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Umberto Eco - Biografia e Opere
Umberto Eco,
è stato uno dei più importanti intellettuali italiani della
seconda metà del '900, saggista, critico letterario, romanziere,
sociologo e soprattutto semiologo, la scienza dei segni con cui
gli individui e le culture comunicano; divenne famoso in tutto
il mondo per il suo romanzo Il nome della rosa pubblicato
nel 1980. Ha dato importantissimi contributi agli studi sulla
cultura popolare, le scienze della comunicazione e la teoria
dell'informazione.
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Umberto Eco nasce ad Alessandria il 5 gennaio 1932, figlio unico di Rita
Bisio e di Giulio Eco (un contabile, impiegato delle ferrovie). Allo
scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la sua famiglia si rifugiò in campagna
per sfuggire ai bombardamenti. Lì osservò i conflitti tra i fascisti e i
partigiani e sperimentò le privazioni belliche che sarebbero poi diventate parte
del suo secondo romanzo, Il pendolo di Foucault. Conseguì la
maturità al liceo classico "Giovanni Plana" di Alessandria. Dopo la guerra entrò
all'Università di Torino per studiare legge, ma ben presto passò alla
filosofia e alla letteratura medievale. In parte grazie al suo coinvolgimento
nell'organizzazione nazionale italiana per la gioventù cattolica o GIAC (ramo
giovanile dell'Azione Cattolica che abbandonò nel 1954), scrisse una tesi su
San Tommaso d'Aquino. Nello stesso 1954 ottenne il dottorato in filosofia.
Fu proprio durante i suoi studi per la tesi che Eco divenne non credente. In un
articolo apparso sul settimanale americano Time il 13 dicembre 2005 in
seguito commentò così la faccenda della fede "si può dire che lui Tommaso
d'Aquino mi abbia miracolosamente curato dalla fede".
Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca presso l'Università di Torino,
Eco ha lavorato come redattore culturale per la Rai, Radiotelevisione italiana e
ha insegnato all'Università di Torino nel periodo 1956-1964. Nella metà
degli anni '50 del secolo scorso collabora anche con diverse riviste letterarie,
tra cui "Il Verri", attorno alla quale si raduna il nucleo originario del
"Gruppo 63", cui poi Eco parteciperà attivamente. Il Gruppo 63 è stato
movimento letterario teorico e d'avanguardia, che si richiamava a idee del
marxismo e dello strutturalismo francese, che si costituì a
Palermo
nell'ottobre del 1963. Venne formato da alcuni giovani intellettuali fortemente
critici nei confronti delle opere letterarie ancora legate a modelli
tradizionali tipici degli anni cinquanta. I membri più noti del gruppo oltre a
Eco furono Alberto Arbasino, Achille Bonito Oliva, Furio
Colombo, Angelo Guglielmi e Sebastiano Vassalli.
Nel 1956 pubblicò il suo primo libro, L'estetica di Tommaso d'Aquino.
La sua opera principale in questo campo è Opera aperta (1962), che
suggerisce che le opere d'arte e le opere d'ingegno in generale siano "aperte" e
non concluse. Per esempio in molta musica moderna, nei versi simbolisti e nella
letteratura del disordine controllato (Franz Kafka, James Joyce) i
messaggi siano fondamentalmente ambigui e invitano il pubblico a "partecipare"
più attivamente al processo interpretativo e creativo. In altre parole una
visione evolutiva secondo cui, poiché l'arte moderna è ambigua e aperta a molte
interpretazioni, le risposte e le interpretazioni del lettore sono parte
essenziale di ogni testo. Dopo il servizio militare, proseguì gli studi di
filosofia ed estetica medievale, pubblicando un secondo libro, L'arte e la
bellezza nel Medioevo, che lo pose come uno dei maggiori studiosi medievali
italiani.
Nel corso degli anni Sessanta, il lavoro accademico di Eco iniziò a
concentrarsi sulla semiotica, disciplina che riteneva che ogni attività
intellettuale e culturale potesse essere interpretata come un sistema di segni.
Continuò a scrivere per una grande varietà di pubblicazioni scientifiche e
divulgative, allo stesso tempo insegnando nelle università di
Firenze
e
Milano
e ampliando i suoi interessi all'analisi semiotica di forme non letterarie come
l'architettura, il cinema e i fumetti.
Negli anni '60 Eco pubblicò anche due importanti saggi. Il primo fu Diario
minimo (1963), una raccolta di saggi brevi che uscivano in una rubrica che
Eco aveva sulla rivista Verri. Si trattava, come lo stesso Eco scrisse in
seguito "osservazioni di costume, parodie letterarie, fantasie e
dissennatezze di autori vari". Tra i saggi celebri rimasero, La
fenomenologia di Mike Bongiorno, L’elogio di Franti (il "cattivo" del
Libro Cuore), La Scoperta dell’America (raccontata con gli stessi
mezzi dello sbarco sulla Luna), Nonita, parodia di Lolita di Nabokov dove
un giovane si innamora di una donna anziana. Il secondo uscì nel 1964,
Apocalittici e integrati, in cui Eco entrò nel dibattito sulla cultura di
massa tra coloro che accolgono acriticamente la nuova cultura dei grandi media e
quegli intellettuali che invece se ne distaccano sdegnati, percependola come una
minaccia ai valori veri ed "alta" della loro formazione: "apocalittici" erano
gli intellettuali (in particolare Adorno e Zolla) che esprimono un atteggiamento
critico e aristocratico nei confronti della moderna cultura di massa, mentre
"integrati" erano coloro che ne avevano una visione ingenuamente ottimistica.
