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Inaugurato nel 2011, Explora è il Museo dei Bambini di
Roma: 3000 mq di exhibit interattivi per imparare
divertendosi scienza, comunicazione e sostenibilità.
Attività per bimbi 0-12 anni.
Continuando il discorso sui
musei per bambini
e sulla didattica
museale per i più piccoli, mi appresto stavolta
a parlarvi di una bella realtà nata da non molti anni a
Roma. Si tratta di Explora, il Museo dei Bambini.
Sono andata a vederlo ed ho parlato con Daniela Vaturi,
responsabile della comunicazione e dell'ufficio stampa.
Explora non è un vero e proprio museo, come lo intendiamo noi. |
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?un museo nel senso etimologico del
termine, ossia un luogo destinato alla cultura (nelle
sue molteplici forme) e all'apprendimento. I piccoli
sono i fortunati destinatari della proposta "museale".
Ma si gioca, verrebbe da chiedersi? Il gioco in effetti
c'è, ma per lo più serve ad imparare. Come a scuola la
trasmissione dei contenuti avviene più facilmente in un
clima di generale benessere e di buone relazioni umane,
così i bambini in un contesto come questo subiscono
maggiori stimolazioni laddove alle cose nuove da
scoprire si unisca anche il divertimento. Purché il
genitore o l'adulto che li accompagnano, docente o
parente che sia, non scambino questa per una gigantesca
ludoteca o, peggio, per un utile "parcheggio" dei
piccoli quando i grandi hanno altro da fare.
L'esperienza di Explora riguarda il bambino, ma anche
l'adulto. Il percorso ludico-educativo fatto insieme può
essere un bell'esempio di tempo ben speso insieme. Sul
modello di molti musei stranieri, sia canonici che
"Children's museums", che spesso organizzano iniziative
bellissime come il week-end al museo per nonni e
nipotini.
Non c'è una collezione ad Explora. Non c'è un deposito
con i pezzi non esposti, né un archivio per le ricerche
dei grandi, né un allarme per evitare che qualcuno si
avvicini troppo o danneggi qualcosa. Quello che troviamo
entrando, invece, è uno spazio certamente a misura di
bambino, un insieme luminoso e curato di postazioni
allettanti, tecnologicamente all'avanguardia,
coloratissime e molto diverse l'una dall'altra,
all'insegna della varietà della proposta e della
molteplicità delle possibilità.
Il museo sorge in uno spazio che prima era di proprietà
dell'Atac, l'azienda di trasporto pubblico di Roma. ?
un bell'esempio di
archeologia
industriale, ossia di riqualificazione a scopi
culturali di un vecchio edificio industriale in disuso.
Il progetto voleva, tra le altre cose, riqualificare la
zona dove ora sorge il museo, il Borgo Flaminio, vicino
a Piazza del Popolo, così centrale eppure così poco
valorizzato fino a non molto tempo fa.
Il padiglione in acciaio e ghisa che già esisteva è
rimasto, ma è stato riadattato ed è ora circondato da
uno spazio verde, pur mantenendo l'affaccio sulla Via
Flaminia.
Da subito l'edificio dà un senso di spaziosità, di
luminosità: le ampie vetrate imbevono di luce
praticamente da tutti i lati della struttura, con
l'aggiunta del lucernario e dei
bris-soleil 1
fotovoltaici a dare ulteriore luminosità
all'interno.
L'impianto fotovoltaico è una peculiarità del museo: sul
tetto del padiglione espositivo (edificio B), progettato
dagli architetti Cinzia Abbate e Carlo Vigevano, sta
l'impianto fotovoltaico, della potenza di 15KW con
sistema di raffreddamento passivo, montato su supporti
mobili che consentono una variazione nell'assetto
dell'ombreggiatura del tetto a seconda della stagione.
L'impianto, molto innovativo (come capiamo anche
dall'incomprensibile terminologia… scusate!), oltre ad
autoprodurre una parte dell'energia per il museo, serve
anche come spunto didattico per i piccoli visitatori sul
tema dell'energia rinnovabile e sull'uso razionale delle
risorse della terra, a favore di uno sviluppo
sostenibile, concetto con cui i bambini cominciano così
a familiarizzare sin da piccoli. Questa scelta colloca
il Museo dei Bambini di Roma in un contesto europeo
d'avanguardia, oltre ad essere in linea con la
sottoscrizione della carta di Alborg e la Convenzione
quadro sui cambiamenti climatici.
