Fontana dell'Elefante

Fontana dell'Elefante a Catania

 

Il monumento più celebre di Catania è la fontana dell'Elefante che domina al centro la Piazza del Duomo. Progettata dell'architetto Giovanni Battista Vaccarini, la fontana rappresenta un elefante (U Liotru) che sorregge un obelisco egiziano. L'opera fu realizzata tra il 1735 e il 1737 e rappresenta le tre civiltà: quella punica (l'elefante è il simbolo della sconfitta dei cartaginesi), quella egiziana (come è chiaro dalla presenza dell'obelisco, portato a Catania ai tempi delle Crociate) e quella cristiana, come si nota dalla croce montata sull'obelisco. Vaccarini si ispirò per la sua realizzazione alla fontana romana di Piazza della Minerva del Bernini.

Fontana dell'Elefante a CataniaL'elefante in pietra lavica è antichissimo, forse di epoca romana. Fu ritrovato tra le macerie del terremoto con la proboscide e le zampe posteriori spezzate e, subito ricostruito, fu collocato al centro della Piazza dal Vaccarini, che pensò così di augurare lunga vita alla città che risorgeva, dato che in epoca pagana questo gigante era oggetto di culto e simboleggiava la longevità (vive anche 70 anni).

L'obelisco, retto dalla gualdrappa di marmo scolpito, è egizio e proviene dall'antica Syene  (l'attuale Assuan): possiede otto facce sulle quali sono incisi geroglifici relativi al culto della dea Iside, ben radicato anticamente nel territorio (la cattedrale infatti, sorgerebbe nel luogo in cui vi era probabilmente un antico tempio dedicato alla dea egiziana). Ricordiamo che, soprattutto dopo la conquista romana dell'Egitto, la pratica di adorare divinità orientali nell'Impero Romano era abbastanza diffusa. Anche il cristianesimo arrivò da oriente. Sembra molto probabile che l'obelisco fosse una delle due mete del Circo Romano di Catania. La sommità della fontana presenta alcuni simboli legati al culto di Sant'Agata: il globo, la croce, la palma del martirio e la tavoletta (posta accanto al corpo della santa appena spirata).

Fontana dell'Elefante a CataniaAi lati del basamento, ornato da statue e putti, si possono notare le statue allegoriche dei fiumi catanesi: il Simeto e l'Amenano. Il Simeto, il fiume più importante della Sicilia (anche se non il più lungo, presente nella mitologia antica, esaltato dai versi dal IX libro dell'Eneide di Virgilio, è rappresentato con le sembianze di un vecchio barbuto, seduto su una conchiglia, con la corona in testa, mentre versa acqua da una piccola giara, con a lato una vanga, simbolo di fertilità di Catania: così dal passo di Virgilio.

Il monumento simbolo di Catania rappresenterebbe l'unione degli elementi della natura: la terra irrigata dai fiumi e la lava che, è allo stesso tempo fonte di distruzione ma anche di ricostruzione, simboleggia il fuoco, da sempre creatore e distruttore (terra, acqua, fuoco, aria). Nella memoria dei catanesi, l'elefante è anche legato alla figura di Eliodoro, un leggendario mago che visse in età bizantina, nella seconda metà del VIII secolo. Il mago, secondo la leggenda tramutava gli uomini in bestie e faceva apparire oggetti lontani. Venne condannato a morte, ma riuscì a fuggire a Costantinopoli proprio in groppa al suo elefante, a Costantinopoli. Alla fine fu esorcizzato dal vescovo di Catania Leone, detto il "Taumaturgo", cioè capace di compiere miracoli, e ridotto in cenere davanti alla chiesa di Santa Maria della Rotonda (nei pressi del Teatro greco-romano). Il ricordo del mago restò sempre vivo tra catanesi che cominciarono a chiamare con il suo nome l'elefante che troneggia dal 1735 in Piazza Duomo. È così da Eliodoro, varie trasformazioni dialettali, portarono alla definitiva forma di "U Liotru".

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