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Eremo delle Carceri ad
Assisi
L'Eremo
delle Carceri era uno dei luoghi di ritiro di
San Francesco e dei suoi discepoli, desiderosi di
vivere una vita monastica primitiva. Non si
equivochi sulla parola "carceri", che come tante
altre della nostra lingua è di derivazione latina
(da career) e che trae il significato corrente di
"prigione" dal concetto di "chiuso recinto"
giungendo anche a quelli figurativi di luogo della
penitenza o, meglio ancora semplicemente, luogo
isolato.
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In
quest’ultimo significato va inteso il sostantivo, accostato a
quello di Eremo, parola dal greco “eremos?, che vuol dire
"solitario". Cosi eremita è colui che prega in solitudine, e
l’Eremo delle Carceri è il posto deserto dal resto del mondo
dove ci si può isolare in preghiera.
Anche il beato Andrea da
Spello, modello perfetto di obbedienza, vi ha vissuto a
lungo. Nel 1400, San Bernardino da Siena vi fece
costruire un piccolo convento, ora visitabile. L'eremo possiede
diverse grotte scavate nella roccia. Stretti passaggi conducono
al refettorio e alla grotta dove San Francesco amava ritirarsi.
Come
arrivarci? Si tratta di un'escursione di 4 km che può essere
fatta anche a piedi, dopo aver superato la Porta dei
Cappuccini, per godere dello splendido panorama. L'eremo è
nascosto tra le verdi pendici del Monte Subasio, tra faggi e
lecci, a 791 m di altitudine. È raggiungibile da Assisi a piedi
o in auto (circa un’ora o un quarto d’ora) si presenta in un
verde territorio boscoso degno della migliore contemplazione, al
confine tra il Monte Subasio e il Monte San Rufino.
Intorno al
primitivo oratorio benedettino, i francescani, che ottennero il
luogo dal Comune nel 1400, costruirono un loro convento. Quei
paraggi avevano rappresentato per Francesco una meta preferita
delle sue ore di raccoglimento e di preghiera. Qui il santo e
molti dei suoi primi seguaci condussero vita da eremiti, quando
fu a loro possibile. Tuttora il convento si presta a periodi
liberi di ritiro e di solitudine in preghiera, assolutamente
lontano dai rumori del nostro tempo.
Nell'interno
si attraversa un piccolo cortile con due pozzi antichi, quindi
si accede alla cappella di San Bernardino con coro
quattrocentesco e a quella di Santa Maria che si trova
sopra la "Grotta S. Francesco" raggiungibile attraverso una
scaletta. Nella grotta è visibile il giaciglio in pietra di
Francesco.
Una profonda fenditura della roccia vicina, chiusa da una pietra
rossa, è detta "buco del Diavolo". Nelle vicinanze si trova
ancora il leccio presso cui gli uccelli ascoltarono la voce del
Santo, e il monumento di bronzo, opera di Vincenzo Rosignoli,
rappresentante San Francesco, il quale salva dalle mani di un
contadinello alcune tortore che erano state catturate per essere
vendute.
Nascoste
nel vicino bosco si trovano le grotte dei compagni di Francesco:
Rufino, Masseo, Antonio da Stroncone,
Bernardo da Quintavalle, Egidio, Silvestro e
Andrea. All'Eremo vissero anche San Bernardino da
Siena e San Giacomo della Marca.
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