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Il
museo può essere un luogo di apprendimento divertente per i
bambini, se adeguatamente mediazione e attività coinvolgenti che
stimolano la loro creatività e curiosità in piena sicurezza.
"Il più grande
ostacolo alla comprensione di un'opera d'arte è quello di voler
capire […]" Bruno
Munari
Come vede l'arte un bambino? Domanda
difficile. La vede dal basso, nel senso della comprensione (oltre
che della statura…)? O la vede da un punto di vista privilegiato,
quello di chi non ha quasi condizionamenti né pregiudizi di gusto
o di qualità?
Fino a poco tempo fa questi argomenti
non erano oggetto di particolare attenzione; ora però il bambino
sta conquistando un posto nelle sale dei musei del mondo sulla scia
di una serie di fenomeni interessanti: la nascita della
didattica museale per bambini,
strumento privilegiato per bambini che vanno al museo; il diffondersi
della didattica dell'arte e dei laboratori creativi nelle scuole
per l'infanzia e primarie; il proliferare dei Children's museumsche solo ultimamente stanno sorgendo sul territorio mondiale.
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È scientificamente dimostrato che dal
punto di vista dell'apprendimento, dello sviluppo del senso sociale,
dell'emotività i primi anni del bambino sono i più ricchi, determinanti
per il formarsi del carattere e del gusto che manterrà da adulto.
Senza scendere in dettagli clinici, nei bambini affetti da disturbi
comportamentali o da patologie di varia natura coinvolti in percorsi
d'arte (museali ed extra-museali) sono stati riscontrati notevoli
miglioramenti. La visione, la spiegazione, l'interazione e la pratica creativo-laboratoriale sono alla base di ogni didattica dell'arte
per bambini. Rispetto alla didattica per adulti, che pure si sta
modificando in senso sempre più pratico, quella per bambini deve
catturare l'attenzione del piccolo spettatore facendo poco ricorso
alla tradizionale "
lezione frontale" ed usando invece stimolazioni
multiple che gli consentano di capire i vari livelli di lettura
dell'opera, dal visivo, al tattile, agli altri livelli sensoriali,
passando per il gioco, l'esercizio del gusto, la pratica della fantasia,
l'interazione positiva con il manufatto d'arte.
Gemme della didattica museale per bambini
sono la Galerie des enfants del Centre Pompidou
di Parigi
,
l'Education Department della londinese Tate Modern,
il MoMA's Education Department di New York,
il Sackler Center for Arts Education del Guggenheim
,
sempre a New York, per citarne alcuni; in Italia hanno conquistato
una certa fama internazionale la didattica della GAM di Bologna,
quella del Mart di Trento e Rovereto,
quella del Castello di Rivoli(Torino); interessanti realtà quelle del Laboratorio d'Arte
delle romane
Scuderie
del Quirinale,
del Palazzo delle Papessea Siena e del
Museo
Explora di Roma.
Non è un caso si tratti per lo più di
musei d'arte contemporanea, strutture quasi sempre nuove sia nel
contenitore che nel contenuto, perciò più facili da vivere per un
bambino. Le ragioni sono logistiche (è più semplice pensare a percorsi
ludico-creativi all'interno di un luogo apposito, piuttosto che
negli spazi a rischio di un edificio antico), ma anche di
affinità: spesso i bambini approcciano in modo più diretto ed intuitivo
un'opera d'arte contemporanea rispetto ad un manufatto archeologico
o ad un dipinto antico dalle mille declinazioni di senso e di stile.
Di solito le proposte di didattica per bambini si rivolgono ai singoli
o alle scolaresche; per lo più la conoscenza del museo avviene unendo
la spiegazione di alcuni aspetti dell'opera, quelli funzionali al
raggiungimento di un obiettivo cognitivo o di un risultato creativo,
alla pratica laboratoriale, sia verbale che attiva, in cui
con supporti visivi, tecnologici, materiali da utilizzare il bambino
si può cimentare nella pratica dell'arte, sentendosi, si auspica,
più vicino all'artista, meno intimidito dall'opera e dal museo che
la contiene. E' questo il senso più profondo della
didattica museale per bambini.
