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Ferrara: cosa vedere
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Palazzo
Schifanoia a Ferrara
Il nome del bellissimo Palazzo Schifanonia
a
Ferrara, pone sempre nel visitare
immediate domande. In effetti un nome così caratteristico aveva una ragione
ben precisa: il duca Alberto V d’Este infatti lo fece costruire nel
1385 come luogo di ozio in cui schivar la noia ma fu Borso d'Este
a partire dal 1471 a dare al palazzo il tocco che oggi lo rende famoso.
Investito del titolo duca di Ferrara da papa Paolo II, quest'ultimo decise
infatti di festeggiare il suo potere con un salone ducale decorato con un
eccezionale ciclo di affreschi. .
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Dopo
che il primo nucleo del palazzo fu edificato nel 1385
Alberto V d’Este lo fece ampliare nel 1391, poiché
insufficiente agli scopi cui era destinato. Schifanoia è
infatti da considerare una "delizia" al pari di altre
costruite dagli Estense, l’unica urbana rimasta. In essa si
ritirava la corte nei momenti di ozio: in effetti la
fabbrica assunse anche il ruolo di sede pubblica e politica,
proponendosi come modello civile per i cittadini e per le
corti straniere.
I lavori del 1458 non alterarono di fatto l’edificio,
composto fino ad allora di sole sei stanze; Borso d’Este,
nel 1465, fece soprelevare la palazzina con un piano nobile
che servì da appartamento ducale, affidando i lavori
all'architetto Pietro Benvenuto degli Ordini. In
questa occasione la facciata fu affrescata con motivi
geometrici a imitazione del marmo e conclusa con un
coronamento di merli dipinti; nel 1470 venne realizzato il
portale marmoreo. È accertato che la sistemazione della
facciata fu subordinata alla sua funzione di fondo scena per
rappresentazioni teatrali, ma anche per giostre e tornei,
data la lunghezza della piazza sulla quale si affaccia.
Anche nell’interno vi si svolgevano spettacoli e feste. Il
palazzo fu prolungato verso levante nel 1493 da Biagio
Rossetti, che aggiunse il corpo che ospita l’attuale Sala
dei marmi; furono demolite inoltre le merlature e
sostituite da un cornicione in cotto.
Morto
Alfonso I, Schifanoia passò a Francesco d’Este,
marchese di Massalombarda, poi alla figlia di questi,
Marfisa, quindi per eredità alla famiglia del marito di lei,
i Cybo di Massa e Carrara. Dopo essere passato
successivamente ai marchesi di Scandiano, ai Montecuccoli,
ai Vincenzi, ai Romei, ai Tassoni nel 1736 il fabbricato fu
adibito a manifattura dei tabacchi, L'uso improprio
dell'edificio, passato dal 1918 alla municipalità, permase,
anche se parzialmente, fino al 1976: oggi è sede museale.
Il famoso ciclo di affreschi nel salone interno, conosciuto
come Salone dei Mesi, al piano nobile, fu ricoperto
per secoli da intonaci e rivelato nella sua interezza solo
nel 1846 con un completo recupero. Fu ispirato dall’umanista
Pellegrino Prisciani, impegnato nell’astrologia e in
rappresentazioni teatrali per il duca. Si tratta come è noto
di una impresa dedicata alla raffigurazione simbolica dei
Mesi, dove la trama compositiva e la concezione spaziale
sono dovute probabilmente a Cosmè Tura, massimo
esponente della pittura ferrarese di quegli anni. In effetti
nessun riquadro è a lui attribuibile, mentre gli artisti
attivi nel ciclo sono Francesco del Cossa ed
Ercole de’ Roberti, assieme a una fitta schiera di
allievi del Tura.
Nacque così il Salone dei Mesi, il
più
grande ciclo rinascimentale di affreschi pagani in cui, più o meno
allegoricamente, si celebra il buon governo del duca attraverso la mitologia
e l'astrologia.
Francesco del Cossa ed Ercole de Roberti e tutte le altre
maestranze, realizzarono l'opera per il Duca in poco meno di un
anno. Il salone è lungo 24
metri, largo 11 e alto 7,5 e il ciclo dei mesi dell'anno inizia sulla parete
sud. Ovviamente il protagonista è il Duca che viene incoronato, governa,
trionfa, dà una moneta al povero e così via.
Il campo perimetrale delle pareti è diviso in settori verticali spartiti a
loro volta in tre fasce orizzontali: la continuità della rappresentazione
non era all'origine spezzata dalle finestre, poiché le portelle di chiusura
erano anch'esse decorate in successione continua. Il ciclo, uno dei più
importanti del Rinascimento europeo, ha inizio sulla parete orientale (ma
l’ingresso originario non corrisponde a quello attuale) con il mese di
Marzo; ogni riquadro, nelle sue tre componenti sovrapposte, contiene
dall’alto verso il basso: i trionfi dello divinità preposte al mese
specifico, il segno zodiacale corrispondente fra le figure dei decani che
sovrintendono ciascuno a dieci giorni del mese e infine, al di sopra dello
zoccolo di base, scene e rappresentazioni di vita cortese, urbana e
contadina, che contraddistinguono il mese trattato.
Protagonista di numerosi riquadri è il duca Borso, committente del ciclo,
che solo nel 1471, anno della sua morte, ottenne dal papa Paolo II il titolo
ducale: il ciclo, sua glorificazione, ma anche rappresentazione dello stato
nelle sue varie funzioni e compiti, dovrebbe invece risalire agli anni
1469-70.
Dal 1898 il Palazzo Schifanoia ospita le collezioni dei Musei
Civici d’Arte Antica, le cui ricche raccolte sono distribuite fra l’ala
tardo trecentesca e quella quattrocentesca. Le collezioni sono composte, tra
le altre, da un interessante nucleo di ceramica greca, etrusca e romana,
dalla consistente Collezione numismatica, dagli straordinari codici miniati
(come la Bibbia della Certosa voluta da Borso d’Este) e dalla collezione di
avori, di bronzi e placchette.
A causa del terremoto dell'Emilia del 2012 attualmente sono visitabili solo
il Salone dei Mesi e la successiva Sala degli Stucchi.
Palazzo Schifanoia
Via Scandiana, 23, 44121 Ferrara
Tel: 0532 244949
Orari: aperto tutti i giorni tranne il lunedì dalle 09:30
alle 18
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