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di Tiziano Vecellio - Biografia e opere. Tiziano Vecellio,
uno dei più grandi maestri del Rinascimento, è stato un
pittore italiano che ha rivoluzionato l'arte della
ritrattistica e della pittura sacra. Noto per la sua
maestria nella rappresentazione dei colori e nella creazione
di sfumature sottili, ha dipinto alcuni dei capolavori più
famosi della storia dell'arte. In questo articolo,
esploreremo la vita e l'opera di Tiziano, scoprendo i
segreti della sua arte senza tempo.
Tiziano
Vecellio, conosciuto semplicemente come
Tiziano, nacque nel 1490 a Pieve di Cadore,
in una famiglia di notabili. È considerato il
maggior pittore Veneziano nel XVI secolo ed e
responsabile per la tradizione veneziana del colore.
Le sue opere sono riconoscibili per il flusso delle
linee e la rilassante natura dei suoi dipinti, di
cui molti furono ritratti.
Risulta infatti evidente
dall'insieme della sua pittura che l'artista, in un certo
senso, "respinse" Venezia, la stupenda città in cui era
sceso ragazzo dalla sua valle cadorina, che gli aveva reso
possibile, appena ventenne, di mettersi in gara con un
pittore famoso come Giorgione affrescando una delle
facciate del
Fondaco dei Tedeschi,
e dove ancor giovane conquistò la gloria ponendo nella
Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari (dove fui poi
sepolto) due dei suoi massimi e più noti capolavori,
L'Assunta e la Sacra Conversazione su commissione
di Jacopo Pesaro. Respinse, per così dire, la sua città di
adozione, in quanto egli si astenne dal rappresentarla
collocando tra le architetture cittadine le figure, gli
accadimenti, le scene che la sua fantasia inesauribilmente
creava; al contrario di ciò che fanno ed hanno fatto e
faranno tanti altri pittori veneziani. A cominciare da
Carpaccio. Si direbbe che la meravigliosa bellezza di
Venezia, i suoi palazzi, le sue chiese, i suoi monumenti,
l'intero complesso architettonico-urbanistico avvolto di
candide trine marmoree non lo interessi, od almeno che lo
ritenga meno suggestivo di un brano paesistico.
ersino la scelta del
luogo dove abitare e lavorare conferma questo suo istinto
d'evasione nella libera natura, fuori dall'intrico delle
calli affollate e ciarliere; e appena può, quando si sente
economicamente assestato, nel 1531 si trasferisce da San
Samuele nella casa a Biri Grande in contrada di San Canciano
sul margine della città, dove nei giorni di terso sereno
(non c'erano ancora le industrie di Marghera) si poteva
godere la vista di monti lontani fino all'Antelao.
Non che,
con ciò, rimanga credibile la leggenda d'un Tiziano
irriducibilmente "montanaro" anche alla corte di Ferrara
presso Alfonso d'Este, o a quella del papa Paolo III durante
i colloqui col Bembo e col cardinale Alessandro Farnese, o
ad Augusta occupato a ritrarre
Carlo V e il principe
Filippo. Resta piuttosto la verità di un Tiziano infastidito
dall'enorme incremento edilizio di Venezia, che nel 1563
raggiungeva con 169 mila abitanti la sua più alta punta
demografica d'ogni tempo. Quel fastidio che l'artista
traduceva con l'esclusione della apparente "immagine della
città"; e quando, come nella Presentazione di Maria al
Tempio, un'architettura, però per nulla
tipicamente «veneziana», doveva per forza entrarci, se ne
compensava mostrando nel fondo tra due palazzi le montagne
cadorine.
Venezia insomma, non
fece da sfondo alle opere del suo grande artista, ma Tiziano ebbe
in ogni caso l'abilità
di catturare la personalità e le caratteristiche fisiche dei
suoi soggetti "umani", spesso figure molto importanti della sua
epoca. A circa quindici anni entrò nel laboratorio di
Gentile Bellini. Ma fu il fratello di quest'ultimo
Giovanni Bellini
che lo ispirò e gli infuso il primato del colore sulla
tecnica. In questi anni formativi incontrò anche
Giorgione, che si trova tra il chiaroscuro di
Leonardo Da Vinci
e lo scintillante colore proprio di Giovanni Bellini. Entrambi
iniziarono a lavorare insieme e dipinsero affreschi
all'aperto per conto della città. Nel 1516, Giovanni Bellini
morì e Tiziano ereditò il suo titolo: "pittore ufficiale
della Repubblica di Venezia". Continuò la sua ascesa. La
morte della moglie nel 1530 trasformò la sua visione del
fisico femminile in un corpo esile e affusolato. Nel 1545,
Paolo III gli offrì la cittadinanza romana e il
confronto con le opere di
Michelangelo
portò ancora una volta all'evoluzione della sua pittura. Nel
1548, realizzò una serie di ritratti di Carlo V per
poi
iniziare la sua serie "Poesia", di nudi mitologici
femminili per il re Filippo II. Tiziano morì di peste il
27 agosto 1576.
Tiziano: Gioventù e formazione
Tiziano nacque quindi a Pieve di Cadore tra il 1488 e
il 1490 in una ricca famiglia locale, in un piccolo paese
delle Dolomiti venete, il quel Cadore dove Venezia
conservava gelosamente i boschi per il proprio arsenale. Suo
padre Gregorio Vecellio ricoprì diversi incarichi,
tra cui quello di capitano di milizia e di ispettore delle
miniere.
Non sappiamo quale educazione ricevette il futuro artista:
probabilmente non conosceva il latino, una lingua molto
importante all'epoca, e la maggior parte delle lettere che
ci sono pervenuto furono scritte per suo conto da altri.
