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Storia
di Asolo
La bellissima cittadina di
Asolo
è indubbiamente
legata al nome di alcuni personaggi che nel tempo l'hanno
visitata e hanno vissuto qui, come la Regina di Cipro Caterina
Cornaro, con la sua importante Corte, l'attrice Eleonora
Duse, gli scrittori Robert Browing e Freya Star,
Eugemio Monale, il compositore Gian Francesco Malipiero e
tanti altri. Ma la sua storia parte da molto lontano.
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La
zona di Asolo nel periodo Paleolitico
La zona di Asolo fu abitata sin dal periodo paleolitico, nel
corso di una lunghissima era che, a grandi linee, intercorse tra
i 100.000 e i 12.000 anni a.C.. Questi primi abitanti furono
protagonisti di una civiltà che aveva nella lavorazione della
pietra il proprio carattere dominante. Sono numerose sono le
testimonianze di quell'epoca giunte sino a noi; nel 1875, dalle
cave d'argilla delle fornaci di Asolo, furono portati alla luce
alcuni manufatti di selce (punte, lame, raschiatoi, ecc.); nel
1878 venne trovato, nella ghiaia del torrente Erega a Pagnano, i
resti d'uno scheletro di mammuth ed alcune cuspidi di
selce.
Questi reperti, unitamente ad altri rinvenuti in località
circostanti, sono sufficienti a far ritenere che l'uomo si sia
insediato sui colli asolani e vi abbia vissuto nel corso
dell'età glaciale "wurmiana" (a partire da circa 100.000 anni
fa). In quest'epoca, l'Asolano presentava un aspetto fisico ben
diverso da quello attuale e, comunque, in lenta ma costante
evoluzione. Nel corso della glaciazione wurmiana (l'effetto
prodotto dall'ultima glaciazione su una zona specifica come le
Alpi), il territorio era ricoperto da una calotta di ghiaccio
nella parte pedemontana, mentre la tundra e la foresta
predominavano nella zona verso la pianura.
La
zona di Asolo nel periodo Mesolitico e Neolitico
Nei periodi di grande freddo l'uomo paleolitico trovò riparo
nelle caverne e negli anfratti dell'Asolano: molti di essi sono
rimasti integri e visibili fino ai nostri giorni, altri, allo
sciogliersi dei ghiacciai, furono ostruiti o distrutti insieme
con le tracce dei loro occasionali abitatori. La fine della
glaciazione (12.000 a.C circa) lasciò il posto a condizioni
climatiche ed ambientali molto simili a quelle attuali. Si aprì
allora un'epoca preistorica detta "Mesolitica" (età di mezzo fra
Paleolitico e Neolitico), che arrivò sino al 5.000 a.C. Gli
uomini del Mesolitico lavoravano, anch'essi la pietra,
come gli antenati ma con minore abilità. Sono rare le loro
tracce rinvenute nel territorio asolano, consistenti in una
serie di piccole selci ritrovate a Fornaci d'Asolo.
Intono al 5.000 a.C. viene fissato l'inizio dell'età
Neolitica, cosiddetta perché caratterizzata dalla
lavorazione della pietra con un metodo nuovo, contrapposto a
quello in uso presso i Paleolitici. Alle già ricordate Fornaci
furono trovate numerose selci neolitiche. I Neolitici,
mostrarono di essere progrediti nella litotecnica, alla quale
apportarono importanti innovazioni: la levigazione della
pietra e la sua perforazione per inserirvi un manico.
Essi realizzarono martelli, asce ed altri oggetti in pietre dure
come il serpentino, il porfido e il basalto.
Appartiene a quest'epoca preistorica una prima utilizzazione
agricola del suolo asolano: i Neolitici trassero dalla terra
coltivata i loro alimenti, disboscarono vaste zone e si
dedicarono all'arte della tessitura e della ceramica. Gran
quantità di materiale in terracotta, raccolto sul colle della
Rocca, testimonia della particolare abilità di questi uomini nel
modellare vasi ed oggetti simili.
