Cohousing, cosa è, come si fa

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Cos'è esattamente il cohousing? Ne analizziamo origini, principi ispiratori e modalità pratiche per realizzare al meglio questa alternativa residenziale collettiva.

 

Il mutuo aiuto tra vicini di casa, la condivisione di spazi e attività

possono veramente creare uno stile di vita più umano e sostenibile...

 

Indice

 

Cos’è il cohousing?

 

Potremmo rendere in italiano cohousing col termine "coabitazione solidale", una specie di condominio costituito da un gruppo di vicini partecipi di uno stesso progetto, che hanno le loro singole abitazioni ma anche un progetto di condivisione di spazi, valori, tempi e servizi.

Un cohousing è organizzato in tante abitazioni private, complete di tutti i servizi - cucina, bagni, camere da letto - a cui si aggiungono spazi comuni esterni e interni che solitamente vengono utilizzati come salone per mangiare insieme, laboratori fai da te, lavatrici comuni, orti comunitari, biblioteca, angoli per bambini, nidi familiari, car-sharing a seconda delle esigenze e della composizione delle famiglie dell'abitato.

Chi sono i cohousers?


Buona parte delle persone interessate al cohousing hanno tra i 40 e i 50 anni, con famiglia e normale lavoro. Sono persone desiderose di migliorare le loro relazioni personali, vivendo e comunicando in maniera meno aggressiva e competitiva tra di loro; altri cohousers sono giovani coscienti della precaria situazione economica e ambientale e disgustati dall’etica consumistica; molte sono le mamme con bambino, stremate dagli impegni lavorativi e familiari, tanti gli anziani autosufficienti e desiderosi di passare il tempo in modo diverso dalle partite a trionfo al Circolo.

 

Come e dove nasce il cohousing?


Si parla di cohousing per la prima volta in Scandinavia almeno 50 anni fa, poi la felice esperienza si diffonde in tutto il Nord Europa, in Australia, USA e Giappone, mentre in Italia solo negli ultimi anni si è iniziato a parlarne con forza, sospinti non solo dalla necessità di aiuti nella gestione domestica ma soprattutto da quel desiderio di grande famiglia estesa o rete di aiuti parentali, così comune fino a qualche decina di anni fa. La rete di protezione è un concetto molto trascurato oggi, siamo tutti più individualisti e lontani dalla condivisione. Amori, amicizie, matrimoni, accordi sono pervasi da una crescente precarietà, è sempre più difficile mantenere nel tempo relazioni soddisfacenti con familiari ma anche colleghi, partner, vicini di casa. In questa prospettiva il cohousing offre un contesto sociale privilegiato, simile a quello diffusissimo nel mondo del "villaggio", dove le persone si conoscono bene, si comprendono e si aiutano; non che tutto sia idilliaco ma il villaggio e il cohousing si accordano bene con uno stile di vita certo più armonico di quello attualmente prevalente: nessun anziano viene trovato morto in casa dopo 10 giorni dal decesso; senza trarre facili conclusioni, è più difficile in questi contesti che una mamma sia colta da depressione e aggressività incontrollata per il peso insostenibile di dover allevare da sola il proprio bambino e si potrebbe continuare, con casi molto più normali di persone sole, isolate, con la voglia di aiutare, farsi aiutare, partecipare a un progetto, sognare...


La famiglia odierna e l’attuale rigida divisione degli spazi abitativi mostrano sempre più i loro limiti: basta osservare il grande numero di bambini che affronta la solitudine rimanendo per ore in casa, la difficile conciliazione dei tempi della famiglia e del lavoro, la mancanza di luoghi di incontro e di sana socializzazione per bambini, adulti, anziani. Anche senza arrivare alle situazioni "difficili", il bambino urbano e l’anziano sono gli anelli deboli dell' attuale organizzazione sociale, quelli che in un contesto di co-housing ritrovano il loro spazio, riscoprono le cose vere e importanti, beneficiano della protezione di una comunità. È proprio questo ultimo aspetto del cohousing che suscita l’attenzione delle Amministrazioni locali, che manifestano grande interesse verso risorse e prestazioni non professionali, tra cui anche le relazioni di buon vicinato, al fine di provvedere con risorse sempre minori a necessità crescenti.


