Centro storico di Urbino

Centro storico di Urbino 

 

S e cerchiamo cultura e arte, ad Urbino siamo nel posto giusto.  Un "Un paese incantato" scriveva Carlo Bo, storico e critico d’arte; una città che dona al visitatore "la dimensione della civiltà italiana", continuando negli elogi. Nel 1998 il suo centro storico è stato anche iscritto nella lista del Patrimonio UNESCO, un bel riconoscimento per questa bella città marchigiana, famosa per la sua storia, per l’arte e l’architettura che ospita e pure per la sua università, che continua ad attirare ogni anno numerosi studenti.

Centro storico di UrbinoIn effetti, l’atmosfera che pervade questa piccola città universitaria, antica perla dell’epoca italiana più fiorente, il Rinascimento, è difficile da dimenticare; forse, per chi non l’ha mai visitata è pure difficile da immaginare. Qualcosa di speciale permane nelle stradine ripide e acciottolate di Urbino, nelle sue piccole piazze circondate da importanti edifici, o nei suoi oratori, tanto preziosi, o anche solo nelle stanze che hanno visto passare gli artisti più celebri. Questo, nel complesso lo si può solo intuire quando, arrivando al suo cospetto, la città si presenta in uno dei suoi panorami urbani più belli, e lo si può forse anche intuire guardando una fotografia scattata dalla scalinata di San Giovanni verso il possente Palazzo ducale. Il palazzo che stride dal ventre del centro storico, tra balconi nobili e torri, giardini pensili e alti castellari, è il gioiello architettonico più grande di Urbino. Svetta su tutto, chiese e oratori, piazze e vie e altri autorevoli palazzi.

Centro storico di UrbinoCome è noto le origini di Urbino sono antichissime e questo viene documentato da diversi scrittori, tra cui Plinio il vecchio. Le testimonianze arrivano a noi sin dal III secolo a.C., almeno quelle confermate, quando Urbino era già un municipio romano conosciuto con il nome di Urvinum. La sua posizione strategica le ha regalato secoli di fama, così come di battaglie, tra consoli Romani, o più tardi tra Goti e Bizantini, o ancora lotte come quelle legate al feudalismo ecclesiastico. In poche parole, Urbino è stata al centro degli avvenimenti più importanti della storia italiana, diventando nel Rinascimento anche centro di cultura tra i più affermati in Europa. E questo da quando, nel 1155, un certo Antonio da Montefeltro, più che probabile una figura leggendaria, sedando una rivolta a Roma contro il Barbarossa, conquistò il titolo di vicario imperiale. Da allora, la città si legherà per sempre alla storia dei Montefeltro, famiglia di origine germanica e discendenti dei conti di Carpegna. Un altro Antonio di Montefeltro visse realmente intorno alla seconda metà del XIV secolo, soldato e politico tra i più scaltri, il quale nel 1376, tramite alcune alleanze, portò la sua città dopo qualche anno, nel 1390, a farsi riconoscere dal Papato l’autonomia da sempre ricercata, dando avvio all’ascesa architettonica e culturale che conosciamo. Ma fu in particolare uno dei suoi nipoti ad avere portato alto il nome di Urbino, Federico III da Montefeltro.

Il Palazzo Ducale di Montefeltro, solitamente uno dei primi luoghi che si visitano ad Urbino, venne definito dallo storico Sir Kenneth Clark come "Il più bel edificio di tutto il Rinascimento ". E Federico, uno dei mecenati più raffinati della sua epoca, insieme alla moglie, la dotta Battista Sforza, accolse alla sua corte alcuni tra gli artisti più grandi. Non solo, commissionò la costruzione della grande biblioteca di Urbino, forse la più grande d'Italia, dopo quella Vaticana (che poi la inglobò): nel 1482 alla sua morte, la collezione comprendeva oltre 900 volumi, dei quali 600 in latino e volgare, 168 in greco, 82 in ebraico, 2 in arabo. Al suo tempo intorno a lui riunì una grande corte umanistica. Il suo era considerato più di un palazzo, quasi una città intera, «… una città in forma di palazzo esser pareva», come viene ricordato in un famoso documento del XVI secolo di Baldassarre di Castiglione, chiamato il Libro del Cortigiano. La sua splendida facciata arcata, la Facciata dei Torricini, è stata eretta in onore del Montefeltro, mentre all’interno si possono ammirare i lavori di Raffaello, di Piero della Francesca e Giovanni Bellini. Uno splendido giardino, il Cortile d'Onore, accoglie il visitatore: decorato con sobrietà ed eleganza, fu creato da Luciano Laurana della Dalmazia, ingaggiato dallo stesso duca dopo inutili ricerche di artisti fiorentini. All'interno, le spaziose camere instillano nel visitatore un senso di calma e appagamento. Le stanze ducali ospitano la Galleria Nazionale delle Marche, dove sono esposti alcuni dei capolavori assoluti della storia dell'arte, inclusi i due lavori principali di Piero della Francesca, La Madonna di Senigallia e il dipinto di fama mondiale la Flagellazione di Cristo, dove, oltre alla Passione di Gesù, vengono rappresentati Ottaviano Ubaldini (consigliere di Federico) e Ludovico Gonzaga (familiare di Federico).

