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Alle
Scuderie del Quirinale i Servizi Educativi propongono visite e attività pensate
per le famiglie con bambini, con percorsi semplificati ad hoc e laboratori
pratici ispirati alle mostre.
Approfitto del discorso sulla
didattica museale per
l'infanzia per descrivere un po' come si svolge una
visita guidata per bambini, cosa si fa in uno spazio
laboratoriale e qual è il senso di tutto questo.
Ho avuto modo di osservare
dall'interno il metodo del Laboratorio d'Arte delle
Scuderie del Quirinale[1],
noto spazio espositivo romano, figlio dell'Azienda
Speciale Palaexpo come pure il
Palazzo delle Esposizioni, sempre a Roma. La direttrice,
Paola Vassalli, segue dall'inizio della sua carriera il
metodo di Bruno Munari[2]
"
giocare con l'arte", di cui ora chiariremo le
caratteristiche.
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In occasione di ogni mostra lo
staff del Laboratorio[3]
pensa un percorso calibrato sui bambini, diverso per le
varie fasce d'età: uno per i bambini tra i 3 e i 5 anni,
uno per quelli tra i 6 e gli 8, uno per quelli tra gli 8
e i 10\11, per esempio. Il percorso in generale prevede
la "
visita animata" alla mostra ed una successiva
fase creativo-laboratoriale (o viceversa). Ebbene
si. I bambini vedono la mostra. Spesso gli stessi
genitori che li accompagnano si stupiscono di questo.
La
fruizione del museo non deve essere relegata ad una
proiezione virtuale o ad una passeggiata guidata in
orari riservati. Il museo va vissuto attivamente,
visivamente, fisicamente. Questo principio deve essere
alla base di ogni fruizione museale, anche per bambini.
Le scolaresche durante la
settimana ed i singoli nel week-end (raccolti in gruppi
di circa 20 elementi) visitano la mostra in
contemporanea con il pubblico adulto, ovviamente in un
modo un po' speciale… Di solito l'educatore ha una
strumentazione da utilizzare per integrare la semplice
visione e l'ascolto che stanno alla base di una visita
guidata canonica. L'attenzione di un bambino non è la
stessa di un adulto, per ovvie ragioni, sebbene la
scuola lo abitui ad ascoltare già da molto piccolo;
l'ascolto per lui è inefficace se non è accompagnato da
varie altre stimolazioni, prime fra tutte quelle
appartenenti alla sfera sensoriale ed emotiva. Le
informazioni trasmesse in un clima positivo rimangono
più impresse di quelle trasmesse senza un buon tramite
emozionale. E qui entra in scena l'abilità dell'educatore,
che affascina, accoglie, coinvolge, insegna, diverte,
in una sola espressione fa cultura, nel senso migliore
della parola.
-
Chi dice che la cultura,
l'arte in questo caso, non possa essere gioco?
-
Chi giurerebbe che davanti ad
un ritratto si debba solo guardare od ascoltare?
-
Si può invece ridere
studiandosi la faccia in uno specchio, ad esempio, e ci
si possono domandare mille cose! Quel ritratto mi somiglia o
no?
-
Come cambia la mia faccia a
seconda delle espressioni e degli stati d'animo?
-
Il pittore era bravo a
far capire cosa pensava quel
tizio?
-
Il quadro sembra vero oppure
no?
-
?più bello se sembra vero?
I colori brillano o sono
spenti? Da dove viene la luce?
Alla mostra "
Antonello da
Messina"[4]
i bambini tra i 3 e i 5 anni si sedevano per terra
davanti ai ritratti e con uno specchio si studiavano il
viso[5] (Illustrazione di
Claudia Saputo a sinistra);
invitati ad imitare le persone dipinte, coglievano, in
modo istintivo o guidato, le sfumature espressive delle
facce: tristi, allegre, sogghignanti, furbesche…
Ridevano molto, si stupivano della loro stessa capacità
di "
trasformarsi", stabilivano un primo legame intuitivo
tra pittura ed espressione dei sentimenti.
Alla mostra "
Da Giotto a
Malevic: la reciproca meraviglia"[6]
i bambini osservavano tra le altre opere astratte di
Kandinsij e Malevič.
Perché un'opera astratta si
deve per forza capire oppure no? Perché si deve essere
necessariamente ammirati o scettici? Questo è
tipicamente adulto.
Un bambino apprezza subito i
colori, le forme, la sensazione che un'opera gli
suscita, al di là della firma o dello schieramento
politico. Invitati a rifare l'immagine con un collage di
forme ritagliate, molti bambini creavano soggetti
riconoscibili, figurativi, cercando la sicurezza di un
albero o di una casa invece di perdersi nell'enigma
dell'astratto, oppure, messi a leggere il dipinto
(semplici forme geometriche sistemate nello spazio
bianco), inventavano strane storie di astucci esplosi
nella cameretta, o di idee racchiuse nel cervello di un
bambino bravo in matematica, o di oggetti in lite tra di
loro per questioni di diversità (la palla nera era snob
e se ne andava dal quadro perché non voleva stare con le
altre figure rettangolari).
Tutto questo e molto di più
può essere una visita animata: racconto, coinvolgimento
costante con domande e provocazioni, attività creativa
di tipo manuale, attività creativa di tipo
intellettuale, stimolazione sensoriale ed emotiva a vari
livelli.
