Storia di Modena
Le origini di
Modena si perdono nella notte dei tempi. Venne fondata dagli etruschi in
un territorio precedentemente abitato da popolazioni gallo-liguri, in una
posizione strategica che dominava le vie d'accesso ai principali passi
appenninici. Gli etruschi chiamarono il primo nucleo abitativo Mùtina,
dal nome della tribù gallo ligure del luogo. Così come il resto della
regione padana, entrò a far parte dei domini di Roma verso il III secolo
a.C. |
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Da questo momento in poi, Mùtina cominciò il proprio sviluppo
demografico sociale. Con la caduta della Repubblica Romana e l'avvento
dell'Impero alla città, che divenne municipio, venne concessa la proprietà
di fare leggi proprie, con console e magistrati cittadini.
Questi erano
privilegi che Roma dava solo alle città più importanti. Successivamente fu
coinvolta, verso la fine dell'Impero Romano, nella contesa che avrebbe
cambiato la storia europea, fra Costantino e Massenzio e, in
seguito in quella fra Massimo e Valentiano II. Con la caduta
di Roma tutta l'Italia, e così Modena, entrò in un periodo di profonda
decadenza. A parte le terribili scorrerie delle invasioni barbariche, tutta
l'area della città fu sconvolta da gravi inondazioni che fecero della zona
un'unica grande palude tra il sesto e settimo secolo. La città fu teatro
anche della secolare lotta tra i longobardi, che si erano insediati
nel nord Italia, e i bizantini. La decadenza arrivò a tal punto che
verso la fine dell'VIII secolo Modena era stata quasi completamente
abbandonata.
Solo a partire dal
nono secolo la città tornò a svilupparsi, ma fu dal XII secolo con l'era
comunale che città come Modena riuscirono ad essere indipendenti, sia dal
potere imperiale, sia dalla curia romana e ad imporre a questi la loro forza.
In questo periodo la città era in costante lotta per la supremazia regionale
contro altre città come
Reggio Emilia,
Bologna,
Mantova e
Ferrara. Il periodo comunale era anche
caratterizzato da faide cittadine: due tra le più potenti famiglie, quella
degli Aigoni e quella dei Grasolfi, erano a capo delle opposte fazioni dei
guelfi e ghibellini, pro imperatore e a favore del Papa. Le lotte durarono più di un secolo, ed alla fine ad
avere la meglio fu la famiglia degli Aigoni. Furono il rettori
dell'Università, che era era stata fondato nel 1175, a porre fine alla guerra civile
cittadina che tanti lutti aveva provocato, andando presso il marchese di
Ferrara Obizzo II d'Este e consegnandogli le chiavi della città in un atto
di sottomissione. La pace cittadina era costata la perdita dell'autonomia
e della libertà politica di Modena, le cui sorti da ora in poi sarebbero
state legate alle vicende
della famiglia d'Este. Se si eccettuano brevi interruzioni, la signoria
degli Estensi durò fino al settecento. Quando Ferrara entrò a far parte dei
possedimenti lo Stato Pontificio, nel 1598, gli Estensi trasportarono
definitivamente la loro corte a Modena e questo fu un bene per la città. La
famiglia d'Este, favorì il progresso della città, come per esempio fece Francesco III che pubblicò nel 1771 un codice penale civile per i suoi stati,
giudicato il migliore dei suoi tempi e anticipatore di molte successive
riforme che andavano verso lo sviluppo del diritto in Europa.
L'occupazione
francese nel 1796 vide Modena partecipare alle vicende storiche italiane: in
quell'agosto la città si sollevò contro gli Este; in ottobre, subito dopo l'arrivo dei
francesi, si tenne il primo congresso cispadano è un altro congresso fu
tenuto nel 1797; seguì l'entrata a far parte della Repubblica cisalpina,
l'occupazione degli austriaci e la creazione della prima Repubblica italiana
e del Regno d'Italia, entrambi sotto tutela francese. Dopo la
restaurazione seguita al Congresso di Vienna nel 1814 nel ducato di Modena
furono rimessi gli Este, ora
Asburgo-Este. L'arciduca
Francesco d'Austria,
discendente degli Estensi, assunse il titolo di Francesco IV dando inizio ad
un regime rreazionario
e dispotico di polizia che era avverso ad ogni
idea di libertà e progresso. Fu durante questo periodo, nel 1831, che
avvenne il tentativo insurrezionale di Ciro Menotti (a sinistra la
statua a lui dedicata a Modena), che aveva l'illusione
di raggiungere l'unità l'indipendenza dell'Italia con l'appoggio del duca al
quale era stata promessa la corona di re d'Italia. Menotti, tradito dal
duca, fu tratto prigioniero e quindi condannato a morte. Il figlio di Francesco
IV, Francesco V (nella foto a destra) fu l'ultimo governante del ducato prima che questi
entrasse a far parte il 12 marzo 1860 del Regno d'Italia.
Questi primi anni
di unità nazionale sono contraddistinti per Modena da forti tensioni
sociali, in special modo nelle campagne che vivevano in condizioni di estrema
arretratezza. Sul finire dell'ottocento vennero proclamati i primi scioperi
con l'affermarsi del Partito Socialista, che nel 1919 raggiunge la
maggioranza nel governo della città. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale a
Modena e nell'intera Emilia, avvennero scontri molto duri fra comunisti e
socialisti da una parte e picchiatori fascisti dall'altra. Questi scontri furono l'anticipazione di
quanto avverrà vent'anni dopo con la lotta partigiana contro il nazifascismo
per la quale Modena ha ricevuto la medaglia d'oro al valor militare. Dalla fine
della guerra ad oggi Modena non ha mai smesso di svilupparsi fino a diventare
una delle realtà più solide e sviluppate del nostro paese. Il successo del
suo sviluppo si
basa sull'affermarsi della piccola e media industria che, nei settori più
disparati, dall'alimentare fino alla produzione automobilistica ad alto
valore aggiunto ha saputo imporsi a livello internazionale. Un paio di nomi
su tutti Ferrari e Maserati.
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