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Anniversario
del visionario capolavoro di Charlie Chaplin che
magistralmente satireggiò sulla disumanizzazione del lavoro
e la vita alienata nelle moderne metropoli industriali.
Nel 1936 usciva Tempi Moderni (Modern
Times) di Charlie Chaplin, Charlot,
una grande satira, sempre attuale, e anticipatrice
sulla tecnologia (non necessariamente positiva),
sull'industria che si automatizzava facendo sempre
di più a meno dell'uomo (con il fresco ricordo dei
milioni di disoccupati dopo la crisi del 1929) e sul
sistema del profitto, che poteva creare alienazione
e diseguaglianza sociale. Chaplin, in
un’epoca nella quale il cinema sonoro iniziava a
spopolare, decise di andare in controtendenza e
stupire il pubblico proiettando un film
muto, per assaporare qualcosa di autentico, che
si stava perdendo.
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Tutti hanno in
mente alcuni momenti salienti di questo film, scolpiti nella
memoria collettiva: Charlot che mette in crisi la catena di
montaggio, gli operai sorvegliati dal circuito televiso
interno, la mostruosa "macchina per mangiare", e l'omino che
si allontana da Paulette Goddard alla ricerca di un
mondo migliore.
Il primo film
sonoro "Il Cantante di Jazz" era già stato proiettato
da diversi anni e tutte le case cinematografiche, oramai
andavano alla grande con la nuova tecnologia che permetteva
di "sentire" gli attori come se fossero vivi. Solo un
personaggio ormai famoso in tutto il mondo, del calibro di
Charlie Chaplin poteva continuare a credere nella potenza
del cinema muto. Solo lui poteva credere fino
in fondo nel potere della gestualità e ideare un film nel
quale i gesti erano più importanti
delle parole. Nel suo film "Luci della città"
troviamo solo alcuni suoni dovuti alle musiche di
sottofondo. In "Tempi Moderni" volle riprovare a
creare quell’atmosfera surreale che può offrire una sala
cinematografica silenziosa.
"Tempi
Moderni" è una pellicola ambientata durante la Grande
Depressione, con scene di fabbriche pronte alla
chiusura, scioperi, poveri che camminano per le strade. È
questa povertà
dilagante che lo stesso Chaplin volle descrivere con una
minuziosità assoluta, con una profondità di sentimenti, tale
da far diventare l’operaio un automa, senza
emozioni, che non riesce ad opporsi neppure alle
ingiustizie sociali che lo stanno affogando.
Riuscirà
quest’uomo a riprendere in mano il proprio destino? Il
finale a sorpresa, quando tutti avrebbero scommesso sulla
sconfitta della razza umana, ci riposta un protagonista
speranzoso, che crede ancora nel futuro e nella possibilità
di modificarlo, proprio come se in scena ci fosse la
rappresentazione del sogno americano di Roosevelt.
Ciò che ha
sempre stupito di questo film è la sua capacità di contenere
temi così differenti tra loro, come il potere ideologico, la
deriva della società, l’idea di un vivere malsano, il tutto
legato da un solo filo conduttore, la speranza,
quella stessa speranza intrinseca nell’essere umano, che non
verrà mai sconfitta da niente e da nessuno.
Fin dalle sue
prime proiezioni, Charlot riuscì a richiamare in sala
centinaia
di spettatori. Era lo stesso Chaplin che pensava che
in America andasse di moda le legge del più forte e così
succedeva anche per i suoi film. In Europa la pellicola
suscitò un grande successo di pubblico, dovuto anche ai
sentimenti degli spettatori, che non conoscevano a fondo la
grande industria americana e che erano moralmente devastati
dagli orrori della Prima Guerra Mondiale.
Sono passati
ben 80 anni da "Tempi Moderni" ma ancora oggi, questa
pellicola riesce ad essere una rappresentazione reale
di ciò che è stato il XX secolo. Questo film ha
rappresentato, allo stesso tempo, un punto di unione e uno
di divisione con i precedenti filoni cinematografici.
Si descrivono sentimenti forti e contrastanti; da un lato
troviamo la paura per le macchine, dall’altro il mondo
ideale, quello prossimo, il mondo
interamente meccanico.
Charlot qui si
mostra essenzialmente uomo ed essenzialmente indifeso, come
non lo era mai stato. Un personaggio che si
innamora
della sua Monella e si prende cura di lei,
conducendola in una realtà diversa, in un mondo migliore. Ha
rappresentato un’epoca e lo stesso Charlie Chaplin ha voluto
"disegnarlo" in maniera diversa, per poterlo distinguere
dalla massa, affinché i suoi baffi, i suoi pantaloni e il
suo cappello diventassero degli elementi, simbolo solo ed
esclusivamente di quel personaggio e di nessun altro.
Charlot si sa distinguere ed è un eversivo che è stato in
prigione, che ha conosciuto la droga, che riesce a
sconfiggere con la sua ironia i potenti ed i capitalisti. ?
fondamentalmente un eroe moderno, fuori dagli schemi,
al quale tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo
fatto riferimento.
In un’epoca
moderna come la nostra, dove le banche ed i giochi di potere
governano il mondo, dove le macchine si stanno trasformando
e ci stanno trasformando, ci rendiamo conto che "Tempi
Moderni" non è poi un film così lontano, la sua
modernità non passa mai, anzi, quei tempi riescono a
rivivere quotidianamente nelle azioni di chi non può e
non deve accettare una realtà fatta di stereotipi e di una
povertà tangibile sia a livello economico che sentimentale.
80 anni e non sentirli.
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