Periodo Proroligure
All'età neolitica succedette un "breve" periodo (2500-1700 a.C.)
nel corso del quale l'Asolano fu abitato dal popolo dei
Protoliguri, la cui espansione geografica comunque superò i
confini dell'Italia attuale e la cui civiltà, cosiddetta
"eneolitica", coincise con quella delle palafitte. Furono detti
"Eneolitici" perché, unitamente alla pietra, i Liguri antichi
facevano uso anche del rame e di altri metalli. Il loro
villaggio di palafitte, anche se manca il conforto di reperti
archeologici, dovette essere con buona probabilità situato
nell'area della Fornaci, a quell'epoca toccata da
un'ansa del fiume Muson. Ai Protoliguri si sostituirono gli
Euganei (1700-900 a.C.), i quali, probabilmente,
discendevano dai primi. Le sedi euganee nell'Asolano non hanno
lasciato tracce di sé, anche se il Comacchio, studioso
appassionato di cose asolane, ritiene che una di esse possa
essere individuabile sulle pendici del colle su cui sorge la
Rocca.
I
Paleoveneti
Intorno al X secolo a.C. giunsero da queste parti,
provenienti dall'Illaria, i Paleoveneti o Veneti antichi che
cacciarono gli Euganei. Asolo divenne una delle principali sedi
dei nuovi arrivati,
che occuparono anche il territorio circostante, dal quale
affiorarono, in passato, grandi quantità di reperti archeologici
d'ogni genere. Importante fu la scoperta, nella località
di Biordo,
d'una necropoli, ricca di suppellettili funerarie in bronzo,
ferro e terracotta. L'importanza di questo periodo preistorico è
data dal fatto che in esso si verificò la fondazione di Asolo
come centro abitato, collocabile intorno all'VIII secolo a.C.
Il
nome Asolo
Il
nome "Asolo", secondo alcuni studiosi, deriverebbe dalla voce
illirica "akelos", che sta a significare "acuto", "a punta", con
evidente riferimento alla forma dei colli. Quest'opinione si
basa sul fatto, accertato attraverso scoperte archeologiche, che
i fondatori di questo nucleo abitato furono proprio i Veneti
antichi. Purtroppo una frana scesa dal monte Ricco, in epoca
medioevale, cancellò, oltre che le tracce dell'"Acelum" romana,
anche quelle della preesistente ed antichissima Asolo
paleoveneta. I Veneti ebbero rapporti intensi e complessi con i
popoli confinanti: preferenziali, e per questo particolarmente
importanti, furono
quelli intrattenuti con gli Etruschi. Le tracce dell'influsso
che ne derivò sono anzitutto evidenti nell'alfabeto da questi
ultimi mutuato, e poi nelle tecniche di lavorazione dei metalli
(si ammirano a questo proposito le situle e le fibule di stile
etrusco conservate nel locale Museo Civico di Asolo). Le attività
economiche predominanti dei Paleoveneti variarono secondo le
caratteristiche del territorio su cui s'erano insediati:
agricoltori, ma anche abili allevatori di cavalli ed
infine eccellenti nelle attività artigianali, particolarmente
nella lavorazione a sbalzo del bronzo e del ferro.
La loro
indole, come i caratteri predominanti
della loro economia inducono a ritenere, doveva essere
sostanzialmente pacifica, lontana comunque da volontà di
aggressione verso i confinanti, e da velleità espansionistiche.
Fu appunto in un'atmosfera di questo genere che i Veneti antichi,
all'inizio del IV secolo a.C., entrarono in rapporto con i
Romani, riconoscendo in questo popolo un alleato, sia
sotto il profilo militare (in funzione difensiva) che sotto
quello economico (per gli scambi commerciali).
Incontro tra Veneti e Romani
L'occasione
d'incontro tra Veneti e Romani fu offerta dall'esigenza quasi inevitabile di
stringere un'alleanza contro i Galli Senoni nel 390 a.C., e
contro i Galli Insubri e Boi nel 225 a.C.