Dopo la visita lo spazio
del Laboratorio accoglie i bambini.
?esso stesso mostra, perché
cambia faccia a seconda dell'esposizione del Palazzo e
dell'aspetto che si vuole che i bambini ricordino,
quello più importante, quello più affascinante, quello
più utile o quello più immediato per la loro
sensibilità. Ed ecco che il Laboratorio si fa bottega
d'arte rinascimentale, fucina delle idee, aula
didattica, palestra del corpo e della mente facendo
produrre ai bambini qualcosa che fissi le idee e le
suggestioni comunicate dalla mostra.
Durante "
Antonello da
Messina", dopo gli esperimenti davanti ai quadri, in
laboratorio i bambini più piccoli continuavano a giocare
col viso e con le espressioni: riproducendo su plastica
trasparente il volto che il compagno ci appiccicava, il
bambino provava la suggestione di rubare il segreto del
ritratto ad Antonello. I bambini più grandi, invece,
all'interno dello spazio allestito in modo evocativo a
mo' di bottega rinascimentale, imparavano a preparare
una tavola di legno per la pittura (ingessatura,
imprimitura e spolvero) come facevano gli apprendisti
che lavoravano nella bottega di Antonello.
Le scuole portano i bambini al
museo perché imparino divertendosi; i genitori possono
fare lo stesso, senza pensare ad uno spazio ludoteca o
ad un'attività di baby-sitteraggio che consenta loro di
vedere la mostra mentre i bambini stanno con
l'operatore; quest'attività è parte integrante della
realtà del museo, o meglio, è il museo stesso che
attraverso il laboratorio va verso i suoi visitatori più
piccoli, sforzandosi di parlare il loro linguaggio, ma
anche di arricchirlo, rinnovandosi esso stesso grazie
alla freschezza della loro percezione.
Bruno Munari, ispiratore di
molta didattica museale per l'infanzia in Italia,
diceva, ripetendo un proverbio cinese: "
Se ascolto
dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco…".
Dopo aver fruito un ritratto
ascoltando, guardando, parlando e giocando sarà più
facile imparare qualcosa "
mettendoci" la propria faccia,
le proprie mani, la faccia e le mani del proprio
compagno: la ritrattistica rinascimentale è più vicina
così piuttosto che dopo mezzora di bellissimo monologo
della guida. Stesso discorso vale per la tecnica:
preparare l'imprimitura e lo spolvero per la tavola di
legno da dipingere secondo la tecnica antica la fissa
nella mente molto più delle parole sulla tecnica stessa.
Per un bambino realizzare
qualcosa con le mani e con la fantasia non è solo
divertirsi o stare impegnato per un po', ma afferrare
un informazione capendola dall'interno, capire qualcosa
perché la si è fatta, non solo vista o sentita. "
I
maestri aprono l'uscio, ma devi entrare da solo" diceva
Bruno Munari.
?una forma modernissima di
didattica, pur risalendo a qualche decennio fa; l'arte
giocosa munariana ha precorso genialmente il modo di
trasmettere la conoscenza, non solo artistica,
recentemente prescritto dalla riforma scolastica: oggi
il sapere deve essere sempre più "
saper fare" e sempre
meno sapere e basta.
Su questo principio si basa la
didattica per bambini delle Scuderie[7],
come pure di altri centri didattici museali per
l'infanzia del mondo: far scendere l'arte dal
piedistallo su cui l'hanno messa i secoli, gli storici,
i critici e gli intenditori e ridarla alla sua
dimensione più naturale, quella del fare, quella del
sentire, quella dell'emozionarsi, in una parola quella
del vivere, quella che ai bambini, del resto, è più
congeniale…
Laura Panarese
LEGENDA DELLE IMMAGINI
IMMAGINE 1
IMMAGINE 2: disegno realizzato
da Claudia Saputo per Informagiovani Italia.
Note:
[3] Laura
Scarlata, Chiara Bandi, Alessia Di Clemente,
Blume Gra.
[5] Non che
la cosa non lasci perplessi molti visitatori,
sebbene la maggior parte di loro si fermi a fare
i complimenti agli operatori per la bellezza del
coinvolgimento e per l'efficacia didattica del
metodo, nonostante la giovanissima età dei
"
discenti". ?chiaro che nessuno dei bambini
più piccoli potrà confrontarsi alla pari con un
esperto di storia dell'arte, tuttavia
suggestioni positive, immagini efficaci,
attività ben congegnate lasceranno nella loro
memoria un segno difficile da rimuovere, segno
che magari li aiuterà a sviluppare elementi
fondamentali del carattere come il gusto, la
creatività, l'ironia, la curiosità per il
sapere. Aggiungo che in un'attività ben
congegnata e con una buona collaborazione degli
insegnanti i gruppi mantengono per lo più un
atteggiamento rispettoso verso gli altri
visitatori e verso il contesto di riferimento.
[6] Mostra
durata dal 2 ottobre 2004 al 9 gennaio 2005; vai
a
http://www.scuderiequirinale.it/canale.asp?id=635
[7] Il
Laboratorio d'Arte delle Scuderie diffonde il
suo metodo di didattica dell'arte anche nelle
scuole e presso insegnanti di scuola
dell'infanzia ed adulti. Si veda il testo
"
Educare all'Arte", a cura di C. Francucci, P.
Vassalli, Electa 2005.