Palazzo degli Elefanti

Palazzo degli Elefanti a Catania

 

Il Municipio di Catania, conosciuto come Palazzo degli Elefanti, si trova sul lato nord della scenografica Piazza Duomo e fu costruito in quasi un secolo, subito dopo il terribile terremoto dell'11 gennaio 1693 che distrusse la città, tra il 1695 ed il 1780, da vari architetti con differenti stili.  Il precedente edificio del potere cittadino a Catania, poi andato distrutto, fu edificato nel  1508. Il progetto originale fu realizzato da Giovan Battista Longobardo nel 1696, le facciate est, sud e ovest furono progettate da Giovan Battista Vaccarini mentre quella nord fu realizzata da Carmelo Battaglia.

Palazzo degli ElefantiLongobardo fu uno degli artigiani più attivi nella ricostruzione della città dopo il terremoto e si impegnò in diversi cantieri, fra cui quello dell'edificio universitario. Il 14 dicembre 1944, 4 mesi dopo che gli Alleati erano entrati a Catania dopo lo sbarco in Sicilia, l'edificio del municipio venne incendiato durante una sommossa popolare contro la coscrizione obbligatoria, episodio testimoniato da una lapide all'interno; ristrutturato da tecnici comunali, l'edificio fu riaperto il 14 dicembre 1952.

L'edificio del Palazzo degli Elefanti è un esempio di integrazione tra gusto decorativo enfaticamente barocco ed equilibrio architettonico classicheggiante. Infatti, come si può vedere al primo piano, opera dell'architetto Carmelo Battaglia, vi sono pilastri bugnati con punta di diamante alternati con bugne a cuscino; al piano superiore, invece, realizzato dal Vaccarini, vi sono piatte e chiare lesene che contribuiscono allo slancio degli ordini superiori, mentre la decorazione delle finestre si fa più classica nel gusto. Per le bugne e i paramenti Vaccarini usò il calcare di Siracusa. Quest'ultimo rifece anche la corte interna. Qui si trovano le due cosiddette Carrozze del Senato, degli inizi del Settecento con le quali il 3 Febbraio le autorità cittadine raggiungono in processione la Chiesa di San Biagio, in Piazza Stesicoro, per l'offerta della cera alla patrona cittadina, Sant'Agata. Di tanto in tanto sono anche state utilizzate come carro funebre: per esempio in occasione della traslazione della salma del grande compositore catanese Vincenzo Bellini, tornata dalla Francia nel 1876, e per i funerali del poeta Mario Rapisardi nel 1912.

Nella corte interna si trova anche, una scultura raffigurante Santa Agata, che poggia il piede destro sul collo dell'imperatore Federico II, con in basso una frase ammonitrice destinata al sovrano "Noli offendere patriam Agathae" (Non Offendere la Patria di Agata). Una tradizione che si perde nella notte dei tempi ricorda, infatti, che appena l'imperatore svevo lesse questa frase, apparsa improvvisamente sul suo personale messale (il libro  liturgico contenente tutte le informazioni necessarie per la celebrazione della messa), non portò avanti la sua idea di distruggere la città ribelle di Catania.

L'atrio d'ingresso è posto fra quattro colonne di granito che reggono un ballatoio, da cui le autorità politiche e religiose assistono all'esecuzione dei canti religiosi e dei fuochi d'artificio il tre febbraio, in occasione della festa in onore della Patrona Sant'Agata. Accanto all'ingresso principale (sulla sinistra), si trovano le due unità di misura usate nel settecento, la Tegola e la Tomaia, per controllare la merce acquistata al mercato che si svolgeva proprio in piazza Duomo. Il portone del Palazzo è compreso fra quattro colonne di granito a coppie che sorreggono la splendida tribuna, sulla cui sopracornice stanno lo stemma di Catania e ai lati del timpano due statue rappresentanti la Giustizia e la Fede.

Lo scalone d'onore che si apre sulla corte interna fu inserito infine nel XIX secolo da Stefano Ittar. All'interno del palazzo esiste un cortile quadrangolare con portici su due lati. Nell'androne del palazzo vengono conservate due carrozze del Settecento di cui una berlina che viene usata durante i festeggiamenti di sant'Agata per portare il sindaco alla chiesa di Sant'Agata alla Fornace per la processione del giorno 3 febbraio. Nel salone d'onore al primo piano sono conservati dipinti del pittore catanese Giuseppe Sciuti (sono suoi gli affreschi della cupola Basilica Collegiata).

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