Le guerre che ne seguirono si conclusero con esito vittorioso, e
ciò rafforzò i legami fra i due popoli, al punto da indurre i
Veneti a partecipare in massa alla guerra contro Annibale,
durante la Seconda Guerra Punica, sceso attraverso le Alpi, minacciava i popoli
della penisola italiana.
L'espansione romana verso le terre nord-orientali dell'Italia
pose subito il problema della salvaguardia dei confini con
l'Illiria. Nell'ambito di un più vasto progetto difensivo, va
collocata la fondazione della colonia romana di Aquileia,
avvenuta nel 181 a.C., che testimonia quanto vasta fosse ormai
l'area di influenza di Roma nelle Venezie. Ben presto anche gli
abitatori di queste terre riconobbero che l'ineluttabilità della
storia li stava portando nell'orbita romana, né opposero
resistenza alcuna ai nuovi dominatori con i quali, anzi,
cercarono di stringere legami di amicizia.
Via
Postumia
Il culmine della
presenza romana nel Trevigiano, ed intuitivamente quindi nell'Asolano,
nonché la definitiva inclusione di questi territori nel nuovo
dominio, fu raggiunto nel 148 a.C., allorché il console Spurio Postumio Albino dette inizio alla costruzione della
Via che da
lui prese il nome di Postumia. Quest'importante via rivelò
immediatamente la sua precisa funzione di asse stradale di
transito per le truppe repubblicane dirette ad oriente e, nel
contempo, di insostituibile arteria per una capillare
penetrazione economica nelle terre venete. In quello stesso anno
prese il via anche la complessa operazione della divisione del
Veneto in distretti, e della centuriazione.
Acelum,
l'Asolo Romana
Anche il
territorio di Asolo fu suddiviso con particolari criteri e
globalmente raggiunse un'estensione di circa 225 miglia quadrate
di terreno arativo. I confini del "districtus" romano di "Acelum"
non sono concordemente accertati dagli studiosi. È controversa
soprattutto la definizione del corso del Muson vecchio: secondo
alcuni il fiume avrebbe diviso l'"agro"
asolano da quello di Bassano-Cittadella; per altri il fiume non avrebbe rappresentato alcun ostacolo
e pertanto la "centuriazione" si sarebbe estesa
ininterrottamente senza nessuna fascia intermedia di
separazione.
Dopo che i Veneti ebbero respinto gli invasori Cimbri
(popolazione di stirpe germanica), scoppiò in Italia una lotta interna che vide schierati
i
cittadini romani su un fronte, e i confederati italici
sull'altro, nella cosiddetta Guerra Sociale del 90 a.C.. Pochi furono i popoli
che rimasero fedeli a Roma, e tra essi i Veneti; la guerra portò
loro egualmente il riconoscimento dello "jus Latii" (l'attribuzione
di quei diritti che prima competevano alle città latine).
Colonie latine divennero allora Este,
Padova,
Vicenza,
Oderzo e,
tra tante altre, anche Asolo.
Qui, a
capo del "municipium" furono posti il "Collegio dei quattro" e
la curia o senato municipale e venne introdotta come lingua
ufficiali il Latino, già per altro in uso nella regione. La
colonia asolana non subì, come accadde invece per altre,
intromissioni dì nuovi coloni, per cui la terra continuò ad
essere lavorata dagli agricoltori paleoveneti. Ben presto, però,
la condizione di colonia prese a rivelarsi scarsamente
soddisfacente per molte città e il malcontento, per un evidente
stato di inferiorità giuridica e di soggezione a
Roma, emerse
anche in tutto il Veneto e nella Gallia Transpadana. Fu Giulio
Cesare che, vincitore nel 49 a.C. della guerra civile, ottenne
che si presentasse e si approvasse la legge del pretore Lucio Roscio che conferiva la cittadinanza romana alle popolazioni dell'Italia Cisalpina.
L'importanza di "Acelum" aumentò grazie al collegamento diretto
con il grande "municipium" di Padova, realizzato attraverso la
via Aurelia. Quest'asse stradale divenne un vero e proprio
cordone ombelicale tra il retroterra asolano, zona di
rifornimento di lane e materie prime, ed il mercato di consumo
patavino dove fioriva l'artigianato. I Romani, consci della sua
importanza strategica, munirono Asolo di fortificazioni che
andarono ad inserirsi nella catena difensiva organizzata per
contenere e prevenire gli assalti o le penetrazioni dei popoli
transalpini.
