Bambini al museo

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Il museo può essere un luogo di apprendimento divertente per i bambini, se adeguatamente mediazione e attività coinvolgenti che stimolano la loro creatività e curiosità in piena sicurezza.

 

"Il più grande ostacolo alla comprensione di un'opera d'arte è quello di voler capire […]" Bruno Munari

Come vede l'arte un bambino? Domanda difficile. La vede dal basso, nel senso della comprensione (oltre che della statura…)? O la vede da un punto di vista privilegiato, quello di chi non ha quasi condizionamenti né pregiudizi di gusto o di qualità?

Fino a poco tempo fa questi argomenti non erano oggetto di particolare attenzione; ora però il bambino sta conquistando un posto nelle sale dei musei del mondo sulla scia di una serie di fenomeni interessanti: la nascita della didattica museale per bambini, strumento privilegiato per bambini che vanno al museo; il diffondersi della didattica dell'arte e dei laboratori creativi nelle scuole per l'infanzia e primarie; il proliferare dei Children's museums [1]che solo ultimamente stanno sorgendo sul territorio mondiale.

 

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È scientificamente dimostrato che dal punto di vista dell'apprendimento, dello sviluppo del senso sociale, dell'emotività i primi anni del bambino sono i più ricchi, determinanti per il formarsi del carattere e del gusto che manterrà da adulto. Senza scendere in dettagli clinici, nei bambini affetti da disturbi comportamentali o da patologie di varia natura coinvolti in percorsi d'arte (museali ed extra-museali) sono stati riscontrati notevoli miglioramenti. La visione, la spiegazione, l'interazione e la pratica creativo-laboratoriale sono alla base di ogni didattica dell'arte per bambini. Rispetto alla didattica per adulti, che pure si sta modificando in senso sempre più pratico, quella per bambini deve catturare l'attenzione del piccolo spettatore facendo poco ricorso alla tradizionale " lezione frontale" ed usando invece stimolazioni multiple che gli consentano di capire i vari livelli di lettura dell'opera, dal visivo, al tattile, agli altri livelli sensoriali, passando per il gioco, l'esercizio del gusto, la pratica della fantasia, l'interazione positiva con il manufatto d'arte.

Gemme della didattica museale per bambini sono la Galerie des enfants del Centre Pompidou di Parigi[2] , l'Education Department della londinese Tate Modern[3], il MoMA's Education Department di New York[4], il Sackler Center for Arts Education del Guggenheim[5] , sempre a New York, per citarne alcuni; in Italia hanno conquistato una certa fama internazionale la didattica della GAM di Bologna[6], quella del Mart di Trento e Rovereto[7], quella del Castello di Rivoli[8](Torino); interessanti realtà quelle del Laboratorio d'Arte delle romane Scuderie del Quirinale[9], del Palazzo delle Papesse[10]a Siena e del Museo Explora di Roma.

Non è un caso si tratti per lo più di musei d'arte contemporanea, strutture quasi sempre nuove sia nel contenitore che nel contenuto, perciò più facili da vivere per un bambino. Le ragioni sono logistiche (è più semplice pensare a percorsi ludico-creativi all'interno di un luogo apposito, piuttosto che negli spazi a rischio di un edificio antico), ma anche di affinità: spesso i bambini approcciano in modo più diretto ed intuitivo un'opera d'arte contemporanea rispetto ad un manufatto archeologico o ad un dipinto antico dalle mille declinazioni di senso e di stile. Di solito le proposte di didattica per bambini si rivolgono ai singoli o alle scolaresche; per lo più la conoscenza del museo avviene unendo la spiegazione di alcuni aspetti dell'opera, quelli funzionali al raggiungimento di un obiettivo cognitivo o di un risultato creativo, alla pratica laboratoriale, sia verbale che attiva, in cui con supporti visivi, tecnologici, materiali da utilizzare il bambino si può cimentare nella pratica dell'arte, sentendosi, si auspica, più vicino all'artista, meno intimidito dall'opera e dal museo che la contiene.  E' questo il senso più profondo della didattica museale per bambini. Non solo formarne la sensibilità, prepararli ad una crescita più consapevole, oltre che ricca, ma anche " svecchiare", mi si passi la parola, l'immagine diffusa del museo come luogo polveroso, immutabile, silenzioso, spesso noioso.