Il cohousing in Italia trova le sue fondamenta sui 3 grandi aspetti della sostenibilità: la sostenibilità sociale, ovvero l’ esigenza di ritrovare uno stile di rapporti basati sul rispetto e la comunicazione consapevole, che aumenti il livello di armonia e benessere di ogni individuo; la sostenibilità ambientale, cioè mettere in atto comportamenti finalizzati al rispetto dell’ambiente in ogni ambito, dalla costruzione della casa all’alimentazione e ad ogni scelta comunitaria; la sostenibilità economica, quindi il piacere di ridurre gli sprechi, riparare e non gettare, auto-produrre beni e servizi dimostrando che il ben-essere non ha alcuna relazione col ben-avere. In poche parole, il mutuo aiuto tra vicini di casa, la condivisione di spazi e attività possono veramente creare uno stile di vita più umano e sostenibile, permettendo inoltre quelle economie di scala che, se per i single sono onerose, diventano grandi economie per la collettività.

Questioni da affrontare


L’obiezione più frequente quando si parla di co-housing è "bello, bellissimo ma è impossibile andare tutti d’accordo". Hanno ragione. Per far nascere un cohousing non è sufficiente cercare case o terreni disponibili, il problema maggiore da affrontare è la gestione del gruppo di aspiranti cohousers. Sembra esserci un’economia delle relazioni, nelle relazioni umane, così ad un periodo splendido ne segue uno in cui si entra in crisi, così si annaspa, spesso si affonda e il gruppo si disgrega con grande sofferenza. Fa parte della progettazione partecipata anche il percorso di condivisione, l’impegno, lo spirito di cooperazione delle persone che ci abiteranno, il trovare insieme soluzioni efficaci, la gestione delle difficoltà. Un’ottima soluzione è prevedere negli incontri periodici la presenza di un buon "facilitatore", che gestisca opposizioni e rancori, che riesca a tirar fuori le ansie di ogni membro, che ridimensioni i più loquaci e incoraggi i timidoni, mantenendo un ruolo di riferimento sicuro, neutrale e paritetico con tutti i membri. Non sono molti i cohousing attivi in Italia, sono invece moltissimi i gruppi e le Associazioni che ne hanno riconosciuto i valori ed i benefici e stanno tentando di realizzare questo bisogno.


Cosa funziona, cosa non funziona, come non riprovocare un fallimento, i regolamenti, il processo decisionale, le opzioni legali, l’acquisto e il finanziamento del terreno, la comunicazione, i processi di gruppo, la soluzione dei conflitti … sono solo alcuni dei tanti problemi che spesso colgono impreparati gli aspiranti cohousers. Un ottimo strumento di coordinamento tra i cohousing presenti e futuri è la neonata Rete Nazionale Cohousing, strumento informatico che permette di fare rete, bypassare tutte quelle tematiche di base già affrontate da altri cohousing e scambiarsi inoltre abilità e competenze professionali come i nominativi di buoni architetti, imprese, commercialisti, avvocati che abbiano già esperienza nel settore.

 

Regole base del cohousing

 

1. Un progetto partecipato
I futuri abitanti partecipano direttamente alla progettazione del "villaggio" in cui andranno ad abitare scegliendo i servizi da condividere e come gestirli.

2. Scelta del vicinato
La comunità di cohousing sono elettive, le persone si aggregano, promuovono la coabitazione, gestiscono insieme un progetto.


3. Comunità libere
Non ci sono principi ideologici, religiosi o sociali alla base del formarsi di comunità di cohousing, e non sono posti vincoli specifici all’uscita dalla comunità stessa.

4. Gestione diretta
Le comunità di cohouser sono amministrate direttamente dagli abitanti, che si occupano anche della gestione e manutenzione degli spazi comuni.