Eco rifiutava di schierarsi ne con gli uni ne con gli altri, cercando una
posizione di equilibrio tra gli estremi.
Nel 1971 divenne il primo professore di semiotica presso la più antica
università d'Europa, l'Università
di Bologna, e nel 1974 organizzò il primo congresso dell'Associazione
Internazionale di Studi Semiotici. In quell'incontro riassunse la sua
opinione che la semiotica fosse un "atteggiamento scientifico" che aveva
cominciato a usare nell'esame di argomenti così diversi come James Bond,
la letteratura di James Joyce e i rivoluzionari fumetti cinesi. Nel 1976
pubblicò un esame sistematico delle sue opinioni in Una teoria della
semiotica.
Nel 1978, però, la carriera di Eco ha preso una nuova svolta fondamentale. Su
invito di un amico, decide di scrivere un "giallo" storico. Decise anche di
farne anche una dimostrazione delle proprie teorie letterarie di un "testo
aperto" che avrebbe fornito al lettore possibilità quasi infinite di
interpretazione nei segni e negli indizi che il protagonista doveva decifrare
per risolvere un mistero. Ambientato in un monastero del XIV secolo, Il nome
della Rosa è la storia di un monaco inglese, Guglielmo da Baskerville,
che cerca di risolvere diversi omicidi all'interno di una abbazia nella Val
di Susa, l'Abbazia di San Michele della Chiusa, meglio nota come
Sacra di San Michele, mentre lotta per difendere la sua ricerca della
verità contro i funzionari della chiesa, insieme al suo aiutante, il monaco
austriaco Adso da Melk.
Uno dei temi principali del romanzo è l'amore di Eco per i libri, e la
soluzione agli omicidi si trova in definitiva nei manoscritti codificati e negli
indizi segreti della biblioteca dell'abbazia. Denso di riferimenti dotti e di
latino non tradotto, è sia una esauriente e dettagliate indagine sul mistero di
un omicidio, sia la metafora semiotica di Eco per la ricerca del lettore stesso
di derivare significato a molti livelli dai segni in un'opera d'arte. I suoi
editori si aspettavano di vendere non più di 30.000 copie, ma il romanzo è
diventato un bestseller internazionale. Nel 1986 è uscita la versione
cinematografica del romanzo diretta dal regista francese Jean-Jacques Annaud,
con protagonisti Sean Connery e Christian Slater.
Il secondo romanzo di Eco, Il Pendolo di Foucault, è stato un tentativo
ancora più ambizioso di incorporare le idee di Eco sui limiti
dell'interpretazione in una storia misteriosa. Tre redattori che lavorano per
uno squallido editore della Milano contemporanea avevano inventato una falsa
teoria di cospirazione secondo la quale i Cavalieri Templari avevano escogitato
un piano per sfruttare tutta l'energia dell'universo. Con l'aiuto di un
computer, inventano un'elaborata rete di collegamenti tra i Templari e numerose
altre figure ed eventi, reinterpretando gradualmente tutta la storia. Alla fine,
i redattori cominciano a credere alle loro stesse invenzioni, diventando essi
stessi vittime della loro stessa cospirazione immaginata. Pubblicato nel 1988,
anche questo libro è diventato un bestseller, anche se l'accoglienza della
critica è stata mista.
Nel 1994 Eco ha pubblicato L'isola del giorno prima, che rende omaggio a
Robinson Crusoe. È la storia di un naufrago italiano del XVII secolo,
abbandonato su una nave nel Pacifico meridionale, che ricorda frammenti del suo
passato mentre esplora la nave deserta. Per questo romanzo Eco utilizzò
frammenti epistolari fittizi per tracciare le peregrinazioni del nobile italiano
che viene trascinato via nella ricerca di un mezzo per misurare la longitudine.
Nello stesso anno pubblicò anche La ricerca del linguaggio perfetto,
un resoconto dei tentativi storici di ricostruire una lingua primordiale, e
Il ruolo del lettore: Esplorazioni nella Semiotica dei Testi, in cui
descrive il "lettore modello" come "uno che fa il tuo gioco" e accetta la sfida
di interpretare idee complesse. In un'intervista al Washington Post del dicembre
del 1993, Eco dichiarò di considerare un complimento il fatto che il suo lavoro
fosse descritto come difficile: "Solo gli editori e la gente della
televisione credono che le persone desiderino esperienze facili".
