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Cosa
vedere a Massa Marittima - 17 luoghi interessanti
da visitare
Massa
Marittima nonostante sia al centro della Maremma
Toscana, fortunatamente ancora non è invasa dai tour
di turisti frettolosi "mordi e fuggi ed è un luogo
molto piacevole per passarci un fine settima o
usarlo come comoda e raffinata base per visitarne i
dintorni, sia verso la Maramma e il Tirreno, sia
verso il senese. La visita della parte vecchia della
città può
esser fatta ruotare interamente intorno alla Piazza Garibaldi, vera
"piazza dei poteri" del libero Comune medioevale, dove la città si offre in
un solo colpo d’occhio con la totalità delle sue strutture pubbliche. |
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Quando si arriva da queste parti si ha davvero un bell'impatto visivo
davanti agli occhi, con lo splendore del Duomo duecentesco come prima
immagine dell'abitato, eretto sopra un podio a gradoni a dominare la
monumentale Piazza Garibaldi, su cui si affacciano a loro volta i luoghi del
potete cittadine, il Palazzo vescovile, quello del Podestà e del Comune.
Cattedrale di
Massa Marittima
Il Duomo, dedicato a San Cerbone venne costruito nella prima metà del XIII secolo (o secondo alcuni anche nel XII secolo) ad opera di un
architetto pisano sul luogo di una chiesa precedente. La facciata, a due
ordini, è sormontata da un timpano-loggia del quale le tre colonne centrali
poggiano su elementi di statuaria. Il fianco sinistro è percorso da una fuga
di archi ciechi, chiusa dal campanile, che con la sua collocazione accentua
l’effetto di profondità del sagrato triangolare compreso fra la chiesa e il
Palazzo vescovile. Nel fianco destro, non visibile dalla piazza, la
decorazione ad arcate si interrompe nel tratto mediano. La parte
dell’edificio al di là del campanile, fino all’abside, appartiene ad un
ampliamento realizzato fra il 1287 e il 1304, che risente delle influenze
ogivali d’Oltralpe. Dell'interno, oltre alle imponenti navate su colonne di
travertino, dai capitelli scolpiti con inconsueta finezza, si devono
segnalare alcune opere d’arte e d’arredo di straordinaria importanza: nel
muro interno della facciata un raro bassorilievo dell’XI-XII secolo, forse
appartenente alla chiesa originaria; il Battistero (di Giroldo da
Lugano, 1267), grande vasca rettangolare d’un solo masso di travertino,
con rilievi che celebrano accanto a scene del Nuovo Testamento i fatti della
vita di San Cerbone (il tabernacolo superiore è invece del XV secolo);
ancora, la splendida acquasantiera della fine del XIII secolo.
Nella Cappella del Sacramento si trova
un Crocefisso su tavola, forse di Segna di Bonaventura, e nella
Cappella della Madonna una pala raffigurante la "Madonna delle Grazie",
ascrivibile all’ambito di Duccio di Buoninsegna. In un ambiente
sotterraneo, al disotto dell’abside, si può vedere l’Arca di San Cerbone
(firmata da Goro di Gregorio, con impressa la data del 1324), grande
urna marmorea d’altare, scolpita in altorilievo...Continua a leggere sulla
Cattedrale di San Cerbone.
Piazza Garibaldi
Della piazza Garibaldi sono soprattutto gli
edifici posti sul lato occidentale a restituirci abbastanza fedelmente
l’immagine trecentesca (a causa dei restauri, rispettivamente del 1873 e del
1914, la loggia e il Palazzo Vescovile possono testimoniarci soltanto
l'impianto complessivo): cioè il Palazzo Pretorio (1230; oggi sede dei
Musei: nel settore della pittura, pregevole tavola di Ambrogio Lorenzetti,
e opere del Sassetta e di Sano di Pietro), tutto in travertino
locale, un tempo merlato, al quale si accede da una scalinata a due rampe
non coeva al resto della costruzione. Poi il Palazzo Comunale, dove
invece la merlatura è aggiunta recente, e che rivela la sua storia di
edificio nato dal riadattamento e dalla fusione di tre case o case-torri.