Della Asolo romana, archeologi e storici hanno
ricostruito, sulla base degli scavi sin qui realizzati e dei
ritrovamenti di materiale, una planimetria di massima. Il
teatro romano, con la scena rivolta a monte, era situato in località
Tuna, al punto d'arrivo della via Aurelia; il Foro, centro
della vita civile, e gli edifici termali dovevano
presumibilmente occupare la piazza centrale, diramandosi poi per
l'attuale via Canova. In tutta la città sono poi state rinvenute
grandi quantità di reperti archeologici d'epoca romana, una
parte dei quali è custodita nel Museo Civico di Asolo, a
testimonianza del notevole sviluppo che questo centro conobbe
due millenni circa or sono.
Diffusione del Cristianesi nell'area di Asolo
La diffusione del Cristianesimo nell'Asolano ebbe come centro irradiatore la
sede episcopale di Padova, riconosciuta come tale
sin dalla fine del III secolo. Il vescovo promotore
dell'evangelizzazione nel più vasto territorio della Venezia
Occidentale fu il padovano Prosdocimo, poi santo, la cui figura
ed attività sfumano nella leggenda, anche se la sua esistenza è
storicamente dimostrata. Ad Asolo il cristianesimo penetrò nella
prima metà del IV secolo. Antico, e probabilmente riferibile a
quest'epoca, è il culto di San Prosdocimo, il patrono della
città. Le testimonianze di questa venerazione sono numerose,
osservabili
negli edifici sacri e nelle opere d'arte, tra cui la Pala
raffigurante il Santo che battezza un nobile asolano, dipinta da
Pietro Damini di Castelfranco, tra il 1612 e il 1620.
La prima comunità cristiana di Asolo si insediò presumibilmente
nel sobborgo del Colle Migliarono l'attuale Foresto Vecchio, dal
quale vennero alla luce numerosi reperti archeologici del
periodo IV-VII secolo. In questo luogo i cristiani edificarono la
loro chiesa, la prima di Asolo, che è conosciuta sotto una
doppia denominazione: Chiesa dei Santissimi martiri Gervasio e Protasio e
Chiesa di Salvaso (San Salvatore). La chiesa subì nel tempo
ampliamenti, restauri e rifacimenti, sino a che, nel 1819, fu
demolita e di essa scomparve ogni traccia.
Invasioni Barbariche ad Asolo
Alla fine del IV secolo, Asolo aveva assunto il ruolo di "pieve"
per le comunità cristiane del territorio circostante e dipendeva
ecclesiasticamente da Padova, capoluogo e sede d'una diocesi
vastissima. Civilmente conservava il suo carattere di capoluogo
fortificato ("castrum"), che comunque non costituì una
garanzia contro gli assalti dei popoli barbari. Se
l'invasione visigota del 401 risparmiò Asolo, quella degli
Unni
di Attila (452), che transitarono lungo la vicina via Postumia
romana, provocò l'incendio e la distruzione del "municipium", o
almeno così vuole una consolidata tradizione storica che rimane,
comunque, priva di verifiche.
Nel 476, Odoacre, re degli
Ostrogoti, scese in Italia e detronizzò l'ultimo imperatore
romano, il piccolo Romolo, e regnò sino al 489. Gli Ostrogoti si insediarono, oltre che nella rocca,
anche in un sobborgo di Asolo, il colle di Santa Giustina, dove
costruirono un torrione con muro di cinta, i cui resti sono
visibili ancor oggi. Ad Odoacre succedette Teodorico, alla cui
morte l'imperatore romano d'Oriente, Giustiniano, decise di
restaurare la sovranità imperiale in Italia. A questo scopo,
nell'estate del 535, inviò nella penisola il generale Belisario,
che dette l'avvio alla cosiddetta "guerra gotica", combattuta
per quasi vent'anni contro l'esercito del re goto Totila, con
tremendi effetti per le popolazioni venete. Il conflitto ebbe
sostanzialmente fine nel 552, allorché il leggendario
condottiero barbaro fu sconfitto ed ucciso nel corso d'una
battaglia campale combattuta in Umbria, la Battaglia di
Tagina (l'odierna Gualdo Tadino).
