicia un piazzale
panoramico di grande effetto.
Osmize
Non potete andarvene da Trieste senza aver
mangiato in un'osmiza, punto di ritrovo enogastronomico molto diffuso
e popolarissimo tra i locali su tutto l'altipiano carsico. Si tratta di un
esercizio a conduzione familiare, dove si possono consumare solo alimenti
(salumi, formaggi, uova, verdure sott'olio, dolci, pane) e bevande (vino e
liquori) prodotti dai gestori stessi. La loro attività principale non
è questa, bensì la produzione di vino e di questi alimenti, e la legge
consente loro di aprire le loro case (spesso con ampi giardini, ma anche
grandi sale interne) per un periodo di tempo molto limitato durante l'anno.
Per questo, un'osmiza apre normalmente 2-3 volte all'anno per poche
settimane: normalmente, visto che si tratta appunto di abitazioni e non di
vere e proprie osterie, non esistono cartelli ed insegne e le strade del
Carso sono disseminate di "
frasche" (rami di albero) con frecce rosse
che indicano la strada per trovare l'osmiza aperta in quel periodo. Fino a
non molti anni fa questo era l'unico modo oltre al passaparola di sapere
quali di questi locali erano aperti ogni volta, mentre oggi grazie a
Internet, alle app per smartphone o alla lista sul giornale cartaceo
triestino in lingua slovena Primorski Dnevnik, è più facile informarsi anche
prima di partire. Il bello è però anche andare alla scoperta: ne esistono
decine e decine, alcune in posti veramente incantevoli (vista mare
mozzafiato, immerse nei vigneti, in borghi carsici caratteristici, al
limitare del bosco), altre si distinguono più per la qualità di uno o
dell'altro prodotto. Il vino più tipico che tutte offrono si chiama
terrano: molto forte e corposo, vagamente aspro, "
dipinge" il
bicchiere lasciando un alone rosso dopo aver bevuto. Molto buono è anche il
liquore di terrano che normalmente si ordina a fine pasto.
Unico problema: a parte le osmize all'interno dei
paesi raggiungibili in autobus, per le altre è necessaria un'auto, e poi
seguire le frasche e le frecce rosse con sopra scritto il nome della singola
osmiza, quasi sempre di origine slovena visto che la maggior parte degli
abitanti del Carso appartiene alla minoranza slovena.
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