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Cattedrale di
Ferrara - Duomo di San Giorgio
La
maestosa
Cattedrale di Ferrara, dedicata a San Giorgio Martire, eretta nel 1135 e decorata con motivi marmorei verso la fine del XIII
secolo, rappresenta una fusione perfetta fra stile romanico e gotico ed è
una sintesi molto rappresentativa di tutte le epoche storiche attraversate dalla città. L'edificio si
trova nell'omonima Piazza della Cattedrale, al centro della città, di
fronte al Palazzo Comunale e a fianco della antica Piazza delle Erbe,
poi ribattezzata Piazza Trento e Trieste.
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Nella
facciata spicca il portale mediano preceduto da un protiro
del XII secolo di
eccezionale bellezza: nella lunetta si trova la figura di San Giorgio, opera di
Nicholaus, uno degli artisti più rappresentativi della scultura romanica in
Italia; nel timpano si possono ammirare scene del Giudizio Universale
ispirate iconograficamente e stilisticamente all'arte gotica francese. Lungo
il fianco destro della Cattedrale corrono due ordini di gallerie, ornate da
colonnine di diversa forma; la parte inferiore è occupata
da un portico
continuo con botteghe, detto Loggia dei Merciai, del XV secolo.
Qui si
apriva la Porta dei Mesi, così chiamata dalle magnifiche formelle scolpite
con la rappresentazione dei mesi, oggi conservate nel Museo del Duomo. Il
campanile, incompiuto, è un progetto di Leon Battista Alberti. L'abside
semicircolare con decorazioni in cotto è opera di Biagio Rossetti.
L'interno, le cui decorazioni e struttura risalgono ai secoli XVIII-XIX,
ospita importanti opere di pittori ferraresi del XVI-XVII secolo: da
Bastianino a Garofalo, ma anche di un un altro grande pittore
della vicina
Cento come
Guercino. Particolarmente interessante è l'affresco che copre
tutta la volta dell'abside, il Giudizio Universale, capolavoro del
Bastianino.
Il periodo di fondazione dell'edificio può essere desunto da
tre date: il 1135, grazie al contributo di Guglielmo II
degli Adelardi (1120-1185) che, con le sue ingenti
risorse, in quell'anno finanziò l’edificazione
dell’edificio, anno che appare anche nell'iscrizione
sul prospetto del portale centrale, è ritenuto il termine
della costruzione del primitivo impianto; la seconda data,
collocabile nel secondo decennio del secolo XII, e
riferibile allo scultore Nicolò (Nicholaus),
nominato nell'iscrizione posta attorno alla lunetta con San
Giorgio che uccide il drago; infine, il 1173, data apparsa
nel 1568, duranti lavori di restauro, sulla fiancata
meridionale. In effetti la Cattedrale, la cui costruzione
venne autorizzata da un breve papale (documento apostolico)
del 1132 di papa Innocenzo
II, è frutto di complesse vicende architettoniche che si
protrassero per oltre sette secoli. La facciata tripartita,
forse a "capanna" nella primitiva versione, ebbe aggiunge
alla fine del secolo XIII le cuspidi laterali, le logge
superiori e la loggetta sopra il portale maggiore
sorreggente il monumento protiro.
L'interno della Cattedrale, come si deduce dalle
testimonianze iconografiche antiche, era a cinque navate con
archi ogivali e decorazioni interne; l'abside semicircolare,
venne ampliata nel 1498 da Biagio Rossetti, mentre il
maestoso campanile classico fu innalzato fra il 1451 e il
1596 su disegno attribuito a
Leon
Battista Alberti.
Egli avrebbe ripreso un progetto precedente, dal momento che
fin dal 1412 il vescovo Boiardi aveva posto la prima pietra
della torre. Solo nel 1443 Ercole I d'Este provvide a
innalzare il campanile fino al secondo ordine; completò
l'opera Alfonso II, servendosi con ogni probabilità
dell'architetto ingegnere di Corte e Giovanni Battista
Aleotti.
L'impianto romanico dell'edificio è intatto nella fiancata
settentrionale lungo la strada denominata Guglielmo degli
Adelardi, in rosso mattone con tracce ancora evidenti di
porte e finestre soppresse. Si apriva su questa fiancata la
porta detta del"Giudizio" a riscontro di quella dei "Mesi"
sulla fiancata meridionale (così chiamata dal le formelle
scolpite con le figurazioni dei mesi) murata nel 1717 e poi
demolita. Tali formelle sono oggi conservate nel Museo
dell'Opera del Duomo, attribuite a un non meglio
identificato "Maestro della Porta dei Mesi di Ferrara",
artista compreso nell'area della grande tradizione
di Benedetto Antelami (scultore e architetto
prevalentemente attivo a
Parma
e in parte a
Milano,
che insieme a Nicola Pisano contribuì alla diffusione
della cultura gotica in Italia e alla sua rielaborazione in
chiave classica).
