EASDAQ

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Sigla con la quale viene identificato il mercato telematico europeo che si rifà nei principi al Nasdaq, l’indice americano dei titoli tecnologici. L'EASDAQ (European Association of Securities Dealers Automated Quotation) è stato uno dei primi e più rilevanti mercati europei di quotazione per società tecnologiche e aziende di piccole e medie dimensioni ad alto potenziale di crescita. Analizziamone genesi, ascesa e declino.

EASDAQ nacque nel 1996 su impulso della Federazione Europea delle Borse Valori con l’obiettivo di creare nel vecchio continente un Nasdaq europeo, dove negoziare titoli di imprese innovative non idonee ai listini ufficiali. Requisiti di ammissione e obblighi di trasparenza erano infatti più semplificati.

In pochi anni EASDAQ attrasse molte società IT, biotech e new media, culminando nel 2000 con oltre 300 titoli quotati per un controvalore di 118 miliardi di euro, superiore alla stessa borsa di Milano. Furono quotate anche molte imprese italiane tra cui Tiscali, Gruppo Buffetti e Marcolin.

Tuttavia lo scoppio della bolla tecnologica travolse EASDAQ. Le società wirelesse ed e-commerce fino a poco prima decantate come enfant prodige videro i titoli crollare in pochi mesi dell’80-90%, trascinando in una spirale negativa l’intero listino in quello che fu uno dei più spettacolari crac borsistici europei di inizio millennio.

Nel tentativo di rilanciare la piazza nel 2009 la gestione passò a NYSE Euronext che la rinominò NYSE Alternext, ma oramai la credibilità del listino era compromessa. L’esperimento di creare un hub high-tech europeo alternativo al Vieux Continent non riuscì, lasciando in eredità alla storia finanziaria il ricordo della grande euforia e del tracollo di una generazione di imprenditori digitali visionari ma acerbi.