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Terremoto in Giappone
In questi giorni, accendendo la tv o internet è inevitabile vedere le
immagini di devastazione del terremoto e del conseguente tsunami che ha colpito il
Giappone. Ci sono state due scosse di terremoto imponenti
in mare e da qui è partito lo tsunami che ha
devastato il paese mettendolo in ginocchio. Molte altre scosse più lievi
si sono registrate in diverse zone del paese successivamente. Il Giappone è, infatti,
preparato ai terremoti, ma lo tsunami è riuscito a portare dietro di se
un'enorme ondata di morte e distruzione sulla costa nord-est della
nazione. Si pensa che lo tsunami abbia addirittura spostato l'asse
terrestre.
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Migliaia sono state le vittime e altrettanti i dispersi. Le
immagini che fin da subito sono arrivate dal Giappone sono immagini che
rimangono impresse nella mente di ognuno di noi, e rimarranno forse per
sempre. L'acqua, il mare che inghiottisce, che distrugge, che uccide, il
mare che porta via con se migliaia e migliaia di corpi senza vita che un
momento prima avevano una vita, la propria vita, cancellata per sempre
dall'acqua. Ognuno di noi vedendo quelle immagini rimane impotente, io
credo che ognuno di noi vedendo tanta devastazione rimanga sbigottito,
incredulo, pensando che quelle immagini provengano da chissà quale film
di fantascienza. Il potere della natura, qualcosa che ha sempre
affascinato l'uomo, quel potere, quella forza ora è tutta lì, tutta in
quell'onda gigantesca che può distruggere strade, ponti, inghiottire
auto, navi e treni come se fossero oggetti minuscoli.
I terremoti fanno
sempre riflettere, fanno riflettere sui limiti dell'uomo, sull'impotenza
nei confronti di una natura verso la quale tutto è inutile. Vedere tante
vite portate via da una corrente, deve essere uno spettacolo atroce,
così come vedere la propria casa, nella quale vivevamo felici un attimo
prima, portata via per sempre. Perdere i propri cari porta un
dolore indescrivibile e a questo si aggiunge la distruzione della
propria casa, lo sradicamento totale, il peggior incubo di ogni
essere umano. Già la casa, uno dei punti fermi della
vita di ognuno di noi, la distruzione della propria casa deve essere una
delle esperienze più terribili nella vita di un sopravissuto ad una
catastrofe naturale. "Quanto lo sa di sale ‘l pane altrui e quando è
duro lo calle lo scendere e lo salir per l'altrui scale" diceva Dante
mentre era in esilio, quando voleva tornare all'ovile dove era stato
"agnello". Il tema dell'esaltazione della propria casa o del ritorno a
casa dopo l'esilio sono presenti in qualsiasi letteratura proprio perché
la nostra casa rappresenta le nostre radici, è un polo che ci attira
inevitabilmente a sé. Anche se viviamo lontani dal paese natale sappiamo
che lì c'è sempre un luogo pronto ad accoglierci, un classico luogo
dell'anima, e se questo luogo improvvisamente scompare? Può sembrare
assurdo pensare alla perdita di una casa in questa occasione, ma io credo che
(dopo ovviamente la perdita di una persona) sia anch'essa una
perdita estremamente grave, perché viene meno ciò che era per noi un
punto fermo, qualcosa che anche se verrà ricostruita, non sarà mai più
come prima, perché niente sarà più come prima.
Il Giappone, la città di Sendai, in questo momento si sentono così, si sentono impotenti, ma la
cosa che più ha colpito di questa nazione è la forza della popolazione,
la fierezza e l'autocontrollo di un intera nazione. Niente panico, un
dolore sommosso, un dolore silenzioso è quello che emerge da questa
popolazione, abituata a convivere con simili fenomeni, anche se un
episodio simile non era mai successo, paragonabile, forse, solo alla
tragedia di Hiroshima. E proprio come Hiroshima, ora, quello che
preoccupa di più sono le centrali nucleari. Gli occhi del mondo intero
sono puntati sulla centrale di Fukushima, nella quale ci sono state
diverse esplosioni in differenti reattori, che hanno provocato una
fuoriuscita radioattiva. Ma nonostante le varie rassicurazioni, tutto il
mondo sta col fiato sospeso, puntando tutte le attenzioni su quella
centrale, e il timore di ognuno è che si possa ripetere l'incubo di
Chernobyl. La tragedia di Chernobyl è una tragedia troppo recente, e i
postumi di quell'evento sono ancora vivi, sono ancora impressi nella
mente di tante, troppe persone. L'idea di una nuova minaccia
radioattiva, l'idea del possibile ripetersi di quel drammatico evento
sta scuotendo il mondo intero, e non solo il Giappone. Gli abitanti più
vicini alla centrale sono stati fatti evacuare dalla zona, ma quello che
mi chiedo: "Cosa stanno pensando in questo momento quelle persone?".
Quali saranno le loro paure maggiori, quali danni ci potranno essere per
i loro figli? Il Giappone, con la bomba di Hiroshima e Nagasaki ha già
dovuto affrontare una situazione simile, con la moltiplicazione dei
tumori e delle deformità, e ora? Cosa succederà? Quali sono i rischi
reali? Anche se dovesse andare tutto bene, così oramai pare poco
probabile, io credo che questo avvenimento apra una grandissima
questione etica e morale.