La Venezia divenne da
allora una provincia bizantina, in un generale panorama
caratterizzato da inenarrabili distruzioni, da carestie
frequenti e da gravi epidemie. L'"agro" di Asolo fu abbandonato
dai suoi superstiti agricoltori, che si rifugiarono nelle città
e nei villaggi più grossi, alla ricerca di cibo sicuro e di
protezione: la Rocca asolana, in questo contesto, dovette
certamente rappresentare un sicuro punto di riferimento.
Purtroppo le invasioni dei popoli germanici ed orientali non
potevano dirsi concluse.
Periodo Longobardo di Asolo
Nella primavera del 568 i Longobardi,
provenienti dalla Pannonia (Ungheria), entrarono in Italia e,
attraversato il Piave, si diressero su Treviso. Solo
l'intervento del vescovo di quella città, Felice, impedì che
fosse distrutta. Alboino, il re, e le sue schiere avanzarono
indisturbati lungo la via Postumia, tra campagne desolate ed
abbandonate dalle popolazioni, sino al loro arrivo a
Milano,
occupata il 3 settembre 569.
I Longobardi si insediarono anche nell'Asolano, avvertendo
l'interesse strategico che poteva derivare dalla posizione
particolare delle colline. Crearono quindi una fascia di
fortificazioni che avrebbero dovuto difendere la pianura dagli
assalti di nemici provenienti dalle vallate del Brenta e del
Piave. Anche Asolo fu certamente occupata da queste genti che
si arroccarono a levante della città, stanziandosi in una vasta
zona che da loro prese il nome di ‘braida' (spazio vuoto). Il
luogo è stato identificato nell'area compresa tra Crespignaga
ad est, la strada Bassano-Cornuda a sud, il fiume Muson ad
ovest, e la linea Monfumo-Castelcucco a nord.
In età longobarda, Asolo, pur rientrando sotto il profila amministrativo nel
territorio del ducato di Treviso, aveva una propria figura
giuridica ed amministrativa, era una città "indominicata",
cioè senza duca e alle dirette dipendenze del re. Questi vi
poneva, il "gastaldo", con poteri delegati per un territorio
ben delimitato.
Asolo
come Sede Vescovile
Il primo documento che prova la presenza ad Asolo della sede
vescovile
è costituito dagli atti del sinodo scismatico tenutosi a Marano,
località presso Aquileia, tra il 590 e il 591. Ad esso
partecipò, sottoscrivendo i documenti conclusivi, Agnello, il
primo dei vescovi asolani di cui si abbia notizia. La fondazione
della diocesi di Asolo è collocabile, tra
il 580 e il 590, e risponde ad alcune motivazioni precise, tra
le quali fondamentale deve essere ritenuta la resistenza opposta
dalla città di Padova ai Longobardi. Il vescovo di Padova, non
potendo evidentemente esercitare con facilità il proprio
ministero nella parte trevigiana e pedemontana della sua
vastissima diocesi occupata dai longobardi, indusse il patriarca di Aquileia, da cui dipendeva ecclesiasticamente la Venezia, ad
istituire ad Asolo una sede episcopale, per sopperire alla
ricordata carenza pastorale nei territori circostanti.
Questa
tesi è confermata dall'osservazione secondo cui in Italia ad
ogni "municipium" fu assegnata, da concili o papi, una sede
episcopale con un'estensione territoriale corrispondente alla
precedente e scomparsa giurisdizione civile. I confini della
diocesi asolana dovettero quindi presumibilmente essere il corso
del fiume Brenta ad ovest, la linea delle risorgive a sud,
l'attuale via Feltrina ad est e a nord la linea che unisce
idealmente gli abitati di Solagna, Alano e Quero.