Nelle vicinanze del Palazzo si può visitare il Duomo / Cattedrale di Urbino, un rifacimento neoclassico della chiesa rinascimentale di Giorgio Martini, distrutta da un terremoto nel 1789. All'interno si può ammirare l’Ultima Cena del Barocci. Naturalmente non mancherà nella lista delle cose da vedere la casa natale di Raffaello dove possono essere ammirate le famose tavolozze e gli strumenti usati dall’artista e dal padre, Giovanni Santi, anch’egli affermato pittore. L’unico lavoro di Raffaello (benché alcuni studiosi ne abbiano attribuito la paternità al padre) presente nella sua casa-museo è una rappresentazione della Madonna con Bambino. Il genio artistico di Raffaello non poté trovare altro luogo per formarsi; così come i fratelli Salimbeni non poterono trovare altro luogo per esprimere la loro fine mano artistica, come si può ancora vedere nell’Oratorio di San Giovanni, il cui interno è decorato con splendidi affreschi, simbolo più alto dell’arte tardo-gotica (o gotico fiorito) e cioè di quel passaggio dall’arte medievale all’arte rinascimentale.

L’atmosfera culturale e artistica che Urbino sprigiona è speciale. Imponente come il suo palazzo, eppur delicata e aggraziata nella sua arte. Un’arte così ben custodita e ricca da emozionare chiunque visiti la città. All’esterno dell’Oratorio si trova la Scalinata di San Giovanni, posta sulla piccola altura di questa parte di città. Da qui, la vista del centro storico e del palazzo è sublime. Siamo nel lato a nord-ovest delle antiche mura, poco lontano dalla Porta Valbona (eretta in occasione delle nozze di Federico Ubaldo della Rovere con Claudia de' Medici), una delle principali porte d'ingresso al centro storico di Urbino e delle mura civiche, e riversa da un lato su quello che oggi è noto come Parco della Resistenza e dall’altro su Piazzale Mercatale. Quest’ultimo, oggi conosciuto per ospitare uno dei più importanti spazi parcheggio di Urbino, un tempo era usato come spazio per le Corride del Mercatale e in genere per i tornei cavallereschi. Poco oltre è presente l’omonimo borgo del Mercatale, mentre nel lato opposto erge l’antica Rampa Elicoidale, che da piazzale Mercatale arriva fino alla via Garibaldi e al Teatro della città, dedicato a Raffaello: si tratta di un torrione circolare costruito da Francesco di Giorgio Martini e con al suo interno una splendida scala circolare voluta dallo stesso Federico di Montefeltro per soddisfare diverse funzioni, come strada di accesso alle scuderie ducali e come struttura difensiva (da qui il duca saliva a cavallo fino all’interno del palazzo). Le mura di Urbino hanno origine nel III-II secolo a.C. e fino alla prima metà del XVI secolo, sono composte da pietre e laterizi e presentano una condizione attuale di buona conservazione; erano tre le cerchie murarie, una di epoca romana, una di tipo medievale e quindi la terza di caratteristiche rinascimentali (quella voluta dal duca da Montefeltro). La quarta cerchia muraria fu ereta nel XVI secolo, per volere del duca Francesco Maria I Della Rovere, ed è quella attualmente ben conservata, restaurata circa un trentennio fa.