Infine la Casa dei canti di Biserno (n. 7), del XIII secolo, poi
rimaneggiata nel XV, con la vicina tonfi merlata.
Palazzo Pretorio
Tra gli altri monumenti architettonici di Massa
Marittima
è da segnalare in Piazza Garibaldi il Palazzo Pretorio, anche noto
come Palazzo del Podestà, o Palazzo del Capitano di
Giustizia. L'edificio appartiene alla prima metà del Duecento, anche se
molto restaurato con rifacimenti nel corso dei secoli. Vi si riscontrano i
caratteri dell'architettura romanico-lombarda; in origine terminava con una
merlatura ghibellina, del tutto scomparsa, mentre le bifore del primo piano
furono riaperte e ricostruite
Qui oggi si trova il Museo Comunale,
con scala anteriore e facciata in travertino ornata di stemmi. Di graziosa
architettura è la Palazzina dei conti del Biserno, già appartenuta alla
famiglia pisana dei Della Gherardesca, costituita da un palazzetto su cui
si aprono eleganti bifore a tutto sesto, e da una torre, alquanto modificata
nell'Ottocento, il cui coronamento merlato è dovuto al rifacimento.
Palazzo Comunale
Anche il
complesso di edifici che costituisce il Palazzo Comunale (al centro del
quale campeggia un grande stemma mediceo di marmo), la cui fronte è dotata
di vari ordini di bifore, è frutto di un restauro ottocentesco inteso in
senso «romantico». All’interno, nel gabinetto del Sindaco che già ospitava la
pala con la Maestà di Ambrogio Lorenzetti (ora collocata nel rammentato
Museo comunale), è da notare una decorazione affrescata con soggetti tratti
dall’Antico Testamento, eseguita alla maniera del pittore Bartolomeo Neroni
detto "il Riccio", attivo nel primo Cinquecento.
Fonte Pubblica e
l'Albero della Fecondità
Sarà anche per la vista del
bellissimo Duomo di San Cerbone e della Piazza
Garibaldi, che la stragrande maggioranza dei visitatori che
arriva a Massa Marittima avanza come attirate dalla calamita
della bellezza architettonica e difficilmente note la Fonte
Pubblica nel Palazzo dell'Abbondanza che rimane sotto
e di lato costruita nel 1265 su tre archi ogivali, e in seguito
rialzata da un primo piano con funzioni di magazzino del grano
(da cui il nome di palazzo dell'Abbondanza)...E persino tra chi
si sofferma davanti al grande affresco, un po' scolorito per via
dei settecentocinquant'annì circa di acqua passate nei lavatoi,
sono pochi quelli che colgono nel "dettaglio" la singolarità
della scena: un immenso albero dai rami che si irradiano sulla
parete ad arco, a sovrastare un nutrito gruppo di donne intente...A
prima vista, sembrano lavare i panni e spettegolare del più e
del meno, invece, sì stanno prodigando a raccogliere i "frutti"
dell'albero e a usarli in vario modo: frutti che risultano
essere spropositati falli con tanto dì testicoli
rigonfi...Continua a leggere sulla
Fonte Pubblica e
l'Alberto della Fecondità.