Pensando a queste cose mi viene in mente una celeberrima frase di
Albert Einstein:
"Non so come si
combatterà la terza guerra mondiale, ma sono certo che la quarta si
combatterà con le pietre e con le clave"
Credo che queste parole
abbiano un significato più che mai attuale, siano forse l'eco di
un imponente profezia. A cosa porta il progresso voluto ad ogni costo?
O meglio a cosa ci porterà? Quante centrali nucleari, come quella di Fukushima, ci sono nel mondo? Forse è questo quello che molte persone si
chiedono. La libertà è una delle tante conquiste del mondo attuale, ma
in fondo, siamo realmente liberi? Basta un'esplosione di una centrale
nucleare, costruita dall'uomo stesso, per porre fine all'esistenza di
migliaia di uomini. La scienza, i progressi, gli esperimenti, sono alla base dell'esistenza umana,
a fondamento dell'evoluzione dell'uomo stesso, e questa evoluzione non sarebbe possibile
senza nuovi progressi e nuove scoperte, ma ora? Il progresso dovrebbe
portare ad una maggiore libertà e serenità per l'uomo, e non a fomentare
le sue paure e a crearne di nuove. L'energia nucleare è stata una grande
scoperta, che ha permesso il funzionamento e il perfezionamento
energetico dell'intero pianeta, ma credo sia arrivato il momento di
affiancare a questa energia estremamente pericolosa, altre fonti di
energia alternative e che non creano pericoli, come il sole e il vento.
Ci sono fonti di
energia pulita
a disposizione di tutti noi, bisogna avere il coraggio di fare la
scelta giusta, potenziando il ricorso alle energie rinnovabili,
incentivandole . Si sa che le centrali nucleari hanno vita breve, e dopo un certo lasso
di tempo vanno chiuse, perché non sono più sicure, anche quella di
Fukushima è una centrale non più all'avanguardia, risale agli
anni '70. In Europa le centrali nucleari sono 197. Ora la paura si sta
propagando in Europa, sono stati decisi nuovi controlli e la Germania ha
annunciato la chiusura degli impianti vecchi. L'importante è
la sicurezza di queste centrali, affinché possano
offrire energia per noi senza mettere in pericolo la nostra vita e la
nostra salute, ma questa sicurezza fino a quanto è reale e possibile
fino in fondo?
In Italia, in particolare, questo episodio sta
fomentando le polemiche e ha riaperto il dibattito politico
sull'apertura delle centrali nel nostro paese, ma in questo momento,
nessuno è lucido a tal punto da esprimere un giudizio chiaro. C'è da
dire che il nostro paese ha già espresso anni fa la sua opinione sulle
centrali, ma, allora, come oggi, la tragedia di Chernobyl era troppo
vicina dal punto di vista temporale. Bisogna avviare una campagna
informativa sui pro e i contro di questa scelta che condizionerà il
futuro della nostra nazione, non si può andare avanti a prescindere dai
fatti e dall'opinione degli italiani. Così come il futuro del mondo sarà per
sempre condizionato da questo stravolgente terremoto, e dal conseguente tsunami,
che sono riusciti ad
entrare nella memoria collettiva dell'intero pianeta.
Tragedie come
quella che ha colpito il Giappone dovrebbero farci riflettere di più, in
generale, sulle nostre vite. Dovrebbero farci capire che niente è per
sempre, ci affanniamo a costruire case, facciamo sacrifici, ci priviamo
di alcune cose, e poi? Arriva un onda anomala che si prende tutto, a
volte la nostra stessa esistenza. Tragedie come questa dovrebbero essere
da monito per tutti noi, per farci comprendere meglio la caducità di
ogni essere umano e per farci capire quali siano le cose importanti per
le quali vale la pena vivere. "Si sta come d'autunno sugli alberi le
foglie" ha scritto Giuseppe Ungaretti.
Quando ci si trova di fronte alla morte o
alla scomparsa di diecimila persone, viene voglia di vivere, la vita
viene capita pienamente solo in relazione alla morte, e questa cosa è
assurda. Ognuno di noi ha una sola possibilità e ognuno dovrebbe
giocarsi questa possibilità al meglio, perché niente torna più, il tempo
non torna indietro mai, anzi, avanza inesorabile, e a volte si ferma, su
una vita che ancora ne avrebbe potuto avere tanto. La cosa che fa
riflettere è come sia possibile dedurre queste cose da una tragedia, una
tragedia che ha ucciso persone innocenti, che stavano svolgendo il loro
lavoro, la loro vita, che semplicemente stavano vivendo. E qui vi lascio
con alcune frasi sull'importanza della vita, affinché riescano a
far scaturire una riflessione collettiva sui limiti e sui valori umani.
"Vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo, perché ogni giorno che passa
non torna più"
(Jim Morrison)
"È proprio la possibilità di realizzare un sogno che rende la vita
interessante"
(Paolo Coelho)
"È bello sognare di vivere meglio, è giusto tentare di farlo sul serio,
per non consumare nemmeno un secondo, e sentire che anch'io sono parte
del mondo, e con questa canzone dico quello che da sempre so, che la
vita rimane la cosa più bella che ho"
(Nek)
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