Oggi la rampa, dopo una necessaria e urgente ristrutturazione adoperata negli anni ’70 dello scorso secolo, è accompagnata da ascensori e viene impiegata anche per eventi culturali. Arriva in alto su via Giacomo Matteotti, una strada panoramica ai piedi del palazzo ducale, per restringersi man mano nello stretto vicolo di Corso Giuseppe Garibaldi. Da qui si potrebbe salire su, fino all’altura del palazzo, con il cosiddetto Giro dei Torricini e con Viale Salvalai, il sentiero a tornanti diretto in Pizza Rinascimento, dove hanno luogo i principali monumenti di Urbino (Palazzo, Galleria Nazionale, Cattedrale, Università e molto altro). Si prenda quest’ultima via per l’itinerario di visita, magari dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio sottostante, al Mercatale. Dopo il palazzo e gli altri monumenti principali, si torni indietro di qualche decina di metri, verso la via poco ripida del colle del Poggio (uno dei due colli su cui sorge il centro storico di Urbino), lungo la stretta via Saffi: si passerà man mano al cospetto di edifici antichissimi, come quello che ospita la sede della Libera Università degli Studi di Urbino, nel Palazzo Bonaventura (XIV secolo), per arrivare fino ai due antichi monasteri: il primo è il Monastero delle agostiniane di clausura di Santa Caterina d’Alessandria, del 1346, anche se si hanno notizie di una comunità religiosa già dalla fine del XII secolo, ed è situato in una delle parti più antiche della città, contrada di San Polo (attraverso ad un portale del 500 si arriva alla attigua chiesa conventuale di Santa Caterina e nel cui interno si trova un'elegante altare maggiore in marmo, sopra il quale troneggia un bassorilievo in stucco dorato raffigurante il Martirio di Santa Caterina, opera di Federico Brandani.

Il secondo, poco oltre, è il Monastero di Santa Chiara, situato nella omonima via, un vicolo lastricato e ancora più stretto, ombreggiato da antichi palazzi e riverso nel lato orientale della cittadina, in una rete di altrettanti vicoli pedonali. Si tratterebbe in effetti di un ex monastero, un tempo dimora delle monache clarisse, attualmente sede dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino e definito come uno dei massimi esempi di architettura rinascimentale. Venne costruito nel 1445 da Federico da Montefeltro su progetto attribuibile a Francesco di Giorgio Martini, in luogo del Conservatorio di Donne Nobili Vedove; al suo interno trovò ristoro la prima moglie del duca, Gentile Brancaleoni, così come la seconda, Battista Sforza, che volle esservi sepolta, e pure la figlia Elisabetta, che rimasta vedova si ritirò a lunga dimora in clausura. In seguito, venne trasferito nella chiesa annessa al convento il Mausoleo di famiglia della Rovere.

Proseguendo nella via, si arriva all’Oratorio Santa Croce, il più antico della città, eretto dalla Confraternita dei disciplinati di Santa Croce nel 1333. L'edificio è stato sottoposto a numerosi rimaneggiamenti che ne modificarono la pianta originale. Nell'interno sono conservati due frammenti di affreschi: un San Sebastiano a mezza figura, dipinto nel 1475 da Giovanni Santi (il padre di Raffaello) e di una Madonna che allatta il Bambino e Angeli di Ottaviano Nelli, che fu anche membro della stessa confraternita. Nell'altare maggiore si ammira una deposizione, parte di un trittico, lavori di Francesco Rondelli e tratto da un originale dipinto del 1543 di Francesco Manzocchi (esportato in epoca napoleonica a Brera). Si ammirano anche opere di Giorgio Picchi (Storie della Croce) e la Cappella della Sacra Spina, dove un tempo era conservata una reliquia oggi custodita nel Museo Diocesano Albani.

Proseguendo di pochi metri si arriva in Piazza Gherardi e al retro della chiesa che dà il fronte sul palazzo ducale, la chiesa di San Domenico (ora sconsacrata ed aperta a manifestazioni culturali). L’entrata principale è sita in piazza Rinascimento, a cui si accede dal vicolo di via San Domenico. La chiesa si riconosce anche per il piccolo obelisco egiziano risalente al 590 a.C., donato nel Settecento dal cardinale Annibale Albani alla città di Urbino e situato di fronte all’entrata. Dell’antica struttura gotica poco o nulla è rimasto, a parte gli archetti incrociati e il grande rosone, le finestre gotiche, più qualche elemento decorativo della facciata. Dopo la ristrutturazione del Quattrocento da parte del fiorentino Maso di Bartolomeo, appare oggi con un elegante portale in travertino. L’interno, completamente rifatto nel Settecento, ha conservato tra gli altri due cicli pittorici che ornavano le cappelle, recuperati negli anni ‘60 dello scorso secolo e rimasti occultati dalle ristrutturazioni del Settecento. Al momento le opere sono conservate nel Museo Diocesano Albani e in parte nella Galleria Nazionale. La lunetta che orna il portale esterno raffigura una Madonna con Bambino e i Santi, eseguita nel 1451 da Luca della Robbia (si tratterebbe di una copia, essendo l’originale conservata al Palazzo ducale).