Chiesa
di Sant'Agostino
Nella
cosiddetta "città nuova", la parte alta di Massa Marittima
troviamo la Chiesa di Sant'Agostino, con annesso chiostro
conventuale in parte ricostruito. Il tempio ha una semplice
facciata a capanna; l’interno, in cui un restauro ha eliminato
le aggiunte secentesche, presenta una copertura sostenuta da sei
grandi archi ogivali con abside poligonale e conserva una
notevole serie di dipinti di scuola senese e fiorentina del
Seicento (una Annunciazione di Jacopo Chimenti,
detto l’Empoli, una Visitazione e una Madonna in
gloria coi SS. Michele, Leonardo, Giuseppe e Bernardino da Siena
di Rutilio Manetti, una Fuga in Egitto di
Lorenzo Lippi) che documentano esaurientemente l’arredo
degli altari demoliti. Alcuni affreschi nella cappella a destra
della maggiore, con un soggetto incerto (la Promulgazione del
codice minerario di Massa?), sono stati attribuiti al
sangimignanese Vincenzo Tamagni (1492-circa 1520), aiuto
di Raffaello nelle Logge Vaticane. Sono ancora da
ricordare un’Adorazione del Bambino di Pietro degli
Orioli (pittore senese fino a poco tempo fa confuso con
Giacomo Pacchiarotti) e una tela con soggetto analogo del
pressoché sconosciuto pittore cinquecentesco Bartolomeo Ponti
(1527).
La chiesa di Sant'Agostino fu
edificata a partire dal 1299: gli Agostiniani, ormai stabilmente
insediati all'inteno della città, dettero avvio all'edificazione
in sostituzione della vicina chiesa di San Pietro all'Orto,
insufficiente per una popolazione in costante crescita. La prima
parte dei lavori fu terminata nel 1312, mentre la costruzione
dell'abside e delle cappelle laterali risale alla metà del XIV
secolo. Particolare è la cappella laterale di Santa Lucia,
edificata nel 1348 dall'Arte degli Argentieri, di cui era la
patrona. Il complesso conventuale si definisce agli inizi del XV
secolo con la costruzione dell'adiacente chiostro. Nella chiesa
sono conservate le reliquie (in particolare il suo saio) di San
Bernardino, conosciuto come "da Siena", ma nato a Massa
Marittima nel 1380.
Chiesa
di San Pietro all'Orto
La
Chiesa di San Pietro all'Orto si trova nella parte alta
della città, a fianco alla chiesa di Sant'Agostino ed è una
delle più antiche chiese di Massa Marittima. La chiesa fu
costruita nel 1197 dal vescovo Giovanni vicino ad un suo orto,
da cui il nome, ma la prima attestazione che ne documenta
l'esistenza è del 1247 quando il Comune si impegna a costruire
la sede parrocchiale della Civitate Nova, la parte alta della
città. La nuova chiesa in travertino doveva provvedere alla cura
d'anime e alla sepoltura della popolazione in aumento, poiché la
vicina Chiesa San Bartolomeo, già anticamente denominata
Ecclesia de Castello, non poteva svolgere tali funzioni su tutta
l'area. L'interno è a una sola navata con tetto a capriata e
finestre a tutto sesto nelle pareti laterali. Nel 1273 la chiesa
fu ceduta agli Eremitani di Sant'Agostino, per favorire lo
stanziamento dei frati in città. Con la costruzione
dell'adiacente Sant'Agostino l'edificio fu adibito a convento, e
successivamente, tra le due chiese, nel luogo dell'antico
cimitero, fu edificato il bel Chiostro che ancora oggi si può
ammirare. Nel '300 il suo interno fu affrescato; purtroppo
le successive modifiche hanno lasciato solo poche tracce di
questi affreschi attribuiti alla scuola senese di Ambrogio
Lorenzetti. Attualmente il complesso di San Pietro all'Orto
ospita il Museo d'Arte Sacra, la Collezione d'Arte
Contemporanea "Angiolino Martini" e il Museo degli Organi
Meccanici Antichi.
