Storia della comunità ebraica di Ancona

Storia della comunità ebraica di Ancona

 

Ancona ha due sinagoghe, quella levantina e quella italiana. Secondo le leggende paleocristiane, il primo vescovo di Ancona è stato nientemeno che il grande rabbino di Gerusalemme, che prese il nome cristiano di Quincus dopo il battesimo. Gli ebrei vivevano vicino ad Ancona nel 967. In quell’anno un documento attesta che Pietro, l’arcivescovo di Ravenna, diede la terra in affitto perpetuo a Eliahu, figlio di Justus.

Sembra che ci fosse già una sinagoga di Ancona, distrutta nel terremoto del 1279. Nel 1300 esisteva una comunità ebraica organizzata nella città. Fu inviata una lettera alla comunità di Roma, in cui si spiegava che la comunità di Ancona era in difficoltà economiche e soffriva di persecuzione e non doveva essere sottoposta a pesanti tassazioni. La maggior parte degli ebrei che si stabilirono ad Ancona venivano dall’Oriente musulmano.

 

Gli Ebrei erano probabilmente impegnati in attività di prestiti di denaro nella prima metà del secolo XV. C’erano anche molti commercianti impegnati nel commercio marittimo con il Mediterraneo orientale. Nel 1427 il francescano Giacomo della Marca, un discepolo entusiasta di Bernardino da Siena, cercò di costringere gli ebrei ad Ancona a portare il simbolo ebraico e a restringere il luogo dove vivevano gli ebrei a una sola strada. Riuscì in parte in tutto ciò, visto che il senato della città passò a misure restrittive. Intorno al 1450 la popolazione ebraica di Ancona era di 500 persone, pari al 5% della popolazione della città.

 

Sia nel 1456, sia nel 1488 gli ebrei furono accusati di omicidio rituale. L’arrivo dei profughi dalla penisola iberica aprì un nuovo capitolo nella storia della comunità ebraica di Ancona. I primi ad arrivare, nel 1492, furono i profughi dalla Sicilia. Ad essi si unirono nel 1497 dei profughi provenienti dal Portogallo, e dopo altri, nel 1510, dal Regno di Napoli. L’ordine di indossare il simbolo distintivo fu nuovamente dato nel 1524, ma fu revocato quattro anni dopo. L’assunzione da parte del legato pontificio di Ancona, nel 1532, causò una reazione duplice nella comunità. Come Ancona fu dichiarata porto franco, molti mercanti ebrei approfittarono delle strutture eccellenti del porto per il commercio con il Levante.

 

In un primo momento gli interessi mercantili prevalsero nella politica papale e Papa Paolo III invitò i mercanti del Levante a stabilirsi lì, indipendentemente dalla loro religione. Nel 1541 incoraggiarono l’insediamento di ebrei espulsi da Napoli. Arrivarono degli Ebrei dalla Germania anche in questo periodo. Così, intorno al 1550 la comunità ebraica contava circa 2.700 persone. Nel 1555 Paolo IV iniziò a istituire misure anti-ebraiche nello Stato Pontificio. La Bolla Papale del 12 luglio 1555, fu attuata in pieno ad Ancona. Gli ebrei erano segregati in un ghetto, costruito l’anno successivo, con il divieto di possedere beni immobili, ed erano limitati al commercio di abbigliamento usato.

 

La posizione giuridica degli ebrei di Ancona cambiò più di una volta durante la seconda metà del secolo XVI. È temporaneamente migliorata sotto Pio IV, peggiorò ulteriormente, sotto Pio V nel 1567. Ancona era una delle città dello Stato Pontificio (insieme con Roma e Avignone), da cui gli ebrei non furono espulsi dal Papa nel 1569, essendo tollerati per la loro funzione nel commercio di Levante; tuttavia molti decisero di lasciare. Qualche miglioramento fu accordato da Sisto V nel 1586 e Ancona fu nuovamente esonerata quando Clemente VIII rinnovò il decreto di espulsione nel 1593.

 

Comunque all’inizio del secolo XVII, la comunità di Ancona fu ridotta a uno stato di debolezza che si protrasse per due secoli. Qualsiasi miglioramento temporaneo verificatosi,  era dettato da ragioni economiche. È interessante notare che nel 1659, quando Papa Alessandro VII ordinò la chiusura dei negozi fuori dal ghetto, il senato della città gli si oppose con la motivazione che pregiudicava la situazione economica della città. Il decreto fu revocato. Nel secolo XVIII la comunità ashkenazita cominciò lentamente a emergere. Nel 1763 c’erano1.290 ebrei che vivevano ad Ancona. Nel 1775 Pio VI applicò nuovamente tutte le estreme leggi anti-ebraiche. Durante l’occupazione di Ancona da parte dell’esercito di Napoleone, tra il 1797 e il 1799, gli ebrei furono pienamente emancipati. Le porte del ghetto furono rimosse, e due ebrei, Ezechia e Salvatore Morpurgo, entrarono a far parte del nuovo consiglio comunale, anche se gli ebrei, così come la popolazione locale, furono obbligati a contribuire ai prelievi per la guerra.

 

Nel 1814, dopo la caduta di Napoleone, Ancona tornò allo Stato Pontificio, e in parte la precedente legislazione discriminatoria fu ristabilita da papa Leone XII. L’attività rivoluzionaria del 1831 portò alla distruzione delle porte del ghetto. Tuttavia, solo nel 1848 fu abolita la residenza obbligata nel ghetto. Vari ebrei contribuirono al Risorgimento italiano, come David Almagià, Giuseppe Coen Cagli, e Pacifico Pacifici. Gli Ebrei di Ancona pagarono un prezzo alto per la loro partecipazione al Risorgimento italiano. Nel 1860 il generale Lamoricière demolì la sinagoga levantina per punire la comunità ebraica. Gli ebrei ottennero i diritti civili completi nel 1861, quando Ancona fu annessa al Regno d’Italia. Dopo l’unificazione i più ricchi componenti della comunità parteciparono alla vita municipale della città. Nel 1869 Gioacchino Terni fu chiamato a dirigere la Camera di Commercio, e nel periodo dal 1924 al 1927, fu chiamato Mario Iona.

 

La popolazione ebraica di Ancona era di circa 1.600 persone nel secolo XIX. Durante la seconda guerra mondiale, la persecuzione era più di carattere individuale che collettiva. I tedeschi, e alla fine i fascisti italiani, chiesero dei tributi per permettere agli ebrei di vivere. Nel 1944 i soldati della Brigata Ebraica arrivarono ad Ancona, e aiutarono la comunità a rimettersi in piedi. Nel 1967, c’erano 400 ebrei ad Ancona. Nel 2004 la cifra era sui 200, con due sinagoghe aperte, la levantina e l’italiana, nello stesso edificio di via Astagno. La sinagoga originale levantina, originariamente eretta nel 1549 dal Rabbino Bassola, fu demolita nel 1860, ricostruita nel 1861 e inaugurata nel 1876, utilizzando gli elementi della sinagoga precedente.

 

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