Non solo formarne la sensibilità, prepararli ad una crescita più
consapevole, oltre che ricca, ma anche "
svecchiare", mi si passi
la parola, l'immagine diffusa del museo come luogo polveroso, immutabile,
silenzioso, spesso noioso.
Tuttora molte persone si stupiscono o
si infastidiscono quando vedono gruppi di bambini accendersi davanti
ad un dipinto o ad una scultura oppure lavorare con le mani e con
la fantasia davanti ad esse; si potrebbe danneggiare, il rumore
disturba chi guarda in silenzio, qualche contatto fisico di troppo
poi non ne parliamo… ?un problema solo adulto: i bambini nella
maggior parte dei casi mostrano una naturalezza totale, una spontaneità
inaudita ed anche una certa serietà quando gli si chiede di dire
la loro, di cogliere un dettaglio, di azzardare un ipotesi, di fare
senza o con le regole qualcosa di ispirato alle nozioni apprese,
alle emozioni provate davanti alle opere.
Alcuni esempi per capire: la GAM di
Bologna, museo d'arte contemporanea. Qui si pratica la didattica
per bambini secondo il metodo di Bruno Munari (1907-1998), designer
ed artista, educatore e scrittore, che in Italia ha iniziato per
primo a far "
giocare con l'arte" i bambini nei musei e nelle scuole.
Bellissima a mio parere l'esperienza estetica
fatta col pubblico più giovane durante la mostra In
silenzio ad alta voce (Claudio Parmiggiani, 2003). Il percorso
guidato era scandito da rituali, gesti, parole, emozioni, tutto
ciò che rende speciale qualunque esperienza, in questo caso quella
estetica della mostra. Lo stupore accompagnava ogni fase del percorso;
i bambini venivano invitati, entrando, ad indossare le scarpe
del silenzio, scarpe leggere che gli avrebbero permesso di entrare
in una dimensione altra, un mondo che non fa paura, né annoia, ma
incanta, insegna, comunica, un mondo in cui la bellezza è tale che
star zitti ad ascoltare non affatica. In questo modo i bambini
non solo si sentivano tutti uniti nell'esperienza estetico-sensoriale
che stavano per vivere, ma facevano del silenzio e dell'educazione
quasi un gioco, un gesto magico, un trucco segreto per non far rumore,
da custodire gelosamente anche in futuro.
Molto stimolanti sono poi le proposte
tecnologiche interattive che molti musei, soprattutto stranieri,
fanno ai bambini. Ad esempio il Moma:
i bambini possono frequentare il museo da casa in modo divertente,
istruttivo, curato nei dettagli con la stessa serietà con cui si
tratterebbe il catalogo di una mostra. Preziosa la proposta audiovisiva
per "
I tre musici" di
Picasso e "
La notte stellata" di Van Gogh:
andando con la freccia sulla superficie del dipinto, si sentono
i suoni che fa il quadro, oltre a vederne i colori e le forme; per
i tre musici il fatto è intuitivo, meno per la notte piena di stelle:
che rumore fanno le stelle? Il bambino può sbizzarrirsi ad immaginarlo,
lasciandosi cullare da quello che gli viene suggerito, un suono
di natura, di vento, ma anche di campane lontane che dal paese innalzano
la loro voce fino al cielo: un concerto " sinestetico", una sinergia
magica tra occhi e orecchie, con un pizzico di fantasia.
Come può tutto questo non migliorare
la crescita di chi si affaccia appena alla finestra della vita?
Lasciamoci illuminare da Kandinsky:
"
I primi colori che mi
colpirono furono un verde chiaro e vivace,il bianco e il nero, il
rosso carminio e il giallo ocra. Sono impressioni che risalgono
a quando avevo tre anni".
Non tutti i piccoli fruitori dell'arte
diventeranno i padri fondatori dell'astrattismo, tuttavia sono convinta
che l'arte renda migliori ed ancora più convinta che male proprio
non ne faccia…
Articolo di Laura Panarese per Informagiovani
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