Del vescovado asolano si ha una documentazione molto scarsa. È comunque
accertata la sua continuazione sino al IX secolo e del suo
vescovo Artemio è ricordata la partecipazione al concilio
nazionale tenutosi a
Mantova nell'826. La diocesi decadde e
rimase probabilmente vacante in coincidenza con le tragiche
invasioni ungare che si verificarono numerose tra l'898 e il
924. Su quella strada romana che per il continuo ripetersi
delle loro incursioni perse il suo antico nome di via Postumia, e prese quello di
Strada Ungarorum, di via Ongaresca,
questa popolazione orientale transitò a più riprese,
incendiando, saccheggiando e devastando città e villaggi. In
questo contesto si posero le premesse per l'integrazione della
diocesi asolana in quella trevigiana, che si andava consolidando
territorialmente e giuridicamente. L'atto finale e probante
d'una situazione forse già in atto da alcuni decenni, è
rappresentato dal diploma, datato 10 agosto 969, con il quale
Ottone I, su richiesta dell'imperatrice Adelaide, donò al
vescovo Rozone, e quindi alla matrice Chiesa di San Pietro di
Treviso, il castello di Asolo con la chiesa dedicata alla
Vergine che un tempo era sede vescovile ("caput episcopatus").
Domiziane di Asolo del Vescovo di Treviso
Il ducato longobardo trevigiano, a cui apparteneva, come
abbiamo visto, anche Asolo, fu occupato dai Franchi di re Carlo tra il
774 e il 775. Il 14 aprile 776, il re celebrò la Pasqua a
Treviso conquistata, e in questa città, a conferma della
importanza politica ed economica da essa acquisita in ambito
veneto, fu stabilita la sede d'una "contea" franca, includente
anche il territorio asolano. La donazione di Ottone I al vescovo
di Treviso segna una svolta nella storia della città di Asolo,
che perde così le ultime vestigia di autonomia, se si eccettua
la presenza d'un Capitolo di canonici. Il prelato trevigiano
divenne signore di Asolo, e tale sua giurisdizione venne
confermata più volte dagli imperatori Ottone II nel 991,
Enrico II nel 1014, fino a Federico Barbarossa nel 1154.
La stessa
Santa Sede confermò ai vescovi che sedettero sulla cattedra di
Treviso la supremazia e i privilegi su Asolo. Così papa Eugenio III, il 3 maggio 1152, sottoscrisse una bolla indirizzata al
vescovo Bonifacio. In essa prese la Chiesa di San Pietro di
Treviso sotto la protezione della Sede Apostolica e confermò
espressamente, elencandoli, tutti i beni di giurisdizione e
pertinenza del vescovo trevigiano. Tra essi compare la Chiesa di
Santa Maria di Asolo, col castello, la "corte" e tutti i
territori pertinenti. Il privilegio del prelato di Treviso venne
ribadito da altri pontefici con bolle molto simili: così fece
papa Anastasio col vescovo Bianco il 1 dicembre 1153, e
successivamente papa
Lucio III con il vescovo Corrado il 1 ottobre 1184.
Periodo di Ezzelino da Romano
Il declino
del potere temporale dei vescovi coincise con la crisi del
sistema feudale e con la rinascita della città sotto il profilo
economico e politico. Nei secoli XI e XII prese corpo e si
sviluppò quella complessa entità storica conosciuta sotto il
nome di "Comune". Quello trevigiano appariva già consolidato nel
1164 (diploma di Federico Barbarossa), ed il suo territorio
includeva anche l'Asolano, zona di
confine con il Comune vicentino. In quest'area la roccaforte di
Asolo assunse una precisa funzione strategica. Ad essa verrà
aggiunta la fortezza di Castelfranco (1195), costruita in una
posizione ancor più decisiva, trovandosi all'incrocio delle vie
di transito tra il Veneto orientale ed occidentale, tra la
montagna e la pianura. Di particolare importanza per Asolo fu la
parentesi della signoria ezzeliniana a Treviso (1236- 1261): le
lotte intestine tra Alberico da Romano, signore trevigiano
schieratosi contro l'imperatore Federico, e il fratello Ezzelino,
che era il Vicario di Barbarossa in Italia, provocarono ovunque
nella Marca scontri armati, saccheggi e distruzioni.