Mi sono soffermata così a lungo sulla struttura perché
il museo rappresenta un modello da seguire, sia per la
funzionalità dello spazio sia per l'efficacia della
proposta ludico-didattica collegata. In Italia la strada
da fare è ancora piuttosto lunga.
Explora può essere un buon esempio per le altre città
italiane. Il museo offre quattro macro-proposte a
bambini dagli 0 ai 13 anni (da 0 a 3 non pagano il
biglietto), scolaresche o singoli accompagnati dai
genitori. Le quattro proposte corrispondono fisicamente
alle macro-aree in cui è diviso lo spazio interno:
1. L'IO: il bambino scopre la propria fisicità
rientrando virtualmente nella pancia della mamma,
studiando la struttura di una bocca gigante, andando in
un finto ospedale, cominciando a capire come ci si nutre
e che cosa sono le calorie, attraverso la divertente
"ruota del criceto". Nel discorso "IO" rientra anche lo
sport a la sicurezza.
2. L'AMBIENTE: in una casa speciale come il museo
stesso, gli spazi sono trasparenti; la luce dà energia e
vita: è una casa ecologica essendo alimentata
dall'impianto fotovoltaico, ma rispetta l'ambiente anche
in altri modi, per esempio insegnando ai bimbi perchè la
casa ecologica riutilizza i rifiuti che produce, come si
evitano gli sprechi, come si fanno oggetti di carta
riciclata.
3. LA SOCIETA': nella "piazza" della città-Explora si
può entrare in un supermercato (vedi foto), usare una
pompa di benzina, ci si può divertire a giocare con una
fontana, si può conoscere come funzione un camion dei
pompieri: lavorarci è un gioco da ragazzi! Ma c'è anche
la banca, con gli sportelli, i pannelli che spiegano
cos'è un conto, cosa sono gli assegni, a cosa serve la
banca, insomma… e non poteva mancare il caveau, in cui
si impara cosa è prezioso e cosa no, a seconda della
persona: per qualcuno non si può vivere senza soldi e
gioielli, mentre per altri i "valori" sono più
astratti:l'amicizia, la famiglia, l'amore, la salute, il
potere.
4. LA COMUNICAZIONE: qui si gioca coi "media"; si può
fare il giornalista, il presentatore TV, ma anche il
giornalaio e il postino: la ricostruzione di uno studio
televisivo, della redazione di un giornale, dell'edicola
e della posta (con tanto di posta pneumatica e tubi
parlanti) sono un vero "delirio" d'apprendimento e
divertimento, una tempesta ludico-conoscitiva per il
bambino.
Sezioni a parte di Explora sono quella dedicata ai più
piccoli (0-3 anni), chiamata "Piccoli exploratori"; il
book-shop con incontri e letture animate per bambini; la
caffetteria-ristorante, a volte adibita a spazio
espositivo ; il giardino con tavoli, sedie e giochi per
svolgere parte delle attività all'aperto e molto altro.
L'immagine che ho scelto per spiegare meglio Explora fa
parte della campagna pubblicitaria del museo. Un biberon
contiene un veliero. Il biberon fa tenerezza istintiva,
mettendo chi guarda in un immediata, naturale
disposizione "genitoriale" o comunque protettiva. Ma fa
anche pensare al nutrimento del bambino, alla sua
crescita fisica. Il veliero rappresenta invece la
libertà, la mancanza di confini, la curiosità verso il
nuovo, lo sconosciuto… in una parola, la scoperta. Il
messaggio è chiaro: Explora fa crescere, nutre
l'intelligenza e la curiosità del bambino.
La figura sulla sinistra mette insieme
tre opere, nell'ordine:
Fernando Botero 1977
Jean-Michel Basquiat 1983
Marcel Duchamp 1919
Daniela Vaturi mi ha spiegato come il museo sia in parte
ispirato al modello londinese di "Children's museum".
