Storia di Rapolano Terme
La storia del
territorio di
Rapolano Terme è caratterizzata da
un sorprendente passaggio di popoli sin
dall'antichità. Il territorio è stato abitato fin
dall'Età del Bronzo, come suggerito dal
rinvenimento di diverse testimonianze risalenti a tempi molto antichi.
I reperti rinvenuti in grotte e rifuggi naturali, di cui la zona è ricca,
fanno pensare alla presenza dell'uomo già 12 mila anni fa; si trattava
probabilmente di popolazioni erranti, arrivate per cacciare la ricca fauna
presente.
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Nel pian del Sentino, presso Modanella, sembra fosse ubicata la
paleocristiana pieve di San Gervasio, ricordata sin dal 650 in
una disputa di confini tra il presule di Arezzo, Servando,
e il vescovo di Siena, Mauro. L'antica chiesa battesimale
doveva essere sorta lungo l'importante itinerario romano,
viottolo della via Cassia Adrianea, che collegava
Chiusi a
Siena attraversando la
dorsale collinare tra val di Chiana e valle dell'Ombrone, dove
una serie di ritrovamenti archeologici (Serre di Rapolano,
Laticastelli, Il Romito, ecc.) ha dimostrato l'esistenza di
centri etrusco-romani.
Tra l'VIII e il IX secolo il territorio di pertinenza della
pieve paleocristiana dovette essere spartito tra due nuove
chiese plebane: San Vittore a Rapolano, ricordata per la prima
volta nel 1029, e Santo Stefano a Vicoduodecim, menzionata a
partire dal 1040. Quest'ultima, che nel toponimo conservò un
diretto riferimento alla numerazione miliare della via romana, è
da riconoscere nell'attuale casa colonica Le Pievi, che ha
parzialmente inglobato le strutture dell'edificio religioso,
peraltro ancora leggibili. La chiesa, ad una sola navata, con
pianta a croce latina, doveva presentarsi nella semplice forma
conferitale dal rinnovamento edilizio tardo-romanico (fine XII
secolo). La pieve di Rapolano dedicata a San Vittore, sorta nei
pressi dell'omonimo castello nell'XI secolo, che si trova appena
fuori dal paese è un più vasto edificio con impianto basilicale
a tre navate concluse da una sola abside.
Tra le suffraganee delle due pievi, oltre alle chiesette
corrispondenti alle popolazioni dei principali insediamenti, c'eran
(almeno dalla fine dell'XI secolo) due Canoniche, chiese nelle
quali tenevano vita comune, alla maniera dei monaci, gruppi di
sacerdoti secolari. Si tratta di San Biagio ad Armaiolo e di
Sant'Andrea alle Serre, due modesti edifici ad una navata che
hanno conservato, perfettamente integri, i caratteri delle
originarie costruzioni romaniche.
Rapolano fu menzionata per la prima volta in testo
scritto nel 1107 in un documento che mostra la famiglia
Cacciaconti come signori locali. Nel Medioevo l'attuale
territorio comunale di Rapolano rientrava tra i domini dei conti
della Scialenga (chiamati anche Cacciaconti e
Cacciaguerra) di Asciano e Berardenga che presero il controllo
della zona ed esercitavano la loro signoria sui principali
castelli della zona. Nel 1175 i conti Scialenga, chiesero
protezione a
Siena
contro le mire di
Firenze.
Ben presto (già nell'ultimo quarto del XII secolo) gli
Scialenghi furono costretti a riconoscere la sovranità di Siena
sui loro possessi. Successivamente, nel Duecento, la
subordinazione al Comune senese diverrà totale e il più
importante castello, Rapolano sarà dichiarato "castello di
frontiera" e fatto sede podestarile negli anni 1265-1266. A
quest'epoca già sono rinomate le acque termali di Rapolano, che
tuttora sgorgano in diverse località situate attorno
all'abitato, dando luogo a stabilimenti idrominerali frequentati
per la cura di numerose malattie. Essendo ai confini dello Stato
senese, il castello fu più volte assalito e preso. I fiorentini
nel corso del Duecento lo devastarono ben tre volte: nel 1208,
nel 1233-34 e nel 1253.
Nel 1208, Gualfredotto di Milano catturò Rapolano per
conto di Firenze. Rapolano fu attaccata di nuovo da Firenze nel
1233 e nel 1253 ed entrò ripetutamente nel lungo conflitto tra i
ghibellini e i guelfi. A quel tempo, Rapolano divenne la
principale fonte di grano senese. Le consegne di grano erano
organizzate dall'Ospedale di Santa Maria della Scala di
Siena e durarono fino al XVIII secolo. Altre distruzioni ebbero
luogo nel 1306, il castello essendo divenuto rifugio di guelfi
cacciati dalle loro città d'origine; e ancora nel Quattrocento,
al tempo delle guerre aragonesi, e nel 1554 durante il conflitto
che porterà alla caduta della Repubblica senese.
Le mura della città furono parzialmente distrutte da Siena
proprio nel conflitto con
Arezzo
nel 1306 e ricostruite nel 1342 come una fortificazione con
cinque torri rotonde con assistenza senese. Il 30 maggio 1554,
prima Armaiolo e poi Rapolano furono occupate e distrutte dalle
truppe di Firenze. I danni lasciarono intatte solo due porte
della città, la Porta dei Tintori e la Porta
Sant'Antonio e sei torri. Le truppe si spostarono poi da
Firenze per sconfiggere Siena il 2 agosto 1554 nella
Battaglia di Scannagallo. Con la sconfitta di Siena, anche
Rapolano fu incorporata nel Ducato di Toscana e vi rimase (ad
eccezione dell'occupazione napoleonica) anche dopo l'unità
d'Italia. Dopo l'annessione al granducato mediceo, Rapolano
continuò ad essere il capoluogo dell'omonima Podesteria,
comprendente quattro Comunità (Rapolano, Serre, Armaiolo, Poggio
Santa Cecilia) e cinque borghetti (Campiglia, Laticastelli,
Modanella, San Gimignanello, Castiglion Barotti). Dal 1949, a
Rapolano è stato permesso di usare il termine Terme nel suo
nome.
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