L'inverno
del 1239 vide una prima incursione di Ezzelino da Romano contro
Asolo. Il castello fu occupato e i Trevigiani, alleatisi con i
Feltrini e i Bellunesi lo cinsero d'assedio il 17 ottobre 1240,
portando fin sotto le mura il mitico "Carroccio", simbolo della libertà e
dell'indipendenza comunale contro la tirannide. Il tentativo di
impadronirsi della roccaforte ezzeliniana durò pochi giorni e si
rivelò inutile, per cui i Trevigiani ripiegarono a Montebelluna,
distruggendone il castello.
La Marca trevigiana fu in questi anni percorsa
dalle truppe dei due fratelli Alberico e Ezzelino, che si combatterono duramente
ricorrendo anche ad alleanze esterne, sino alla loro
riconciliazione avvenuta il 3 aprile 1257. Alberico passò dalla
parte del fratello le cui velleità espansionistiche indussero ad
allearglisi contro signori e Comuni del Veneto, della Lombardia,
dell'Emilia e della Romagna.
Lotte
tra fazioni trevigiane ad Asolo
La morte di Ezzelino nella
Battaglia di Cassano d'Adda (settembre 1259) pose in una
situazione critica il fratello Alberico: la tirannide con cui,
negli ultimi anni, aveva governato Treviso, gli fece rivoltare
contro la città. Il podestà, deposto, si mise in fuga e corse a
rifugiarsi nella fortezza di San Zenone, che prontamente fu
assediata dai Trevigiani ai primi di giugno del 1260. Il maniero cadde in
agosto: Alberico da Romano e tutta la sua famiglia furono orrendamente
trucidati e tutti i suoi castelli, compreso quello di Asolo,
vennero saccheggiati.
L'eliminazione della tirannide ezzeliniana
non cancellò a Treviso le lotte intestine, che si riaccesero
feroci soprattutto tra le famiglie dei da Camino e dei Castelli.
Questi ultimi, fuoriuscii da Treviso, occuparono la rocca asolana ed alcuni castelli delle colline circostanti (Muliparte,
Monfumo, Cornuda), effettuando scorrerie nella vicina pianura.
Gherardo da Camino, per porre fine a questo stato di cose, mosse
contro i Castelli nel 1283 e assediò il castello di Asolo,
strenuamente difeso dai suoi occupanti. Il maniero asolano venne
conquistato
solo con uno stratagemma. La fine della signoria caminese, nel
1312, segnò l'inizio d'un convulso periodo storico nel corso del
quale Asolo subi varie occupazioni.
Nell'ottobre 1318 un gruppo
di congiurati, capeggiati dai
Rovero, prese la città per conto di Cangrande della Scala,
signore di Verona. L'anno successivo (marzo 1319), fuoriusciti asolani riuscirono a rientrare, ma solo per breve tempo, poiché
furono nuovamente cacciati dallo Scaligero. Alla fine del 1320
il castello fu restituito a Treviso, nel cui possesso restò fino
al gennaio 1327. Nella primavera 1337, Asolo si diede
spontaneamente al dominio di
Venezia che aveva occupato la Marca
nel corso della guerra contro Cangrande. Perduta poi dai
Veneziani, Asolo ritornò in loro definitivo possesso il 13
giugno 1388.
Periodo veneziano e Caterina Cornaro
La
Repubblica Veneta insediò ad Asolo un podestà per govenare
città e territorio, congiuntamente ad un ristretto consiglio
composto da otto cittadini, che nel 1459 fu allargato a 45. I
membri di questo organo provenivano da famiglie nobili e tra
essi venivano poi eletti i
magistrati e coloro che avrebbero dovuto ricoprire le varie
cariche nell'amministrazione pubblica. La tranquilla vita di Asolo si animò per un
ventennio, ad iniziare dal 1489, allorché il senato di Venezia
donò a Caterina Cornaro la città e il suo territorio, in cambio
dell'Isola di Cipro ceduta alla Serenissima.