Molti dei suoi prolifici scritti in italiano sulla critica, la storia e la
comunicazione sono stati tradotti, tra cui La ricerca della lingua perfetta
nella cultura europea (1993) e Kant e l'ornitorinco (1997). Ha curato
i volumi illustrati Storia della bellezza (2004) e Storia della
bruttezza (2007), e ha scritto un altro libro pittorico, Vertigine della
lista (2009), realizzato in concomitanza con una mostra da lui organizzata
al
Museo del Louvre,
una summa teoretico-artistica dell'universo. in cui indagò la passione
occidentale per la costruzione e l'accumulo di liste. In Costruire il nemico
e altri scritti occasionali (2011) raccolse pezzi - alcuni presentati
inizialmente come lezioni - su una vasta gamma di argomenti, dalle reazioni
fasciste all'Ulisse di Joyce (1922) alle implicazioni di WikiLeaks.
Storia delle terre e dei luoghi leggendari (2013) indaga una varietà di
ambientazioni mitologiche e apocrife.
Negli ultimi anni Eco è stato sempre più coinvolto nei dibattiti su come i media
elettronici e le tecnologie informatiche influenzeranno la cultura e la società.
Nel 1994, presso il Centro Internazionale di Scienze Semiotiche e Cognitive
di San Marino, organizzò un seminario sul futuro del libro che riuscì ad
attirare esperti di ipermedia da tutto il mondo.
Eco riteneva che il problema fondamentale posto dai nuovi media è la quantità di
informazioni non filtrate. Trasmettendo in diretta su Internet alla Columbia
University nel 1996, lo scrittore interpreto la speranza che la tecnologia
informatica rendesse possibili ipertesti illimitati e infiniti. "Stiamo
marciando verso una società più libera in cui la libera creatività coesisterà
con l'interpretazione testuale", disse ma avremo bisogno di "una nuova
forma di competenza critica ... un nuovo tipo di formazione educativa, una nuova
saggezza" per far fronte alla pura quantità di informazioni.
Nonostante i progressi dell'ipertesto e di altri mezzi di ricombinazione
elettronica dell'informazione, Eco si mostrò ottimista sul fatto che i libri
così come li conosciamo rimanessero la base fondamentale del linguaggio.
Scrivendo sul settimanale statunitense The Nation nel gennaio del 1997,
disse che "i libri rappresentano ancora il modo più economico, pratico e
flessibile per trasportare l'informazione a costi molto bassi". I libri
rimarranno essenziali non solo per la letteratura, ma per "qualsiasi
circostanza in cui si debba leggere con attenzione, non solo per ricevere
informazioni, ma anche per speculare e riflettere su di esse". Secondo lui,
un dispositivo che ci permetta di inventare nuovi testi non ha nulla a che
vedere con la nostra capacità di interpretare testi preesistenti.
Eco è stato un grande appassionato e collezionista di libri che accumulava negli
appartamenti a Milano, Bologna e Parigi, oltre a una casa estiva vicino a
Rimini. Oltre a gestire il Programma di Scienze della Comunicazione
dell'Università di Bologna, viaggiava spesso per parlare e insegnare. Continuò
per il resto della sua vita a pubblicare trattati accademici, che sono quasi due
dozzine, e a contribuire a diversi giornali italiani e stranieri, come la sua
celeberrima rubrica sul settimanale Espresso, la Bustina di Minerva.
Il romanzo illustrato La misteriosa fiamma della regina Loana (2004)
ripercorre gli sforzi di un libraio per ricostruire l'amnesia sofferta in
seguito a una commedia, attraverso la rilettura di libri e periodici della sua
giovinezza.
Il romazo Cimitero di Praga (2010) romanza la creazione dei
fantomatici (e inventati) Protocolli degli Anziani Appresi di Sion, un
documento fraudolento che si supponeva fosse un piano per il dominio ebraico del
mondo e che veniva utilizzato per sostenere l'antisemitismo. Numero Zero
(2015) riguardava invece un giornalista assunto per lavorare a una misteriosa
pubblicazione di propaganda. Pape Satàn aleppe, è invece una raccolta di
di pezzi usciti nella rubrica La Bustina di Minerva nel settimanale
Espresso, pubblicato postumo nel 2016; il titolo è tratto da un verso nell'Inferno
di Dante (Canto VII) pronunciato da Pluto, la figura mitologica
greca, dio della ricchezza. Nel volume si parla di temi di attuali sociali del
nostro tempo dove regna una certa confusione, dalla crisi delle ideologie, alla
crisi dei partiti fino all'individualismo sfrenato.
Umberto Eco muore nella sua casa di Milano il 19 febbraio 2016 per un
tumore al pancreas. I funerali, tenuti in forma laica quattro giorni dopo, il 23
febbraio nel Castello Sforzesco sono seguiti da migliaia di persone.
Tra i molti primati di Eco, uno dei più particolari e forse a lui più cari e
il fatto di avere ricevuto nella sua vita 40 lauree honoris causa, da parte di
università di tutto il mondo.
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