Il
Palazzotto della Zecca
Dalla parte
opposta della fonte, prendendo la discesa a fianco del palazzo Pretorio, si incontrerà
la via Parenti (asse del "borgo"), e sulla destra si potrà scorgere lo
stretto edificio medioevale della Zecca, anche nota come Zecca di
San Cerbone. Il palazzo è così chiamato perché dal 1317 fu
utilizzato per coniare il Grosso, la moneta della
Repubblica di Massa di cui abbiamo già accennato in altre pagine
della nostra guida della città toscana. Fu proprio all’apice
della sua potenza che il libero Comune di Massa di Maremma
decise di aprire una zecca. Da un documento conservato presso l’Archivio
di Stato di Siena, si apprende infatti che l’11 aprile 1317
venne firmato un contratto tra alcuni componenti della
famiglia Benzi, ricchi mercanti senesi dell’Arte della Lana,
e il Comune di Massa, per dar vita a una società avente lo scopo
di battere moneta. Il contratto riporta tutta una serie di patti
e condizioni. I Benzi, ad esempio, avrebbero dovuto fornire
opportunamente l’officina monetaria di tutto il necessario
mentre il Comune di Massa Marittima si impegnava ad acquistare
un edificio da mettere a disposizione della nascente zecca. Con
la fine della Repubblica, l'edificio fu comprato dai Signori
della Sassetta. Nel 1401 fu acquistata dal Vescovo Beruto di
Massa che lo utilizzò per ampliare la sede vescovile, prima
posta nel Palazzo dei conti di Biserno. Oggi la Palazzina della
Zecca ospita la sede della Società dei Terzieri Massetani.
Al primo piano, al suo ingresso,
troviamo due archi a sesto acuto, in uno dei quali si vede il
giglio fiorentino e nell’altro una rosa. Il primo simbolo è
riconducibile all’opera del primo ed unico sbozzatore di moneta
Nicoluccio di Iacomino di Benzi, di Firenze, che nel
Palazzo Comunale, in data 11 Aprile 1317 firmò il contratto con
il rappresentante del Comune, Nuccio di Bonaventura, con il
quale si impegnava a venire a Massa con tre compagni per
sbozzare monete, fornendo la zecca di ferri ed arnesi necessari.
Venne stabilito in quel momento anche il valore della futura
moneta Massetana, prevedendo che il grosso d’argento valesse 20
denari, quello piccolo 6, secondo il peso e la lega senesi, a
patto che i proprietari delle miniere massetane si servissero
solamente del maestro fiorentino per coniare monete, mente il
guadagno sarebbe stato diviso tra di lui ed il Comune.
La moneta ha nel diritto la figura di San Cerbone, mentre nel
retro ha una croce con due "emme" agli angoli, e la scritta "De
Massa". Due coni di tali monete sono conservati presso il
Museo di Volterra. Il peso delle monete era molto piccolo:
il grosso era di 29 grani, corrispondente a g. 1.262, mentre il
piccolo conio era di 14 grani, ovvero g. 0.745.
Torre del Candeliere
e arco-ponte
In una visita a piedi ci si dovrà portare verso
la città nuova attraverso la via Montini, il cui tratto estremo a
gradoni si impenna suggestivamente verso la Porta alle Silici. Oltre
la doppia scansione della porta, corrispondente in questo caso alle due
cortine parallele della Fortezza Senese, si leva il robusto perno
della Torre del Candeliere (che oggi vediamo più bassa di quasi due
terzi rispetto all’altezza originaria), con l’arditissimo arco-ponte
di raccordo alla fortezza.
Palazzetto delle Armi
Sulla piazza Matteotti il primo edificio sulla
sinistra, all’imbocco del corso Diaz, è il Palazzetto delle Armi,
costruito nel 1443 e in seguito trasformato.
Museo storico della Miniera
Si può concludere
l’itinerario di visita all'interessante Museo storico della Miniera,
che la città ha allestitoper fare onore alla sua storia di capoluogo del
bacino minerario delle Colline Metallifere (nella periferia meridionale,
sotto il parco di Poggio, presso la via Corridoni).
