Frosinone Storia
Frùsino
(questo il nome latino) era abitata anticamente dal
popolo dei Volsci. Frosinone fu più volte distrutta
durante le invasioni barbariche, rimanendo sempre
dipendente dalla Roma papalina, con una funzione
principalmente agricola e militare. La leggendaria
rocca respinse tra l'altro i tentativi d’espansione
dei Conti de Ceccano, e protesse nei secoli i paesi
vicini, scomparendo infine inghiottita dal tempo e
dalle mille battaglie. |
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Nel duecento
saranno gli anagnini a tentare d’imporre il loro dominio, ma Frosinone
aveva dalla propria l'appoggio papale, che rese innocui i nobili d’Anagni.
Agli inizi del XIV secolo la città dovette cedere alla vicina e potente
Alatri, impegnandosi ad intervenire con propri rappresentanti al
"parlamento" alatrense e a partecipare alle spedizioni belliche
dell’alleato, mantenendo però le proprie insegne.
La città
subì numerose calamità, come un terremoto nel 1350, e le devastazioni da
parte dei Lanzichenecchi, che portarono il contagio della peste, con al
seguito truppe francesi e fiorentine, riguardo al Sacco di Roma. L’ormai
scomparsa rocca, distrutta in quel frangente, venne ricostruita e
attraversò i secoli restando oggi solo in rare stampe e alcune leggende
stropicciate.
Secondo
alcune fonti il portale principale sarebbe stato disegnato da
Michelangelo Buonarroti. Nuove distruzioni ci furono con l'occupazione
degli spagnoli in guerra contro Paolo IV nel 1556 e ciò spiega
maggiormente quanto la rocca di Frosinone sia stata nei secoli
strategicamente rilevante per il controllo di tutta la valle del Sacco e
per la difesa di Roma.
Dalla
seconda metà del Cinquecento la residenza dei governatori pontifici fu
fissata in via definitiva a Frosinone, e tra il Seicento e l'Ottocento
conobbe anche un considerevole incremento demografico, passando da meno
di duemila abitanti agli oltre diecimila del primo censimento dello
Stato italiano.
Frosinone fu testimone nel 1867 della Campagna dell'Agro Romano per la
liberazione di Roma con la Colonna Nicotera.
Di rilievo lo scontro con i garibaldini a Monte San Giovanni Campano
nella leggendaria Casina Valentini. Nel Museo nazionale di Mentana sono
conservati i cimeli della "Vendita" Carbonara "Nicola Ricciotti"
patriota mazziniano, amico intimo di Garibaldi, che colpito da cotanto
eroe morto fucilato con i fratelli Bandiera, impose al proprio figlio il
nome di Ricciotti Garibaldi.
di
Simona Aiuti
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