Questo lato è costruito da due ordini di gallerie, quello
inferiore con archi a tutto sesto che sostengono tre
archetti della loggia con capitelli fantasiosamente
scolpiti; quello superiore, costruito in tempi successivi
secondo un modello lagunare e composto di 65 archi retti da
gruppi di quattro colonnine. Lungo questa fiancata è
addossata la cosiddetta Loggia dei Merciai risalente
al 1473, quando il portico venne a chiudere le botteghe in
muratura costruite al posto di quelle precedenti legno,
erette fino al 1327. L'attuale aspetto del complesso è
dovuto a una ristrutturazione ottocentesca in stile
neogotico. La fascia inferiore della fiancata, a livello del
pavimento dei negozi, presenta scolpiti nel marmo gli
Statuti Comunali, vale a dire norme delle attività
legislative del Consiglio dei Sapienti della città.
È la facciata a presentare la fusione delle primitive forme
romaniche con le più preziose decorazioni gotiche degli
architetti, delle trifore, dei rosoni delle gallerie: il
portale maggiore è sovrastato dal celebre protiro retto da
pilastri, poggianti allora volta su leoni stilofori e
cariatidi, copie ottocentesche degli originali conservate,
queste ultime, nell'atrio della Cattedrale.
Mentre lungo i pilastrini e le cordonature degli strombi il
portale è arricchito da raffigurazioni scultoree dedotte dai
bestiari medievali, l'architrave e contiene sette Storie
del Nuovo Testamento eseguite nel 1135, al pari
del San Giorgio della Lunetta, dal Maestro Nicolò
su influenza di Wiligelmo (uno dei primi scultori in
Italia a firmare le proprie opere in Italia). Il protiro è sovrastato da
una loggetta tripartita a trifore gotiche contenente una
Madonna in terracotta, opera di Cristoforo da Firenze
del 1427. Stupendo il timpano con il Giudizio Universale,
complesso decorativo ad altorilievo risalente alla metà del
'200, che costituisce un esempio unico in Italia di scultura
di un tale soggetto, riconducibile a fonti francesi, più
esattamente dell'Ile de France. Il restauro completo del
protiro e del portale, ha evidenziato l'antica policromia
dei gruppi.
Il terremoto del 1570 danneggiò seriamente le strutture
dell'edificio che subirono da allora, a più riprese,
restauri e rifacimenti. Il transetto venne ricostruito da
Luca Danesi su incarico del cardinale Magalotti nel 1636:
nello stesso secolo, nella demolizione di molti altari
laterali, vennero scialbati gli affreschi originali. Nel
1712, per serie preoccupazioni di ordine statico, venne
affidata all'architetto ferrarese Francesco Mazzarelli
la trasformazione interna della Chiesa ridotta da cinque a
tre navate: dalla prima campata il Mazzarelli ricavò quindi
l'attuale atrio, agganciato per motivi di sicurezza al muro
della facciata, nel quale si conservano reperti antichi:
sarcofagi, bassorilievi, sculture ed epigrafi sepolcrali.
L'interno della cattedrale è monumentale, retto da pilastri
quadrangolari e internamente decorati con figurazioni
neorinascimentali eseguite tra il 1880 e il 1890 da
un'équipe di pittori ferraresi. Sono conservati all'interno
dipinti del Garofani, di Sebastiano Filippi
detto il Bastianino, dello Scarsellino e del
Guercino; sculture di Alfonso Lombardi, di
Domenico Paris e Nicolò Baroncelli, autori questi
ultimi, sotto l'influsso di
Donatello, del gruppo
della Crocifissione. Il catino dell'abside accoglie
il grandioso Giudizio Universale eseguito ad affresco
dal Bastianino fra il 1577 e il 1580, che sovrasta il coro
ligneo, composto da tre file di stalli in noce ornati da
tarsie, opera di Bernardino e Daniele da Lendinara.
Le famose portelle dell'antico organo, dipinte da Cosmè
Tura nel 1469 e raffiguranti rispettivamente l'Annunciazione
il San Giorgio e la principessa, sono oggi conservate
nel Museo dell'Opera del Duomo, al pari di una splendida
serie di corali miniati del secolo XV, di arazzi tessuti
dalle manifatture ducali, dirette dei fiamminghi Nicola e
Giovanni Karcher intorno al sesto decennio del
cinquecento, e della Madonna del Melograno scolpita
da
Jacopo della Quercia, capolavoro giovanile
dell'artista.
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