5. Parità nelle decisioni
Nelle comunità di co-housing si definiscono responsabilità e ruoli di gestione degli spazi e delle risorse ma non esiste la gerarchia. Le decisioni si prendono insieme e nessuno vale di più degli altri.

6. Ambiente sicuro
Il cohousing offre un ambiente sicuro, collaborativo, particolarmente adatto ai bambini e agli anziani.


7. Una struttura votata alla socialità e alla solidarietà
La strutturazione degli spazi agevola i rapporti di amicizia e di vicinato. Architettura e design servono a creare e rafforzare il senso di appartenenza ad una comunità.

8. Più servizi e più risparmio
Il co-housing, permette di beneficiare di servizi ad alto valore aggiunto. Accedere agli stessi servizi singolarmente sarebbe più caro (spazi gioco per bambini, nido, piscina, palestra, spazio anziani, orto ecc.).

9. Rispetto dei propri spazi e della privacy
Si tratta comunque di abitazioni private, con spazi e attività comuni; questo permette di coniugare la vita sociale e comunitaria mantenendo la propria riservatezza e i propri ritmi di vita.

10. Risparmio economico
La condivisione di beni e servizi consente di risparmiare sul costo della vita perché si riducono gli sprechi, il ricorso a servizi esterni, il costo dei beni acquistati collettivamente. Il cohousing nasce anche come progetto sostenibile, bioedile, con attenzione alle energie alternative, al riuso, alla riduzione degli sprechi. Le bollette sono ridotte di conseguenza.

 

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Cohousing a Ferrara


Già dal 2008 l’Associazione Solidaria aveva tra le sue finalità quella di dare vita ad esperienze abitative di cohousing a Ferrara . Dopo molti anni di ricerca di immobili idonei, terreni rurali, urbani, di scelta della modalità di acquisto, dei finanziamenti, dell’impresa …. la scelta è caduta su una corte rurale costituita da casa colonica, fienile, forno e ghiacciaia con 7000 mq di verde, a pochi passi dalla città. Gli immobili saranno in classe energetica A e B, le unità immobiliari ricavate saranno 18, intenzionalmente il triplo rispetto al numero di famiglie aderenti perché l’Associazione aspira ad un progetto aperto alla città, una sfida che dimostri che vivere meglio è possibile, con chiunque e ovunque. La "progettazione partecipata" ovvero condividere con l’architetto e l’impresa le scelte costruttive e abitative è un processo affascinante che sperimentano i cohousers, li rende consumatori consapevoli del prodotto "casa", della intera filiera e della costruzione del prezzo finale. Nel progetto estense ci sono grandi spazi interni che verranno adibiti a sala per mangiare con un grande camino al centro, sono previsti stanze per laboratori, una ciclofficina per riparare le biciclette, una sala di proiezione, lavatrici comuni, impianto fotovoltaico e termico, wireless comune, un grande orto comunitario e una tartufaia i cui proventi serviranno anche a finanziare le spese comuni. Non ultimo un bel campo da basket per i residenti ma aperto al quartiere. Intenzione dei cohousers è mettere a disposizione le sale per occasioni comuni, per la parrocchia, la Circoscrizione e per ospitare eventi coerenti con la vocazione del cohousing. Decine di ore ha richiesto alle famiglie aderenti l’elaborazione della Carta Costituzionale del cohousing ferrarese"… il cui scopo è creare un insieme di famiglie intenzionate a favorire le relazioni e il mutuo aiuto tra vicini di casa, condividendo valori, tempi e progetti all’insegna delle 5 R cioè Ridurre, Riciclare, Riutilizzare, Rispettare, Rallentare……". Ogni acquirente, al momento del compromesso, firmerà il Regolamento con annessa Carta Costituzionale, impegnandosi a condividere i valori che hanno ispirato i fondatori. Utopia? Al contrario, grande realismo perché un movimento del "vivere insieme solidalmente" è un’alternativa urgente e fattibile per migliorare la qualità della propria vita, a costo zero.


Contatti mail info@cohousingsolidaria.org - cell 320 8622289

Sito web  www.cohousingsolidaria.org

 

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