Colline mettallifere
Il suolo ed il sottosuolo nei
dintorni di Massa Marittima, seppur nascosti da una fitta
boscaglia, nascondevano importanti risorse minerarie già al
tempo degli Etruschi. Siamo in uno dei patrimoni più
interessanti anche sotto l'aspetto di alcuni "monumenti"
industriali italiani. Nella zona, precisamente in località
Serrabottini, tra scorie e detriti vari, si trovano ancora i
noti pozzi minerari detti "bottini", alcuni addirittura
medioevali. Le frazioni di Fenice Capanne e di Forni
dell'Accesa, sempre nel comune di Massa, dovevano essere
ricche di filoni minerari: in particolare di rame, ferro,
argento e successivamente di pirite. Massa Marittima, ha
conservato e valorizzato a lungo la cultura della miniera.
La disponibilità di argento era
tale che nel 1300 il Comune decise di battere moneta, ed in
quegli anni venne emanato il primo codice minerario del mondo,
che dettava norme e modalità di lavoro in miniera. Tutto ciò non
poteva che portare alla fondazione, in epoca recente, della
miniera-museo: circa 800 metri di gallerie dov'è possibile
osservare, in sequenza cronologica, i vari metodi di
coltivazione dei giacimenti, di armamento delle gallerie e di
estrazione della pirite. Con estrema fedeltà sono stati
ricostruiti gli ambienti di lavoro dei minatori e per concludere
una vasta esposizione di minerali e rocce.
Museo di Storia ed
Arte della Miniera
Un passeggiata romantica tra vicoli
illuminati da terrazzi e balconi fioriti - zeppi di gerani,
viole e bocche di leone - conduce all'ex palazzetto delle Armi
di piazza Matteotti dove, per volontà del locale gruppo
mineralogico, è stato creato un Museo di Storia ed Arte della
Miniera: quattro sale in cui si espongono attrezzi di lavoro
e di carte minerarie del luogo. Una testimonianza dell'attività
mineraria sin dal tempo degli Etruschi. Oltre ad essere esposta
una ragguardevole raccolta di minerali di varia provenienza, è
possibile visionare una copia del Codice Minerario del
XIII secolo.
Abitazioni etrusche
Sulla pendice di una bassa collina
situata a sud-est del Lago dell’Accesa e a poca distanza
da questo, si stendono numerose abitazioni etrusche di pianta
rettangolare, ognuna di due o tre vani (una sola ne ha sette)
disposte apparentemente senza una impostazione urbanistica sul
pendio della collina; di esse rimangono ben conservate tutte le
fondamenta in lastroni di alberese sulle quali si alzavano le
pareti certamente in mattoni crudi, ormai scomparse da tempo.
Sotto una di queste sono stati riconosciuti i resti di una tomba
databile al VII secolo a.C., e pertanto è sicura la datazione —
peraltro testimoniata dai reperti stratigrafici —
dell’insediamento al VI secolo a.C. Le abitazioni mostrano anche
nelle loro fondamenta tracce di modifiche e riadattamenti: la
vita di questo villaggio deve essere durata circa tutto il VI
secolo a.C., e deve esser stata sicuramente in relazione allo
sfruttamento delle miniere di minerali vari in atto fin da
questo periodo nelle vicine Colline Metallifere.
Nella zona circostante sono state
trovate numerose tombe dello stesso periodo e probabilmente
collegate con questo insediamento; altre tombe sono di periodo
precedente. È da ricordare che intorno al lago dell’Accesa sono
state esplorate in passato importanti necropoli dell'VIII-VII
secolo a.C., con materiali di corredo di tipo vetuloniese, e che
questa area faceva parte del territorio di Vetulonia fino in
periodo arcaico.