Tuttora molte persone si stupiscono o si infastidiscono quando vedono gruppi di bambini accendersi davanti ad un dipinto o ad una scultura oppure lavorare con le mani e con la fantasia davanti ad esse; si potrebbe danneggiare, il rumore disturba chi guarda in silenzio, qualche contatto fisico di troppo poi non ne parliamo… ?un problema solo adulto: i bambini nella maggior parte dei casi mostrano una naturalezza totale, una spontaneità inaudita ed anche una certa serietà quando gli si chiede di dire la loro, di cogliere un dettaglio, di azzardare un ipotesi, di fare senza o con le regole qualcosa di ispirato alle nozioni apprese, alle emozioni provate davanti alle opere.

Alcuni esempi per capire: la GAM di Bologna, museo d'arte contemporanea. Qui si pratica la didattica per bambini secondo il metodo di Bruno Munari (1907-1998), designer ed artista, educatore e scrittore, che in Italia ha iniziato per primo a far " giocare con l'arte" i bambini nei musei e nelle scuole. Bellissima a mio parere l'esperienza estetica [11] fatta col pubblico più giovane durante la mostra In silenzio ad alta voce (Claudio Parmiggiani, 2003). Il percorso guidato era scandito da rituali, gesti, parole, emozioni, tutto ciò che rende speciale qualunque esperienza, in questo caso quella estetica della mostra. Lo stupore accompagnava ogni fase del percorso; i bambini venivano invitati, entrando, ad indossare le scarpe del silenzio, scarpe leggere che gli avrebbero permesso di entrare in una dimensione altra, un mondo che non fa paura, né annoia, ma incanta, insegna, comunica, un mondo in cui la bellezza è tale che star zitti ad ascoltare non affatica. In questo modo i bambini non solo si sentivano tutti uniti nell'esperienza estetico-sensoriale che stavano per vivere, ma facevano del silenzio e dell'educazione quasi un gioco, un gesto magico, un trucco segreto per non far rumore, da custodire gelosamente anche in futuro.

Molto stimolanti sono poi le proposte tecnologiche interattive che molti musei, soprattutto stranieri, fanno ai bambini. Ad esempio il Moma [12]: i bambini possono frequentare il museo da casa in modo divertente, istruttivo, curato nei dettagli con la stessa serietà con cui si tratterebbe il catalogo di una mostra. Preziosa la proposta audiovisiva per " I tre musici" di Picasso e " La notte stellata" di Van Gogh: andando con la freccia sulla superficie del dipinto, si sentono i suoni che fa il quadro, oltre a vederne i colori e le forme; per i tre musici il fatto è intuitivo, meno per la notte piena di stelle: che rumore fanno le stelle? Il bambino può sbizzarrirsi ad immaginarlo, lasciandosi cullare da quello che gli viene suggerito, un suono di natura, di vento, ma anche di campane lontane che dal paese innalzano la loro voce fino al cielo: un concerto " sinestetico", una sinergia magica tra occhi e orecchie, con un pizzico di fantasia.

Bambini e fantasia

 Come può tutto questo non migliorare la crescita di chi si affaccia appena alla finestra della vita? Lasciamoci illuminare da Kandinsky:  " I primi colori che mi colpirono furono un verde chiaro e vivace,il bianco e il nero, il rosso carminio e il giallo ocra. Sono impressioni che risalgono a quando avevo tre anni".

Non tutti i piccoli fruitori dell'arte diventeranno i padri fondatori dell'astrattismo, tuttavia sono convinta che l'arte renda migliori ed ancora più convinta che male proprio non ne faccia…

Articolo di Laura Panarese per Informagiovani Italia

 

[1] Il primo è nato a Brooklyn  nel 1899. Ultimamente, negli ultimi 5 anni, ne sono nati 60, mentre per i prossimi anni è prevista l'apertura di oltre 100 nuove strutture.

[4] http://moma.org/education/

[7] http://www.mart.trento.it/context_didattica.jsp?ID_LINK=255&area=42

[8] http://www.castellodirivoli.it vai a Dipartimento educazione.

[10] http://www.papesse.org/ vai a Activities-Education.

[11] Nel senso di percezione del bello, ma anche nel senso etimologico sensoriale, di utilizzo di tutti i sensi per leggere un oggetto od un fatto artistico.

 

 

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