Proseguendo verso nord, oltre la cattedrale, in via Puccinotti, si possono ammirare man mano il Palazzo Benedetti, il Palazzo Odasi con la sua Casa della Poesia (uno spazio espositivo che ospita anche incontri dedicati a poeti e scrittori, con la sala Mastroianni, dedicata allo scultore e pittore Umberto Mastroianni), il Palazzo del Municipio, e quindi, andando oltre, piazza Pascoli; si arriva poi in via Vittorio Veneto, anch’essa circondata da palazzi d’epoca, dove hanno sede alcuni uffici amministrativi e istituzionali e diversi negozi. Si raggiunge da qui Piazza della Repubblica, antica Pian di Mercato, il vero salotto sociale di Urbino. Di forma trapezoidale, con al centro la fontana di Catalucci, del 1908, la piazza rappresenta il luogo dove confluiscono le vie principali della città, oltra a via Vittorio Veneto, anche via Mazzini, via Battisti, corso Garibaldi e via Raffaello. Sui lati della piazza si trovano il Palazzo Collegio Raffaello, caratterizzato dai portici, che venne istituito nel XVIII secolo su volere del papa Albani, Clemente XI, e dove studiò anche Giovanni Pascoli, più diversi bar e caffetterie e negozi. Troviamo accanto anche l’Oratorio della Morte, che come gli altri della città, nascosti nelle piccole viuzze, conserva un patrimonio velato all’occhio del grande pubblico. Lo troviamo parallelo a via Vittorio Veneto, edificato nel 1595 per ospitare la Confraternita della Morte; all’interno si trovano alcune opere, tra cui un prezioso altare con un dipinto Crocifissione con i dolenti e la Maddalena, decorato da una ricca cornice, entrambi opera di Federico Barocci (1599 – 1603).

Poco oltre, qualche metro prima di arrivare alla Casa di Raffaello, consigliamo una pausa in uno dei tavoli delle caffetterie piazza San Francesco, meglio conosciuta come Piazzetta delle Erbe, lungo la via Raffaello, e dove trovare anche un mercatino del libro usato. La chiesa convento di San Francesco è un altro monumento da non perdere, uno dei principali edifici religiosi della città. Venne edificata nel XIV secolo in stile romanico gotico e al suo interno erano conservati, fino al 1866, due dipinti di Tiziano raffiguranti Ultima cena e Resurrezione, ora esposti in Palazzo Ducale, mentre è conservata la grande Pala d’Altare sul fondo dell’abside, Il Perdono d’Assisi di Federico Barocci. Dalla piazzetta si intravede il campanile, del XV secolo, caratterizzato dalla slanciata guglia in laterizio. Proprio la piazzetta, in cui si tiene anche un piccolo mercato di fiori e ortaggi, era un tempo parte di uno dei tre chiostri del convento, poi demolito nel XIX secolo, e posto accanto all’antico cimitero, in cui vennero sepolti i cittadini illustri di Urbino (alcune delle loro pietre tombali si trovano ora all’interno della chiesa, tra cui quelle dei genitori di Raffaello e quella di Federico Barocci). Delimitato al convento e alla piazzetta di Sant’Andrea, si trova anche l’Orto/Giardino Botanico di Urbino (del 1808) contenente svariate piante rare, il cui ingresso si trova in via Donato Bramante.

I monumenti di Urbino sono numerosi, non basterebbe una giornata per visitare quelli più importanti o anche quelli non elencati in questa breve guida. Nella visita consigliamo di non perdere anche la chiesa di Santo Spirito, poco oltre, in Largo Clemente XI, che custodisce importanti opere e decorazioni del Cinquecento e del Seicento, tra cui un prezioso ciclo pittorico nella volta a botte, opera di Girolamo Cialdieri. Nelle vicinanze si trovano anche Palazzo Albani e il Museo dei Gessi. Non ultimo, ritornando indietro verso Corso Garibaldi e la Rampa, s’incontra il Teatro Sanzio, del 1849, il cui progetto venne affidato all'architetto Vincenzo Ghinelli di Senigallia, il quale oltre al progetto del teatro, arredò di porticati l'attuale Corso. Il busto marmoreo di Raffaello posto all'ingresso è opera di Carlo Finelli, mentre quello del Bramante e opera di Giambattista Pericoli. Il visitatore sarà sicuramente interessato alla visita di altri importanti monumenti poco fuori dal centro storico, come la Fortezza Albornoz, dalla quale si può ammirare lo splendido panorama della pianura sottostante, e la Chiesa di San Bernardino a 2 km da Urbino, con il Mausoleo dei duchi, dove sono custodite le tombe dei Montefeltro.  

 

 

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