Valpiana e Tollo Albizzeschi
Il comprensorio comunale di Massa
Marittima, uno dei più vasti della Toscana, offre numerose
località di interesse storico e artistico. A Valpiana
sono ancora visibili i segni della sua vivace attività
siderurgica. Fu Tollo Albizzeschi, il padre del futuro
San Bernardino (conosciuto come San Bernardino da Siena, ma nato
e cresciuto a Massa, in via della Libertà), che dette inizio a
tale attività chiedendo e ottenendo dal comune di Massa il
permesso di costruire una officina "ad faciendum ferrum".
Nove anni più tardi, nel 1386, alla morte del padre, l’officina,
che aveva un valore di 1500 fiorini d’oro, passò in eredità a
Bernardino. Il quale però, sentendo ben presto il richiamo della
voce evangelica, si disfece di tutto il suo patrimonio e donò
quell’attività alle monache clarisse di Massa (oggi l'ex
Convento delle Clarisse nella cosiddetta Cittanuova è la sede
della biblioteca pubblica). Nel 1885 il forno di Valpiana era
ancora in attività, ma fu quello l’anno del suo smantellamento.
Ora sono visibili soltanto alcuni ruderi.
Lago
dell'Accesa
Il lago dell'Accesa è un
modesto bacino idrico ai piedi di Massa Marittima e a pochi
chilometri dalla costa tirrenica. Nel corso del tempo su di esso
sono fiorite numerose leggende. Si dice, per esempio, che il
lago sia di origine vulcanica, che ospiti imprendibili pesci
d’acqua salata, che in un punto abbia una profondità tale che
nessuno ha mai potuto misurarla, che sia stregato a causa di una
antica e misteriosa maledizione. Resta il fatto che il lago non
ha immissari, per cui la sua sorgente si trova al di sotto dello
specchio d’acqua; questa particolarità può forse essere
all’origine delle tante leggende e dicerie.
Adesso le sue acque sono protette e
pur essendovi consentita la pesca, essa è regolata da norme
precise e severe. Anticamente il territorio intorno al lago era
ricchissimo di minerali ed oltre al nome della località di
Forni dell’Accesa, la presenza umana è attestata dai
numerosi reperti di epoca etrusca e romana.
Altri
luoghi nel comprensorio di Massa
Tra le località che in passato
raggiunsero una certa importanza nel territorio di Massa
Marittima sono da ricordare Perolla, sede di una pieve
presso la quale sorse un castello, dominato da un ramo dei
Pannocchieschi, i cui resti sono visibili presso la casa
colonica denominata "il Castello". Anche nella località di
Prata si trovava una pieve (ma appartenente alla ma in
diocesi di
Volterra) in una zona dove vantavano ricchi
possessi gli abati di Sestinga. Vi sorse poi un castello
che fu di certi Lambardi che si sottomisero a Siena verso
la fine del Duecento. Sorsero però vari contrasti, tanto che
alla fine del XV secolo sembra che le fortificazioni siano state
distrutte dai senesi a seguito di una ennesima ribellione alla
Repubblica. Quest'ultima vendette in seguito gran parte delle
terre allo Spedale di Santa Maria della Scala che vi organizzò
una sua "graneia", un granaio. Poco resta ora delle strutture
medievali.
Consistenti resti delle opere
fortificatorie, tra le quali un imponente cassero, rimangono
ancora di Tatti, ricordato già nel IX secolo, ma che nel
Duecento era un castello della contea aldobrandesca, conquistato
da Siena nel 1300. In quest’epoca vi aveva dominio la famiglia
dei Pannocchieschi di Pietra, sì che Nello di Inghiramo
lasciò nel 1322 i suoi diritti allo Spedale della Scala, finché
nel 1404 passò definitivamente sotto il controllo della signoria
senese. Infine ruderi rimangono ormai della Torre de'
Botricoli, della Castellacela, di Poggio
Castiglione, di Marsiliana, ricordata nel X secolo e
che fu castello dei Tolomei, di Tricasi, ricordato
addirittura nell’VIII secolo e inserito nel contado di Massa
nella seconda metà del XIII secolo, ma abbandonato non molto
tempo dopo.
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