L'internazionalità di Explora in effetti è evidente. Nei
musei stranieri (specie inglesi, tedeschi, francesi,
olandesi, spagnoli, americani) la mentalità diffusa
sembra essere quella della stimolazione del visitatore,
dell'integrazione della semplice fruizione dell'opera
con strumenti tecnologici, spazi espositivi studiati sin
nei minimi dettagli, numerose pubblicazioni, promozione
mirata, alta professionalizzazione del personale,
iniziative culturali, eventi collegati alla collezione
del museo o alla mostra in atto.
In Italia, forse per l'abbondanza dei luoghi visitabili,
forse per la straordinarietà del patrimonio posseduto di
per sé, senza altro aggiungere, forse per una sorta di
tradizionalismo che considera la cultura qualcosa di
serio ed intoccabile, i musei (parlo soprattutto delle
strutture pubbliche) sono tuttora impermeabili ad una
reale partecipazione collettiva dei visitatori: se le
cose cambiassero non ci sarebbe solo la visione
dell'opera e la spiegazione della stessa, ma anche la
sua decostruzione e ricomposizione, la sua
"umanizzazione", e quindi, presumibilmente, una
frequentazione più assidua del museo, il suo ripetuto
apprezzamento, la cosiddetta "fidelizzazione", che
renderebbe lo spazio museale uno spazio vivo,
interattivo, culturale a 360 gradi.
Quando parliamo di "Children's museums" il discorso
sembra cambiare: come già dicevo, non ci sono collezioni
di opere antiche da proteggere, non c'è la sacra aura
dell'opera d'arte da tutelare. Del museo, per un
visitatore tradizionale italiano, Explora non ha niente.
Ma se in effetti si cominciasse a vedere il museo come
un luogo vivo, attivo, da frequentare con piacere,
Explora, i Musei Capitolini, Capodimonte, il Bargello o
il Poldi Pezzoli potrebbero, all'improvviso,
assomigliarsi infinitamente…
Quando ho chiesto a Daniela Vaturi che grado di
fidelizzazione ha il piccolo pubblico di Explora con
il museo mi ha risposto che la strada da fare è ancora
lunga, ma è in effetti quella che il museo vuole
percorrere. I
l pubblico non manca di certo: le proposte sono
allettanti, la posizione è centrale, la struttura
bellissima, il personale qualificato. Ma un "Children's
museum" vuole di più: vuole che il bambino, dopo un
primo impatto positivo, desideri tornare e poi ancora e
poi di nuovo, come si fa col cinema o col teatro o,
meglio ancora, con una buona biblioteca. La
fidelizzazione dunque vorrebbe dire "obiettivo
raggiunto". Vuol dire che il bambino si sente a casa:
gioca, impara, si meraviglia, si diverte, si muove, si
nutre, viaggia con la fantasia… in una parola "vive".
Realtà come quella di Explora possono spingere i bimbi
di oggi a diventare in futuro il pubblico di un museo di
arte, di scienza, di tradizioni popolari, o i
frequentatori di una sala da concerti, di un teatro, di
una biblioteca, di un cinema, di un caffè letterario.
?auspicabile che i musei per bambini diventino una
realtà diffusa in Italia come all'estero e chissà che,
oltre a beneficiarne i piccoli, non ne beneficino anche
gli adulti, imparando, finalmente, a prendere meno sul
serio la cultura.
Anche i musei di arte, di scienza, di storia ecc.
potrebbero essere piattaforme colorate da cui muoversi
nello spazio sempre più multiforme e vivace della
cultura.
Si sa, chi è intelligente quasi sempre ha anche una
certa ironia… La Gioconda potrà mai andare a braccetto
col gioco, anche per un adulto? Del resto, gli artisti
del Novecento hanno già fatto scendere le opere d'arte
dai piedistalli su cui le hanno messe i secoli, i
critici e la storia. Ora tocca a noi raccoglierne la
provocazione…
di Laura Panarese per Informagiovani-italia.com
1 Sono
costituiti da lamelle regolabili
orizzontali o verticali in metallo o in legno fissate ad
un telaio normalmente posto in facciata
esternamente al serramento. Hanno un impatto
sulla facciata molto gradevole perché sono piuttosto
trasparenti e leggeri.
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