La signoria di
Caterina, durò sino alla sua morte, avvenuta nel 1510, ma pure
nella sua brevità lasciò segni indelebili nell'architettura,
nella vita e nella storia di questa piccola città di collina. Il
felice periodò procurato dalla Cornaro ad Asolo fu però
interrotto in alcune occasioni da episodi bellici, connessi alla
Guerra della Lega di Cambrai che vide gli Stati europei alleati
tra loro e decisi ad annientare la potenza veneziana, per
spartirne infine i territori. Nel febbraio 1509, le truppe
dell'imperatore Massimiliano avanzarono; il 2 giugno dello
stesso anno, essendo l'esercito nemico più vicino, il consiglio
cittadino di Asolo organizzò e dispose tutto quanto fu ritenuto
necessario per mantenere l'ordine interno e per respingere gli
assalti soldati austriaci. Il 7 giugno 1509, Asolo fu
occupata: la bandiera con l'aquila, insegna dì Massimiliano,
venne issata sopra la grande torre del castello cittadino. Nel
mese di luglio, Asolo dovette cedere all'assedio dei Veneziani,
che ne ritornarono in possesso, dopo avere vinto la resistenza
di alcuni partigiani dell'imperatore rinchiusisi nel castello.
Ma questa situazione ebbe breve durata poiché una successivi
ritirata delle truppe venete indusse i cittadini di Asolo,
timorosi di incendi e di saccheggi, ad aprire nuovamente le
porte agli Imperali, Solo nell'agosto 1510, volgendo la
situazione militare a loro favore, i Veneziani intrapresero
l'azione di riconquista definitiva della roccaforte asolana.
Il provveditore veneto, Alvise Mocenigo, avuta notizia che
Asolo era presidiata da circa ottanta fanti tedeschi e da alcuni
ribelli, decisi a non cedere, vi inviò il capitano di ventura
Citolo da Perugia e la sua truppa composta da 650 soldati e 150
cavalli.
I soldati bruciarono una porta ed occuparono la città.
Parte dei ribelli (alcuni erano riusciti a fuggire) e circa
trenta fanti imperiali si rinchiusero con il loro capitano nella
Rocca, che fu posta d'assedio. I Veneziani, con l'aiuto di
contadini del luogo, trasportarono fin sotto le mura, una
colubrina ed un cannone. Dopo due giorni, vanamente trascorsi in
scaramucce con le balestre, gli assediami spararono ventisette
colpi di colubrina e cinquanta di cannone che furono decisivi
per la resa del capitano tedesco. Imprigionati gli Imperiali, i
ribelli asolani, Paolo Calvi, Giulio Barisan ed un suo servo,
furono invece impiccati nella pubblica piazza di Asolo.
Chiusasi
tragicamente questa parentesi bellica, riprese per la cittadina
un lungo periodo di tranquillità e di pace. Asolo divenne coisìun'autentica oasi di silenzio, prescelta da molti nobili
veneziani che, stanchi ormai delle armi e dei commerci,
iniziarono a costruire su questi colli splendide dimore. Tra il
Seicento e il Settecento Asolo assunse l'attuale fisionomia
urbanistica che contribuirà ad alimentare la sua fama di città
del silenzio, della pace e dei panorami dolcissimi, elementi
questi che ispirarono molti letterati e artisti. Nel 1797, l'11
marzo, si chiuse per Asolo la dominazione veneziana: Napoleone
Bonaparte, nel corso della sua prima Campagna d'Italia, era
entrato nella città, dando inizio ad un carosello di occupazioni
di truppe ora francesi ora austriache continuato sino al 1805, e
comunque definitivamente chiusosi solo nel 1815, con la
definitiva sconfitta del generale corso. Da quell'anno,
le sorti politiche ed amministrative della città, passata sotto
il dominio dell'Impero Austro-ungarico, presero a coincidere con
quello dell'intero Veneto e poi del resto d'Italia.
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