Tiziano venne introdotto alla pittura insieme al fratello
Francesco. Entrambi furono inviati a Venezia all'età di 9 o
10 anni per studiare arte.
Si parte dallo studio di
Sebastiano Zuccato, artista del mosaico. Dopo quattro
o cinque anni, Tiziano entrò nello studio del pittore
Gentile Bellini, poi di suo fratello
Giovanni Bellini,
all'epoca l'artista più famoso di Venezia. Fu lì che conobbe
Giorgio da Castelfranco, detto il Giorgione.
Diventarono amici e collaboratori e nel 1508 lavorarono
insieme agli affreschi esterni del Fondaco dei Tedeschi.
Due anni dopo, Giorgione morì di peste ed è probabile che
molti dei dipinti di Giorgione, incompiuti, siano stati
ultimati da Tiziano.
Dal 1508 al 1568,
Tiziano praticò anche l'incisione del legno. Alcuni
pensarono addirittura che fosse coinvolto nello sviluppo
della Fabrica, un grande volume in-folio di 663
pagine, che contiene più di 300 figure anatomiche, incise su
legno. Ma nulla è mai stato provato.
Tiziano: Pittore ufficiale di Venezia
Tiziano dipinse tre affreschi per la Scuola di
Sant'Antonio a Padova, città che visitò nel 1511.
Nel 1516, alla morte di Giovani Bellini, fu nominato suo
successore ufficiale della Repubblica di Venezia e
fondò uno studio sul
Canal Grande
a San Samuele. Vi sono passati molti artisti contemporanei,
tra cui
Tintoretto e
El Greco.
Nel 1520 eseguì un'importante commissione per la decorazione
di Palazzo Ducale, La Battaglia di Cadore (un grande
affresco distrutto in un incendio nel 1577) e tre dipinti di
scene mitologiche per Alfonso I d'Este. Fu anche
incaricato di realizzare tutti i ritratti dei Dogi
successivi, fino al 1555, quando l'incarico cadde in mano al
Tintoretto. Ricevette anche numerose commissioni per
notabili veneziani e chiese della città.
Tre anni dopo, durante
un viaggio a
Ferrara,
Tiziano incontrò Federico II Gonzaga, marchese di
Mantova,
che ritrasse e per il quale lavorò per oltre 10 anni,
decorando il castello di Ferrara con affreschi mitologici.
Alla fine del 1522, si recò a Mantova, dove conobbe i
Gonzaga gli commissionarono una quarantina di dipinti, e
stringe amicizia con l'Aretino e il Sansovino,
rifugiatisi a Venezia dopo il sacco di
Roma.
Tiziano: Dal 1525
al 1545
Nel 1525 Tiziano sposò Cecilia Soldano, figlia di un
barbiere, che gli aveva già dato due figli: Pomponio
nel 1523 e Orazio, poco prima delle nozze. Nel 1530
sua moglie diede alla luce una figlia (Lavinia) e
pochi mesi dopo morì. Non si sa se si risposò, ma in ogni
caso gli anni 1530 furono per Tiziano quelli di un nuovo
canone femminile. Donne più piccole e esili come La Bella
(Firenze,
Palazzo Pitti),
Maria Maddalena (Firenze, Palazzo Pitti) o La Venere di
Urbino (Firenze,
Galleria degli
Uffizi). Quest'ultima opera, realizzata per
Guidobaldo della Rovere nel 1538, si ispira alla
Venere addormentata di Giorgione, raffigurante
una donna nuda su un letto in una stanza. Opera emblematica
della sua carriera, è il prototipo del nudo femminile al
chiuso per la pittura europea, che ha ispirato Édouard
Manet per la sua Olympia.
Nello stesso anno 1530, Tiziano incontrò, attraverso il
Federico Gonzaga, Carlo V in occasione di un viaggio
dell'imperatore in Italia. Tre anni dopo, Carlo V gli
conferisce il titolo di Conte Palatino e Cavaliere dello
Sperone d'Oro, un onore senza precedenti per un pittore.
Dipingerà una serie di ritratti di parenti dell'imperatore.
Nel 1545 si recò a Roma su invito di papa Paolo III.
Il 16 marzo ottenuta la cittadinanza romana ritornò a
Venezia. Il confronto diretto con le opere di Michelangelo
ebbe una grande influenza sulla sua carriera, che conobbe
poi una "crisi manierista", segnata da composizioni più
audaci e da un colore con forti effetti di contrasto.
Ultimi lavori
Nel 1548 Tiziano si recò ad
Augusta
dove si tenne la Dieta del Sacro Romano Impero,
presieduta da Carlo V. Fu un'occasione per dipingere molti
ritratti di notabili e dell'imperatore stesso. Da qui in poi
iniziò a lavorare alla sua serie di Poesia per il re
Filippo II. Questi dipint, che rappresentavano nudi
mitologici, come Danae, Venere e Adone o Diana e Atteone,
danno inizio all'ultima fase di Tiziano, caratterizzata da
un tocco molto meno grafico e più libero, dove le tele
finite mostrano persino l'azione del pennello sulla tela; si
dice addirittura che Tiziano avrebbe dipinto con le dita
alcuni dei suoi quadri alla fine della sua vita.
Fu eletto con Andrea Palladio e Jacopo Tintoretto
all'Accademia di disegno di Firenze nel 1566. Il suo ultimo
quadro conosciuto è una Pietà, che intendeva decorare
la sua tomba: incompiuta alla sua morte, l'opera sarà
terminata da Palma il Giovane.
Morì il 27 agosto 1576, a causa della peste, o forse di
vecchiaia. È sepolto nella Basilica di Santa Maria
Gloriosa dei Frari a Venezia.
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